NOISE TRAIL IMMERSION – Immersione nella scia del rumore

Pubblicato il 27/04/2017 da

“Womb” è l’album di debutto dei torinesi Noise Trail Immersion, un compendio di sonorità oscure e dissonanti che vanno dal blak metal all’hardcore e che vengono miscelate con cura certosina e, soprattutto, con estro e personalità. Il disco in questione ci ha impressionato particolarmente e, per questo motivo, abbiamo deciso di intercettare il gruppo per qualche domanda via mail per cercare di scoprire qualcosa in più su di questa bella realtà e sulle origini del loro sound intrigante. 

UNA DELLE COSE CHE PIÙ MI HA AFFASCINATO DEL VOSTRO ALBUM È LA SUA VARIETÀ E LA RICCHEZZA DI SFACCETTATURE E CONTRAPPOSIZIONI. UN SUONO COSÌ PARTICOLARE È FRUTTO DI UN LAVORO IN GRUPPO OPPURE AVETE UNA SOLA MENTE COMPOSITIVA CHE SCRIVE I PEZZI?
“Siamo cinque ragazzi di età compresa tra i 22 e i 24 anni che si sono ritrovati a suonare insieme circa 3 anni fa. Ci piace definire la nostra musica come ‘8-strings blackened chaos’, in quanto incorpora elementi tipici del black metal e di gruppi math\noise hardcore, caratterizzandosi inoltre per le sonorità scure tipiche della chitarra a 8 corde. Questo progetto è un qualcosa di molto importante per ogni membro della band, perchè ciascuno di noi vi ha sempre dedicato l’anima sin dall’inizio, oltre che la quasi totalità del tempo libero al di fuori dello studio o del lavoro”.

UNA DELLE COSE CHE PIÙ MI HA AFFASCINATO DEL VOSTRO ALBUM È LA SUA VARIETÀ E LA RICCHEZZA DI SFACCETTATURE E CONTRAPPOSIZIONI. UN SUONO COSÌ PARTICOLARE È FRUTTO DI UN LAVORO IN GRUPPO OPPURE AVETE UNA SOLA MENTE COMPOSITIVA CHE SCRIVE I PEZZI?
“Le menti compositive principali sono i due chitarristi, che si occupano della scrittura di tutti i riff di chitarra e abbozzano inoltre un arrangiamento completo degli altri strumenti in modo che il resto della band possa fin da subito farsi un’idea sufficientemente verosimile dell’intenzione e della struttura del pezzo nella sua totalità. Da questa prima bozza completa del brano nasce poi il contributo degli altri, per cui spesso vengono arricchite le parti di batteria o vengono cambiate alcune sezioni del brano in funzione delle metriche della voce, così come succede che vengano tolte o aggiunte delle parti in seguito ai suggerimenti dati dagli altri componenti”.

UNA DELLE PRINCIPALI CARATTERISTICHE CHE COLPISCE DEL VOSTRO SUONO È L’INTENSITÀ EMOTIVA. QUALI SENSAZIONI IN PARTICOLAR MODO VOLETE TRASMETTERE CON LA VOSTRA MUSICA?
“Solitudine, introspezione, oblio, malessere e smarrimento”.

C’È UN ELEMENTO (SONORO, ATMOSFERICO, OPPURE UNA SENSAZIONE) CHE ASSOLUTAMENTE NON PUÒ MANCARE IN UNA VOSTRA CANZONE?
“In linea di massima il denominatore comune delle nostre canzoni è il senso di oscurità, anche se nella fase di scrittura ci piace non porci alcuna barriera, quindi ciò che ne verrà fuori è in parte sempre un mistero”.

CHI SI È OCCUPATO DELL’ARTWORK E CHE TIPO DI LEGAME HA CON LA VOSTRA MUSICA?
“L’artwork è stato realizzato da Carlo Andrea Ferraro (chitarrista dei Despite Exile). Ci piaceva l’idea del dettaglio di un’opera d’arte come copertina del disco e la raffigurazione di quelle donne che si tengono per mano ci sembrava coerente con il concept alla base dell’album, una metafora del grembo”.

QUANTA IMPORTANZA HANNO I TESTI PER I NOISE TRAIL IMMERSION, E DI CHE COSA PARLANO?
“I nostri testi nascono con l’intenzione di essere coerenti con le sensazioni suscitate dalla musica e si sviluppano come dei pensieri in forma di ‘flussi di coscienza’, affrontando tematiche come il vuoto dell’esistenza, il passaggio dalla fede al rifiuto di essa, o l’impossibilità di attribuire un senso alle cose”.

QUALE CREDETE CHE SIA IL PEGGIOR DIFETTO PER UNA BAND, OGGI COME OGGI, E VOI CHE COSA FATE PER EVITARE DI CADERE IN QUESTO ERRORE?
“Probabilmente il fatto di ripetersi eccessivamente dal punto di vista della proposta musicale e di non dare la dovuta importanza alla ricerca di una propria identità, non dando di fatto all’ascoltatore un effettivo motivo per ascoltare la tua musica piuttosto che quella di altri mille gruppi che hanno già fatto sostanzialmente la stessa cosa, prima di te per di più. E’ anche per questo motivo che il nostro progetto è partito proprio dall’intenzione di fare qualcosa che fosse più originale possibile, cercando di unire generi e attitudini apparentemente molto lontani tra di loro. Naturalmente, nel tentativo di farlo, abbiamo cercato di non combinare pasticci, cosa non affatto semplice”.

QUALI SONO I VOSTRI BACKGROUND MUSICALI, E A QUALI BAND VI ISPIRATE MAGGIORMENTE?
“Per quanto riguarda la musica estrema, ascoltiamo tutti tanto black metal e post black metal, e in particolare siamo affascinati dalla musica nera, caotica e dissonante di band come Deathspell Omega, Dodecahedron, Krallice, Ulcerate e Gorguts, ma anche da gruppi crust, hardcore e noise come Converge, The Secret, Trap Them, Celeste ecc. Il lato introspettivo della nostra musica invece deriva sicuramente da gruppi come Neurosis, Rosetta, Cult Of Luna e Isis. Per quanto riguarda la componente più ‘storta’ e caotica della nostra musica, invece, le principali influenze sono sicuramente gruppi come War From A Harlots Mouth, Ion Dissonance e The Arusha Accord. Ascoltiamo anche tanta musica diversa dal metal, in particolare ambient, elettronica, classica contemporanea, shoegaze e dark-jazz”.

ASCOLTATE TUTTI LO STESSO GENERE, OPPURE AVETE GUSTI DIFFERENTI?
“Ognuno di noi com’è giusto che sia ha il suo background personale: alcuni di noi vengono dal metal più estremo, altri dall’hardcore o dal progressive, ma in linea di massimo condividiamo tutti la passione per le sonorità scure e dissonanti”.

COSA CI POSSIAMO ASPETTARE DA UNA VOSTRA PERFORMANCE LIVE? SIETE UNA DI QUELLE BAND CHE CERCANO DI ESSERE IL PIÙ FEDELE POSSIBILE AL DISCO, OPPURE PREFERITE LASCIARVI TRASCINARE DALL’ATMOSFERA E DALL’ADRENALINA DEL CONCERTO?
“Una via di mezzo tra le due cose: cerchiamo ovviamente di curare il lato tecnico della performance, ma allo stesso tempo cerchiamo anche di non trascurare quello più legato all’impatto e all’immagine, che per il pubblico a volte riveste un’importanza maggiore. Ad ogni modo, nonostante la difficoltà di alcuni brani, non vogliamo essere visti dal pubblico come una band che incentra la propria musica sulla tecnica o peggio ancora sul virtuosismo (aspetti che non ci interessano minimamente), pertanto cerchiamo di portare l’attenzione del pubblico su altri elementi; allo stesso tempo non vogliamo che il live sia una mera esecuzione del disco, per cui cerchiamo il più possibile di arricchirlo attraverso intermezzi e con l’ausilio di luci e nebbia”.

QUANDO SCRIVETE UN BRANO, PENSATE MAI ALL’IMPATTO CHE QUESTO POTREBBE AVERE DAL VIVO?
“A dire il vero non tanto. Può sembrare un modo di pensare un po’ controcorrente e probabilmente è anche immaturo in un certo senso, ma sinceramente ci piace scindere del tutto la musica in sè e per sè dalla performance live, nel senso che pensiamo i nostri brani principalmente in funzione di come vogliamo che suonino nel disco, e soltanto successivamente ci preoccupiamo di rendere la performance dal vivo coerente con il brano registrato”.

QUANTO VI INTERESSANO LE OPINIONI ALTRUI SULLA VOSTRA MUSICA, E QUANTA IMPORTANZA DATE ALLE (EVENTUALI) CRITICHE CHE VI VENGONO FATTE?
“In linea di massima l’opinione altrui di per sè ci interessa poco, nel senso che la nostra principale preoccupazione è sempre stata quella di fare della musica che soddisfi noi stessi in primis; se poi viene anche apprezzata dagli altri siamo ulteriormente felici, ma non è mai stato quello il fine ultimo del nostro progetto. Tuttavia, le critiche possono essere un ottimo modo per imparare a curare maggiormente i dettagli e in generale per avere un riscontro oggettivo sulla proprio musica, dal momento che l’autovalutazione di un prodotto che nasce da un processo così irrazionale e personale come quello della composizione è un qualcosa di davvero molto difficile”.

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