Tra i tanti grandi album black metal consegnatici dal 2022, il ritorno dei Nordjevel merita senza dubbio di essere ascritto ai colpi di maggior successo. D’altronde, è da anni che il quartetto scandinavo scala posizioni all’interno del circuito più intransigente e violento del genere – lo stesso reso grande da capisaldi come Marduk e Dark Funeral, per intenderci – e la sua definitiva maturazione con “Gnavhòl” sorprende fino ad un certo punto. Affinando ulteriormente lo stile delle precedenti opere su Osmose Productions, incrementando il quoziente tecnico in campo e mettendo la propria musica nelle mani di un produttore espertissimo, Doedsadmiral e compagni hanno confezionato il disco che probabilmente li porterà ai vertici dell’attuale scena estrema, dimostrando come, oggigiorno, la Nera Fiamma non debba necessariamente vestirsi di sperimentazioni per bruciare in modo fresco e accattivante. Proprio con il frontman norvegese, membro fondatore del progetto, ci siamo confrontati via mail a ridosso dell’uscita dell’opera…
BENVENUTI SULLE PAGINE DI METALITALIA.COM. IL TERZO DISCO È SPESSO CRUCIALE NELLA CARRIERA DI UNA BAND: COME AVETE AFFRONTATO QUESTO TRAGUARDO? QUALI OBIETTIVI VI ERAVATE PREPOSTI DI RAGGIUNGERE CON “GNAVHÒL”?
– Non ci siamo preposti nient’altro che scrivere nuova musica. L’unica cosa che avevamo in mente era appunto dare alla luce un altro disco. È stato un lavoro molto spontaneo, scritto in tempi rapidi. Quando abbiamo iniziato, sentivamo di avere così tante idee e ispirazione dentro di noi che ci siamo rinchiusi in in studio per giorni a scrivere riff e ad arrangiare canzoni. Poi ci siamo presi una pausa, e abbiamo ripetuto il processo. I riff di questo album sono sgorgati molto velocemente. Lo consideriamo sicuramente un grande traguardo per la band. Vedremo quando uscirà e quando inizieremo a suonarne le canzoni dal vivo quale sarà il responso (l’intervista ha avuto luogo agli inizi di settembre, ndR). Ci sapremo aggiornare fra qualche anno.
“NECROGENESIS” È STATO UN ALBUM MOLTO BEN ACCOLTO DAL PUBBLICO E DALLA CRITICA, E CHE HA CONSOLIDATO IL VOSTRO NOME ALL’INTERNO DELLA SCENA BLACK METAL. COME VEDETE OGGI QUEL LAVORO? CHE COSA LO DIFFERENZIA – A VOSTRO AVVISO – DA “GNAVHÒL”?
– Siamo molto orgogliosi di “Necrogenesis”, a maggior ragione se pensiamo al periodo caotico in cui è stato concepito. Dominator e Destructhor erano entrati nella band poco prima dell’album, quando la maggior parte del materiale era già stata scritta. Poi, durante le registrazioni, ci siamo separati da Nord (membro fondatore e chitarrista dal 2015 al 2018, ndR) e abbiamo dovuto scrivere nuova musica sul posto, direttamente in studio. Penso che “Necrogenesis” resterà una pietra angolare nella nostra carriera, e che non dimenticheremo mai il contesto nel quale è venuto al mondo. La differenza sostanziale con “Gnavhòl” è che oggi possiamo contare su una formazione stabile da anni, con la quale ci siamo esibiti tantissimo dal vivo. Sono cose che rafforzano davvero le dinamiche di un gruppo. A questo giro, abbiamo avuto più tempo per scrivere, siamo riusciti a fare una pre-produzione decente… ecco perché sembra un disco più completo. Nulla è stato affrettato: artwork, testi, musica, registrazioni. Ogni cosa è stata curata nel dettaglio.
CONCORDATE CHE GLI INGRESSI DI DOMINATOR (BATTERIA) E DESCRUTHOR (CHITARRA) ABBIANO FATTO FARE ALLA BAND IL SALTO DI QUALITÀ? ANCHE SE ORMAI È TRASCORSO QUALCHE ANNO, COME AVVENNE IL LORO RECLUTAMENTO?
– Senza dubbio. Le abilità di quei due sono semplicemente pazze. Destructhor si unì a noi durante il tour con gli Hate del 2018, come turnista alla chitarra, e dopo aver suonato solo uno o due concerti chiese di poter entrare in pianta stabile nella band. In quelle settimane diventammo grandi amici, e fu naturale pianificare insieme il futuro. Molto tempo prima di quel tour, invece, facevo parte di una band chiamata Horde Of Hel, la quale vedeva proprio Dominator alla batteria. Quando mi disse che era sua intenzione lasciare i Dark Funeral, iniziammo a parlare di un suo eventuale ingresso nei Nordjevel. Caso volle che, proprio durante quel tour con gli Hate, mi chiamò per dirmi: “Sì, ci sto”. Quindi, entrambi sono entrati nelle fila del gruppo in quella tournée.
DAL PUNTO DI VISTA DELLA PRODUZIONE, POSSIAMO DIRE CHE CON “GNAVHÒL” ABBIATE RAGGIUNTO IL VOSTRO APICE. COME SI SONO SVOLTE LE REGISTRAZIONI? TROVO CHE IL TOCCO DEATH METAL DI FREDRIK NORDSTRÖM SIA MOLTO EVIDENTE; NON È IL CLASSICO DISCO BLACK METAL DALLE TINTE GELIDE, IL SUONO È DAVVERO PESANTE E INFERNALE…
– Sì, assolutamente. Fredrik è un mago non solo con il suono, ma con tutta l’attrezzatura e il resto dell’equipaggiamento. Già poco dopo l’uscita di “Necrogenesis” avevamo deciso di affidarci a lui, quindi abbiamo iniziato a pianificare le cose allora. Ci siamo trasferiti nel suo studio a Göteborg per una decina di giorni. Per noi è stata un’esperienza nuova lavorare con un produttore del genere, che fornisce molti input e che spinge le band ad andare oltre, musicalmente parlando. E posso dire che non ha preteso di meno dalla nostra performance. Tutto doveva coincidere con una vera progressione, altrimenti avrebbe significato ripetere una cosa già fatta in passato. È stata un’esperienza straordinaria, e di sicuro torneremo per un prossimo album. Concordo anche sul fatto che il disco suoni in maniera enorme e in-your-face.
A GIUDICARE DAI TITOLI, IL VOSTRO APPROCCIO LIRICO NON È CAMBIATO MOLTO RISPETTO AL PASSATO. MA QUAL È IL SIGNIFICATO DELLA PAROLA “GNAVHÒL”? ESISTE UN CONCEPT ALLE SPALLE DELL’ALBUM?
– Non esiste alcun concept. “Gnavhòl” può significare diverse cose. A dirla tutta, è una parola che mi sono inventato. Può essere visto come un luogo, il cui nome deriva dal termine inglese ‘gnawing’, che significa appunto rosicchiare, bucare, scorticare la pelle. Per noi, rappresenta la porta dell’Inferno.
PROBABILMENTE MOLTI VE LO HANNO GIÀ DETTO, MA IL VOSTRO SUONO È MOLTO POCO NORVEGESE, IN FAVORE DI UN APPROCCIO PIÙ VICINO ALLA SVEZIA DI MARDUK E DARK FUNERAL. È UNA SCELTA CURIOSA…
– Non si tratta di una scelta, ma semplicemente di quello che scriviamo. Capisco il paragone che tutti vogliono fare con alcuni gruppi svedesi, ma non riesco a sentire nessuna band in particolare nella musica dei Nordjevel. L’unico vero collegamento è che i Nordjevel hanno avuto due batteristi. Uno proveniente dai Marduk, l’altro dai Dark Funeral.
AVETE SEMPRE FATTO DELLA DIMENSIONE LIVE UN ASPETTO IMPORTANTE. QUAL È IL CONTESTO PIÙ FOLLE IN CUI VI È CAPITATO DI ESIBIRVI NEL CORSO DEGLI ANNI?
– È facile. Abbiamo appena suonato al Kaltenbach Open Air in Austria, dove ci è stato dato il permesso di portare il fuoco sul palco. Quando stavo per accenderli, i crateri mi sono esplosi addosso. Mi sono procurato ustioni di secondo grado sul braccio destro. Questo è successo dopo il terzo brano. Non ho detto niente e ho finito lo show; altre sei canzoni di pura adrenalina. A parte l’inconveniente, è stato davvero un concerto assassino.
QUAL È L’ULTIMO DISCO BLACK METAL CHE VI HA DAVVERO IMPRESSIONATO?
– “Deiform” dei Funeral Mist.
A VOSTRO AVVISO, QUALE TIPOLOGIA DI PERSONA È ATTRATTA DALL’ASCOLTARE E DAL SUONARE BLACK METAL OGGIGIORNO? È SICURAMENTE UN GENERE MOLTO PIÙ ‘INCLUSIVO’ RISPETTO A MOLTI ANNI FA, E NON È PIÙ MUSICA PER SOLI OUTSIDER…
– Esatto, potrebbe essere chiunque al giorno d’oggi, dal momento che, come scena, è molto più aperta e sdoganata. Non come negli anni ’90.
RICORDATE COME SIETE ENTRATI IN CONTATTO CON IL BLACK METAL? QUALI SONO STATI I VOSTRI GRUPPI E ALBUM FORMATIVI?
– Penso fosse intorno al 1993. Il primo album che ho sentito è stato “Pure Holocaust” degli Immortal. Era affascinante e spaventoso. Anche i Mayhem di “De Mysteriis Dom Sathanas” hanno avuto un impatto fortissimo su di me; tutt’oggi, penso sia un disco inarrivabile. Potrei andare avanti, ma direi che il grosso della mia passione lo devo a questi due gruppi.
PARLATECI DELLA VOSTRA SALSA PICCANTE, REALIZZATA IN COLLABORAZIONE CON SATANIC HOTSAUCE. COME VI È VENUTA L’IDEA? QUAL È LA SUA RICETTA E PER COSA CI CONSIGLIATE DI UTILIZZARLA?
– Ci hanno semplicemente contattato chiedendoci di collaborare per la realizzazione di una salsa piccante. DezeptiCunt, il nostro bassista, è stato quello fra noi più coinvolto nella cosa, quindi non mi ricordo esattamente tutti gli ingredienti. Funziona molto bene con la pizza, proprio come salsa aggiuntiva, ma è anche ottima nel caso volessi dare un twist a sughi o ad altre cotture.
QUALI SONO I VOSTRI PIANI PER IL FUTURO? QUALCHE TOUR IN PROGRAMMA?
– Abbiamo in serbo un tour in America Latina, che doveva partire ad ottobre ma che è stato posticipato a gennaio/febbraio. Poi sarà la volta dell’Europa e degli Stati Uniti, ma nulla è stato ancora confermato. Infine, abbiamo in mente di suonare a parecchi festival nel corso del 2023.