NORTT- Canti di morte e solitudine

Pubblicato il 28/06/2025 da

Che Nortt sia un musicista di una categoria a sé stante è fuori discussione. I suoi dischi si contano (materialmente) sulle dita di una mano, nonostante trent’anni netti di carriera. Parimenti, pur nascendo nell’alveo del black metal scandinavo, vuoi per la peculiare origine danese, o per un’attitudine totalmente disinteressata a trend ed etichette, la sua one-man band – altra rarità, al tempo – ha sempre filtrato con altri generi, in particolare con il doom e la sua accezione funeral, a meraviglia.
Quest’anno lo abbiamo ritrovato, dopo ben otto anni, grazie all’ottimo “Dødssang”; ci è sembrata quindi l’occasione giusta per chiedergli un bilancio della sua attività artistica e di raccontarci un po’ quale filosofia, dopo sei lustri, sottende questa multiforme creatura.
E anche se con poche parole – per lo più di morte e solitudine, come da titolo dell’intervista – la chiacchierata l’abbiamo portata a casa…

SONO PASSATI PIÙ DI VENT’ANNI DALLA TUA ULTIMA INTERVISTA CON NOI, QUINDI VORREI INIZIARE CHIEDENDOTI DI RIPERCORRERE IL TEMPO TRASCORSO: COS’È CAMBIATO MAGGIORMENTE, IN QUESTI ANNI, PER LA TUA AVVENTURA MUSICALE?
– Intanto grazie per avermi contattato di nuovo. Ciò che è cambiato di più è probabilmente qualcosa di puramente materiale, tangibile, ossia la produzione.
Vent’anni fa, ho registrato “Ligfærd” su un registratore a disco solido a otto tracce, mentre “Dødssang” è registrato con ventiquattro tracce.
Tutto suona molto più chiaro e distinto su “Dødssang”, mentre “Ligfærd” era più confuso, il che ha un certo fascino. A parte questo, non è cambiato molto.

SEI TORNATO CON UN NUOVO ALBUM DOPO OTTO ANNI, UN LASSO DI TEMPO CHE, TRA I DUE DISCHI PRECEDENTI, SALE ADDIRITTURA A DIECI. È UNA QUESTIONE DI ESTREMA CURA NELLA SCRITTURA E NELLA REGISTRAZIONE, O PROCEDI CON LA TUA MUSICA SOLO QUANDO SENTI UNA PARTICOLARE PREDISPOSIZIONE?
– Lavoro molto lentamente. Prima di tutto, mi ci vuole molto tempo per scrivere e arrangiare i brani. In secondo luogo, ho bisogno di essere in un momento della mia vita personale in cui ho il tempo e l’energia per registrare.
La spiegazione è molto intima per me, perché è ovviamente strettamente legata alla mia vita. È un po’ troppo personale per poterla condividere.

COME DESCRIVERESTI “DØDSSANG”? SAREBBE CORRETTO DIRE CHE IL TITOLO STESSO È UN RIASSUNTO PERFETTO DI CIÒ CHE SI CELA DIETRO LE TRACCE (IL TITOLO TRADOTTO È “CANTO DI MORTE”)?
– “Dødssang” è il titolo perfetto, sì. Una canzone di morte è quella che canti prima di morire, e ho registrato “Dødssang” come se fosse il mio ultimo album. Ovviamente solo il tempo ci dirà se è così.
Ho registrato anche “Endeligt” con lo stesso approccio, a quanto pare è quello che faccio spontaneamente: registro il mio ultimo disco più e più volte. Ma sicuramente “Dødssang” è una raccolta di canzoni di morte, che siano o meno le mie ultime canzoni.

SEI TORNATO A SCRIVERE CANZONI PIÙ LUNGHE RISPETTO A “ENDELIGT”. HAI SENTITO MENO URGENZA O È STATA UNA QUESTIONE DI DIVERSO APPROCCIO COMPOSITIVO?
– C’è una grande differenza nel mio approccio ai due album. Gran parte del materiale di “Endeligt” doveva essere strumentale, ma alla fine ho comunque aggiunto le voci. Per “Dødssang”, ho scritto prima tutti i testi e poi ho arrangiato le canzoni in base ai testi.

A TAL PROPOSITO, POSSO CHIEDERTI INFO SUI TESTI DI QUESTO ALBUM?
– “Dødsengel” è un classico testo metal sulla morte che porta la pace (ovvero la morte stessa) agli abitanti della Terra, “Død Mands Sang” è una canzone scritta da un morto, “Alt Er Tomhed” parla di trovare la serenità nel vuoto, “Ensomhed” parla di come la solitudine sia la chiave per l’illuminazione spirituale, “Ihukom Natten” parla della bellezza nell’oscurità e nel nulla, e “Bøn Til Døden” è una preghiera alla morte.

LE TUE FONTI DI ISPIRAZIONE O IL TUO APPROCCIO ALLA COMPOSIZIONE SONO CAMBIATI, IN QUESTI ANNI?
– No, non proprio. La morte e l’oscurità sono ancora le mie principali fonti di ispirazione. Come detto, “Endeligt” era un disco un po’ diverso, dato che alcune parti dovevano essere strumentali, ma a parte questo, non è cambiato molto.

ALBUM DOPO ALBUM, HO AVUTO LA SENSAZIONE CHE IL TUO ORIZZONTE MUSICALE SI SPOSTASSE SEMPRE PIÙ VERSO LO SPETTRO DEL FUNERAL DOOM, MANTENENDO UN’ATMOSFERA BLACK METAL IN UN MODO MOLTO PECULIARE. È QUALCOSA CHE È SUCCESSO IN MODO NATURALE, O SEMPLICEMENTE ALCUNI CONFINI TRA I GENERI NON HANNO ALCUN SENSO?
– È semplicemente uno sviluppo naturale. Non ho una definizione di genere in mente quando compongo o registro. Le cose vengono fuori come vengono fuori. Ci sono chiaramente elementi sia del black che del doom metal, nei Nortt. ‘Black funeral doom metal’ è una descrizione molto appropriata, credo.

TI SENTI ANCORA LEGATO ALL’UNDERGROUND? SEGUI LA SCENA ESTREMA CON CONTINUITÀ, E NEL CASO C’È QUALCHE BAND CHE VORRESTI SUGGERIRE AI NOSTRI LETTORI?
– Ho perso contatto con l’underground. Che poi: esiste ancora qualcosa definibile come underground? Potrebbe sembrare arrogante, il che non è nelle mie intenzioni, ma non seguo più la scena e le nuove band. Non attivamente, almeno, perché vedo nuove band dal vivo e ogni tanto ricevo un disco: posso citare i Dysgnostic e gli Arkæon dalla Danimarca, e il nuovo Strychnos spacca!
Ma tendo ad ascoltare i vecchi dischi della mia giovinezza, credo sia una conseguenza dell’invecchiamento. Non è un paese per vecchi, giusto? Non riesco comunque a stare al passo, quindi sono principalmente un amante della musica nostalgico.

I NORTT SONO UNA ONE-MAN BAND IN SENSO STRETTO, NON HAI MAI COLLABORATO CON NESSUN MUSICISTA, A PARTE UNO SPLIT ALBUM CHE HAI REALIZZATO CON XASTHUR AI TEMPI – E IMMAGINO CHE NON VI SIATE MAI INCONTRATI. QUINDI, QUESTE SONO IN REALTÀ DUE DOMANDE: HAI MAI PENSATO DI LAVORARE CON ALTRI ARTISTI? C’È QUALCHE MUSICISTA, NELLA SCENA ESTREMA O AL DI FUORI DI ESSA, CON CUI TIENI CONTATTI O CON CUI SCAMBI OPINIONI E IDEE?
– Ho incontrato Malefic una volta, ma non in sala prove: è stato quando ha cantato per i Sunn O))) e si è esibito in Danimarca. Però sono sempre stato attivo in altre band oltre ai Nortt, Apollyon e Strychnos ai tempi, e dal 2005 suono il basso dal vivo per i Denial Of God, quindi non è una novità per me trovarmi in sala prove con altri musicisti; ma non ho mai pensato di lavorare con altri artisti con i Nortt.
Sono, appunto, in contatto costante con i ragazzi dei Denial Of God e con qualche altra persona che conosco da tempo. Sono nella scena metal da più di trent’anni, quindi ovviamente ho rapporti con un po’ di persone, ma sono un solitario per natura.

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