Una bella mezz’oretta di amabili chiacchiere con Carmelo Orlando: quale modo migliore per presentare, ai pochi sprovveduti che ancora non hanno avuto modo di sentirlo, il nuovo nato “Materia”? I Novembre sono tornati dopo cinque anni di trepidante attesa, hanno già svolto un proficuo tour di supporto ai Katatonia e hanno presenziato alla discussa giornata italiana del Gods Of Metal: la band è più attiva e più in forma che mai. Il loro ultimo lavoro è l’ennesimo tassello di una carriera costellata di certezze e magnifiche prove di bravura. Vivisezioniamolo con l’aiuto del cantante, chitarrista e leader del combo capitolino…
CARMELO, LASCIAMO STARE UN ATTIMO “MATERIA” E CONCENTRIAMOCI SULLE VOSTRE RECENTI E FUTURE PROVE DAL VIVO: A BREVE SARETE IN ROMANIA, A BUCAREST, PER UN FESTIVAL (L’INTERVISTA SI E’ SVOLTA IL 13 GIUGNO, IL FESTIVAL ERA IN PROGRAMMA IL 17). COSA TI ASPETTI DI TROVARE?
“Sì, si tratta di un festival per il quale saranno headliner gli Obituary, una band storica che noi apprezziamo molto. Spero di trovare un’ambientazione ideale, dal sito del festival sembra tutto organizzato bene e sembra essere carino. In Romania, i Novembre hanno un buon seguito, inoltre arriveremo lì ben rodati dal tour da poco finito, quindi dovrebbe andare tutto bene. Siamo molto ottimisti”.
E DEL GODS OF METAL, INVECE, CHE MI DICI? AVETE SUONATO AD UN ORARIO POCO CONSONO PER VOI, PERO’ MI SEMBRA SIA STATA UNA BUONA PRESTAZIONE…
“E’ vero, suonare a mezzogiorno, con il Sole a picco, non giova all’atmosfera dei nostri pezzi…però si tratta di un festival estivo e questi eventi sono così. Molte band si trovano a suonare ad orari insoliti e vengono penalizzate, d’altronde il meccanismo funziona in questo modo. Piuttosto, mi ha fatto piacere prendere parte al Gods Of Metal, visto che era la nostra prima volta. Abbiamo avuto qualche problema tecnico verso la fine dell’esecuzione, ma tutto sommato si è trattato di un buon concerto. In più, abbiamo festeggiato la promozione del Catania in serie A!”.
TI E’ PIACIUTA LA TROVATA DEGLI ORGANIZZATORI DI DEDICARE AL METAL ITALIANO UNA GIORNATA A PARTE, A PREZZO MODICO? VALORIZZAZIONE O ESILIO?
“Ecco, questa mossa non mi è piaciuta proprio. Ti dirò che ho pensato seriamente di annullare l’esibizione, ma ormai erano stati presi accordi ed impegni, per cui ho preferito lasciar stare. Pensa, ho parlato di questa cosa ad Anders Nyström dei Katatonia e si è messo letteralmente a ridere! Per uno svedese, questa situazione è del tutto inconcepibile: non la contemplano proprio! E poi perché abbassare il prezzo? Vuol dire proprio assegnare alla giornata un valore inferiore. Qui si parla tanto di orgoglio nazionale, metal italiano…come si fa a mostrarlo se ci esiliamo così, da soli?”.
PER CONCLUDERE IL GIRO DEI LIVE…UN COMMENTO SUL TOUR EUROPEO DI SUPPORTO AI KATATONIA…
“Il tour è andato alla grande! Tutto è stato perfetto. Eravamo l’unica band di supporto, quindi ogni esibizione si è svolta in condizioni ideali: mi riferisco soprattutto ai particolari che circondano il concerto vero e proprio, ovvero la possibilità di fare il soundcheck con calma, avere un solo fonico per tutto il tour, vedere aprire i cancelli un’ora prima della performance, in modo da far acclimatare la gente…insomma, è stato davvero professionale, siamo stati assolutamente a nostro agio. Anche il tourbus era bello grande e comodo. Sai, non è il massimo della vita se ogni sera ti accadono imprevisti – ed in passato ne sono successi! – dovuti alla scomodità, alla fretta e a quant’altro”.
OK, PASSIAMO ALLORA AL DISCO NUOVO, IL QUALE ARRIVA A CINQUE ANNI DI DISTANZA DA “NOVEMBRINE WALTZ”. COME MAI QUESTA LUNGA ATTESA?
“Dunque, questa è una risposta abbastanza articolata… Cinque anni d’assenza e d’attesa, è vero; chiamiamolo ‘tempo fisiologico’, ok? La cosa più grave che ci è accaduta è stato il cambio di etichetta: subito dopo la fine del tour con Opeth e Katatonia, i rapporti con la Century Media sono andati peggiorando…c’erano delle divergenze su parecchi fronti e la situazione è divenuta abbastanza insostenibile. In quel modo non si poteva andare avanti, però, ovviamente, non si può lasciare di punto in bianco un’etichetta così importante e comunque di supporto. Avevamo anche paura, nel caso ce ne fossimo andati, di restare del tutto senza contratto, cosa certo peggiore per una band del nostro livello. Dunque, siamo arrivati al punto d’incontro di ‘Dreams D’Azur’, un’operazione che avevamo già intenzione di fare, ma che, in quel momento, ci ha dato la possibilità di ‘staccarci’ in modo indolore dalla label, tramite un amichevole addio consensuale, senza passare da scorbutiche vie legali. Ovvio che poi ci sono voluti i tempi burocratici per essere definitivamente liberi di scegliere un’altra label, quindi è passato altro tempo. In più, l’artwork di ‘Materia’ ha avuto parecchi ritardi, circa sei-sette mesi, quindi l’accumulo di questi fattori ha fatto sì che il disco nuovo uscisse ad un lustro di distanza dal precedente. Ora siamo sotto Peaceville, un’ottima etichetta, probabilmente l’ideale per il nostro genere di musica. Siamo davvero passati attraverso una situazione nerissima, ma con coraggio e determinazione siamo riusciti a venirne fuori!”.
“MATERIA” E’ USCITO DA UN PO’ DI TEMPO. HAI GIA’ QUALCHE DATO DI VENDITA? SO CHE I VOSTRI CD VANNO A RUBA UN PO’ OVUNQUE…
“Al momento, non ho ancora ricevuto dati di vendita ufficiali dalla Peaceville. Spesso mi comunicano che il disco è esaurito nei vari negozi di rivenditori, inoltre la prima stampa di ‘Materia’ è già da replicare. So che da Mariposa, a Milano, l’album non si trovava più dopo poco tempo e, dulcis in fundo, siamo giunti alle date italiane del tour con i Katatonia senza neanche una copia da vendere! Direi che sta andando bene”.
MI E’ PARSA ALQUANTO CURIOSA LA SCELTA DEL TITOLO…”MATERIA”, CHE DA’ IDEA DI UN QUALCOSA DI TANGIBILE E MATERIALE, E’ IN NETTA OPPOSIZIONE CON LE ATMOSFERE ASTRATTE ED ETEREE DELLA VOSTRA MUSICA. COME MAI QUESTA SCELTA?
“Ecco, qui entriamo in un discorso complesso e parecchio ampio. Se la vogliamo vedere come dici tu, non posso che darti ragione, l’opposizione è chiara. Però, vedi…io credo che un titolo come ‘Materia’ non abbia praticamente nessun riferimento al materiale. Ti premetto che io non ragiono molto sulle cose da fare, sui nomi da assegnare, ecc.: mi vengono così, in maniera istintiva e naturale. E così è stato per il titolo del nuovo lavoro. A me piace vederlo sotto un’ottica un po’ filosofica e sofisticata…come esiste la Materia, di cui è composto l’Universo, così esiste l’Antimateria, la negazione di tutto ciò che è nato, tutto quello che dovrebbe esserci ma non c’è. E l’associazione di pensiero da fare è quella che riguarda la Materia, l’Uomo e l’Antimateria. Chiedersi chi noi siamo, dove siamo, perché siamo. Rispondere del fatto che dovremmo esserci ma, in fin dei conti, non ci siamo. E poi spesso il titolo si sceglie anche per la bellezza e la fluidità della parola, oppure, a livello inconscio, perché si combina bene con la copertina”.
ECCO, A PROPOSITO DELLA COPERTINA…PRIMA MI ACCENNAVI AD UN RITARDO NELLA CONSEGNA DELL’ARTWORK. COS’E’ SUCCESSO DI PRECISO?
“Be’, è successo che, in partenza, ci siamo rivolti ad un noto artista – anzi, meglio chiamarlo ‘artistoide’ – che in passato ha fatto l’artwork di molti dischi importanti e storici, soprattutto in ambito doom. Non mi chiedere il nome, preferisco non fartelo per rispetto e perché poi non mi sembra carino. Comunque sia, abbiamo trovato in questa persona un collaboratore davvero pessimo: l’artwork ci è stato consegnato con sei-sette mesi di ritardo, non ci piaceva affatto ed inoltre il suo atteggiamento è stato piuttosto indisponente. Da qui, abbiamo deciso di rivolgerci di nuovo a Travis Smith che, dal canto suo, ci ha presentato un lavoro magnifico! Come al solito, gli abbiamo fornito il disco e i testi e lui ha creato quelle bellissime immagini che tutti potete vedere. Il bello è che il disegno che è diventato la copertina è solo una bozza! Travis avrebbe voluto svilupparlo meglio e ritoccarlo, ma noi ci siamo opposti…era già ottimo in fase embrionale! Quindi c’è stata questa antipatica dilatazione di tempi, altrimenti credo che ‘Materia’ sarebbe già potuto uscire verso metà 2005. Il lavoro di Travis, come sempre, è molto personale: lui crea la propria visione del contenuto del disco su cui sta lavorando, quindi l’insieme diventa poi molto soggettivo. L’interpretazione che ognuno dà delle sue immagini, riferite alla musica e ai testi, cambia assolutamente da persona a persona. Ad esempio, anche le altre immagini del booklet, con il cane che accompagna sulla spiaggia l’uomo adulto e poi il vecchio, possono essere allegorie sul trascorrere della Vita, il passaggio di un’Esistenza. E pensa che anche quei disegni erano bozze! In realtà, avremmo dovuto scegliere tra uno dei tre propostici: alla fine, sono stati utilizzati tutti!! Poi, volendo, si possono notare altri particolari, come quello della città in costruzione, che via via si ammanta di nebbia e decade. E’ davvero tutto molto soggettivo e dipendente dalle singole percezioni di tutti noi”.
PER QUANTO RIGUARDA I TESTI, INVECE…C’E’ MOLTO PIU’ ITALIANO QUESTA VOLTA. POSSIAMO RIFARCI AL DISCORSO SULL’ISTINTIVITA’ DI CUI HAI PARLATO PRIMA?
“Sì, direi di sì. E’ un qualcosa di automatico e naturale. Trovo più interessante comporre le liriche in questa maniera, senza prefiggersi delle idee a priori. Solitamente – ma non è un metodo fisso – mi occupo dei testi circa una decina di giorni prima di entrare in studio a registrare l’album. Fino a quel momento, durante la nascita e lo sviluppo della canzone, le linee vocali si compongono letteralmente di versi senza senso. Questi versi seguono spesso la linea dei riff di chitarra e vanno pian piano perfezionandosi e migliorandosi. Lo trovo un processo molto naturale, quasi simile ad un vegetale che fiorisce, lo sbocciare di un fiore. E’ come se i testi siano insiti in partenza nella musica e a me tocca solo estrapolarli, definirli e ritoccarli. Infatti, tendo molto a rispettare la modulazione di questi versi: le vocali, ad esempio, cerco di mantenerle anche nel testo vero e proprio. Ed è la musica stessa che mi dà indicazioni sulla lingua da usare. Magari un suono lo reputo meglio ‘traducibile’ in italiano, un altro in inglese…dipende! Tutto scaturisce da una serie di coincidenze, insomma”.
RIMANENDO IN AMBITO VOCALE, SU “MATERIA” HAI ANCHE USATO MOLTO MENO IL TUO SCREAMING STYLE… LA DOMANDA E’ SEMPRE LA STESSA: COME MAI?
“Anche la risposta più o meno è la stessa. Si tratta sempre di istinto, naturalezza e coincidenze. Non decido mai a priori se una parte sia migliore se cantata in screaming oppure in pulito. Evidentemente, per ‘Materia’, ho sentito naturale esprimermi in modo meno aggressivo e più chiaro. E ci terrei a ricordare che non è la prima volta che succede, visto che su ‘Arte Novecento’, che molti ritengono il nostro lavoro più bello, è accaduta la stessa cosa. Piuttosto, avrei cambiato la disposizione della tracklist, in modo da non far capitare i pezzi con lo screaming tutti nella parte finale. Ma la band non è mia esclusiva, ognuno ha il diritto di dire la sua e si decide insieme, arrivando ad un compromesso. Massimiliano e Giuseppe (Pagliuso e Orlando, chitarrista e batterista, ndA) hanno contribuito parecchio e l’ordine delle tracce è stato deciso in comune, dando spazio, all’inizio del lavoro, anche a brani su cui io ho dato poco apporto. Sì, diciamo che avrei spostato qualche traccia più ‘cattiva’ verso le prime posizioni”.
DAL VIVO ABBIAMO POTUTO AMMIRARE IL VOSTRO NUOVO BASSISTA, ROBERTO FASCIANI. CREDETE DI AVER RISOLTO IL VOSTRO ANNOSO PROBLEMA?
“Lo speriamo! Roberto è per ora un ottimo innesto: si è integrato benissimo nello spirito della band, sul palco è a proprio agio e, ovviamente, è molto preparato tecnicamente, visto che insegna basso qui a Roma. In passato, abbiamo avuto vari problemi nella ricerca di un bassista stabile, cosa che, in definitiva, non abbiamo mai avuto. Siamo stati sfortunati nel non trovare mai una persona disposta a dedicarsi totalmente alla musica e alla vita altalenante di una band del nostro livello. Roberto con la musica ci vive, la passione ce l’ha, quindi speriamo davvero di averlo con noi per tanto tempo!”.
ANCHE IN QUESTO ALBUM AVETE INSERITO UNA COVER, “THE PROMISE” DEGLI ARCADIA. STA QUASI DIVENTANDO UN’ABITUDINE, ORMAI. COSA VI SPINGE A PROPORRE CANZONI ALTRUI RIVISTE?
“Be’, il discorso cover si può riassumere come un omaggio alle tradizioni ed al passato. L’abbiamo fatto con ‘Stripped’ dei Depeche Mode in ‘Arte Novecento’, con ‘Cloudbusting’ di Kate Bush in ‘Novembrine Waltz’ ed ora con gli Arcadia. Tutto ciò ha quasi un significato religioso, simile a quello che si dà al giorno dei Morti: gli artisti di cui abbiamo fatto cover sono stati importanti per la nostra formazione musicale, sono dentro noi e quindi ci sembra giusto omaggiarli. Inoltre, ci piace rivedere a modo nostro i pezzi che ci hanno fatto innamorare della musica…per quanto mi riguarda, le annate dell’84 e dell’85 sono state davvero grandiose, e mi diverto molto a chiedermi come avrei composto questo pezzo o quell’altro. E, dulcis in fundo, è positivo anche per chi ascolta il disco, in quanto, se avrà voglia di scoprire le versioni originali e gli artisti che le hanno composte, certo non è un male, anzi!”.
OK, CARMELO, CHIUDIAMO CON UNA CURIOSITA’: DATO CHE SONO DUE GRUPPI A VOI MOLTO VICINI, SOPRATTUTTO A LIVELLO DI AMICIZIA, COME TI SEMBRANO GLI ULTIMI LAVORI DI KATATONIA E OPETH?
“Allora, per ‘The Great Cold Distance’, credo che Anders, Jonas e gli altri abbiano fatto un lavoro superlativo: a mio parere, questo è il lavoro migliore che hanno composto dai tempi di ‘Brave Murder Day’; è stato davvero un piacere vederli suonare ogni sera, dopo il nostro show…sono davvero bravi! Per quanto riguarda gli Opeth, ti devo confessare che mi piacciono di meno, in quanto certe loro cose non rientrano troppo nel mio spettro di influenze, vedi la passione di Mikael (Akerfeldt, cantante/chitarrista degli Opeth, ndR) per il prog-rock dei Seventies; comunque sia, riescono sempre ad essere originali, unendo magnifici stacchi acustici al loro solido background death metal. Non per niente si sta parlando di due gruppi eccezionali!”.
GRAZIE CARMELO, ABBIAMO FINITO. ALLA PROSSIMA!
“Grazie a te per l’intervista. Un saluto a tutti!”.