Anche se la morte è un argomento principe nella musica heavy metal, trattarla da vicino e dal punto di vista emozionale come hanno fatto i laziali Noveria con il loro secondo album ‘Forsaken’non deve essere affatto facile. In tanti, troppi, abbiamo subito perdite o lutti che ancora ci fanno male, e incentrare un lavoro sulle sensazioni e emozioni che una persona malata prova quando essa di fronte alla prospettiva della propria morte ci ha davvero colpito. Parliamo di questi temi, ma anche di musica e di maturazione, con il chitarrista Francesco Mattei e il batterista Omar Campitelli.
DUE ANNI CI SEPARANO DAL DEBUTTO “RISEN”. CONSIDERATA LA CARATURA DEL LAVORO CHE CI AVETE CONSEGNATO ORA, DIREMMO CHE NON SIETE CERTO RIMASTI CON LE MANI IN MANO IN QUESTO LASSO DI TEMPO! COSA È SUCCESSO COMUNQUE IN SENO ALLA BAND DURANTE QUESTO PERIODO?
Francesco Mattei: “In questi due anni abbiamo affinato e approfondito i rapporti all’interno della band, sia a livello umano che a livello lavorativo e produttivo. Abbiamo tenuto svariati show qui in Italia che ci hanno permesso di far girare la band, riscuotendo per fortuna sempre ottimi consensi. Abbiamo inoltre cercato di capire meglio quali fossero i punti di forza delle nostre composizioni e quali fossero invece i punti meno efficaci, con lo scopo di ottimizzare ed affinare le nostre lame per questo nuovo lavoro. Ci sono state anche svariate proposte di tour con band importanti, ma non ci siamo sentiti di accettare dal momento che abbiamo preferito focalizzarci sulla scrittura del nuovo album!”.
UNA COSA CHE CI HA STUPITO È L’ABBANDONO DI CASALI, SOSTITUITO QUI DAL BRAVO JULIEN SPREUTELS… A COSA SI È DOVUTO L’ALLONTANAMENTO?
“L’uscita di Emanuele non è per fortuna dovuta a litigi o cose di questo genere. E’ avvenuta in maniera totalmente pacifica e con motivazioni di carattere personale che non avevano nulla a che fare con i rapporti umani all’interno della band. Emanuele è un musicista full time ed un ottimo polistrumentista, quindi anche al di fuori delle sue band DGM ed Astra ha un certo numero di situazioni musicali nelle quali è coinvolto e che lo tengono costantemente impegnato. Con Emanuele lavoriamo insieme da anni nella mia scuola di musica a Roma, e continuiamo sempre ad incrociarci in situazioni musicali anche al di fuori dei Noveria! Quindi è tutt’altro che un’uscita rancorosa, o rovinata da cattivo sangue!”.
SECONDO VOI CHE TIPO DI INPUT HA PORTATO JULIEN AL VOSTRO SOUND, GIÀ COSÌ PERSONALE SIN DALL’ESORDIO?
Francesco: “Julien è un ottimo tastierista ed ancora di più un ottimo compositore, con uno stile proprio e una propria personale visione della musica. Dopo averlo conosciuto in un festival in Belgio ed aver ascoltato i suoi lavori per Ethernity e Epysode non ci ho pensato due volte a chiedergli di far parte dei Noveria! Il suo apporto su ‘Forsaken’ è stato totale e, a differenza del primo disco, sul quale in pratica ho composto ed arrangiato io circa il 90% delle parti strumentali, qui abbiamo lavorato a quattro mani su quasi tutti i brani. Il risultato è una commistione perfetta tra le mie influenze più estreme e le sue orchestrazioni classiche. Dare molto spazio al pianoforte ha poi portato alla definizione di brani più lenti e malinconici. E’ stata un’esperienza fantastica lavorare con lui, oltretutto è anche una persona piacevolissima”.
LE CHITARRE HANNO UN SUONO DAVVERO ‘GROSSO’, MERITO SECONDO ME DI UNA MASSICCIA SOVRAINCISIONE. E’ STATO DIFFICILE CURARE LA SINCRONIZZAZIONE E LA SOVRAPPOSIZIONE DI TRACCE MULTIPLE DELLA RITMICA?
Francesco: “(ride, ndR) Grazie per il ‘grosso’, aggettivo sempre benvenuto quando si parla di chitarre! Beh diciamo che è stato abbastanza impegnativo il lavoro effettuato sulle ritmiche, soprattutto considerando che, come già fatto su ‘Risen’, ho optato nuovamente per il quad-tracking, cioè la sovraincisione di quattro chitarre ritmiche posizionate agli estremi dell’immagine stereo. Bisogna avere molta pazienza ed essere ‘tight’ soprattutto nelle sezioni più veloci o se ci sono fraseggi nel mezzo… ma se le esecuzioni sono ottimali, rimane poco da sincronizzare in postproduzione! Serve molto allenamento e soprattutto avere le idee chiare su cosa si vuole suonare e su come suonarlo!”.
DOVE SI SONO SVOLTE LE REGISTRAZIONI? LA SCELTA DI FINIRE IL LAVORO AI DOMINATION STUDIO DI MULARONI È DOVUTA ANCHE ALLA MILITANZA DI CASALI E ARCANGELI NELLA STESSA SUA BAND, I DGM?
Francesco: “Come al solito abbiamo registrato chitarre, voci e basso nei miei Apocalypse Studio a Roma, ma Julien ha registrato le sue parti nel proprio studio in Belgio. Per il reamping e le registrazioni della batteria invece ci siamo affidati completamente a Mularoni e all’eccellenza dei Domination Studio, per avere il massimo rendimento sonoro e una meticolosa supervisione del lavoro. Omar (Campitelli, batteria, ndR) è stato grande, e in poco tempo ce la siamo cavata. Per quanto riguarda mix e mastering avevamo già lavorato con Simone per ‘Risen’ e il risultato sapevamo essere garantito. In più come dici tu ci si conosce da un po’ di anni, e di conseguenza si è costruito un ottimo rapporto ove ci sono rispetto e stima reciproci. In più… ci si diverte da morire, il che non guasta mai!”.
DOVE VEDI LA MAGGIOR EVOLUZIONE TRA “FORSAKEN” E “RISEN”? DOVE VI SENTITE MIGLIORATI DI PIÙ?
Francesco: “Parlo ovviamente per me e sono di parte, d’altronde… ‘Ogni scarrafone è bello a mamma soja’! Scherzia a parte, considero ‘Forsaken’ una spanna sopra ‘Risen’ un po’ sotto tutti gli aspetti. Ti premetto che su ‘Risen’ non c’è comunque una singola nota che avrei cambiato, e che amo tutt’ora quel disco, ma con ‘Forsaken’ secondo me abbiamo tirato al limite la parte tecnica, esplorato nuove zone sonore, migliorato le lyrics, fatto duetti e realizzato una ballad. Tutti elementi che – eccetto per il discorso tecnico – non avevamo focalizzato molto su ‘Risen’. Come ti dicevo prima, l’apporto di Julien ci ha dato una grossa mano a miscelare elementi diversi senza perdere quel qualcosa di ‘cafonaggine’ che a mio avviso è parte integrante del nostro sound”.
IL TEMA CHE AVETE TRATTATO PER QUEST’ALBUM È DI SICURO OSTICO… UN PO’ PENSO PERCHÉ COMUNQUE RIGUARDA TUTTI. SUPPONGO CHE OGNUNO DI NOI ABBIA SUBITO NELLA SUA VITA UN QUALCHE LUTTO GRAVE COL QUALE HA DOVUTO FARE I CONTI, E QUESTO VI PONE IN UNA POSIZIONE QUANTO MENO RISCHIOSA. COME VI SIETE APPROCCIATO AL DIFFICILE COMPITO DI PARLARE DI STATI D’ANIMO E EMOZIONI CHE MOLTI DEI VOSTRI ASCOLTATORI POTREBBERO AVER PROVATO?
Francesco: “E’ vero, la tematica è dura, e la linea che separa il rendersi banali ed irrispettosi dall’essere sensibili nell’affrontare la profondità e spigolosità dell’argomento è decisamente sottile. La morte per malattia è un tema sicuramente difficile da trattare. Io stesso ho avuto un tragico evento in famiglia un paio di anni fa: abbiamo perso una persona cara della mia età a causa di un cancro molto aggressivo. Quello è l’evento che mi ha ispirato a comporre un disco con quale rendere tributo in qualche modo alle persone che soffrono di questo male, e anche a quelle che hanno perso la battaglia”.
Omar Campitelli: “Da parte mia ho semplicemente cercato di esprimere quanto avevo dentro attraverso la musica, soprattutto su ‘When Everything Falls’, dove si sono riaffacciati ricordi dolorosi che mi hanno fatto crescere in fretta. In quella registrazione ho condiviso tutte le emozioni forti che avevo dentro, unendole con quelle dei miei compagni. In realtà speriamo di essere riusciti nell’ardua impresa!”.
COME AVETE TRATTATO QUINDI IL DIFFICILE TEMA SCELTO PER LE LIRICHE? SENTITE DI AVER INTRAPRESO UNO STILE NARRATIVO PIÙ APPOGGIATO ALL’ASPETTO EMOTIVO E PERSONALE O UN APPROCCIO PIÙ TECNICO, CONSIDERATO TRA L’ALTRO CHE I TESTI PARTONO DALL’ANALISI DI UN TESTO PURAMENTE MEDICO, CIOÈ IL TRATTATO DI PSICOLOGIA SCRITTO DA ELIZABETH KUBLER-ROSS?
Francesco: “Il nostro lavoro sui testi è partito dal tentativo di capire e descrivere quali effetti può avere una malattia terminale su una persona che ne è affetta. Il lavoro della dottoressa Kübler-Ross è basato proprio sulle sue esperienze in ospedale. Abbiamo usato la sua teoria dei cinque stadi del lutto come base per costruire la storia narrata su ‘Forsaken’. Queste sono le emozioni che una persona di fronte ad una crisi esistenziale attraversa, ed infatti abbiamo diviso l’album in cinque capitoli: negazione, rabbia, contrattazione, depressione e per ultima, accettazione. Ogni canzone su ‘Forsaken’ parla di una sfumatura diversa dello stadio della malattia. Per noi è stato di vitale importanza essere rispettosi nei confronti delle persone affette dal cancro, ma allo stesso tempo non volevamo che l’effetto sulle canzoni risultasse poi troppo freddo o troppo sul ‘clinico e tecnico’. Per questo motivo abbiamo preferito concentrarci sul lato emotivo nei testi, lasciando che il progredire della malattia avvenisse in base alla musica, più che nel tono delle liriche”.
CI SONO STATE EMOZIONI O SENTIMENTI NARRATI NELLE CANZONI CON I QUALI AVETE AVUTO DIFFICOLTÀ A ENTRARE IN SINTONIA E A TRADURRE IN MUSICA?
Francesco: “Per fortuna tutto è venuto fuori in maniera naturale. Non abbiamo avuto molte difficoltà nell’inquadrare quale brano potesse appartenere ad un determinato stadio del concept. I brani più veloci ed aggressivi sono stati scelti per le parti della rabbia e della negazione, mentre per le parti di depressione ed accettazione abbiamo optato per canzoni più lente, condite con atmosfere ‘larghe’ molto congeniali allo stile di Julien. Solitamente quando apro Cubase e prendo la chitarra in mano per tirare giù qualcosa, difficilmente salvo il progetto con nomi quali “song1, riff3 etc.”. Al contrario, spesso salvo direttamente il titolo che mi ispira in quel momento e che già può dare un’identità al brano, spesso e volentieri rivelandosi poi come titolo definitivo! “.
CI PARLI DELLA COPERTINA? HA UNA TENDENZA PIÙ CUPA RISPETTO I LAVORI DI SAZES CUI SIAMO ABITUATI… L’AVETE GUIDATO VOI VERSO LIDI APPUNTO PIÙ OSCURI?
Francesco: “Volentieri. Per quanto riguarda l’artwork volevamo qualcosa di molto freddo e dark, qualcosa che potesse ritrarre al meglio il tema difficile dell’album. Abbiamo visitato le pagine di alcuni grafici ma Gustavo Sazes è stato quello che ci ha convinti di più, e quindi abbiamo deciso di contattarlo via mail scrivendogli cosa avevamo in mente in maniera poco formale e molto sul personale. Gli abbiamo spiegato il concept e la perdita che avevamo avuto a causa del cancro, e dopo dieci minuti lui ci ha risposto entusiasta dell’idea, in quanto anche lui ha vissuto esperienze simili. Credo che l’impatto grafico della ragazza sofferente con le spine che fuoriescono da tutto il corpo e la schiena aperta (rappresentanti le prime una lotta contro se stessi ed contro il proprio corpo e la seconda la ferita causata dalla perdita di una persona), siano la perfetta rappresentazione degli effetti di questo orribile male.”
REALIZZERETE DEI VIDEO A RIGUARDO? POTREBBE ESSERE DIFFICILE TRATTARE DI CERTI TEMI SU UN PRODOTTO VISUALE…
Francesco Mattei: “Assolutamente si, potrete già trovare il video di ‘[W]hole’ su youtube, nel canale di Scarlet Records. Il video è girato da Matteo Ermeti e, pur essendo un video ‘playthrough’, ha una parte comunque simbolica e in linea con le nostre liriche. Sul finale del video infatti la telecamera si alza sul panorama e va a rappresentare l’uscita dal buco/oscurità, proseguendo per la via dell’accettazione del proprio destino. Per il 2017 abbiamo in programma un movimentato lyric video e un altro video dotato invece di una storyline integrata nel concept”.
ENTRAMBI I VOSTRI ALBUM HANNO RACCOLTO OTTIMI CONSENSI… COME VIVETE QUESTO FEEDBACK POSITIVO CHE VI STA TORNANDO? VE LO ASPETTAVATE?
Francesco: “E’ assolutamente gratificante, soprattutto se consideriamo che siamo una band giovanissima e venuta fuori un po’ dal nulla, come un fulmine a ciel sereno. Ovviamente però per il futuro cercheremo di fare sempre meglio e di diventare musicisti e compositori migliori. Se ce lo aspettavamo? Difficile a dirsi, nel senso che non si danno mai per scontate questo genere di cose… Ovviamente siamo strafelici di sapere che i nostri dischi sono stati accolti bene in molte parti del globo e che stiamo costruendo una ottima fanbase, ma siamo perfettamente al corrente che non a tutti piace quello che facciamo, quindi bisognerà per forza di cose imparare a convivere con questo dualismo. Quello che conta è che i primi ad essere soddisfatti dei nostri lavori siamo noi, se non lo fossimo, non faremmo uscire dischi. Semplice! Detto questo colgo l’occasione per ringraziare tutto lo staff di Metalitalia.com per lo spazio concessoci e tutti i nostri supporters che ci seguono costantemente! You Rock!”.