Oltre al contenuto musicale in sé, quello che ci ha colpito in “Orsök” è l’ottima resa finale del disco, a fronte del fatto di essere un’opera prima e da parte di musicisti senza esperienze significative alle spalle. I Nyrst si sono buttati nell’ormai noto mercato black metal islandese soltanto pochi anni fa e sono riusciti nel giro di nemmeno un lustro a confezionare un album algido e malinconico, dove la furia sprigionata dalle composizioni, di chiara matrice anni ’90, si sposa in maniera annichilente con le desolazioni della loro terra natia, che come avremo modo di vedere nel corso dell’intervista, ricopre un ruolo tutt’altro che marginale in questo tipo di heavy metal. Di questo ed altro si è parlato con la band, in un clima asettico che ben si sposa con il carattere della musica dei Nyrst. Buona lettura!
POTRESTE PRESENTARE LA BAND AI NOSTRI LETTORI?
– Abbiamo cominciato nel 2013 semplicemente come basso e batteria, ma poco dopo aver reclutato due chitarristi e un cantante abbiamo iniziato a comporre il primo materiale. Abbiamo pubblicato un demo con due brani nel 2016, che hanno avuto un feedback abbastanza positivo, ma abbiamo cambiato il nostro nome da Skuggsjá a Nyrst nello stesso periodo, per iniziare da zero dopo aver fatto un po’ di esperienza negli anni precedenti. Da qui iniziammo a scrivere brani per il nostro debut album, “Orsök”.
E COME SINGOLI MUSICISTI PROVENITE DA QUALCHE ESPERIENZA SIGNIFICATIVA?
– Abbiamo tutti iniziato, quanto meno in questo genere, con questa band; tuttavia il nostro chitarrista e il cantante sono attivi anche in altri gruppi che hanno suonato in qualche festival qui dalle nostre parti (Úlfúð e Morpholith, NdR).
COME DESCRIVERESTE LE CANZONI DELL’ALBUM?
– È un album piuttosto dinamico, visto che le canzoni sono state scritte in diversi periodi; la maggior parte dei brani tende ad essere atmosferica, tenendo allo stesso tempo un riferimento verso le sensazioni old school-delle prime band black metal.
IN EFFFETTI ASCOLTANDO L’ALBUM SI SENTONO DECISAMENTE INFLUENZE BLACK METAL SCANDINAVO DEI PRIMI ANNI ’90. AVEVATE DELLE MIRE PRECISE, IN TERMINI COMPOSITIVI?
– Avevamo sicuramente idea di ispirarci alla scena scandinava degli anni ’90, quello si. Il nostro obiettivo era di mettere sul piatto qualcosa di nuovo e fresco tenendo fede, allo stesso tempo, alle nostre ispirazioni, cercando di non risultare troppo generici.
QUANTO C’È DELLA VOSTRA TERRA, L’ISLANDA, NELLA VOSTRA MUSICA?
– La nostra ispirazione primaria è senza dubbio la natura della brulla terra in cui viviamo. I desolati paesaggi, il vuoto degli altipiani… si tratta di qualcosa che conosciamo fin troppo bene, che è dentro di noi, quindi si, possiamo dire che c’è una buona porzione di Islanda nella musica che facciamo.
IL CANTATO È MOLTO ESPRESSIVO, TEATRALE IN ALCUNI PUNTI. COME AVETE DECISO DI USARE QUESTO TIPO DI VOCALS?
– Siamo fortunati ad avere un cantante in grado di esprimersi in diverse maniere, e riteniamo che sono ben poche le band che riescono ad esplorare, ad avere diversi stili per quanto riguarda l’aspetto vocale. Non mi sembra il massimo avere una voce semplice o magari solamente secca, e dunque ci siamo impegnati ad avere un cantato il più diversificato possibile.
MUSICALMENTE, INVECE, QUALI SONO I NOMI D’ISPIRAZIONE?
– Il black e death metal degli anni Ottanta e Novanta è quello con cui siamo cresciuti, e rimane il nostro periodo preferito, musicalmente parlando. Nomi come Immortal, Bathory, Darkthrone, Emperor, Morbid Angel e Pestilence sono solo alcuni di quelli che hanno avuto un impatto importante su tutti noi.
LE ATMOSFERE DEL DISCO SONO MOLTO INTENSE, CON SENSAZIONI TRISTI E MALINCONICHE. COSA VOLEVATE TRASMETTERE CON I VOSTRI BRANI?
– Volevamo che l’ascoltatore fosse capace di immergersi del tutto nella sterile desolazione nella quale viviamo tutti i giorni. I nostri durissimi inverni chiedono un prezzo a tutti quelli che vivono qui, e questo è entrato nell’album senza che nemmeno dovessimo sforzarci a farlo entrare.
ESISTE UN TEMA RICORRENTE, NEI TESTI?
– L’orrore cosmico, la misantropia, la severa natura islandese: sono tutti temi primari dei nostri testi.
SIETE CONNESSI IN QUALCHE MODO CON ALTRE BAND IN ISLANDA?
– Si, siamo tutti abbastanza connessi con gli altri gruppi, visto che la scena metal qui è abbastanza piccola; in un paese con 360.000 persone è davvero inevitabile.
COME FUNZIONANO LE COSE ALL’INTERNO DELLA SCENA METAL? CHE TIPO DI CLIMA ESISTE FRA LE BAND, ESISTE UNA VERA COLLABORAZIONE O MAGARI SOLO UNA DISTACCATA AMICIZIA TRA I GRUPPI?
– Sorprendentemente la scena extreme metal qui è davvero forte e compatta, c’è davvero sempre nuova musica che esce, ma vista l’effettiva piccola dimensione dell’isola ci sono diversi casi di band che condividono i musicisti. C’è una grande collaborazione, in realtà, con gruppi che chiamano altre band come ospiti ai concerti, aiutandosi a vicenda.
COME SPIEGHI L’ELEVATO RAPPORTO DI OTTIME BAND ISLANDESI CHE STANNO RISCUOTENDO UN CERTO SUCCESSO NELL’AMBIENTE INTERNAZIONALE, A FRONTE DI UNA SCENA COMUNQUE NON GIGANTESCA?
– L’Islanda ha sempre avuto musicisti talentuosi, e sembra essere una cosa che sta continuando e che a quanto pare non intende fermarsi. Detto questo, credo che le dure condizioni di vita abbiano un enorme impatto sulla nostra creatività, durante i mesi d’inverno e nei periodi in assenza di sole.
COME STA ANDANDO CON L’IMPATTO DOVUTO AL COVID19?
– Come tutti, anche noi abbiamo dovuto cancellare qualche concerto e rimandare la presenza ad alcuni festival per il futuro, al 2021. Le cose stanno lentamente migliorando, speriamo di poter fare qualche concerto nel futuro prossimo (l’intervista è stata fatta nel mese di maggio 2020, NdR)
CAUSE DI FORZA MAGGIORE A PARTE, COME VEDI IL FUTURO PER I LIVE? CREDETE DI PROGRAMMARE UN TOUR?
Il piano è di andarci giù pesante nel 2021, e suonare in tutti i paesi in cui riusciremo. Al momento ovviamente non abbiamo piani, ma senza dubbio ci saranno vari festival l’anno prossimo. Speriamo di vederci lì!