OBSCURA – Diluvio universale

Pubblicato il 29/08/2018 da

Quando ormai pensavamo che gli Obscura avessero raggiunto e superato il loro apice di successo, entrando in una seconda fase di carriera dall’indole più compiacente, ecco giungere tra noi “Diluvium”. Il disco – ultima parte del concept inaugurato dal fortunatissimo “Cosmogenesis” – ha di fatto rilanciato le quotazioni del five-piece tedesco all’interno del panorama death metal mondiale, indirizzandolo verso un sound mai così diretto e fruibile. Alleggerita da barocchismi e da quella voglia di eccesso riscontrabile in alcune opere passate, la musica di Steffen Kummerer e compagni gode oggi di un tiro e di una freschezza affatto scontati, e si prepara a raccogliere i favori di un pubblico che sembra già essere impazzito per questa svolta… 

N.B.: L’intervista ha avuto luogo prima della cancellazione del Colony Summer Fest di Brescia.

CIAO STEFFEN, BENTORNATO SULLE PAGINE DI METALITALIA.COM. “DILUVIUM” E’ UNO DEI DISCHI DEATH METAL PIU’ ATTESI DELL’ANNO: CON QUALE SPIRITO AVETE AFFRONTATO IL PROCESSO DI COMPOSIZIONE? E CHE TIPO DI EVOLUZIONE C’E’ STATA, A TUO AVVISO, TRA QUESTO LAVORO E I SUOI PREDECESSORI?
– Le differenze nel suono, nella produzione e nel songwriting di “Diluvium” fanno parte del concept avviato nel 2009 con la pubblicazione di “Cosmogenesis”. Ogni album immortala un certo sviluppo della narrazione, e di conseguenza il mood generale non può ripetersi. Muta di pari passo con la storia. Mentre “Akróasis” era stato pensato per avere un impatto emotivo avvolgente, con una produzione ‘wall of sound’, linee di delay e molti arrangiamenti stratificati fra loro, per “Diluvium” volevamo qualcosa che fosse il più diretto e nitido possibile. L’intero disco nasce da questa intenzione. L’aver acquisito maggiore esperienza, alzando l’asticella dei nostri standard e tenendo centinaia di date in giro per il mondo, ha poi avuto un ruolo fondamentale nella riuscita del disco. “Diluvium” è di gran lunga il lavoro più complesso e progressivo mai uscito a nome Obscura, e in termini di produzione rappresenta lo stato dell’arte di come dovrebbe suonare certa musica, a mio avviso. In definitiva, ogni nostro lavoro è un’istantanea del suo tempo e di ciò che in quel momento la band è stata in grado di realizzare.

IL LUNGO BREAK DOPO LA PUBBLICAZIONE DI “OMNIVIUM” E I MOLTI CAMBI DI LINE-UP AVEVANO FATTO TEMERE PER IL VOSTRO FUTURO. COME TI SEI SENTITO IN QUEL PERIODO? HAI MAI PENSATO DI NON RIUSCIRE A RIMETTERE IN PIEDI LA BAND?
– Nel corso della nostra carriera, compreso il periodo del demo “Illegimitation” (2003), abbiamo subito quattro diversi cambi di line-up. Lavoriamo da sedici anni con lo stesso produttore, V. Santura, e da dieci con la Relapse e lo stesso disegnatore di copertine, Orion Landau. Il death metal, soprattutto quello più tecnico e progressivo, richiede un grande dispiego di energie e dedizione musicale per essere eseguito a certi livelli, e non dà certo granché da vivere. Le ore di lavoro sono molte di più rispetto a quelle di altri generi per il semplice fatto che richiede moltissima abilità. Non esiste band in questo filone che suoni con la stessa formazione degli esordi, e le ragioni sono molteplici. Riguardo al break post-“Omnivium”, si deve al fatto che eravamo stati in tour in giro per il mondo per tre anni. La band era esausta, e aveva bisogno di ricaricare le batterie. E non c’è stato bisogno di riavviarla, perchè dal 2002 è sempre rimasta in funzione, in un modo o nell’altro. Quando nel 2009 reclutai la line-up per “Cosmogenesis” ero già l’unico membro fondatore rimasto, ma avevo un’idea chiara sul progetto di questa band. La stessa che ho ora.

COME VEDI “OMNIVIUM” OGGI? E’ STATO SENZA DUBBIO UN GROSSO SUCCESSO, MA MI HA SEMPRE DATO L’IMPRESSIONE DI ESSERE UN PO’ TROPPO SFARZOSO… E’ UNA COINCIDENZA CHE CON GLI ULTIMI DUE DISCHI SIATE TORNATI AD UNA DIMENSIONE MUSICALE PIU’ SEMPLICE?
– “Omnivium” è uno dei cinque album che abbiamo registrato come band, e non posso dire di non esserne orgoglioso. Con ogni disco abbiamo ampliato le nostre esperienze, tanto che guardandomi indietro posso dire di aver imparato tantissimo dai vari processi di registrazione e songwriting. Ad “Omnivium” è forse mancata un’adeguata pre-produzione, e soprattutto dal vivo ci siamo scontrati con arrangiamenti che non erano fatti per quella dimensione. Sia “Akróasis” che “Diluvium” sono stati concepiti in modo da evitare quel rischio. In studio ci siamo concentrati sulle singole performance e sull’attinenza con quanto riportato dallo spartito, tenendo fuori dalla porta ogni tipo di improvvisazione artistica. Più sei focalizzato sull’obiettivo, migliore sarà il risultato finale. Mentre non ho capito la seconda parte della tua domanda… dal punto di vista musicale e artistico, gli ultimi due lavori surclassano qualsiasi cosa fatta da noi in precedenza. “Omnivium” era un album molto fisico e veloce, ma con strutture tutto sommato facili da seguire, mentre “Akróasis” e “Diluvium” hanno compiuto un passo avanti in termini di armonizzazioni, pattern ritmici e virtuosismi. Negli ultimi anni abbiamo capito di dover intraprendere questa strada: lavori apparentemente più immediati, ma dallo spettro molto più progressivo e diversificato.

TI ANDREBBE DI PARLARCI DELLA COLLABORAZIONE CON IL PADRE DI LINUS? COM’E’ NATA? PENSI DI ESPANDERE LA COMPONENTE ORCHESTRALE IN FUTURO?
– Per il brano “Ethereal Skies” ci siamo affidati a degli ospiti per rimarcarne l’atmosfera e lavorare esclusivamente con strumenti a corde reali. Il padre di Linus, il Prof. Ulf Klausenitzer, ha lavorato per decenni come violinista e direttore d’orchestra con alcuni importanti musicisti classici, e non ci ha mai fatto mancare il suo supporto. Loro due non avevano mai suonato insieme su un disco, e per Linus è stato un bel momento portare a termine un concept di dieci anni con la persona che lo ha incoraggiato a diventare il musicista che è oggi. Ho in mente di reintrodurre elementi orchestrali nel sound degli Obscura, ma dipenderà molto dal budget a disposizione; dovrà essere un’orchestra reale, con vere persone e veri strumenti, non il parto plasticoso di un computer. Ecco perchè non sarà facile concretizzare l’idea nell’immediato futuro.

E’ CORRETTO PARLARE DI “DILUVIUM” COME DI UN CONCEPT ALBUM? SU QUALI TEMI E ASPETTI SI CONCENTRANO LE LIRICHE?
– Sì, “Diluvium” è l’ultimo tassello di un concept di quattro dischi iniziato nel 2009 con “Cosmogenesis”. E’ la fine di tutto, un cerchio che si chiude ricollegandosi direttamente al primo capitolo.

“DILUVIUM” E’ FORSE IL VOSTRO ALBUM PIU’ CUPO, OLTRE A QUELLO DOVE LE INFLUENZE DEI MORBID ANGEL RISULTANO PIU’ EVIDENTI (PENSO SOPRATTUTTO A “MORTIFICATION OF THE VULGAR SUN” E A “THE CONJURATION”). COINCIDENZA O SCELTA PRECISA?
– Se devo essere onesto, non credo che qualcuno nella band ascolti attivamente i Morbid Angel. Adoro i loro dischi usciti negli anni Novanta, ma non riesco a rintracciare la loro influenza in questo album. “The Conjuration” è stata influenzata soprattutto da “Prometheus” degli Emperor, un’opera che a suo tempo spalancò molte porte e fece vedere al mondo come si potesse suonare estremi e sperimentali allo stesso tempo.

FIN DOVE PENSATE DI POTERVI SPINGERE COME MUSICISTI?
– Dipende tutto dall’obiettivo che uno ha in mente. Successo? Sicurezza economica? Fama e gloria? Non penso affatto a queste cose. Per me è importante scrivere la musica che mi piace parlando di argomenti che mi rappresentino, nient’altro.

QUAL E’ IL TUO PRIMO RICORDO LEGATO AL DEATH METAL? COSA TI AFFASCINA DI PIU’ DI QUESTO GENERE?
– Death, “The Sound of Perseverance”. Ancora oggi uno dei miei dischi preferiti. L’approccio diretto, l’onestà della musica in esso contenuta e la forte attitudine di ogni brano sono incredibili. Questa per me è l’essenza del death metal.

C’E’ QUALCHE GIOVANE BAND CHE TI HA IMPRESSIONATO DI RECENTE?
– Sì, ogni tanto mi capita di imbattermi in qualche giovane gruppo che invito a suonare con noi per date singole o tour. Ad esempio, nel 2016 avevamo chiesto ai Beyond Creation e ai Rivers of Nihil di accompagnarci in Europa, mentre per il prossimo tour americano faremo lo stesso con Exist e Inferi. Ci sono un sacco di formazioni (underground o più conosciute) che negli ultimi anni mi hanno colpito, come Allegaeon, Persefone, Vektor, Dark Matter Secret, Spheron, Fragments of Unbecoming e Profanity.

AVETE APPENA ANNUNCIATO UN TOUR NORDAMERICANO CON BEYOND CREATION, ARCHSPIRE E ALTRI. QUANDO PENSATE DI VISITARE L’EUROPA E L’ITALIA? NOTI QUALCHE DIFFERENZA TRA L’AUDIENCE AMERICANA E QUELLA EUROPEA?
– Abbiamo in programma di suonare al Colony Summer Fest di Brescia il prossimo 21 luglio. Questa sarà la prima occasione per i fan italiani di ascoltare i brani di “Diluvium”. Seguirà un tour europeo nei primi mesi del 2019 (tenete gli occhi aperti perchè a breve annunceremo le varie date). Esistono molte differenze da spettacolo a spettacolo, per cui diventa difficile rintracciarle parlando di continenti. Anche i concerti che abbiamo tenuto in Italia – Milano, Roma, Bologna e Brescia – sono stati completamente diversi fra loro, perchè ogni pubblico ha le sue caratteristiche. In quanto musicisti, la nostra missione è offrire sempre il miglior show possibile, ovunque ci capiti di suonare. Finora non ho mai suonato più a sud di Roma, e per questo motivo Napoli, Catania e Palermo sono sulla mia lista dei luoghi da visitare nel prossimo futuro.

PER FINIRE, QUALI SONO SECONDO TE I CINQUE ALBUM DEATH METAL PIU’ IMPORTANTI DI SEMPRE?
– Death – “Human”
Cynic – “Focus”
Cannibal Corpse – “Bloodthirst”
Suffocation – “Despise the Sun”
Morbid Angel – “Covenant”

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