OBSIDIAN KINGDOM – Verso un mondo che si avvelena lentamente

Pubblicato il 22/12/2016 da

Una lunga e piacevole intervista, alla fine del loro show al Lo-fi di Milano di Settembre di spalla a Intronaut e Shining, non è bastata per appagare in tutto e per tutto la volontà di questi ragazzi di parlare con il pubblico attraverso i loro messaggi, le loro parole, la loro passione e il loro talento. C’è molto contenuto dietro al nome dei catalani Obsidian Kingdom e dietro la figura di Rider G Omega. Il loro ultimo album “A Year With No Summer” si trova a cavallo di molti generi e proposte e non è stato facile, per molti, poterlo inquadrare in un qualcosa di stabile e capace di attrarre completamente in tutta la sua mole di contenuto. Quello che è certo, però, che gli spagnoli hanno deciso di dire veramente qualcosa con la loro musica, portare avanti un messaggio e crederci fino in fondo. Queste sono cose importanti per lo spirito dell’underground musicale e dell’arte tout court. Fare aprire gli occhi, fare aprire le orecchie alla gente che si approccia ad un qualsiasi prodotto. Non con presunzione ma con gli occhi di chi ha dietro spirito e cuore da offrire. Oltre a Rider G Omega è stato presente anche il giovanissimo tastierista Seerborn Ape Tot. 

Obsidian Kingdom - band

 

CONOSCENDO BENE L’ALBUM QUALCUNO SI SAREBBE ASPETTATO UNA SETLIST MOLTO PIU’ CONCENTRATA SULLE TONALITA’ ETEREE DELL’ULTIMO LAVORO E MENO RUVIDA COME NEL PRECEDENTE ALBUM. E’ STATA UNA SCELTA CONDIZIONATA DALLA VICINANZA CON LE METAL BAND CON CUI SIETE IN TOUR?
Rider G Omega
: “Abbiamo cambiato la scaletta due volte in questo tour infatti, proprio perché non ci sembrava di ricevere abbastanza responso. Naturalmente ci si può trovare da una parte a ritrarre se stessi nel modo che in questo caso poteva sembrare più vicino all’attitudine che abbiamo portato avanti con il nuovo lavoro e dall’altra ci si ritrova ad essere vicini a delle band molto intense a livello di live set. E’ naturale dover in qualche modo scendere a patti con la situazione e cercare di trovarsi uno spazio che possa essere valido e pur sempre personale. Così abbiamo deciso di iniziare il tour naturalmente con ‘A Year With No Summer’. Però, dopo poco, ci siamo trovati di fronte a dover inserire molto più materiale di ‘Mantis’, che sembrava potesse essere più congeniale per la situazione. Non è una vergogna, assolutamente, ma quando sei di supporto devi in qualche modo scendere a certi compromessi per riuscire a tenere la gente focalizzata anche sul tuo show e per fare in modo che possa apprezzarti. E’ come propaganda, come pubblicità: devi mostrare delle tette, o della violenza, no? Altrimenti sembra non si possa più competere nel mondo reale”.

Seerborn Ape Tot: “Ad esempio con una band come gli Shining che danno il 150% di loro stessi ogni sera, sudando tonnellate di fatica, c’è proprio bisogno di amalgamarsi con il loro sound. Suonano come un muro e le loro canzoni più vecchie sono quelle più heavy. Non è che chi va a sentire gli Shining non voglia sentire i loro brani più nuovi e differenti, ma la potenza dal vivo paga sempre la maggior parte dell’audience rispetto ad una certa dose di sperimentalismo e introspezione. Non abbiamo fatto così brani che avevamo in scaletta, come ‘Darkness'”.

CANZONE CHE RITENGO UNA DELLE MIGLIORI DELL’ALBUM. A PROPOSITO, LE CONNESSIONI A BYRON SONO VOLUTE NATURALMENTE?
Rider: “(ride, ndR). Certo. Infatti hai detto bene. C’è molto del Romanticismo. Anche Turner, soprattutto. Prova a guardare ‘Regulus’, il nome del dipinto. Era un cartaginese imprigionato per tradimento dal governo romano e torturato, gli sono state tagliate le palpebre e venne lasciato davanti alla luce del sole nascente nella via principale della città. In questa folgore di luce c’è stata la distruzione dell’individuo”.

Seerborn: “L’oscurità è nata proprio da questa luce talmente abbagliante da accecarlo completamente. Quindi la luce come simbolo di nuova speranza e nuovo inizio ma anche come annichilimento assoluto”.

LA VOSTRA ESTETICA, LA VOSTRA MISE EN SCENE DEL CONCEPT…QUESTA E’ STATA SICURAMENTE L’ARMA PIU’ POTENTE CHE AVETE PORTATO AVANTI CON “A YEAR WITH NO SUMMER”. QUESTA ABILITA’ DI AVER COLLEGATO LA PROFONDITA’ DEI CONTENUTI CON LA RICERCATEZZA SONORA CHE AVETE DECISO DI RENDERE PORTAVOCE DI COSI’ TANTO CONTENUTO. COME E’ AVVENUTO TUTTO QUESTO?
Seerborn: “E’ stato importante cercare di voler dare qualcosa che fosse un’opera d’arte. Che andasse oltre i semplici confini musicali. Non c’è bisogno di una canzone per raccontare una storia, ma questo può arricchire ancora di più la storia stessa. In “Mantiis” avevamo per esempio una storia e diversi capitoli; con ‘A Year With No Summer’ abbiamo più che altro voluto mostrare un modo di vedere le cose: come vediamo noi questo momento storico, come ci sentiamo, come guardiamo le cose oggi. E’ stato qualcosa di specifico si, ma è anche stato una miscela di cose. Come guardare un edificio e dire ‘si, quello è A Year With No Summer’. Magari non c’è una relazione fissa ma quando li metti insieme in una cornice stabilita allora le cose cominciano ad entrare da sole in connessione. Scusa se ho divagato, ma è questa che credo possa essere un’idea di estetica e di arte che ci affascina. I visual che abbiamo cercato di portare in scena sono stati presi da circa due anni di riprese e necessariamente crediamo che parole, musica ed immagini debbano essere parimenti importanti in un processo artistico”.

Rider: “(ritorna, dopo che si era assentato un momento, con una bottiglia di vino rosso, ndR) Questo è quello che c’è di importante nella vita, non solo nell’estetica. Puoi anche scriverlo. Rendiamo la cosa vera e non solo quelle chiacchiere che di solito si usano fare senza mai dire nulla. Le immagini, dicevamo, e i video che abbiamo registrato sono andate avanti in parallelo con la composizione delle tracce per creare interazione tra le cose. C’è questa tecnica, per esempio, chiamata Hyperlabs – una sorta di device della fotocamera – che riesce a prendere dei frameshot in maniera rapidissima nella ripresa, come se fossi sotto l’effetto di ketamina, e questa potenza espressiva ci ha spinto probabilmente a connettere la nostra musica a questo tipo di espressione, fatta di molti momenti e situazioni che seppur diversi possono contribuire a formare un qualcosa di unico”.

CREDO PERSONALMENTE CHE QUESTO SIA UN ASPETTO CHE SI POSSA E SI DEBBA COGLIERE NELLA VOSTRA MUSICA. CON ME HA FUNZIONATO IN QUESTO MODO: IL MOCKUMENTARY DI “BLACK SWAN”, AD ESEMPIO, E’ STATO INCREDIBILMENTE FUNZIONALE A FARMI ENTRARE NON TANTO NEL CONCEPT DEL DISCO, QUANTO A FARMI CAPIRE COME LA BAND SI MUOVE ALL’INTERNO DI UN DISCORSO DI MUSICA E ARGOMENTO TRATTATO. E NON SOLO GUARDARE IL VIDEO E VEDERCI UN’ALTRA BIECA CRITICA AL CAPITALISMO..
Rider: “Tu sei una persona intelligente e come te spero ce ne siano tante che si avvicineranno all’album. Quella sarebbe solo una visione superficiale di quello che abbiamo voluto portare avanti. Ma ti assicuro che è così che è stato visto per la maggior parte delle persone. Credo che questa cosa che tu dici non sia effettivamente arrivata a molti”.

..E INVECE C’E’ UNA VISIONE TUTTA EUROPEA DELLE COSE. C’E’ LA POST-APOCALISSE DI CORMAN MCCARTHY DI “THE ROAD”, IL SOCIALISMO LETTERARIO DEL NOVECENTO, IL RETROTERRA ROMANTICO..
Rider: “Esattamente. Noi sud-europei specialmente viviamo questo tipo di atteggiamento nei confronti del mondo moderno: Grecia, Italia, Spagna, Portogallo, noi del Mediterraneo. Oltre a quanto citato da te voglio consigliarti ‘The Drowned World’ di J. G. Ballard, il suo primo romanzo. Parla di un’estate tutto l’anno. Un’eterno tropico, praticamente, che ha invaso il mondo. Londra diventa una gigantesca palude, ad esempio, e ci sono iguane giganti. La gente è costretta all’evacuazione, alla ricerca di una terra al Nord più fredda da popolare. Molte persone regrediscono a livello di evoluzione, come se tornassero a livello inconscio ad essere delle scimmie. Devi leggerlo. C’è tutta la roba post-apocalittica li dentro. Io credo che la post-apocalisse sia già iniziata con queste premesse. Pensa ad esempio alla campagna elettorale di Trump: nessuno sta dicendo nulla. Le elezioni saranno a Novembre eppure sembra che a nessuno importi nulla di come stanno andando le cose (l’intervista è di Settembre 2016, ndR)”.

QUALCUNO POTREBBE GUARDARE IL VIDEO E IL TITOLO DELL’ALBUM E PARLARE COME I PERSONAGGI DI “BLACK SWAN”. NIENTE VACANZE QUEST’ANNO. PURTROPPO NON CI SONO I SOLDI..  E NESSUNO PENSEREBBE ALLA MANCANZA DI CALDO E DI UNA STAGIONE ESTIVA PER L’ECONOMIA, PER L’AMBIENTE, PER LA GENTE, PER LE MENTALITA’. COSI’ COME ERA STATO NELL’OTTOCENTO E SI ERA RIVELATO ESSERE DISASTROSO.
Rider: “C’è stato un commento di un tipo indiano che ci ha detto ‘Beh, questo video parla semplicemente di normali attività umane’. Non l’ha trovato interessante per nulla. E’ stato onesto, dopotutto.  Sai, alla fine sono venuto per l’intrattenimento e mi ritrovo con questa realtà e basta. Come dargli torto? Poi, io non è che voglio fare lo stronzo intellettuale e pretendere di conoscere il futuro o di essere un visionario (ridendo, ndR). Voglio dire: se non lo trovi divertente o affascinante è legittimo. Non sei obbligato a prendere l’album o venire agli show. Questa è l’opinione che ho voluto portare avanti nell’album, non è la legge. Mi dispiace, però, che solo poche persone abbiano capito veramente quanto abbiamo fatto con questo lavoro. Ci sta che a livello artistico possa non essere stato funzionale, ma se vogliamo sopravvivere ci deve essere bisogno di pensare di più alle cose. Non può essere tutto pappapparapa d’intrattenimento”.

Seerborn: “Si, forse non è che sia arrivato o non arrivato il messaggio. Abbiamo messo tanti contenuti nel lavoro che ci sono tanti strati al suo interno. E’ legittimo trovarsi in uno di questi strati, anche superficiale, e rimanere lì. Senza pretendere di essere comparati a loro, ma è come per i Tool. Ci sono un’infinità di contenuti e di strati dentro alla loro musica e non necessariamente bisogna arrivare all’ultimo e più profondo per coglierne il fascino e la forza. Sono anche belle canzoni, oltre che ispirazioni più profonde”.

IL VOSTRO E’ UN LAVORO DI MATRICE EUROPEA PERO’…ANCHE SE SIAMO TUTTI AMERICANI, PER UN CERTO SENSO.
Rider: “Si, è vero. Ma mentre in ‘Mantiis’ era veramente così – più prog-rock di stampo inglese, molto decadente, à la Pink Floyd, diciamo – ‘A Year With No Summer’ è più americano a livello di suono. Alternative rock anni Novanta: Soundgarden, Alice In Chains e soprattutto industrial rock come i Nine Inch Nails. Abbiamo fallito forse perché è un discorso europeo fatto con suoni americani. E questo purtroppo lo vedo come un limite adesso. Anche perché dall’altro lato a chi legge Coleridge e Ballard non piacciono sempre i Nine Inch Nails e i Deftones”.

Seerborn: “Si, dai forse ci sono. Il problema, credo, è che non stiamo arrivando nella maniera corretta alla nostra audience potenziale”.

Rider: “E’ ingannevole come cosa. Nell’industria musicale, mi sembra di rendermene conto sempre di più studiandola, sembra che oggi chi faccia qualcosa non sappia veramente farla. E capita che ci ha veramente qualcosa da offrire sia pian piano sempre più emarginato dal produrre la sua musica. E si rimane con una situazione di frustrazione molto forte, avendoci speso infinite energie e coraggio e passione”.

IMMAGINO CI VOGLIA DEL TEMPO PER ARRIVARE AD UNA GIUSTA CONSACRAZIONE. UNA DECINA D’ANNI? COME LA VEDRESTE?
Rider: “Mi considero un tipo luciferino. Sai, quella storia di portare luce nel mondo, conoscenza, dare un contributo al mondo. Oltre che gettarsi sui piaceri della carne. In questo senso, se qualcosa fosse realmente passato fra dieci anni di queste cose che ho fatto allora ne sarei comunque fiero. Anche se capitasse di trovarmi a servire in un ristorante e incontrassi qualcuno che apprezzasse quello che ho fatto. Dopotutto, però, i miei grandi idoli, H.P.Lovecraft, F. Nietzsche, sono tutti morti poveri. E nella follia. Pensa anche a William Blake, diamine. Da soli. A nessuno fregava niente. Mi fa pensare. Quello che mettiamo nella nostra musica non è necessariamente divertente o appagante. Voglio dire, io voglio essere felice, contento, prosperare. E’ nella natura dell’essere umano, no? Ma le persone che hanno veramente fatto qualcosa per l’umanità sono morti in questo modo, probabilmente. Finire senza responso. Continuo a farmi questa domanda. Credo comunque rimanga una cosa importante da fare, una domanda importante da porsi. E anche quando ti dico di tagliare molta della roba che ti dico in questa intervista non farlo. Alla fine mi sono anche rotto i coglioni di tutto questo ‘politically correct’. Vogliamo dire qualcosa che importi a qualcuno, una volta che riesce ad entrare in comunicazione con noi, e noi con lui. Sto dicendo qualcosa in cui credo e anche se non ci atteniamo ad un percorso scritto o programmato va bene lo stesso, perché è una cosa vera questa. A questo punto della mia vita è cosi. Questo album non è semplice, probabilmente non è intuitivo, ma non mi interessa. E’ quello che ho voluto comunicare. E’ un presagio oscuro e sono fiero di questo. Nessuno vuole sapere di un anno senza estate. A nessuno interessa. Si domandano ‘ma non è divertente. Ma dove sono i gattini, o il sesso?’. Non ci sono zombie, bombe, ma è un’apocalisse. O comunque il nostro modo di avvertire e percepire il presente è questo. Non mi interessa più di essere necessariamente compreso da chi non vuole pensare troppo. Mi dispiace dirlo, ma mi sento così”.

Seerborn: “Si, non abbiamo voluto far vedere niente di eclatante, di appagante visivamente, di eccessivo. Perché non è stato così per noi. Non funziona in questo modo il nostro messaggio. Con l’album è stato mostrare una dolorosa, lenta e progressiva decadenza. L’album ha il suo modo di decadere nella fine. E’ triste, lo sappiamo, questo mondo che si avvelena lentamente. C’è forse speranza, anche, naturalmente, alla fine. Ma questo dipende dallo sguardo con cui si vedono le cose”.

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