Per la categoria ‘buona musica che emerge di colpo’ abbiamo segnalato su queste pagine gli Olamot, duo italiano che si è messo in evidenza per un EP e un full (entrambi su Lethal Scissor) di buonissima fattura, influenzato da un ampio ventaglio di band come Cryptopsy, Shadow Of Intent o Fleshgod Apocalypse.
Attorno alla tecnica e alla brutalità degli Olamot gira anche un concept letterario di matrice esoterica e sci-fi che si sta sviluppando pure nella composizione di alcuni libri e quindi abbiamo preso l’occasione di fare quattro chiacchiere con la mente del progetto, l’attivissimo Edoardo Casini!
PRIMA DI TUTTO, CREDO SIA IMPORTANTE CAPIRE GLI OLAMOT GUARDANDO LA FORMAZIONE: È EVIDENTE CHE AL CENTRO CI SIATE VOI DUE, EDOARDO E DANIELE, CON TUTTA UNA SERIE DI ALTRE PERSONE (CHE – TRA L’ALTRO – SONO CAMBIATE DAL MINI AL NUOVO DISCO). CI POTETE INQUADRARE CHI È OSPITE, CHI È SESSION, CHI INVECE HA INIZIATO A FARE PARTE DELLA FORMAZIONE DA POCO?
– Salve a tutti! Gli Olamot per anni sono stati semplicemente io (Edoardo) e Daniele, il primo autore di tutti i testi, concept, linee vocali e assoli, mentre Daniele ha scritto tutte le canzoni, sia di “Realms” che di “Path of Divinity”; ci siamo conosciuti nel 2019 quando Daniele era poco più che studente di chitarra del sottoscritto e ai tempi compositore del progetto Fictio Solemnis a cui collaboro da quel momento.
Durante la stesura di “Path” si è unito alla line-up ufficiale Matteo ‘Shad’ Vitelli, che, assieme ad altri due membri, ora è il cantante ufficiale della band. Durante il periodo di “Realms” infine, abbiamo collaborato con tanti ospiti come Francesco Ferrini alle orchestre e ben ad altre tre voci.
Tutti gli altri nomi coinvolti, a partire da Alessandro Travetti (basso), Gabriele Gilodi (orchestrazioni e FX) e per esempio, Federico ‘Marax’ Maraucci che ha mixato e masterizzato il disco, sono persone che hanno semplicemente collaborato alla realizzazione del progetto. Dal prossimo disco invece lavoreremo con la nostra attuale formazione.
NELLA BIO SI FA RIFERIMENTO PIÙ VOLTE AL PROGETTO FICTIO SOLEMNIS, IN QUALCHE MODO PARALLELO A OLAMOT, CHE HA PERÒ INFLUENZE UN PO’ PIÙ BLACK METAL E SINFONICHE. CI SPIEGATE COME LE DUE REALTÀ SI INCROCIANO?
– Il primo disco dei Fictio Solemnis, “(A)ster”, è stato pubblicato per la mia etichetta/scuola di musica online Ultimate Music Training ed è stato un prodotto quasi interamente composto da Daniele, mentre io ho composto e registrato tutti gli assoli e diciamo diretto il progetto fino alla sua realizzazione.
Dal prossimo album “Metatron”, in fase di attuazione in questo momento, si inizierà a parlare del concept visto dal punto di vista dell’angelo Metatron che si opporrà a Raziel, protagonista della lore degli Olamot e dei tre libri che sto scrivendo adesso: qualcosa di molto simile a ciò che si vede con l’Arbiter nel secondo episodio di “Halo” per Xbox. A livello musicale i Fictio Solemnis sono molto più blackened e symphonic rispetto alla brutalità degli Olamot.
COME ACCENNI TU, MI PAR DI CAPIRE CHE CI SIA UNA NARRATIVA SPECIFICA CHE ACCOMUNA I DUE PROGETTI… UNA STORIA COMUNE RACCONTATA DA DIVERSI PUNTI DI VISTA. CHE CI DITE?
– I due progetti sono collegati con una serie di libri (tre per la precisione) che sto scrivendo ora e che spero di trasformare in fumetti e molto altro: iniziano con ciò che viene descritto in “Realms” cioè quando Raziel fa un patto col Diavolo in persona e che scatena una guerra con Dio.
Si tratta di un progetto enorme, che vedrà la pubblicazione di sette album a testa e inizialmente tre libri che citano esoterismo, satanismo, horror e sci-fi con un finale a dir poco davvero epico, ve l’assicuro! Io ho già pubblicato quattro libri (il quinto uscirà a breve), ergo questo sarà un ulteriore progetto questa volta di science fiction e occultismo. La musica degli Olamot e Fictio racconta in maniera poetica ciò che leggerete nei romanzi in maniera estremamente densa e avvincente.
UNA DELLE CARATTERISTICHE DI “PATH OF DIVINITY” È DI ESSERE MOLTO VARIO, COME ABBIAMO SCRITTO IN SEDE DI RECENSIONE. CHE TIPO DI INFLUENZE RITENETE SIANO IMPORTANTI PER LA CREAZIONE DELLA VOSTRA MUSICA?
– A livello musicale non ci diamo limiti di alcun genere ma cerchiamo di capire che direzione dare in maniera specifica: “Path of Divinity” per esempio ha una direzione molto più moderna del primo EP e i soli sono ancora più neoclassici e malati del precedente. Ci siamo ispirati soprattutto agli Shadow of Intent, per citare una band.
SIA OLAMOT CHE FICTIO SOLEMNIS APPARTENGONO A GENERI DI METAL IN CUI LA PRODUZIONE È MOLTO CURATA, MOLTO MODERNA E IN QUALCHE MODO ‘ROBOANTE’. CHE TIPO DI APPROCCIO AVETE DAL PUNTO DI VISTA PRODUTTIVO?
– Stavolta l’unico cambiamento è stata la batteria scritta e programmata, ma solo perché a livello artistico volevamo provare questa novità (personalmente non avevo mai pubblicato dischi con batterie ‘finte’). Semplicemente abbiamo finito tutte le canzoni e poi ci siamo dedicati al tracking dei singoli elementi, assoli inclusi, che sono stati composti con le canzoni praticamente finite mentre la voce è stata registrata alla fine.
Ho usato il plugin Gojira per il monitoring dei soli mentre chitarre e basso sono state reampate con l’eccezionale Quad Cortex sempre della neural dsp da Federico Maraucci, produttore e polistrumentista di assoluto talento che ha curato tutto il mixing e mastering. Lavoriamo mandandoci – ovviamente – i file e cartelle tra di noi online… non abbiamo mai fatto alcuna prova!
DETTO QUESTO, COSA NE PENSATE DI QUELLO CHE VIENE CHIAMATA ‘LOUDNESS WAR’, OVVERO LA TENDENZA DEGLI ULTIMI ANNI DI ‘POMPARE’ VOLUMI E PRODUZIONI, ANCHE NEGLI STESSI REMASTERING E RISTAMPE?
– I Metallica con “Death Magnetic” hanno utilizzato la loudness war per questioni di marketing, così come il rullante scordato di “St. Anger”.
Detto questo, molte band realizzano il master dei dischi a volumi assurdi per una questione di ‘first reaction: shock’ (ride, ndr) ovvero attirare l’attenzione subito; vi posso dire che “Path Of Divinity” è stato masterizzato ad un volume allucinante ma non per questo ha una produzione scadente!
COSA RAPPRESENTA L’ARTWORK? E’ COLLEGATO IN QUALCHE MODO ALLA NARRATIVA DI CUI ABBIAMO PARLATO E QUINDI ANCHE A CIÒ CHE USCIRÀ COME FICTIO SOLEMNIS? AVETE IN MENTE DI COLLEGARE ANCHE GLI ARTWORK?
– È tutto collegato: la fabbrica dei cloni gestita dagli alieni/Rettiloidi parla del capitolo in cui Raziel, in forma animica, deve essere reimpiantato in un corpo clonato. Tutte le copertine e gli artwork sono e saranno collegati compresa quella dei due prossimi album Fictio Solemnis/Olamot.
ALTRO DIBATTITO IMPORTANTE IN QUESTO PERIODO È L’USO DELLA AI NELLE COPERTINE. UNA BAND MODERNA COME LA VOSTRA COME VEDE QUESTE OPPORTUNITÀ?
– Siamo completamente contrari all’AI in ambito artistico. Posso capire che in molti contesti si tratti di una grande tecnologia, ma l’andazzo di questo momento non mi piace per niente: si arriverà al punto in cui moltissime attività umane non esisteranno più e questo non è un bene.
Ne ho parlato anche con amici miei di successo, come Nino Cammarata (disegnatore che ha collaborato con gente come Elton John) e sono ovviamente contrari a software come Midjourney per la creazione di artwork.
Preferisco dare la possibilità a ‘veri’ artisti e pagare anche ingenti somme di denaro, ma considerate che esistono già generatori di canzoni, e robe simili… fate voi i conti, non è difficile immaginare il futuro.
ESISTE O ESISTERÀ UNA DIMENSIONE LIVE PER GLI OLAMOT?
– Al momento no, ma in futuro assolutamente sì!
E ADESSO? CHE COSA AVETE IN MENTE DI FARE NEL PROSSIMO ANNO? PER ENTRAMBI I PROGETTI, OVVIAMENTE…
– A fine anno inizierò il lavoro di composizione dei soli e dei testi per finire “Metatron”, il secondo disco dei Fictio Solemnis collegato con quello che sarà il terzo album degli Olamot che già è in fase di composizione e che si chiamerà “Ialdabaioth” (il Re degli Arconti per gli Gnostici) e vi assicuro che sarà ancora più brutale!