Gli emiliani Onelegman, dopo i buoni riscontri ottenuti dall’ormai datato “The Crack”, sul finire del 2015 sono tornati in pista con il secondo lavoro sulla lunga distanza, intitolato “Do You Really Think This World Was Made For You?” e contraddistinto da un audace (e peculiarissimo!) fenicottero sanguinante su sfondo completamente bianco come cover artwork. Il quartetto nostrano non è esattamente una band sui generis, sebbene il suo stile sia vibratamente orientato verso sonorità hard rock sporcate in abbondanza da del modern metal melodico, quindi nulla di troppo complesso da seguire e buttar giù nel giro di un due-tre ascolti, ma è comunque piuttosto innalzabile dalla massa-tutta-uguale per l’attitudine verace e ‘spaccaculo’ che i Nostri sembrano mantenere nel loro approccio generale alla composizione. Siamo andati perciò a curiosare in casa dell’Uomo con una Gamba Sola – ahinoi, con un po’ di ritardo – per conoscere meglio questa promettente compagine italiana!
CIAO A TUTTI, RAGAZZI! COMINCIAMO QUEST’INTERVISTA CON ALCUNI VOSTRI CENNI BIOGRAFICI. E’ LA PRIMA VOLTA CHE COMUNICATE ATTRAVERSO IL NOSTRO PORTALE, QUINDI PRESENTATEVI COME MEGLIO CREDETE AI LETTORI…
Luca Bertani (basso): “Un saluto a tutti i lettori, dunque. Per chi non ci conosce ancora, siamo una band emiliana attiva dal 2003, con due dischi al nostro attivo, un bel po’ di date alle spalle, quattro membri ufficiali, tutti ottimi grigliatori e buone forchette!”.
PARTENDO DALLE BASI POSTE CON IL VOSTRO DEBUTTO, “THE CRACK”, SIETE GIUNTI OGGI AL CONVINCENTE SEGUITO “DO YOU REALLY THINK THIS WORLD WAS MADE FOR YOU?”. COME VI SIETE APPROCCIATI ALLA COMPOSIZIONE DEL NUOVO LAVORO? QUALI OBIETTIVI AVEVATE IN MENTE? QUALI ASPETTI DA MIGLIORARE NEL VOSTRO SONGWRITING?
Riccardo Sassi (chitarra): “‘Do You Really Think…?’ è stata una bella svolta per il nostro modo di scrivere musica. Venivamo da ‘The Crack’, che ha rappresentato il sunto di otto anni di prove, improvvisazioni e live riversati su CD in una botta unica sotto la supervisione dei ragazzi della DysFUNCTION PRODUCTION. Per questo nostro secondo capitolo, abbiamo affrontato l’aspetto compositivo partendo prima dalla stesura dei brani in studio fino ad un arrangiamento più completo, per entrare poi in sala prove a rendere tutto più organico e potente. Il risultato ci ha soddisfatto fin da subito: corale, ampio, ben strutturato. Nessun rimpianto, siamo fieri di quello che abbiamo ottenuto”.
I VOSTRI COVER ARTWORK, COSI’ COME LA PRESENTAZIONE VISIVA DELLA BAND, SONO PARTICOLARI E DECISAMENTE FUORI STANDARD PER I RISTRETTI CLICHE’ SPESSO IMPOSTI DALLE VARIE SCENE METAL. PARE QUASI SIA UNA VOSTRA PREROGATIVA FARE IL POSSIBILE PER ESSERE VISTI COME ‘FUORI DAL CORO’. CI PARLATE DI QUESTA VOSTRA ATTITUDINE, CHE TRASPARE DA QUANTO E COME I ONELEGMAN COLPISCONO L’OCCHIO DI CHI LI SEGUE?
Luca: “L’impegno che mettiamo nel definire i nostri artwork è mirato a dare valore aggiunto all’opera musicale. Definiscono nuovi modi di interpretare la nostra visione del messaggio contenuto nel lavoro stesso. Lungi da noi, quindi, l’intenzione di accattivarci il pubblico con facili cliché: se colpiscono nel segno, forse è proprio perché hanno la forza di incuriosire in principio ed integrare in seguito il senso del disco”.
ENTRANDO NEL DETTAGLIO DEL DISCO, IL FENICOTTERO SANGUINANTE POSTO IN COPERTINA – ANIMALE CHE VI RAPPRESENTA BENISSIMO, IN QUANTO SPESSO RAFFIGURATO ‘CON UNA GAMBA SOLA’, PROPRIO COME IL VOSTRO NOME SUGGERISCE – COSA VA A SIGNIFICARE ALLA LUCE DI TESTI INCENTRATI SU DI UN CONCEPT CHE PONE LE PROPRIE BASI SUL RAPPORTO UOMO-NATURA?
Cristian ‘Cecca’ Ceccardi (voce): “Come tutti ricordano, l’Emilia venne colpita duramente dalla Natura stessa con il famoso terremoto del 2012. Eravamo in piena pre-produzione del CD quando avvenne e noi, i nostri amici e la DysFUNCTION stessa fummo colpiti pesantemente da questa tragedia. Abbiamo quindi deciso di raccontare ed esorcizzare quei momenti creando un concept che desse voce alle esperienze drammatiche vissute, lasciando comunque intravedere un senso positivo nella forza vitale che non è mai venuta meno, portando tutti ad una nuova rinascita. Il fenicottero è l’uccello iniziatore alla luce, ma qui è anche causa delle onde (sismiche) alla base dell’acqua in cui poggia la sua zampa. E’ insieme vita e morte, distruzione e rinascita. Un concetto molto forte ed interessante”.
IL VOSTRO STILE E’ PARTICOLARMENTE DIFFICILE DA RENDERE A PAROLE, ANZI. IO AD ESEMPIO HO TROVATO COMODO UTILIZZARE UN GENERICO ‘MODERN METAL STRIZZANTE L’OCCHIO A SONORITA’ HARD-ROCK’, MA IN REALTA’ CI HO SENTITO DENTRO TANTE INFLUENZE, DAI MESHUGGAH AI SUM 41. SU COSA PUNTATE, DUNQUE, PER RIUSCIRE A PLASMARE UN SUONO CHE VI FACCIA RISULTARE PERSONALI E RICONOSCIBILI?
Riccardo Pinotti (batteria): “Tanti artisti hanno fatto del trasformismo la loro carta vincente. Non siamo qui a paragonarci a loro, ma reclamiamo a nostra volta il diritto di poterci esprimere liberamente e senza il timore di offendere o deludere nessuno dei nostri fan. Ci spiace di creare nel pubblico, ma soprattutto in voi che ci dovete recensire, il problema di etichettarci in un genere piuttosto che un altro. Vi garantiamo di scrivere sempre e solo musica genuina e spontanea, senza precluderci nessuna nuova sfumatura solo perché non di grado limitrofo a quel che abbiamo già detto in passato. Sicuramente la compattezza del suono heavy che ricreiamo è un buon filo conduttore onnipresente fra tutto quello che abbiamo scritto finora”.
A QUESTO PUNTO LA DOMANDA E’ BANALE MA D’OBBLIGO: QUALI SONO LE VOSTRE PRINCIPALI INFLUENZE? CON QUALI BAND SIETE CRESCIUTI E QUALI VI HANNO FORMATO MUSICALMENTE?
Riccardo S.: “E’ quindi ora di scomodare un po’ di mostri sacri. Oltre ai già citati Meshuggah, abbiamo preso tutti grandi sbandate per band quali Faith No More, SOAD e Devin Townsend, ai quali siamo anche stati a volte associati come sound. Individualmente poi spaziamo verso tutte le derive possibili: Cecca resterà per sempre fedele ai suoi At The Gates, Luca ai Van Halen, Riccardo P. agli In Flames e io ai Mr. Bungle… Per questione di tempo, ci limitiamo a citare solo questi, altrimenti la chiacchierata diventerebbe una vera e propria messa!”.
UNA DELLE CARATTERISTICHE PECULIARI DELLA VOSTRA PROPOSTA E’ LA CURA CERTOSINA DELLE PARTI VOCALI, O ALMENO QUESTO E’ CIO’ CHE HO DEDOTTO IO DAI MIEI ASCOLTI DEL DISCO. SIETE D’ACCORDO? IL QUASI ESCLUSIVO USO DELLA VOCE PULITA E’ STATA UNA SCELTA COMPIUTA A TAVOLINO O VENUTA DOPO AVER COMPOSTO LA MUSICA?
‘Cecca’: “Le armonie vocali di questo ultimo disco sono assolutamente imponenti! Un vero trade-mark, sia dell’album che del possibile sound futuro della band stessa. L’impegno fisico e mentale messo nel registrarle è stato infatti altissimo. Le ho cantate e ricantate in tutti modi possibili, dal growl al sussurrato, usando infine ciò che meglio faceva risaltare l’arrangiamento generale dei brani: dove era più efficace un timbro pulito siamo rimasti morbidi, dove serviva graffiare lo abbiamo fatto. La mia voce, al pari di tutti gli altri strumenti, è stata votata al massimizzare il risultato senza imporsi mai sulla musica. L’istinto verso un cantato più aggressivo vince però durante i live: lì torno spietato e cattivo come sempre!”.
E APPUNTO: COME VIENE SCRITTO UN BRANO DEGLI ONELEGMAN? E’ PIU’ UN LAVORO DI GRUPPO OPPURE UN PROCEDIMENTO INDIVIDUALE?
Luca: “In origine ogni spunto è buono, da una particolare melodia che senti dentro fino ad un video dei Monty Python (entrambi esempi reali!). Seguono serate davanti al computer per riconvertire tutto in musica e riff con basso e chitarre. Definita una struttura generale, arrivano voci e groove. Ognuno aggiunge poi il proprio contributo in sala prove per cesellare quella forma ancora grezza di brano che insieme ai ragazzi della DysFUNCTION PRODUCTION raggiunge la forma definitiva con arrangiamenti completi”.
C’E’ UN BRANO SU CUI PUNTATE IN PARTICOLARE? IL LYRIC VIDEO DI “FREAK” PARLA ABBASTANZA CHIARO, METTENDO IN EVIDENZA UNO DEI PEZZI SICURAMENTE PIU’ VINCENTI DEL PLATTER. MA, AD ESEMPIO, HO TROVATO PIU’ ORECCHIABILE UN BRANO COME “DECONSTRUCTION” OPPURE “SACRED LOVE”, PER NON PARLARE DEL TIRO DECISO DI “ONE STEP BACK”…
Riccardo P.: “Potenzialmente quasi tutti i brani del disco potrebbero essere dei singoli di buona presa. Dipende dalle frequenze cui risuona l’anima di chi lo ascolta. ‘Freak’ rende bene il mood generale dell’album ed è per questo che è stato scelto come primo video estratto dal CD. E’ stata seguita da ‘Bricks And Concrete’, massiccia e diretta con un chorus aperto e potente, sublimata dalle immagini registrate durante incontri fra lottatori di MMA. Ma attenzione, perché non è finita qui… A breve arriverà un nuovo video che, sia per la sua realizzazione che per il brano stesso, potrebbe diventare davvero il tormentone di punta di tutto il disco!”.
UN ASPETTO DEL DISCO CHE MI HA LASCIATO, DICIAMO COSI’, UN PO’ ‘A SECCO’, CERTAMENTE PER GUSTI PERSONALI, E’ STATA LA COMPLESSIVA CARENZA DI CATTIVERIA MUSICALE. VI SIETE TRATTENUTI PREMEDITATAMENTE OPPURE L’ALBUM VI E’ USCITO COSI’?
Riccardo S.: “Per parafrasarti, direi che ci è proprio uscito così! Nei piani di realizzazione c’era la voglia di creare potenza, dare impatto… La ‘cattiveria’ è uno dei tasselli che formano l’immagine complessiva del disco, pertanto è presente e ben riconoscibile in brani come ‘Deconstruction’ e ‘One Step Back’, che rappresentano i momenti ‘distruttivi’ delle tematiche affrontate nel concept. Calcare la mano per accontentare le aspettative degli ascoltatori, snaturando il senso globale del disco, sarebbe stata una mossa incoerente”.
IL FUTURO DELLA BAND COSA PREVEDE? QUANTO E’ IMPORTANTE PER VOI LA PERFORMANCE LIVE? RIUSCITE A SUONARE CON CONTINUITA’ IN UNA NAZIONE POCO PROPENSA ALLA MUSICA ROCK-METAL PROPOSTA DAL VIVO?
Luca: “Siamo partiti con un ottimo riscontro del nuovo CD, sia dalle vendite che nei live. L’obiettivo primario di suonare quindi il più possibile si concretizza di mese in mese; stiamo piazzando date in Italia e valutando possibilità per tornare a calcare palchi esteri. Nel mentre, i lavori di scrittura per il terzo capitolo OneLegMan sono già cominciati. Questi sono i soliti normali propositi di ogni band… Per distinguerci aggiungiamo ai prossimi eventi la nascita della secondogenita di Riccardo P., il babbo del gruppo (congratulazioni!, ndR)!”.
RESTANDO IN TEMA PROSPETTIVE FUTURE, CHIUDIAMO CON UNA DOMANDA SECCA, A CUI AVETE PARZIALMENTE GIA’ RISPOSTO SOPRA: DOVRANNO PASSARE ALTRI QUATTRO ANNI PER ASCOLTARE NUOVA MUSICA DAGLI ONELEGMAN?
‘Cecca’: “Siamo felici di riuscire a creare così tanto interesse ed aspettative in chi ci segue! I primi ad aver sofferto di questa lungaggine siamo stati proprio noi poiché, come detto sopra, abbiamo risentito del famoso terremoto anche nelle tempistiche di realizzazione del disco stesso. Ora…noi ci siamo già messi all’opera per avere un nuovo piccolo capolavoro come ‘DoYou Really Think…?’ prima possibile! Speriamo che Madre Natura non ci rimetta lo zampino in mezzo e sia soddisfatta dell’obolo che le abbiamo dedicato senza reclamare nuove attenzioni! Stay calm…stay metal!”.