OPETH – Il Bivio

Pubblicato il 19/01/2012 da

Gli Opeth sono giunti al crocevia più importante e, per certi versi, doloroso della propria carriera, essendo arrivati a spostare il proprio sound in maniera definitiva su lidi progressivi. Un’influenza, quest’ultima, da sempre presente nel DNA della band, ma con “Heritage” apparsa dominante e completamente denudata da quel tessuto death metal che ne ha caratterizato gli esordi e non solo. Una scelta difficile, considerando la probabile perdita di una fetta di fan, quella di Mikael Åkerfeldt e soci, ma doverosa per una band che ha sempre creduto nella concezione artistica della musica. E’ proprio con il leader Åkerfeldt che abbiamo avuto il piacere di approfondire il discorso…

INIZIAMO DAL TOUR, QUAL E’ IL FEELING CHE AVETE PERCEPITO CON IL PUBBLICO DURANTE QUESTE ULTIME DATE?
“Un buon feeling con il pubblico, direi. Avevamo in programma una trentina di date per questo tour ed ora siamo circa alla metà: il pubblico reagisce bene ed è anche un po’ cambiato; d’altra parte, non è più il death di ‘Blackwater Park’ il nostro. Tutto sta andando per il meglio, comunque, pensa che sino ad ora siamo costantemente soldout tutte le sere”.

CON “HERITAGE” ABBIAMO PERCEPITO OVVIAMENTE UN CAMBIO DI SOUND ABBASTANZA CONSISTENTE, INCENTRATO SU UN PROGRESSIVE ROCK DAI TONI VINTAGE. PENSI CHE QUESTA POSSA ESSERE LA STRADA FUTURA PER GLI OPETH O CI SARA’ UN RITORNO ALLE SONORITA’ METALLICHE?
“Non ci sarà un ritorno al passato, semplicemente perché non avrebbe senso, dal momento che adesso quello che vogliamo fare è questo tipo di musica. Non rinnego niente del nostro passato, ma credo che ognuno debba seguire la propria creatività ed in questo momento gli Opeth sono quelli che hai sentito su ‘Heritage’”.

IN “HERITAGE” IL TUO RANGE VOCALE E’ CAMBIATO: E’ STATO DIFFICILE COMPORRE LE NUOVE LINEE VOCALI?
“No, devo dire che è stato tutto molto naturale, ci abbiamo messo un po’ di tempo, ma è il giusto per composizioni di questo tipo. È stata una bellissima esperienza, sicuramente dal punto di vista vocale ho sperimentato qualcosa di nuovo e questo ha aumentato le mie conoscenze ed i miei stimoli”.

IN “SLITHER” HO PERCEPITO DELLE INFLUENZE TIPICAMENTE HARD ROCK ’70 CHE MI HANNO RICORDATO I DEEP PURPLE E, INOLTRE, AVETE DEDICATO QUESTO PEZZO A RONNIE JAMES DIO. POTRESTI DIRCI QUALCOSA IN PIU’ SU QUESTA CANZONE?
“E’ venuta fuori questa canzone dal gusto ’70, che probabilmente rimanda all’hard rock perché senti delle partiture di chitarra che rimandano a Richie Blackmore; però direi che presenta delle soluzioni più complesse rispetto al genere da te citato e poi la dedica a Ronnie è venuta quasi spontanea a questo punto. E’ una canzone dinamica, che rende l’album più vario. Un pezzo complesso, ma semplice da eseguire; d’altronde, non ho mai cercato di scrivere canzoni complesse”.

COSA CI PUOI DIRE INVECE RIGUARDO AI TESTI DELLE CANZONI, SEGUONO IL CAMBIO STILISTICO IN QUALCHE MODO?
“Questa volta per le liriche ho optato per qualcosa di molto personale, non mi va di dare delle spiegazioni a riguardo, perché penso che l’interpretazione sia molto libera; ho preferito usare una forma di scrittura piuttosto lineare, anche se non mancano dei vocaboli poetici per arricchire il testo. Non mi sento uno scrittore, ma amo scrivere e mi auguro di avere la possibilità di farlo ancora per molto”.

HO APPEZZATO MOLTO LE ATMOSFERE DI “NEPENTHE”: POTRESTI AGGIUNGERE QUALCHE PAROLA IN PIU’ SU QUESTO PEZZO?
“E’ una canzone molto particolare, che presenta delle soluzioni sperimentali per noi; nello stacco centrale poi c’è una parte molto impegnativa, ad alto coefficiente di difficoltà. Penso sia una delle tracce più interessanti del disco, in effetti, e non credo ci sia qualcosa di simile nella nostra discografia”.

COSA CI PUOI RACCONTARE SUL RAPPORTO DI AMICIZIA CHE TI LEGA CON STEVEN WILSON? SO CHE AVETE UN PROGETTO IN COMUNE: C’E’ GIA’ QUALCOSA DI PRONTO A RIGUARDO?
“Sì, abbiamo già scritto e registrato sei pezzi. Il sound non assomiglia nè a quello dei Porcupine Tree né agli Opeth, è qualcosa di nuovo. Non ho mai scritto roba del genere, è ispirato dai musical e dalle colonne sonore dei grandi film. E’ senza dubbio uno dei più bei progetti nel quale sia mai stato coinvolto. Conosco Steven da molti anni ormai, tra di noi c’è una buona amicizia e un ottimo feeling compositivo, erano anni che parlavamo di scrivere qualcosa insieme e finalmente ci siamo. E’ stato molto spontaneo per noi, non ci siamo posti barriere nè abbiamo pensato di raffrontarci con le nostre rispettive band durante il processo compositivo”.

PENSI CHE GLI OPETH ABBIANO GIA’ SCRITTO IL LORO MEGLIO IN AMBITO HEAVY METAL?
“Beh, ogni nuovo album che produciamo per noi è il migliore: è una parte di noi. Per il pubblico, invece, penso che non si possa parlare di ‘album migliore’, in quanto il gusto è personale e dipende dalle circostanze soggettive che portano ad essere più o meno ricettivi nei confronti di un album, di un film o di un libro. Personalmente, sono certo che in futuro scriverò ancora musica e sarà quella la migliore per me”.

COSA NE PENSI DELLA SCENA HEAVY METAL ATTUALE? HAI SENTITO QUALCOSA DI INTERESSANTE NEGLI ULTIMI TEMPI?
“Ad essere sincero, non credo ci siano band molto interessanti ultimamente. Non mancano delle eccezioni, come i Katatonia o i Mastodon, ad esempio, anche se personalmente preferisco ascoltare heavy metal vecchio stampo e credo che sia impossibile raggiungere i livelli di alcune band del passato”.

PASSANDO A QUALCOSA DI PIU’ SCHERZOSO, COSA PREFERISCI DELL’ITALIA: IL CIBO, LE DONNE O IL VINO?
“Oh, sicuramente apprezzo molto tutte queste cose, ma quando sono in tour il tempo è sempre poco e mi devo trattenere in questo senso”.

GRAZIE MIKAEL, VUOI LASCIARE UN MESSAGGIO AI LETTORI DI METALITALIA.COM IN CHIUSURA?
“Certo, vorrei ringraziare i lettori e in generale tutto il nostro pubblico per il sostegno!”.

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