Gli Opeth amano suonare dal vivo e credono fortemente nella loro capacità di mettere in piedi spettacoli di qualità. Se per quanto riguarda la loro carriera discografica il pubblico resta nettamente diviso tra coloro che rimpiangono i tempi che furono e chi vuole dare una chance al nuovo corso della band, dal vivo la creatura di Mikael Åkerfeldt riesce ancora a convincere più o meno tutti. Non stupisce, quindi, la volontà di fissare questo momento in un nuovo live album, “Garden Of The Titans”, che si presenta come un prodotto di sicuro interesse, con alcune versioni delle canzoni più recenti degli Opeth che acquistano nuova vita e forza nella dimensione live. Ne parliamo con il chitarrista Fredrik Åkesson, che ci racconta i retroscena del nuovo live, in attesa di scoprire le sorprese che ci riserveranno gli Opeth con il loro prossimo album.
CIAO FREDRIK, “GARDEN OF THE TITANS” È UN NUOVO TASSELLO DELLA VOSTRA DISCOGRAFIA DAL VIVO, CHE HA GIÀ ALL’ATTIVO DIVERSI CAPITOLI. COME MAI AVETE SCELTO DI REGISTRARE QUESTO NUOVO LIVE DVD?
– Penso che fosse arrivato il momento di farlo, in quanto dall’ultimo DVD, il live alla Royal Albert Hall, abbiamo pubblicato altri tre album in studio. Abbiamo avuto l’opportunità di registrarlo in un luogo completamente diverso, di grande valore storico e per certi versi magico come il Red Rocks Amphitheatre. Inoltre, gli ultimi tre album sono stati tutti registrati nel Regno Unito, mentre questa volta ci siamo spostati in un luogo diverso (gli Stati Uniti, ndR). Infine, c’è il fatto che questa volta si tratta di una data all’aperto, una situazione perfetta per le riprese, grazie al paesaggio. È stata davvero una bella opportunità: l’idea è partita dal nostro manager, onestamente non conoscevo molto il Red Rocks, nonostante la sua storia illustre: è stato inaugurato nel 1906 e molti grandi artisti si sono esibiti lì.
QUINDI LA SCELTA DELLA LOCATION NON È PARTITA DA VOI MA DAL VOSTRO MANAGER?
– Sì, esatto, è stata una sua idea quella di registrare in questa location. Non sapevamo bene cosa aspettarci, ma poi abbiamo fatto qualche ricerca, cercando delle foto su Internet e raccogliendo delle informazioni. Ci siamo resi conto che avremmo avuto l’opportunità di stare sullo stesso palco calcato da band come Beatles, Judas Priest, Iron Maiden e Metallica. A quel punto abbiamo capito subito come fosse una di quelle occasioni da cogliere al volo.
CI SONO BAND, GENERALMENTE MOLTO GRANDI, COME METALLICA E PEARL JAM, CHE PUBBLICANO IN FORMA DI BOOTLEG UFFICIALE TUTTE LE DATE DEL TOUR A POCHI GIORNI DI DISTANZA DALLA LORO ESIBIZIONE. CHE NE PENSI DI QUESTE INIZIATIVE? È QUALCOSA CHE PRENDERESTI IN CONSIDERAZIONE PER GLI OPETH, SE CI FOSSERO LE GIUSTE CONDIZIONI?
– In realtà ci è stato chiesto di registrare un altro live album anche prima di questo, tuttavia non abbiamo accettato perché non volevamo farlo troppo di frequente. Avremmo rischiato di presentare nuovamente le stesse canzoni, quindi abbiamo preferito far passare un po’ di tempo, in modo da poter variare il più possibile la scaletta. Certo, canzoni come “Demon Of The Fall” o “Deliverance” non mancheranno, ma l’idea era quella. Tornando alla tua domanda, mi rendo conto di come possa essere di grande interesse per un fan poter avere una copia dello show a cui ha assistito, per serbarne il ricordo, è una grande idea, la rispetto. Tuttavia, non penso che potremmo fare qualcosa del genere con gli Opeth, mi sembra più probabile che si continui con delle pubblicazioni live di questo genere, in cui mettiamo il massimo del nostro impegno, lavorando molto sul mixaggio e sull’editing della parte video.
ANCHE QUESTA VOLTA L’ARTWORK DELL’ALBUM È UN TRIBUTO AI DEEP PURPLE, NELLO SPECIFICO AL LORO STORICO ALBUM “IN ROCK”.
– Sì, è un’idea divertente secondo me. Come dicevi è un’immagine che richiama il Monte Rushmore con i volti dei membri dei Deep Purple della copertina di “In Rock”. È un modo per dare continuità con il nostro precedente live album, “In Live Concert At The Royal Albert Hall”: in quel caso ci eravamo collegati al famoso concerto fatto dai Deep Purple con la Royal Philharmonic Orchestra. Se apri la custodia del nostro live, troverai una foto in cui siamo seduti nella esatta posizione in cui si trovavano i Deep Purple nella copertina del loro disco. In un primo momento non ci avevo fatto nemmeno caso al fatto che questa nuova copertina fosse nuovamente connessa con i Deep Purple, ma mi sembra una cosa divertente. E poi si adatta perfettamente all’atmosfera di queste gigantesche formazioni rocciose che si trovano appunto al Red Rocks.
COME CAMBIA IL TUO APPROCCIO ALL’ESIBIZIONE QUANDO SAI CHE VERRÀ REGISTRATO UN ALBUM DAL VIVO PROPRIO IN QUELL’OCCASIONE? TI SENTI SOTTO PRESSIONE?
– È una cosa che vivi più a livello inconscio, durante la giornata. Ti senti un po’ più nervoso, speri che tutto vada bene, che non ci siano problemi tecnici o che nessuno faccia un errore particolarmente evidente e inaspettato. Personalmente ricordo che prima di questo show ho pensato, o meglio, ce lo siamo proprio detti in quel momento quando d’abitudine ci stringiamo le mani subito prima di salire sul palco: “Facciamo come se fosse un normale show, saliamo e facciamo quello che sappiamo fare”. Ecco, entrare il più possibile in questo stato d’animo funziona. Inoltre, c’è stato un elemento in più da considerare: quando abbiamo fatto le prove, durante il giorno, faceva molto caldo, ma la sera del concerto, quando siamo saliti sul palco, c’erano sette gradi, faceva molto freddo! Quando ce ne siamo resi conto, sul palco, ci siamo detti “oh no….” e in più, dopo poche canzoni, c’è stata praticamente una tempesta, quando vedrai il DVD te ne accorgerai, si vede il vento che soffia con forza. Di fatto è stato proprio difficoltoso portare a termine il concerto e riuscire a suonare come si deve. Onestamente quando abbiamo finito e siamo scesi dal palco, il primo pensiero è stato che tutto fosse andato storto e che il risultato finale sarebbe stato una merda. In realtà, per fortuna, quando abbiamo visto il prodotto finito, siamo rimasti sorpresi, perché è venuto molto meglio di quanto ci saremmo aspettati.
LE CONDIZIONI ATMOSFERICHE HANNO INFLUITO IN QUALCHE MODO SULLA RESA DEL SUONO? È STATO PIÙ DIFFICILE IN QUESTO SENSO?
– Da quel punto di vista non più di tanto. I microfoni sono molto vicini agli amplificatori e alla batteria, quindi le condizioni climatiche non hanno interferito, anzi, in un certo senso hanno aggiunto un’atmosfera particolare. L’unica interferenza è stata con i microfoni ambientali, ma nulla di grave.
ALL’USCITA DI “SORCERESS” ABBIAMO AVUTO IL PIACERE DI INTERVISTARE MIKAEL ÅKERFELDT E IN QUELL’OCCASIONE CI HA DETTO UNA COSA CHE CI HA STUPITO. IN POCHE PAROLE, HA DETTO CHE PER LUI SUONARE I PEZZI PIU’ VECCHI DELLA BAND, COME AD ESEMPIO “DEMON OF THE FALL” È PIACEVOLE SOLO PER LA REAZIONE DEL PUBBLICO. COME MUSICISTA, INVECE, LA TROVA ORMAI ABBASTANZA NOIOSA. A QUESTO PUNTO VOGLIAMO ANCHE IL TUO PARERE.
– Hai citato un brano come “Demon Of The Fall”, però, vedi, per me è diverso: sono nella band da dodici anni, mentre Mikael l’ha fondata. Lui quindi suona “Demon Of The Fall” da molto più tempo, forse è per quello (ride, ndR). Personalmente non è un brano che mi annoia, anzi, è uno di quelli che dal vivo funzionano meglio. Mi piace l’equilibrio tra materiale vecchio e materiale nuovo, dà allo spettacolo il giusto dinamismo e non rinuncerei né all’uno né all’altro. Mi piace il materiale più datato: per alcune date abbiamo inserito brani dei primi due album ed è stimolante suonarli, perché sono molto diversi, molte sezioni differenti, tanti riff…
PERCEPISCI, INVECE, UNA REAZIONE DIFFERENTE NEL PUBBLICO QUANDO SUONATE IL NUOVO MATERIALE?
– Credo che la cosa si sia un po’ normalizzata ora che abbiamo già pubblicato tre album in uno stile molto diverso dal passato. Quello che ho notato è stato un miglioramento da questo punto di vista. Ad esempio, durante il tour di “Sorceress” le reazioni sono state positive, forse anche grazie al fatto che avevamo reso disponibili in anteprima diversi brani su YouTube, cosa che ha permesso al pubblico di arrivare al nostro show già con una certa familiarità rispetto al nuovo materiale. Mi sembra che sia stato accolto bene, quantomeno non ho visto nessuno sbadigliare durante i pezzi nuovi (ride, ndR). Ovviamente c’è sempre una fetta del pubblico più old school che si gode soprattutto il vecchio materiale. Si tratta di energie diverse e proprio questa mescolanza è ciò che rende il nostro show interessante.
ADESSO CHE È PASSATO UN PO’ DI TEMPO DALLA SUA PUBBLICAZIONE, CHE BILANCIO PUOI FARE DI UN ALBUM COME “SORCERESS”? NE SEI COMPLETAMENTE SODDISFATTO?
– Diciamo che puoi sempre ragionare sui dettagli: è difficile essere sempre soddisfatti al cento per cento quando si registra un album, almeno per me è così. Per esempio, se ascolti questo live DVD, troverai tre pezzi tratti da “Sorceress” e personalmente sono convinto che il sound di queste versioni sia migliore di quello degli originali in studio, il che è positivo, è proprio quello che uno dovrebbe aspettarsi quando sceglie di acquistare un album dal vivo: delle versioni migliori e più potenti. Il sound è più crudo, leggermente più pesante: d’altra parte sono un chitarrista, mi piacciono le chitarre al massimo volume (ridacchia, ndR)! Inoltre, c’è da considerare che al momento della registrazione del DVD avevamo suonato questi brani dal vivo già molte volte, e anche questo è un vantaggio. Per questo motivo, ragionando per il nuovo album, abbiamo deciso di passare molto più tempo in sala prove, lavorando maggiormente come una band. Non dovrei parlarne, ancora, ma è quello che stiamo facendo.
UNO DEGLI ASPETTI PIU’ INTERESSANTI DURANTE L’ASCOLTO DI UN ALBUM DAL VIVO, È VEDERE COME SONO STATI ADATTATI GLI ARRANGIAMENTI. NEL VOSTRO CASO, COME VI COMPORTATE PER TRADURRE CANZONI REALIZZATE IN STUDIO CON PIÙ STRUMENTI E MOLTE TRACCE, IN QUALCOSA CHE SI ADATTI AD ESSERE RIPROPOSTA DA SOLI CINQUE MUSICISTI?
– Bella domanda: devi per forza fare delle modifiche sugli arrangiamenti, soprattutto sulle parti di chitarra che sono spesso quelle con il maggior numero di sovraincisioni. Ad esempio, c’è un passaggio di “Sorceress” in cui Mikael suona una linea melodica con la chitarra, tipo e-bow; nella versione dal vivo, però, avevamo bisogno che ci fossero le chitarre più heavy in quel passaggio, quindi questa melodia è stata riarrangiata con le tastiere, con un suono più vicino a quello di un sintetizzatore. Si tratta quindi di piccole modifiche o accorgimenti, però non utilizziamo parti pre-registrate, non suoniamo su una traccia click, non mi piace questa merda. Mi rendo conto che per alcune band sia una scelta necessaria, soprattutto per le parti di tastiera, perché magari non hanno un tastierista per suonare dal vivo, ma noi evitiamo di farlo. Se c’è quindi una sezione che contiene troppi strumenti, cerchiamo di modificarla e riarrangiarla in modo che funzioni ugualmente, cercando il giusto compromesso.
OVVIAMENTE NON POSSIAMO FARE A MENO DI CHIEDERTI QUALCHE ANTICIPAZIONE SUL PROSSIMO ALBUM. SAPPIAMO CHE SIETE GIA’ A BUON PUNTO NELLA SCRITTURA DEI NUOVI PEZZI. PUOI RIVELARCI QUALCOSA?
– No, non posso dirti ancora niente, è troppo presto! Ci siamo confrontati e abbiamo deciso di non rivelare niente fino a quando non sarà il momento giusto. Quello che posso dirti è che siamo supereccitati all’idea di entrare in studio a mettere a punto questo materiale. Sarà molto stimolante. Mi spiace di non poterti dire di più, vorrei, ma sai com’è…
MA DOBBIAMO ASPETTARCI DELLE ATMOSFERE SIMILI A QUELLE DEGLI ULTIMI TRE ALBUM?
– No, non saranno esattamente le stesse atmosfere, sarà… no, dai, mi sgrideranno se mi lascio sfuggire troppo (ride, ndR)!
VA BENE, ALLORA CAMBIAMO ARGOMENTO! IL PROSSIMO ANNO SARA’ IL VENTENNALE DELLA PUBBLICAZIONE DI “STILL LIFE”. AVETE IN PROGRAMMA QUALCHE CELEBRAZIONE PARTICOLARE?
– Non ci abbiamo ancora pensato, in realtà. Al momento siamo concentrati sulla promozione del nuovo live album, non abbiamo ancora pianificato niente. Credo che si inizierà a parlare di un tour più avanti, però potrebbe anche succedere. L’abbiamo già fatto in qualche occasione in passato: abbiamo suonato per intero “Ghost Reveries”, in altre occasioni tutto “Blackwater Park”. È una buona idea e sicuramente sarebbe divertente, ma non ci sono piani in questo senso per ora.
CI SONO DELLE NOVITÀ SUL FRONTE DELL’ATTIVITÀ LIVE? SUPPORTERETE “GARDEN OF THE TITANS” CON UN TOUR?
– Non faremo un tour per promuovere il nuovo live album, tuttavia abbiamo qualche data in programma per il prossimo anno, nei festival, ad esempio suoneremo all’Inferno Festival e a Wacken. Inizieremo a parlare di un tour solo con la pubblicazione del nuovo album. Credo che sarà uno spettacolo completamente diverso, varieremo molto le canzoni in scaletta rispetto al tour di “Sorceress”. Ovviamente ci saranno dei punti in comune, come ad esempio “Deliverance”, che rappresenta una maniera perfetta per chiudere lo show. È chiaro che è ancora troppo presto per ragionare su una possibile scaletta, ma in generale cerchiamo di mescolare le carte in tavola. Ormai diventa sempre più difficile gestire la scelta delle canzoni, un po’ per la loro durata elevata e un po’ perché il prossimo sarà il nostro tredicesimo album: in generale cerchiamo di suonare un pezzo da ogni album, ma dobbiamo ovviamente dare un po’ più di spazio al disco più recente. Vedremo cosa succederà, dovremo sicuramente sederci e spendere un po’ di tempo per trovare la scaletta più adatta per il prossimo tour.
DA SPETTATORE, QUAL È LA BAND CHE TI HA COLPITO DI PIU’ DAL VIVO?
– Uh, bella domanda… (ci pensa qualche secondo, ndR). Sabato scorso, ad esempio, sono andato a vedere i Saxon e sono stati fantastici. Però, vediamo, se devo dirti una band che proprio mi ha fatto andare fuori di testa, probabilmente ti direi i Rush. Oppure tra le cose più recenti, gli Alice In Chains, ma ti potrei citare tante altre band. Se dovessi scegliere qualche altro concerto di quando ero un ragazzino, ti direi il tour di “Turbo” dei Judas Priest, oppure quello di “Somewhere In Time” degli Iron Maiden. Ero così giovane e vedere concerti come questi era qualcosa di mozzafiato.
TI RICORDI INVECE IL PRIMO CONCERTO DELLA TUA VITA?
– Certo, avevo dodici anni e andai a vedere i Kiss. Era uno dei primi tour in cui si esibivano senza il trucco. E subito dopo gli AC/DC.
UN BEL MODO PER INIZIARE, DIREI! GRAZIE, FREDRIK, PRIMA DI SALUTARTI SOLO UN’ULTIMA CURIOSITÀ: DURANTE L’ESECUZIONE DI “DEMON OF THE FALL” LA CHITARRA DI MIKAEL HA AVUTO UN PROBLEMA TECNICO. PERSONALMENTE HO APPREZZATO LA SCELTA DI NON EDITARE QUESTO PASSAGGIO, PERCHE’ DÀ AUTENTICITÀ AL TUTTO. COSA È SUCCESSO?
– Ah, sì, ti spiego: le chitarre che usiamo durante gli show hanno due canali, uno che riproduce il suono della chitarra acustica e l’altro per la normale chitarra elettrica. C’è stato un problema tecnico, non so da cosa sia dipeso, forse da un cavo. Fatto sta che la chitarra di Mikael non si sentiva. La cosa strana è che nel DVD precedente, io avevo avuto lo stesso problema: dovevo suonare un passaggio arpeggiato in “Lotus Eater” e la mia chitarra si è ammutolita esattamente come successo a quella di Mikael. Succede! Come ti dicevo non usiamo campionature, quello che senti è ciò che suoniamo, quindi può capitare che qualcosa non vada per il verso giusto e mi fa piacere che tu abbia apprezzato la genuinità di quel passaggio.