ORPHANED LAND – Messaggeri Di Pace

Pubblicato il 31/01/2010 da

Orphaned Land, ebbene sì, ancora loro! Dopo tanto fermento promozionale, ripetute anticipazioni, preview di vario genere, il track-by-track appositamente dedicato e la puntuale recensione pubblicata dieci giorni fa, ecco arrivare dulcis in fundo l’immancabile intervista, condotta telefonicamente prima di Natale con il vocalist e portavoce della band, Kobi Farhi. “The Never Ending Way Of ORwarriOR” è nei negozi da circa una settimana: non crediamo occorra introdurlo ulteriormente, speriamo solo che le parole di Kobi vi convincano del tutto a farlo vostro! Qui di seguito il resoconto della chiacchierata…


CIAO KOBI, E’ DAVVERO UN PIACERE POTER PARLARE CON TE. TU NON TI RICORDERAI, MA CINQUE ANNI FA, IN OCCASIONE DELL’USCITA DI “MABOOL”, L’INTERVISTA IN PROGRAMMA FINI’ CON UN NULLA DI FATTO… COME STA ANDANDO LA GIORNATA PROMOZIONALE?

“Ciao a tutti! In effetti non mi ricordo quell’episodio, ma a quanto pare ti devo delle scuse anche se tardive… Oggi procede tutto bene, sono qui negli uffici tedeschi della Century Media e mi tocca parlare tutto il pomeriggio della stessa cosa, ma questo è il mio lavoro e va benissimo così. Ho un’enorme passione, quindi questi piccoli sforzi si sopportano con facilità”.

BENE, DUNQUE INIZIAMO L’INTERVISTA CON UN BREVE RIASSUNTO DEGLI ANNI CHE VI HANNO PORTATO DA “MABOOL” ALLA NUOVA OPERA… LA VOSTRA POPOLARITA’ E’ CRESCIUTA MOLTISSIMO, VERO?
“In effetti sì, ‘Mabool’ è stato un vero trampolino di lancio, davvero un grande album! Abbiamo avuto modo di partecipare a diversi festival (ricordiamo l’Evolution Festival 2005 a Toscolano, ndR), fare tantissimi concerti e suonare addirittura in 25 paesi diversi. L’uscita di un lavoro valido quale ‘Mabool’ ci ha aperto svariate porte ed il nome degli Orphaned Land è stato un po’ sulla bocca di tutti prima o poi. E quindi sì, la nostra popolarità è nettamente aumentata, soprattutto in Europa dove magari ci conoscevano ancora in pochi”.

PRIMA DI DISCUTERE ARGOMENTI UN PO’ PIU’ SERI, PUOI DIRMI LA TUA IMPRESSIONE SULL’EVOLUZIONE STILISTICA DELLA BAND? IL NUOVO LAVORO MI PARE NON DISSIMILE DA “MABOOL”, MA ALLO STESSO TEMPO PARE PIU’ COMPLESSO, MATURO E PROFONDO…
“Be’, ‘The Never Ending Way Of ORwarriOR’ è sicuramente un album molto ambizioso, probabilmente il più ambizioso che abbiamo mai composto. E’ anche parecchio lungo ma, nonostante ciò, ti posso assicurare che è stato scritto in modo totalmente lucido, senza mai perdere di vista la cognizione delle cose e il nostro scopo finale, ovvero quello di creare ciò che noi reputiamo un capolavoro, il nostro capolavoro! Anche in termini di suoni utilizzati e di produzione, tutto ci suona perfetto, molto organico e strutturato, con quel tocco di orchestrale che cercavamo da tempo; diciamo che è un disco più progressivo e più complesso, secondo noi migliore di ‘Mabool’, pure sotto l’aspetto lirico. Chiaro che non bastano due-tre ascolti per capire ed apprezzare ‘TNEWOO’ appieno: si deve magari provare ad ascoltarlo con attenzione e calma, avendo sottomano i testi, per entrare in toto nel concept lirico-musicale. Ci piace pensare che sia giunto il momento per il middle-eastern metal di prendere il sopravvento!”.

MA COME E’ NATO “THE NEVER ENDING WAY OF ORWARRIOR”? QUANTO TEMPO AVETE IMPIEGATO A COMPLETARLO? E COME LAVORATE PER DARE VITA OGNI VOLTA A DEI DISCONI?
“Dunque, non avendo mai smesso di comporre e continuando a sviluppare le idee man mano, il tempo di realizzazione si aggira intorno ai cinque anni, durante i quali le ore trascorse in studio di registrazione sono state quasi 600! Come avrai sentito, l’album è ricco di strumenti tipici e percussioni, cori stratificati, parti orchestrali affidate all’Orchestra di Nazareth…e quindi il tempo è quello che ci è voluto, anche perché a noi piace fare le cose in modo certosino e perfezionista. Mi chiedi come componiamo? Ebbene, gli Orphaned Land praticamente non hanno mai scritto una canzone vera e propria, non pensano alla composizione di un album come ad un insieme di brani, bensì impostano il lavoro da fare su coordinate molto progressive: la prima cosa a cui pensiamo è una storia da musicare, un concept; quando abbiamo la storia pronta, più o meno nei dettagli, ogni membro inizia a buttar giù riff su riff con chitarre sia acustiche che elettriche; poi ci troviamo tutti assieme e cominciamo ad abbinare le parti composte ai vari capitoli della storia, a seconda del loro feeling e della loro natura; tutto si va così a delineare come in un enorme puzzle, in cui pian piano si incastra ogni nota. Mi rendo conto che è un metodo piuttosto atipico, ma per noi è organizzato, funzionale e anche divertente”.

MI TOCCA CHIEDERTI COME E’ ENTRATO IN TUTTO CIO’ STEVEN WILSON DEI PORCUPINE TREE, DIVENUTO FAMOSO ANCHE IN CAMPO METAL DAL GIORNO IN CUI E’ DIVENUTO AMICO DI MIKAEL AKERFELDT DEGLI OPETH… COME L’AVETE CONTATTATO?
“In realtà io conosco Steven da un po’ di tempo: nel 2002 lavoravo in una agenzia di distribuzione in Israele, agenzia che riuscì a portare i Porcupine Tree a suonare dalle nostre parti; una sera di quelle date la band venne a cena con noi dell’agenzia, così approfittai ovviamente per passare a Wilson una demo degli Orphaned Land. Restammo in contatto piuttosto regolarmente e quando uscì ‘Mabool’ gli feci avere una copia: il disco gli piacque veramente tanto ed in poche parole divenne nostro fan! Nel 2006, poi, i Porcupine tornarono in Israele e di nuovo mi trovai a cena con Steven, e in quell’occasione gli chiesi se voleva provare a cimentarsi sul nostro nuovo materiale e partecipare al disco. E così accettò con entusiasmo, anche perché lui ci ha sempre visti un po’ come gli Opeth del Medio Oriente; o meglio, lui dice che se gli Opeth fossero israeliani suonerebbero come noi (ride, ndR)! Siamo davvero orgogliosi di averlo avuto come tastierista session su ‘The Never Ending…’, ha composto delle ottime parti e arrangiamenti sopraffini. Per non parlare poi del mixing…”.

VENIAMO UN ATTIMO AL SOFISTICATO CONCEPT LIRICO CHE AVETE PREPARATO QUESTA VOLTA: TI VA DI RIASSUMERNE I FATTI BREVEMENTE? SO CHE E’ DIVISO IN TRE PARTI…
“Esatto, è composto di tre parti: nella prima vediamo il nostro eroe, il Guerriero di Luce, nascere e rendersi conto in breve tempo di come sia terribile e decaduto il mondo in cui vive…ne è talmente deluso che compie la scelta di partire per un viaggio di comprensione e chiarimento; nella seconda parte, giunto nella Città Sacra, il protagonista diventa realmente un Guerriero di Luce e realizza qual è il suo scopo di vita; infine, nell’ultima parte, lo troviamo assieme agli altri Guerrieri di Luce impegnato nella grande guerra contro l’Oscurità. Abbiamo deciso per una storia di tale portata in quanto proveniamo da una fra le regioni più tragiche e tormentate della Terra, e ci siamo accorti che con la nostra musica riusciamo davvero a smuovere qualcosa. Tra i nostri fan, infatti, ci sono sia tantissimi Ebrei sia tantissimi Arabi, popoli e persone che in teoria dovrebbero incitarsi alla reciproca umiliazione ed eliminazione; così non è, invece, non fra i nostri fedelissimi almeno, che si trovano a discutere semplicemente della musica che suoniamo in una comunione d’intenti altrimenti irrealizzabile. Per questo crediamo che sia nostro fermo compito portare avanti questa sorta di missione, questo sentiero di pace che stiamo lentamente creando con la nostra musica”.

ECCO, APPUNTO…STAVO PER CHIEDERTI PROPRIO QUESTO: QUANTO E’ DIFFICILE QUESTA MISSIONE CHE VI SIETE POSTI? AVETE MAI RICEVUTO MINACCE DI QUALCHE TIPO DA QUALCUNO?
“Sì, guarda, purtroppo abbiamo ricevuto spesso minacce, avvertimenti o semplici ‘consigli di comportamento’: c’è stata gente che ci ha detto di non mischiare i linguaggi, le influenze, i canti tradizionali, gli strumenti tipici e così via, ma per quanto ci riguarda noi continuiamo a fare quello che vogliamo, senza avere mai un atteggiamento aggressivo ma anche senza mostrare incertezze o paure. Si tratta semplicemente di essere consapevoli di poter dare un contributo positivo alla situazione difficile che il Medio Oriente si trascina da secoli. Come ti dicevo prima, i nostri fan ebrei e arabi si scambiano opinioni e chiacchierano amabilmente sui forum a noi dedicati, anche sul nostro Facebook, posponendo la loro fede all’importanza del riunirsi attorno a della musica. E speriamo funzioni sempre così, perché siamo convinti sia la strada da percorrere”.

ECCO KOBI, CREDO CHE PER UN METALFAN EUROPEO SIA PARECCHIO DIFFICILE IMMAGINARSI COME METALLARI EBREI E ARABI POSSANO VIVERE LA LORO PASSIONE PER LA MUSICA. RIESCI A DESCRIVERCI UN PO’ LA NATURA, LA MENTALITA’ E LA DIVERSITA’ DEL MOVIMENTO METAL MEDIO-ORIENTALE?
“Be’, innanzitutto 18 anni fa, quando l’avventura degli Orphaned Land ebbe inizio, tutto era molto diverso, decisamente più underground. I metallari erano davvero pochi e soprattutto nei Paesi di cultura araba l’heavy metal era praticamente inesistente, se non ravvivarsi nei reconditi più sotterranei della passione musicale, attraverso il tape-trading illegale e pericolosissimo di pochi e coraggiosi invasati. Il grosso cambiamento, come facile pensare, ci fu qualche anno fa, con l’avvento globale di Internet: Israele sotto questo punto di vista è stato sempre un paese libero, dove la musica metal è più o meno sempre arrivata, senza limitazioni ideologiche o religiose, ma al massimo bloccata da difficoltà logistiche e di strutture; ciò che davvero ha sconvolto il Medio Oriente metallico è stato l’ingresso della Rete nei Paesi arabi: c’è stato l’incredibile aumento del numero di persone che possono ascoltare heavy metal, scambiare musica ed opinioni su di essa. Ovviamente la situazione non è rosea come in Europa o nel cosiddetto Occidente, ma noi speriamo vivamente che il futuro possa riservare grandi soddisfazioni alle tante formazioni che stanno fiorendo dalle nostre parti, in quanto la scena è attiva e piuttosto florida”.

TI FACCIO UNA DOMANDA CURIOSA: COSA PENSI DEL BLACK METAL NORVEGESE, SPESSO (QUASI SEMPRE) ACCOSTATO AL SATANISMO? IN FONDO VOI TRATTATE GLI STESSI TEMI, SEBBENE CON UN APPROCCIO COMPLETAMENTE DIVERSO…
“Devo dirti che apprezzo tantissimo tutta la scena estrema scandinava, compreso quindi il black metal norvegese. Non seguo molto l’attualità, però sono tuttora legato a gruppi quali Arcturus, Satyricon e Ulver che, sebbene ora facciano musica diversa, sono emersi da quel calderone di sonorità. Se quello che mi chiedi è se ho pareri negativi su quella scena per via delle tematiche trattate, la mia risposta è no. Stiamo parlando di musica e di metal, in fondo, quindi nonostante ciò che è successo in passato dalle loro parti, sono convinto che anche loro dedichino la vita alla loro principale passione”.

QUANDO INIZIASTE IL VOSTRO CAMMINO, NEI PRIMI ANNI NOVANTA, TI SARESTI MAI IMMAGINATO DI POTER RAGGIUNGERE IL PUNTO DOVE SIETE ORA? COSA VEDI QUANDO RIPENSI AL PASSATO?
“Più che vedere qualcosa, mi viene in mente un solo concetto: quello del sogno. E’ stato tutto un susseguirsi di sogni finora realizzati: quando fondammo gli Orphaned Land già realizzammo il sogno di suonare in una band; poi ci fu il primo concerto, acquistare una certa notorietà, suonare con diversi gruppi, fra cui alcuni sono i tuoi più grandi idoli (per me questo discorso vale con i Paradise Lost)…e poi suonare all’estero, fare la musica che più ti piace e altro ancora! Insomma, abbiamo davvero raggiunto tanti obiettivi, ma il bello è che tutto ciò in realtà non importa, perché ne abbiamo tanti altri da inseguire. Ed il sogno attuale è vedere il nostro middle-eastern metal divenire famoso e trascinare altre band mediorientali come noi allo scoperto!”.

NON POSSO ESIMERMI DAL CHIEDERTI QUALCHE INFORMAZIONE SULLA BELLISSIMA COVER DI “NEL BLU DIPINTO DI BLU” DI DOMENICO MODUGNO CHE PROPONESTE NELLE VOSTRE DUE ULTIME DATE QUI IN ITALIA, ALL’EVOLUTION 2005 E A MILANO POCHI MESI DOPO… L’AVETE PREPARATA SOLO PER IL PUBBLICO ITALIANO? E DA DOVE DERIVA QUESTA PASSIONE PER IL PEZZO IN QUESTIONE?
“(ride, ndR) Immaginavo mi avresti chiesto qualcosa in merito! In effetti l’abbiamo composta solo per voi, per omaggiare l’Italia ed il pubblico italiano! Devi sapere che qui in Israele la Rai si vede molto bene e il mio povero nonno è sempre stato un super-appassionato del Festival di Sanremo: io da piccolo sono stato parecchio a casa sua e assieme a lui seguivo tutti gli anni il Festival; e quindi adoro tuttora alcuni artisti del cantautorato italiano degli anni passati. Sapevo a memoria parecchie canzoni, ad esempio hai presente ‘Come Prima’ (e qui, dopo un attimo di smarrimento del sottoscritto, Kobi improvvisa un ‘come prima, più di prima t’amerò’ che non può che farmi rinsavire e ricordare la famosissima canzone portata al successo da Tony Dallara, ndR)? Ma dimmi, lo fanno ancora il Festival di Sanremo?”.

EH KOBI…PURTROPPO LO FANNO ANCORA… MA ORMAI E’ IN FASE DI PUTREFAZIONE. A PROPOSITO DI FESTIVAL, QUEST’ANNO AVREMO LA POSSIBILITA’ DI VEDERVI IN EUROPA, NON E’ COSI’?
“Assolutamente sì! Siamo stati confermati per il Summer Breeze e per il glorioso Wacken, entrambi in Germania, e poi per un altro festival in Belgio. E poi dovremmo partire per un tour nel prossimo autunno/inverno”.

BE’, ALLORA NON RESTA DA SPERARE IN UN PASSAGGIO DEL VOSTRO TOUR PER L’ITALIA OPPURE QUALCHE SORPRESA INASPETTATA PRIMA… TI RINGRAZIO MOLTO PER LA DISPONIBILITA’, KOBI, E TI INVITO A CHIUDERE L’INTERVISTA COME VUOI.
“Io ringrazio te e il tuo portale per lo spazio concessoci. Saluto tutti i fan italiani, che so essere molti, e dico arrivederci a tutti. Ciao!”.

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