I romani Otus sono una delle realtà più interessanti del panorama italiano: la loro miscela di doom sabbathiano, post metal e psichedelia è sicuramente qualcosa di originale e viene accompagnata da testi che si muovono tra occulto e filosofia, oltre che da una ricerca accurata dell’aspetto visivo. Dopo l’ottimo esordio “7,83Hz” del 2017, la band ha fatto perdere le proprie tracce, ma l’inaspettato ritorno non ha deluso le attese: con “Torch”, ancora una volta, ci troviamo di fronte ad un album avvincente, magari non esattamente immediato ma comunque dinamico e, soprattutto, ricco di dettagli, sia nel concept sia nella musica. In occasione della sua uscita ne abbiamo parlato con il gruppo capitolino.
CIAO, COMPLIMENTI PER IL NUOVO ALBUM E BENVENUTI SU METALITALIA.COM! INNANZITUTTO, DA “7.83Hz” SONO PASSATI BEN SEI ANNI. COME MAI AVETE ATTESO COSI’ A LUNGO PRIMA DI PUBBLICARE UN NUOVO ALBUM? COS’E’ SUCCESSO NEL FRATTEMPO?
– Grazie del benvenuto e dei complimenti, è sempre un piacere essere sulla vostra pagina in un modo o nell’altro. E’ passato parecchio tempo, purtroppo, per una serie infinita di motivi, fra cui un cambio di formazione (abbiamo un nuovo batterista) che ci ha costretti a riregistrare per intero le parti di batteria e rimettere le mani sul mix. Poi un conseguente cambio di sala/box prove, il lockdown che ci ha rallentato proprio nel momento più importante ed infine il cambio di etichetta discografica, con conseguente dilatazione ulteriore dei tempi. Con il prossimo album, incrociando le dita, andremo molto più veloci, avendo già del materiale pronto.
A LIVELLO TEMATICO, “TORCH” E’ UN CONCEPT MOLTO COMPLESSO CHE PRENDE ANCHE SPUNTO DA OPERE LETTERARIE. CE NE POTETE PARLARE? POSSIAMO DEFINIRLO COME UNA SORTA DI VIAGGIO DALLE TENEBRE ALLA LUCE?
– L’idea è proprio quella di un viaggio allegorico, in cui le vie per arrivare a destinazione-illuminazione possono essere molteplici, anche musicalmente parlando. Nessuna più giusta o sbagliata ma semplicemente quelle o quella che troviamo più conformi alla nostra attitudine. Per “Torch” siamo partiti dal pensiero di Gurdjieff sulla Quarta Via, per poi avvicinarlo a concetti esoterici più di stampo occidentale. La stessa torcia è un simbolo di illuminazione ad ampio spettro; la possiamo trovare sulla carta del Diavolo nei tarocchi cosi come nelle mani di Prometeo dopo aver rubato il fuoco a Zeus.
SOTTO IL PROFILO STRETTAMENTE MUSICALE, I VOSTRI PEZZI RISULTANO PARECCHIO INTRICATI MA RIUSCITE SEMPRE A MANTENERE UNA CERTA DINAMICITA’ CHE RENDE L’ASCOLTO PIU’ SEMPLICE. SIETE D’ACCORDO?
– Più che essere d’accordo, è proprio quello che faticosamente cerchiamo di ottenere nelle nostre composizioni, quindi se anche dall’esterno arriva questa impressione non possiamo che esserne felici! Anche la scelta di non avere un’accordatura eccessivamente ribassata, così come la scelta di utilizzare sulle chitarre un particolare fuzz artigianale non troppo ‘pastoso’ e spinto, è stata valutata proprio per non uccidere completamente la dinamica nei pezzi.
IL VOSTRO SOUND E’ POLIEDRICO E MOLTO SFACCETTATO E, NON A CASO, MOLTE ETICHETTE SONO STATE UTILIZZATE PER DESCRIVERLO. VOI COME LO DEFINIRESTE?
– Senza ombra di dubbio possiamo essere accostati al filone sludge e a quella ambigua etichetta di ‘post’ metal.
CONSIDERANDO CHE PER VOI L’ASPETTO LIRICO E QUELLO MUSICALE SEMBRANO ESSERE PARIMENTI IMPORTANTI, COSA NASCE PRIMA? LE NOTE O LE PAROLE?
– Per ora il nostro modus operandi è stato quello di definire un concept in partenza che ci divertiva e stimolava, collegato a una serie di letture e autori. Stabilito questo, iniziamo a scrivere la musica, poi a capire come incastrare al meglio le voci e infine arrivano i testi.
“THE VESSEL” E’ IL PEZZO PIU’ LUNGO DELL’ALBUM ED ANCHE QUELLO CON UN SOUND PIU’ ARTICOLATO, CHE COMBINA LO SLUDGE CON SUGGESTIONI PSICHEDELICHE. COME E’ NATO E DI COSA PARLA?
– Il pezzo “The Vessel” fa riferimento alla via del Monaco, la cui caratteristica è la componente emozionale che trascende dalla fede e può sfociare nella beatitudine e nell’estasi mistica. Il titolo fa riferimento alla coppa o vaso (‘vessel‘ in inglese) che viene in molte tradizioni associato appunto all’elemento dell’acqua e quindi alle emozioni, ai ricordi, alla memoria ecc.
In questo caso abbiamo voluto associare a posteriori proprio il testo relativo alla componente emotiva, in quanto è la canzone che è nata e si è sviluppata maggiormente in composizione corale durante le prove. A costo di risultare stucchevoli, potremmo dire che si è autonomamente evoluta proprio sul filo delle emozioni che ci suscitava suonandola.
“EX TENEBRIS”, IL PEZZO CONCLUSIVO SUDDIVISO IN DUE PARTI, SUONA COME UNA SORTA DI LIBERAZIONE O CATARSI. E’ QUESTO IL SUO SIGNIFICATO?
– Il significato è proprio quello e voleva chiudere il trittico annunciato dalla prima traccia/intro intitolata “In Tenebris”, con la quale volevamo suggerire quella discesa verso il buio, nel quale trovare la scintilla che accenderà la torcia.
OTUS E’ IL NOME DEL GUFO IN AMBITO SCIENTIFICO. COME MAI AVETE SCELTO QUESTO MONIKER?
– Anche in questo caso ci piaceva l’idea di avere associato al gruppo un simbolo o totem dalle molteplici sfaccettature in collegamento proprio ai nostri concept. Il gufo infatti è un animale a cui vengono attribuiti concetti anche opposti a seconda del paese e del folclore di riferimento. Viene visto come animale saggio, mistico, in grado di portare all’illuminazione in alcune tradizioni, così come presagio di sventura in altre.
D’altra parte, come diceva David Lynch su Twin Peaks: “The owls are not what they seem” (“I gufi non sono quello che sembrano”, ndr).
LE VOSTRE INFLUENZE SEMBRANO SPAZIARE TRA DIVERSI GENERI, ANCHE SE ALCUNI RIFF SONO CHIARAMENTE DI STAMPO BLACK SABBATH. CI SONO ALTRE BAND CHE VI HANNO ISPIRATO? ASCOLTATE ANCHE MUSICA AL DI FUORI DEL METAL? C’E’ UN SINGOLO DISCO CHE, IN MODO PARTICOLARE, VI HA INDOTTO A FARE MUSICA?
– Siamo un gruppo composto da cinque persone molto diverse fra loro, quindi trovare un singolo disco sarebbe impossibile ma, al contrario, potremmo stilare una lista infinita. Ascoltiamo musica anche molto distante dal metal, come colonne sonore o musica etnica, e probabilmente è per questo che suoniamo forse l’unico genere in cui si riesce in maniera, speriamo omogenea, a far convergere più di un’influenza.
USATE SPESSO STRUMENTI NON CONVENZIONALI E ALCUNI SONO COSTRUITI DA VOI. CE NE PARLATE? DA DOVE PROVENGONO INVECE I MANTRA CHE INSERITE NEI PEZZI?
– L’idea di utilizzare dei synth costruiti da noi è nata inizialmente come sfida e divertimento, poi ci siamo resi conto che ci consentiva di avere dei suoni originali ed esclusivi, così abbiamo deciso di integrarli nei pezzi, avendo spazio soprattutto nella parti più dilatate e ambient.
Se tutto andrà secondo i piani costruiremo per il prossimo album uno strumento che fungerà proprio da fulcro dell’intero disco, ma evitiamo di anticipare qualsiasi cosa (portasse effettivamente sfiga questo gufo…). Tutti i mantra sono scritti da noi o presi con cognizione di causa, a seconda della canzone, dalle tradizioni orientali e sono recitati dal nostro cantante Fabrizio!
E’ NOTO CHE PER VOI ANCHE L’ASPETTO VISIVO RIVESTE UNA CERTA IMPORTANZA. A CHI VI SIETE AFFIDATI PER L’ARTWORK?
– L’artwork, che viene in genere abbozzato in contemporanea con le fasi iniziali di definizione del concept di un nuovo album, è sempre realizzato dal nostro chitarrista Fabio insieme a tutte le grafiche.
COSA NE PENSATE DELLO STATO DI SALUTE DELL’UNDERGROUND ITALIANO AL MOMENTO ATTUALE? C’E’ QUALCHE BAND CON CUI SENTITE DI AVERE UNA CERTA AFFINITA’?
– Il panorama underground ci è sempre sembrato particolarmente florido e produttivo. Abbiamo delle realtà che non hanno veramente nulla da invidiare a colleghi stranieri. Ci sono molti gruppi con cui sentiamo particolare affinità e con i quali abbiamo condiviso il palco o ci piacerebbe condividerlo, come: Lento, Wows, L’Ira Del Baccano, Ufomammut, Shores Of Null, Nero Di Marte, Inno, Messa, Doomraiser, Void Of Sleep ecc.
AVETE IN PROGRAMMA DI SUONARE DAL VIVO?
– Assolutamente. Stiamo pianificando proprio in questo momento le prime date in Italia per la promozione del nuovo album.