Per presentarci le dieci nuove tracce che arricchiscono una discografia dai pochissimi punti deboli e dalle tante fiammate accecanti, gli Overkill hanno scelto un titolo esemplificativo della loro storia. Una saga di thrash, speed ed heavy metal che, a differenza della stragrande maggioranza delle band coetanee, non ha subito soste, cortocircuiti, imbarazzanti cambi di rotta, ma fra alterne fortune ha proseguito in un solco ben definito, profondo. Ciò non vuol dire che la formazione originaria di New York abbia ripetuto se stessa alla nausea; piuttosto, ha saputo innestare nuovi elementi e rinnovarsi armonizzando modernizzazione e persistenza nella tradizione. “The Grinding Wheel” è destinato a mettere – lo sta già facendo, a dire il vero – tutti d’accordo sull’ammirabile stato di salute di un quintetto che da molti anni non conosce cambiamenti nella line-up e ha nel duo da quasi quarant’anni sul ponte di comando, Bobby ‘Blitz’ Ellsworth-D.D. Verni, una guida sicura e carismatica. Proprio il buon ‘Blitz’, cantante tra i più venerati nella storia del thrash, ci introduce con la sua consueta, spericolata, energia, al nuovo full-length e ad alcuni aspetti salienti del mondo-Overkill.
IL NUOVO ALBUM SI INTITOLA “THE GRINDING WHEEL”: CHE SIGNIFICATO ATTRIBUITE A QUESTO TERMINE? SEMBREREBBE AVERE UNA CONNOTAZIONE ABBASTANZA NEGATIVA UN’ESPRESSIONE DI QUESTO TIPO…
“No, guarda, dal mio punto di vista non è detto che un titolo simile possa indurre un pensiero negativo. Va inteso come uno sguardo al modo in cui la band è andata avanti ed è sopravvissuta a tutte le avversità e le situazioni difficili che ha dovuto affrontare nella sua storia. L’idea della ruota che macina quello che incontra la puoi associare al percorso che hanno compiuto gli Overkill. Siamo andati incontro a testa alta a tutto ciò che ci si è parato davanti e siamo riusciti a superarlo”.
NEGLI ULTIMI ANNI AVETE REGISTRATO NUOVI ALBUM E SIETE ANDATI IN TOUR CON CADENZA REGOLARE, PRODUCENDO MUSICA CON MOLTA FACILITA’. VOLEVO SAPERE COME È STATO POSSIBILE MANTENERE FINORA QUESTA GRANDE ARMONIA ALL’INTERNO DELLA BAND, QUANDO PER MOLTO TEMPO VI È STATO UN FORTE TURNOVER DI MUSICISTI E GLI UNICI MEMBRI PERMANENTI ERAVATE TU E D.D. VERNI.
“L’avvicendarsi di musicisti non deve essere visto come un evento per forza penalizzante. L’intera storia del rock è disseminata di cambi di line-up, è nella natura stessa del lavoro di musicista muoversi fra diversi gruppi e noi da questo punto di vista non facciamo eccezione. Il far parte o no degli Overkill è dipeso nella gran parte dei casi da decisioni di vita, più che questioni di tipo musicale, e ritengo che alla fine sia più importante il nome Overkill in sé che chi c’è all’interno della line-up. Questo moniker garantisce un certo tipo d’identità, chi entra nel gruppo non può comunque pesare di più di ciò che gli Overkill rappresentano nel loro insieme. La presenza mia e di D.D. Verni garantisce che vi sia sempre un certo tipo di processo da cui scaturisce un nuovo album della band, per questo ‘The Grinding Wheel’, come i suoi predecessori, riesce ad essere al passo coi tempi e ad avere impresso il nostro tipico marchio di fabbrica”.
COME AVETE LAVORATO SUI NUOVI PEZZI? NOTIAMO, AD ESEMPIO, DEI MINUTAGGI PIUTTOSTO ELEVATI, CIRCA SEI MINUTI A CANZONE. VI È UNA RAGIONE PARTICOLARE PER QUESTA SCELTA?
“Non vi è molto da raccontare sulla direzione stilistica presa in ‘The Grinding Wheel’. Sappiamo chi siamo, ci conosciamo benissimo a vicenda, quindi non vi sono grandi riflessioni alla base di quello che andiamo a comporre. Non c’è bisogno di parlare tra me e D.D., ci capiamo al volo, io stesso non ho bisogno di spiegare quello che sto scrivendo, è già tutto definito nella mia testa. Quello che viene fuori poi può sorprendere, ce ne accorgiamo mano a mano che la musica passa dalle nostre teste all’essere realmente suonata. E di sorprese nell’ultimo album ve ne sono molte: è heavy, è groovy, puoi trovare influenze della NWOBHM, c’è il punk, il rock’n’roll, un certo feeling epico in alcuni tratti. Non sempre ci possono essere tutti questi elementi inaspettati, mentre per ‘The Grinding Wheel’ è successo di inserire input molto diversi, cosa che rende il disco molto distintivo all’interno della nostra discografia”.
RICOLLEGANDOMI A QUANTO HAI APPENA DETTO, QUALI PENSI POSSANO ESSERE I MARGINI DI SPERIMENTAZIONE PER UNA BAND COME LA VOSTRA, CHE HA UN SUO STILE BEN IDENTIFICATO E UNA STORIA TANTO LUNGA ALLE SPALLE?
“Non ci capita mai di avere ‘crisi di identità’, di porci domande su quello che siamo e vorremmo essere, perché il nostro processo creativo è molto naturale. Le sorprese cui accennavo prima saltano fuori direttamente quando le canzoni prendono forma, non sono il risultato di un ragionamento precedente. All’interno di quella che è la nostra identità di Overkill, accade che si manifestino differenti personalità: per farti un esempio, canzoni come ‘Come Heavy’ e ‘Our Finest Hour’ sono entrambi molto groovy e thrash, ma lo sono da punti di vista opposti”.
AVETE DOVUTO APPORTARE MOLTE MODIFICHE AI BRANI, DOPO CHE LI AVETE SCRITTI IN UNA PRIMA VERSIONE GREZZA, PER FARLI SUONARE COME AVRESTE DESIDERATO?
“Ti parlo per quella che è la mia parte dell’intero lavoro, ovvero le linee vocali e le liriche. Io non parlo di argomenti complicati, non cerco di esplorare tematiche che non conosco bene, nulla nei miei testi riguarda la politica o importanti temi sociali. Quello su cui mi sento sicuro è la band e le sue dinamiche, quindi concetti come l’impegno, il portare avanti le proprie idee, la dedizione per quello che si sta facendo, il completare un disco, cose così. I concetti che esprimo sono molto semplici. Partendo da questi, dei cambiamenti nel modo in cui veicolo i miei pensieri sono possibili, nel tentativo di rendere quello che canto più interessante. Basarmi sulle mie esperienze dirette è il modo più onesto per me di scrivere le lyrics”.
RIGUARDO LA TUA VOCE, MI PIACEREBBE SAPERE COS’HAI IMPARATO SU DI ESSA NEGLI ANNI E QUALI POSSIBILITÀ ESPRESSIVE TI SEI ACCORTO DI AVERE RISPETTO AI PRIMI TEMPI DEGLI OVERKILL. QUINDI COME HAI IMPARATO A SFRUTTARE RISORSE CHE MAGARI QUANDO ERI PIÙ GIOVANE NON PENSAVI DI AVERE, OPPURE AL CONTRARIO SE C’È QUALCOSA CHE ORA NON RIESCI PIÙ A CANTARE COME VORRESTI.
“Riesco tutt’ora ad affrontare qualsiasi tipo di cantato che la musica degli Overkill richiede, fossero pezzi più recenti o altri molto datati. Ti dirò, credo che la mia voce abbia avuto dei miglioramenti nel corso degli anni, e questo è accaduto perché non mi accontento ma cerco di spingere le mie corde vocali a fare sempre di più quello a cui sono già abituate. Ora che ho più di cinquant’anni canto meglio di quando ne avevo venticinque e questo avviene perché non mi stanco mai di imparare. Vedo me stesso come uno studente, sempre desideroso di apprendere. Non penso mai che tutto quello che mi serva sia già in mio possesso, mi sforzo di andare oltre quelli che sono i miei limiti attuali. Se analizzi la nostra discografia, ti accorgerai chiaramente di quanto abbia sperimentato con la voce. Ho cercato di affrontare toni morbidi come quelli molto irruenti, ho cercato di ottenere qualcosa di nuovo a livello di armonizzazioni, modulazioni delle melodie vocali, ho cantato cose estreme e altre molto soft. Non mi sono posto alcun tipo di barriera. So di avere questa grande fortuna, di poter espandere il mio range vocale e di cantare cose che per molti altri sarebbero molto complicate da affrontare. Poter apportare questi piccoli cambiamenti da un disco all’altra è per me fonte di grande soddisfazione”.
QUAL È LA CANZONE DEL NUOVO ALBUM CHE TI HA DATO PIÙ PIACERE CANTARE?
“La canzone che ho trovato più ostica da affrontare è stata la title track. L’ho considerata per molto tempo non nel suo insieme ma per singole sezioni, non riuscivo a immaginare come si sviluppasse nella sua interezza. Ci ho messo un paio di settimane a capirla bene. Quando è stata missata a settembre e ho aggiunto la mia voce, allora finalmente ho avuto davanti il quadro completo. Proprio per la sua difficoltà è il pezzo che mi ha dato più soddisfazione, perché l’ho cantato un segmento per volta e solo quando ho completato il lavoro mi sono accorto di quello che avevo fatto. Abbiamo adottato un metodo di registrazione delle linee vocali inusuale per i nostri standard. Anche la canzone propone degli accostamenti atipici, ci puoi sentire molto thrash, rock’n’roll, persino dei momenti epici. È stato avvincente comporre un pezzo del genere”.
QUALI INGREDIENTI DEVE POSSEDERE UNA CANZONE PER ENTRARE NELLA TRACKLIST DI UN ALBUM DEGLI OVERKILL?
“Deve suscitare emozione. Se riesce a fare questo, se mi fa gonfiare il cuore, o restringerlo, se mi colpisce forte sul piano emozionale, allora può entrare in un nostro disco. Se sento che un riff mi dà una reazione fisica, mi fa vibrare, significa che mi sta dicendo qualcosa d’importante. L’emozionalità è il fattore chiave, quello che dà significato alla musica. Devo sentire qualcosa nello stomaco, al cuore, nella mente. Quello che prova il songwriter deve riuscire a provarlo anche chi si mette all’ascolto”.
SIETE UNA DELLE POCHE BAND DI GRANDE LONGEVITÀ I CUI ULTIMI DISCHI SONO APPREZZATI QUASI QUANTO I PRIMI. CHI VI SEGUE, QUANDO VIENE A VEDERVI IN CONCERTO NON RECLAMA SOLTANTO I PEZZI PIÙ DATATI, MA ANCHE QUELLI PIÙ RECENTI. NON È UNA SITUAZIONE MOLTO COMUNE, COME SIETE RIUSCITI A MANTENERE QUESTA FRESCHEZZA E QUESTO INTERESSE SUI VOSTRI FAN?
“Sono orgoglioso del fatto che gli Overkill riescano ancora a pubblicare materiale di valore nel 2017. E se riusciamo ancora a fare questo, significa che possiamo avere un futuro e guardare al domani in maniera positiva. È un modo di pensare che mi accompagna da sempre, quello di dare valore all’oggi per potere avere un pensiero favorevole su quello che mi accadrà più avanti. Lo faccio con gli Overkill e nella mia vita personale. Il segreto per riuscire a dare al nostro pubblico musica che valga la pena ascoltare? Abbiamo mantenuto intatte la stessa energia, la stessa voglia, lo stesso spirito che avevamo trentadue anni fa, all’epoca del nostro primo disco. Non abbiamo perso il desiderio di migliorarci, ogni giorno. E questo lo senti, la gente lo percepisce ed è per questo che continua a seguirci assiduamente”.
QUANDO AVETE QUALCHE BLOCCO CREATIVO, CHE COSA VI AIUTA A RITROVARE L’ISPIRAZIONE?
“Motociclette e macchine veloci. Sono il migliore rimedio quando non ti vengono buone idee in mente. Io di solito non mi preoccupo quando ho di questi momenti di bassa ispirazione, mi allontano dal computer, cerco appunto di distrarmi con qualche divertimento e poi mi rimetto successivamente a cercare di comporre qualcosa di buono. Non sono sempre veloce nel creare liriche e linee vocali, a volte sono terribilmente lento, devo lasciare che l’energia salga e provochi una reazione in me”.
IL THRASH METAL SEMBRA ESSERE UN GENERE PARTICOLARMENTE ‘UNIFICANTE’: GRUPPI COME GLI OVERKILL SONO SEGUITI CON PARI INTERESSE DALLE GIOVANI GENERAZIONI DI METALHEAD, COME DA CHI IL GENERE LO SEGUE FIN DAGLI ANNI ’80-’90. QUALE PENSI SIANO LE MOTIVAZIONI CHE CONSENTONO ALLE THRASH METAL BAND DI AVERE UN PARI SUCCESSO FRA ASCOLTATORI DI ETÀ COSÌ DIVERSE?
“Un motivo potrebbe essere che riusciamo ad abbinare energia ed esperienza, sappiamo quindi come gestire tanti aspetti che riguardano la band, sappiamo dosare noi stessi e veicolare al meglio i nostri sforzi, e l’energia ci consente di non avere gap rispetto a chi è più giovane di noi. Un altro aspetto importante è che questo tipo di musica non si è mai commercializzato, non ha fatto il grande passo di entrare nelle arene, ha mantenuto una sua purezza e incorruttibilità. Il genere è riuscito a mantenersi giovane e a non a cedere alle lusinghe della popolarità su larga scala, che ti consente oggi di essere conosciuto da tutti, e domani ti getta nel dimenticatoio”.
NEI VOSTRI LIVE SHOW ALTERNATE CANZONI DATATE E MATERIALE RECENTE. C’È LA POSSIBILITÀ CHE POSSIATE SUONARE A BREVE UN ALBUM NELLA SUA INTEREZZA, PER CELEBRARE QUALCHE RICORRENZA PARTICOLARE, COSÌ COME HANNO FATTO E STANNO FACENDO TANTE METAL BAND NEGLI ULTIMI ANNI?
“Un po’ di anni fa, in Germania, abbiamo suonato per intero ‘Feel The Fire’ e ‘Horrorscope’, per immortalare quel concerto in un DVD. Quella volta le ragioni per un’operazione del genere sono state due: la prima era che per contratto dovevamo, appunto, registrare un DVD; la seconda era per testare la nuova line-up, cambiata da poco, alle prese con un concerto così particolare. In quell’occasione abbiamo suonato per due ore consecutive, entrambi gli album sono stati suonati dall’inizio alla fine. È l’unica volta in cui abbiamo suonato alcuni dei nostri dischi per intero”.
QUAL È SECONDO TE IL DISCO PIÙ SOTTOVALUTATO DELLA VOSTRA DISCOGRAFIA?
“Ti direi ‘From The Underground And Below’. Ogni traccia è direttamente collegata alla precedente, diciamo che è una sorta di scala, dove per salire un gradino devi essere per forza passato sopra a quello appena prima. Tutti insieme ti conducono a un’ascesa unica! Mi rendo conto che se ‘From The Underground And Below’ fosse uscito in un momento in cui il metal fosse stato a ben altri, più alti, livelli di popolarità, oggi tutti se lo ricorderebbero”.
IN FEBBRAIO (L’INTERVISTA È AVVENUTA A FINE GENNAIO, NDR) SARETE IN TOUR NEGLI STATI UNITI ASSIEME AI NILE E, PER UNA PARTE DELLA TOURNEE, CON AMORPHIS E SWALLOW THE SUN. SI TRATTA DI UN PACCHETTO DI BAND MOLTO VARIO, NON COSÌ ABITUALE PER VOI. A QUESTO PUNTO TI CHIEDO ALLORA SE TI PIACCIA IL DEATH METAL E QUALI VANTAGGI PENSI VI POSSANO ESSERE AD ANDARE IN TOUR CON GRUPPI COSÌ DIVERSI DA VOI.
“Mi piace il primo death metal soprattutto, quello più datato di inizio anni ’90, il materiale degli Entombed per esempio. Quanto ai Nile, sono attratto dalle tematiche trattate, dai riferimenti agli antichi Egizi e alla mescolanza di metal estremo e musica orientale. In generale questo tipo di accostamenti credo che rappresenti una forte opportunità per noi, perché incontreremo persone che normalmente non ci verrebbero a vedere. Suonassimo con altri ensemble thrash, ci esibiremmo davanti ai soliti fan, così potremo andare incontro a metalhead con gusti differenti. D’altronde non è che per forza le cose, anche nel metal, debbano essere bianche o nere. Possono anche esserci sfumature nel mezzo, approcci più progressivi e indefiniti come quello degli Amorphis. In questi casi si crea anche una positiva competizione, ogni gruppo cerca di attrarre chi li conosce di meno, cercando di portarlo dalla propria parte. Gli stessi fan degli Overkill hanno l’occasione di testare una band come i Nile, che non è detto graviti nei loro ascolti abituali. Ognuno giocherà le sue carte migliori per fare bella figura, sono sicuro che chi verrà a vederci assisterà a degli show notevoli da parte di tutti i nomi coinvolti”.
I VOSTRI SHOW, TRALALTRO, SONO TUTT’OGGI MOLTO CARICHI E POTENTI E LA TUA VOCE, BLITZ, SQUILLANTE E GRINTOSA COME QUELLA DI CANTANTI MOLTO PIÙ GIOVANI. VORREI SAPERE COME FAI A RESTARE COSÌ ATLETICO E QUALI STRATAGEMMI UTILIZZI PER MANTENERE LA VOCE SEMPRE TONICA.
“Cerco di rimanere concentrato sul mio lavoro e cerco di offrire ogni volta il miglior spettacolo possibile, mettendoci tutta la passione di cui sono capace. Lo show più importante per me è quello che ancora ci dovrà essere, non uno di quelli che ho già tenuto. Le persone pagano molti soldi per vederci e io voglio assicurarmi che abbiano il meglio da parte nostra. Vado fiero di quello che gli Overkill sanno trasmettere dal vivo! Noi mettiamo il cento per cento di noi stessi in ogni esibizione, nulla di meno”.
NEL 2016 SONO USCITI GLI ALBUM DI TESTAMENT, METALLICA E MEGADETH. VOLEVO SAPERE SE LI HAI ASCOLTATI E COSA NE PENSI.
“Ho sentito il nuovo Megadeth e mi è piaciuto, è molto brillante, un ritorno all’energia che avevano un tempo. Per quanto riguarda il nuovo dei Metallica, mi pare che recuperi alcune cose del passato thrash, è tornata una rabbia che nel loro caso latitava da tempo nella musica che producevano. Sono contento che entrambi abbiamo pubblicato dei dischi molto validi”.
C’È QUALCHE GIOVANE METAL BAND, FATTASI NOTARE NEGLI ULTIMI ANNI, CHE HAI PARTICOLARMENTE APPREZZATO?
“Tra gli ultimi con cui ci è capitato di suonare ti direi i Lost Society, andando leggermente più indietro nel tempo citerei i Suicidal Angels. Purtroppo gruppi molto giovani non è detto che abbiano la possibilità di andare in tour, ce ne sono alcuni veramente ottimi che non hanno ancora avuto l’occasione di farsi conoscere dal grande pubblico. Mi vengono in mente, tra gli altri, gli australiani Desecrator, tra quelli che più mi hanno colpito ultimamente”.
RIFLETTENDO SU TUTTA LA VOSTRA ATTIVITÀ COME METAL BAND, QUALI SONO GLI ASPETTI DEL TUO LAVORO CHE FATICHI A SOPPORTARE, E QUALI INVECE QUELLI CHE GRADISCI MAGGIORMENTE?
“Ciò che preferisco sono sicuramente i concerti. Lì vinci o perdi, non ci sono mezze misure, non ci sono altre complicazioni. Devi rendere al massimo, altrimenti fallisci. Amo questo tipo di rischio, il sapere di non poter sbagliare, che se sarai sottotono deluderai chi hai davanti. Fra le cose che mi piacciono di meno, ce ne sono alcune legate direttamente al business, alla gestione di tutta la ‘macchina Overkill’. Cerchiamo di avere tutto sotto controllo, dal merchandise, alla strumentazione usata sul palco, ai contratti e tante altre cose. Dover occuparsi di questo e quest’altro diventa a volte difficile, ti esaurisce, perché c’è sempre qualcosa che può sfuggirti e le energie che devi dedicare a ogni aspetto della tua attività sono veramente tante. Ogni tanto ci piacerebbe doverci occupare soltanto di suonare e di non dover badare a null’altro”.
TORNANDO PER UN ATTIMO ALL’ULTIMO ALBUM, C’È UN TITOLO SU TUTTI CHE HA ATTRATTO LA MIA ATTENZIONE. SI TRATTA DI ‘RED, WHITE AND BLUE’. DI COSA PARLA QUESTO PEZZO?
“È una testimonianza su coloro che sacrificano tutto quanto di se stessi in nome di un obiettivo. Si parla di un soldato, di quello che vede dal suo punto di vista, mentre mira a qualcuno col suo fucile, mentre combatte la sua guerra. Allargando la prospettiva, le lyrics fanno riflettere sul modo a cui spesso si guarda a una questione, concentrandosi esclusivamente sulla nostra visione personale del mondo, tralasciando quella di tutti gli altri. Così ci spendiamo al massimo per raggiungere uno scopo e non ci importa nulla di chi o cosa abbiamo attorno”.
QUAL È IL TESTO CHE HAI SCRITTO PER GLI OVERKILL DI CUI SEI PIÙ ORGOGLIOSO?
“Di tutta la nostra discografia, le mie lyrics preferite sono quelle di ‘Ironbound’. Dell’ultimo disco, sceglierei quelle di ‘Mean, Green, Killing Machine’”.
SE DOVESSI AVVIARE OGGI UN NUOVO PROGETTO MUSICALE, FUORI DALLA MUSICA METAL, COSA TI PIACEREBBE SUONARE?
“Ascolto un po’ di tutto, quando sono per strada con la mia motocicletta metto su i Rolling Stones, del blues, del grindcore, mi piace molto anche il doom, sono un grande fan del jazz, di Frank Sinatra… Esploro veramente di tutto in campo musicale! Ma, se dovessi proprio scegliere di fare altro fuori dagli Overkill, non mi dispiacerebbe essere il cantante di un piccolo complesso jazz”.