OVO – Noi siamo l’abisso

Pubblicato il 11/06/2014 da

Quanta strada hanno fatto i “nostri” OvO… Partiti come impulso creativo quasi “suicida” giusto per creare improvvisazione noise destinata a durare giusto il tempo di qualche concerto e un paio di dischi, oltre dieci anni dopo, Stefania Pedretti e Bruno Dorella sono ormai divenuti una vera forza della natura, un orgoglio nazionale che ci dà sempre più soddisfazioni in ambiti estremi-sprimentali e una band che sta dando tantissimo alla musica heavy indipendente del nostro paese e al suo underground estremo. Anche nel 2013, con estrema costanza e dedizione come al solito, l’eclettico duo è tornato con un nuovo album, il devastate “Abisso”, un’opera abissale appunto, tremenda nella sua qualità compositiva e immaginifica del noise e del doom, e una bestia sonica capace di eclissare per qualità e carattere anche le più blasonate uscite internazionali nel campo targate 2013. In scia all’entusiasmo e allo stupore nato da questo disco superbo, ci siamo messi in contatto con gli OvO desiderosi di dare finalmente la parola alla band stessa nella speranza di far brillare un raggio di luce nel loro intricatissimo “Abisso” musicale , per imparare qualcosa di più sulla band, di come lavora e di quale sia la loro visione musicale.  E’ stato il simpaticissimo “energumeno” e batterista della band, Bruno Dorella, a spiegarci i retroscena e il funzionamento della sua band – una band che è  da considerarsi a tutti gli effetti ormai una delle più valide realtà heavy in Italia in questo momento e che conoscere più in profondità è ormai divenuto quasi un dovere morale per qualunque fan italiano del doom e del noise.

ovo - band - 2014

CIAO BRUNO ORMAI SIETE IN GIRO DA OLTRE DIECI ANNI SE NON SBAGLIO E ALL’ESTERO SIETE ANCHE CONSIDERATI UNA SORTA DI CULT BAND, COME TI SENTI AD AVER COPERTO TUTTO QUESTO TERRENO CON STEFANIA IN QUESTI ANNI E AD AVER REALIZZATO COSI’ TANTO?
“Abbiamo fatto un miracolo. La musica degli OvO avrebbe dovuto portarci a fare un paio di album di culto, per poi sparire nell’insuccesso. Invece nell’insuccesso ci siamo trovati talmente bene che abbiamo deciso di restarci, e questo è un successo. O un culto, che dir si voglia. In Italia come all’estero, non c’è differenza”.

CI RAMMENTI BREVEMENTE COME SONO NATI GLI OVO E COME AVETE INIZIATO A MUOVERE I PRIMI PASSI?
“Conosci i Cock ESP? Sono un duo noise. Usano suonare per 5 minuti, il concerto consiste nel darsele di santa ragione con dei microfoni addosso. Per rendere il tutto più intrigante si portano in giro anche delle belle ragazze che partecipano alla rissa noise. Cercare su youtube per credere. Bene, siamo amici. Nella realtà, intendo, non su Facebook. Ecco, nel 2000 loro sono venuti in tour in Europa e ci hanno chiesto di accompagnarli. Allora io e Stefania abbiamo deciso di fare un gruppo all’uopo. Abbiamo iniziato improvvisando, ed abbiamo fatto 2 o 3 album e qualche centinaio di concerti così. Poi abbiamo capito che quello che veniva fuori poteva essere interessante anche al di fuori dell’improvvisazione, ed abbiamo cominciato a fare dischi di canzoni storte. Dischi di culto, insomma. E abbiamo fatto altri dischi e parecchie altre centinaia di concerti con questa bizzarra convinzione”.

TE E STEFANIA SIETE SOLO COLLEGHI NELLA BAND O C’E’ ANCHE DELL’ALTRO AL LIVELLO DI VITA PRIVATA?
“Siamo stati una coppia molto a lungo, poi le strade sentimentali si sono divise ma quelle dell’amicizia e della musica sono rimaste saldamente unite. Sono anche riuscito a portarla all’altare, anche se solo come testimone delle mie nozze”.

COME MAI AVETE ABBANDONATO LE MASCHERE QUEST’ANNO? SONO SEMPRE STATE UN ELEMENTO FONDAMENTALE DELLA VOSTRA ESTETICA, NO?
“Sì, e proprio per questo abbiamo voluto abbandonarle. Volevamo sottolineare che ‘Abisso’ era una nuova era, che ci rimettevamo in gioco. Sai, a volte in un gruppo rock si corrono gli stessi rischi che in qualunque altro lavoro, e in qualunque altra vita. Sedersi sulle proprie certezze, adagiarsi sulla routine consolidata. La noia è dietro l’angolo e non te ne rendi nemmeno conto. Vogliamo sempre ricordarci che il fine primo di fare musica è divertirci e fare cose che ci piacciono nel modo più libero possibile. Ci va di toglierci le maschere? Ci togliamo le maschere”.

COME FUNZIONANO I RAPPORTI DI FORZA NELLA BAND? CHI SCRIVE IL GROSSO DELLA MUSICA E PRENDE LE DECISIONI NELLA BAND?
“La musica nasce di solito suonando insieme, da idee e non da parti scritte. Spesso più da basi ritmiche che da riff. I ruoli sono equamente divisi: io mi occupo della strategia di booking, tour e concerti, Stefania del lato estetico. Ci sono anche altre persone che lavorano con noi, in particolare l’ufficio stampa (ne abbiamo uno italiano, uno europeo ed uno americano), che ci ha sgravato di un grande peso. Per il resto, io cerco di fare l’eminenza grigia mentre Stefania ringhia. E quando qualche locale non vuole pagarci mando avanti lei. Ti assicuro che di solito torna coi soldi…”.

DA COSA DIPENDE IL VOSTRO PARTICOLARE SET UP LIVE, IL BASSO ASSENTE IN FAVORE DELLA CHITARRA BARITONA E UN SET UP DELLA BATTERIA DAVVERO INUSUALE? SBAGLIO O TU SUONI LA BATTERIA IN PIEDI E SENZA GRAN CASSA?
“La chitarra non è baritona, è una chitarra preparata messa in un ampli da basso. Il set di batteria minimale è un’idea che mi è venuta quando suonavo nei Wolfango, per compensare con l’energia la mia incapacità tecnica di allora. Ho poi sviluppato questo set fino ad ottenere degli ottimi risultati. Per ‘Abisso’ ho voluto inserire, oltre al charleston che già usavo coi Bachi da Pietra, anche dei pad per avere dei suoni elettronici. Questo mi ha obbligato a sedermi (questo, e non l’età che avanza, come qualche maligno ha suggerito…), ma continuo a non usare la cassa. Sono scelte legate alla volontà di rimanere un duo, per mantenere l’intesa artistica intensa che abbiamo sviluppato negli anni”.

IN PASSATO AVETE LAVORATO CON ETICHETTE CULTO COME LOAD E BAR LA MUERTE, IL SODALIZIO PRESENTE CON SUPERNATURAL CAT INVECE COME E’ INIZIATO?
“E’ stato abbastanza magico. Cercavamo di uscire dal pantano in cui era finita la Load, purtroppo per cause esterne e non dovute alle capacità del bravo Ben Mc Osker, ma non trovavamo una valida alternativa. Finché Stefania, sempre molto attenta al lato estetico, mi ha suggerito SNC. Io ho provato a chiamarli, senza sperarci troppo. In fondo non eravamo mai stati in contatto, non ero nemmeno sicuro ci conoscessero. Invece proprio in quel momento cercavano un nuovo gruppo per l’etichetta, e noi eravamo uno dei nomi che era già uscito come candidato. Quindi la cosa si è fatta sin da subito”.

NOI ABBIAMO TROVATO IL NUOVO ALBUM “ABISSO” MOLTO PIU’ ORIENTATO VERSO SONORITA’ DOOM, SLUDGE E INDUSTRIAL CHE IN PASSATO QUANDO INVECE ERAVATE MAGGIORMENTE INDIRIZZATI VERSO LIDI NOISE ROCK E DINTORNI, SEI DACCORDO? E SE SI DA COSE DIPENDE QUESTO LIEVE CAMBIAMENTO?
“Non so bene come definire i generi del prima e del dopo, ma sicuramente c’è stato un prima e ora c’è un dopo. Cioè, ‘Abisso’ è una cosa diversa, sono d’accordo. Anzi, per noi il cambiamento non è stato lieve, è stato molto forte. Abbiamo inserito dei sample, dei synth, degli elementi di elettronica, dei featuring di voce, insomma tutte cose nuove per noi, che eravamo dei punk noisers. Comunque sludge industrial e doom sono generi che amiamo molto ed è facile quindi che degli elementi siano finiti in questo disco, come credo anche in quelli prima (vedi ‘Via Crucis’ su ‘Crocevia’ o il brano omonimo di ‘Miastenia’). Dipende come ti dicevo dal non volersi fermare nella sperimentazione, non volersi adagiare sulla routine, e questo porta come conseguenze anche scelte estetiche forti come quella di togliere le maschere”.

“ABISSO” IN EFFETTI APPARE A TUTTI GLI EFFETTI COME IL DISCO PIU’ “PESANTE” CHE AVETE MAI FATTO, SEI D’ACCORDO?
“In qualche modo sì, anche se per molti versi invece è anche il più accessibile. E’ davvero difficile dirlo ‘da dentro’, sicuramente avete una visione più oggettiva voi da fuori”.

COME NASCE UN DISCO DEGLI OVVO ALL’ATTO PRATICO, DAL SONWRITING ALLA REGISTRAZIONE SINO AL SUONO FINALE E AL MOOD DEL DISCO?
“Del songwriting ho detto prima. Il mood è molto importante ed è una cosa di cui parliamo molto. In questo caso Stefania aveva in mente il black metal, io l’Africa e l’intensità degli Swans. Direi che in un certo modo siamo finiti da qualche parte a metà strada tra queste ed altre cose. Da qualche tempo curiamo molto anche la registrazione, che prima forzatamente non potevamo curare troppo per motivi economici (non diamo per scontato che la gente sappia tutto: registrare costa, e anche molto!). Quindi da circa 3-4 album investiamo dei soldi per registrare con tecnici di prima categoria in studi di ottimo livello, mixando con relativa calma (ogni giorni di mix ha un costo) e affidandoci poi a mani esperte per il mastering. Alla fine del processo siamo senza un soldo, ma finalmente contenti del risultato”.

C’E’ CHI SOSTIENE CHE LE BAND FORMATE DA POCHI MEMBRI SIANO ANCORA PIU’ DIFICILI DA TENERE INSIEME DI QUELLE CON PIU’ PERSONE AL PROPRIO INTERNO, IN QUESTO SENSO, TU E STEFANIA ANDATE SEMPRE DACCORDO O A VOLTE VI SCONTRATE?
“E’ sicuramente falso, invito chiunque a paragonare le dinamiche tra gruppi di 4-5 elementi e quelli di due. Le formazioni ristrette sono sicuramente più solide. Io e Stefania ci scontriamo quotidianamente, anche perché lei è Leone ed io Pesci, quindi la cosa è inevitabile. Ma abbiamo ben chiaro in testa che il gruppo è al di sopra di ogni possibile diverbio o diversità di veduta. Ogni tensione alla fine si appiana suonando”.

AVETE SEMPRE CONCENTRATO LA VOSTRA ATTTIVITA’ LIVE PIU’ ALL’ESTERO CHE IN ITALIA, SUONANDO ANCHE IN LUOGHI NON COMUNI COME IN RUSSIA, COME MAI QUESTA “FUGA” DAL VOSTRO PAESE? SCELTA O NECESSITA’?
“Non è assolutamente vero, l’Italia è il Paese in cui abbiamo suonato di più. Certo, se si contano le date ‘in Italia’ e ‘nel resto del mondo’ forse vince il resto del mondo, ma converrai che la cosa è più o meno inevitabile per un gruppo internazionale… Non c’è nessuna fuga dall’Italia, ci piace moltissimo suonarci e in ogni tour dedichiamo all’Italia una grossa fetta di tempo. E’ un mito che si crea perché 1) agli italiani piace sempre pensare che l’erba del vicino sia sempre più verde 2) a qualche gruppo fa comodo millantare un successo estero per nascondere il fallimento in patria. Noi andiamo da chiunque sia interessato a farci suonare. Questo ci ha portati a Tel Aviv come a Calascibetta, a Mosca come a New York come a Casalpusterlengo”.

STEFANIA HA DAVVERO UNO STILE VOCALE UNICO, SAI COME E PERCHE’ LO ABBIA SVILUPPATO IN QUESTA DIREZIONE NEGLI ANNI? I TESTI SONO IN ITALIANO O IN QUALCHE ALTRA LINGUA? A TRATTI SEMRBA DIFFICILE STABILIRLO…
“I testi sono in una sua lingua inventata, sono suoni, sembra banale dirlo ma in questo caso non è pretenzioso dire che Stefania usa la voce come uno strumento. E’ il suo stile naturale, lo ha sviluppato nel tempo partendo però da quello che le veniva spontaneo fare, tenendo sempre ben presente che per lei la libertà d’espressione artistica è un’esigenza vitale, quindi non ha mai voluto cercare di imitare qualcuno, si è sempre lasciata andare a quello che l’istinto la portava a fare”.

PER QUANTO RIGUARDA DI CONTENUTI INVECE DI COSA PARLANO I TESTI DI STEFANIA?
“Nessun contenuto può essere il miglior contenuto, a volte. Ci sono altre cose che parlano negli OvO, non c’è bisogno di testi per chi sa ascoltare con lo stomaco”.

QUALI SONO LE VOSTRE MAGGIORI INFLUENZE E COSA O CHI VI HA ISPIRATI MAGGIORMENTE A SUONARE QUESTO STILE DI MUSICA?
“Come detto non c’è stata un’ispirazione di partenza ma una naturalezza di approccio. ‘Suoniamo insieme?’ – ‘OK’ – ‘Cosa viene fuori? – ‘Questo'”.

CI SONO DELLE BAND CONTEMPORANEE, O RECENTEMENTE APPARSE SULLE SCENE CHE HAI APPREZZATO PARTICOLARMENTE NEGLI ULTIMI TEMPI?
“Ti dico 10 nomi a caso, i primi che mi vengono in mente, considerando che c’è veramente tanta bella musica in giro, alla faccia dei disfattisti. Sono tutti nomi italiani, perché abbiamo una scena veramente forte e credo che presto qualcuno anche all’estero se ne accorgerà. Zeus!, Father Murphy, Mombu, Jooklo, Morkobot, Fuzz Orchestra, L’Enfance Rouge (ok, sono mezzo francesi, ma non sottilizziamo), Aucan, Massimo Volume, e naturalmente i redivivi Zu. Metti uno di questi gruppi su un palco in qualunque parte del mondo e vedrai che ce la giochiamo alla pari con tutti”.

QUANDO NON SIETE IN STUDIO O SU UN PALCO CON GLI OVO COSA ALTRO FATE NELLA VITA?
Suoniamo coi nostri altri gruppi: ?Alos, Bachi Da Pietra, Ronin”.

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