OVO – Sempre più a fondo verso l’ignoto

Pubblicato il 29/12/2022 da

OvO, l’eclettica, cangiante e imprevedibile creatura di Stefania Pedretti e Bruno Dorella ha raggiunto quest’anno il traguardo del decimo disco, a coronare in qualche modo ventidue anni di carriera sempre all’insegna della ricerca e della sperimentazione. Cosa del resto confermata da “Ignoto”, un album che – pur all’interno di un percorso difficilmente incasellabile – segna non poche novità, di cui abbiamo parlato, assieme a un bilancio generale di questi lunghi anni e  ad un affresco della ‘scena’ musicale, con i due musicisti. 

SONO ORMAI PIÙ DI VENT’ANNI CHE OVO HA FATTO LA SUA COMPARSA SULLE SCENE, E “IGNOTO” HA SEGNATO IL TRAGUARDO DEL VOSTRO DECIMO ALBUM. PARTO QUINDI CON UNA DOMANDA PROVOCATORIA: COSA MUOVE QUESTA ENTITÀ, E VI FA SENTIRE DI AVERE ANCORA QUALCOSA DA DIRE?
– Pensiamo sia una domanda più che lecita. Se guardiamo ai gruppi che hanno fatto tanti album, sono pochi quelli che hanno sempre avuto qualcosa da dire. Sentiamo di essere tra questi. Prima di tutto perché intorno a noi non c’è un business tale da crearci pressione, tipo contratti o famiglie intere che campano sulla nostra musica. E poi perché quello che ci ha sempre nutrito è la curiosità. Non ci siamo mai posti limiti, non abbiamo mai pensato a quello che si doveva fare, ma a quello che ci andava di fare. Ed è ancora così. Se questo, da una parte, ci ha impedito di fare il disco furbo che ci facesse fare il famoso salto, dall’altra ci ha permesso di mantenere un’integrità e una chiarezza d’intenti che oggi ci portano ad accettare la sfida del decimo, undicesimo o dodicesimo album con la stessa voglia di sperimentare del primo, e con tanta consapevolezza in più.

IN GENERALE, NEL CORSO DEGLI ANNI SONO CAMBIATE MOLTE COSE, PER OVO, ALMENO DA ASCOLTATORE – SIA SU DISCO CHE IN SEDE LIVE, QUINDI TANTO A LIVELLO MUSICALE, QUANTO VISIVO, NEL MODO DI PORVI E SUONARE SUL PALCO E IN STUDIO. SO CHE SIETE SOLITAMENTE MODESTI E TENDETE A DIRE CHE, SEMPLICEMENTE, AVETE IMPARATO A SUONARE MEGLIO. MA VOGLIO PROVARE A ESTORCERVI QUALCOSA DI PIÙ: QUANTO È VIVA COME CREATURA, OVO? QUANTO QUESTA PELLE CONTINUAMENTE CANGIANTE VIENE ALIMENTATA DA VOI ‘CON MESTIERE’ E QUANTO, COME QUALUNQUE PRODOTTO ARTISTICO, VI GUIDA, PER CERTI VERSI, AD ALIMENTARLA E MODIFICARLA?
– Che abbiamo imparato a suonare meglio è quantomeno auspicabile, in ventidue anni! OvO è creatura vivissima, perché è un’esigenza fisica, non è pensabile per noi due non suonare insieme. In ventidue anni abbiamo girato il mondo, abbiamo passato insieme talmente tanto tempo che siamo diventati qualcosa di inspiegabile, abbiamo un legame talmente articolato e inscindibile che non c’è nemmeno una parola per definirlo. In tutto questo la musica è la linfa che alimenta il rapporto. Per fare un esempio, quando Stefania l’anno scorso ha avuto grossissimi problemi di salute rischiando la vita, Bruno ha seriamente pensato di smettere di suonare, se qualcosa fosse andato male. Questo dovrebbe bastare a spiegare quanto sia viva la Creatura.

PARLANDO PIÙ NELLO SPECIFICO DELL’ULTIMO DISCO, IN “IGNOTO” CI SONO DIVERSI ELEMENTI PECULIARI, PUR PARLANDO DI UNA BAND CHE DI CONFINI NE HA BEN POCHI. INNANZITUTTO AVETE OPTATO PER DUE SOLI BRANI, MOLTO LUNGHI E COLMI DI ATMOSFERE E REMINISCENZE VARIEGATE, IN CUI TUTTAVIA IL LATO PIÙ OSCURO E ‘SCIAMANICO’ SEMBRA DOMINARE. SIETE D’ACCORDO? COME MAI, COMUNQUE, QUEST’APPROCCIO MOLTO PIÙ DILATATO?
– D’accordissimo, sono due pezzi molto oscuri, con Stefania sempre più sciamanica anche negli OvO, oltre che nella sua veste da solista come Alos. Ci è sempre piaciuto lo sludge, che infatti forse è il genere musicale a cui in questo momento siamo più vicini, se vogliamo cercarne uno. In realtà all’inizio volevamo fare un EP, approfittando dei vari lockdown, che sono stati un’ottima scusa per trovarsi a suonare e comporre con calma. Da qui, l’idea dei due brani lunghi. Solo che poi si sono allungati al punto da diventare tecnicamente un album. “E album sia”, ci siamo detti. In questo modo abbiamo potuto sperimentare con i testi e con un diverso tipo di elettronica, senza dover comprimere tutto nei nostri soliti tre minuti.

POI, RISPETTO ALLA VOSTRA TRADIZIONE CHE POTREMMO DEFINIRE SENSORIALE, QUASI ONOMATOPEICA, COMPAIONO DEI TESTI IN ITALIANO DI SENSO COMPIUTO, CORRETTO?
– Corretto. Non per tutto l’album, ma in vari momenti ci sono testi di senso compiuto. Anche questo è un esperimento che volevamo fare da tempo, e la quiete del lockdown ci ha permesso di prenderci il tempo di metterlo in atto. Rileggevamo i classici dell’horror e della fantascienza e trovavamo tanti agganci con la nostra poetica occulta. Per Stefania è stata una bella sfida, anche perché i testi sono in italiano. Siamo reduci da un tour europeo e possiamo dire che la cosa sta funzionando.

RISPETTO AL PASSATO, SI NOTA ANCHE L’ASSENZA DI OSPITI, QUASI CHE VOLESTE SEGNARE UN PUNTO ZERO DA CUI RIPARTIRE SOLO VOI DUE. È UNA SENSAZIONE FONDATA?
– Questa volta non ne abbiamo sentito il bisogno, per la natura così intima del disco e della sua gestazione. Non ci stavano bene interventi esterni.

AVETE COMUNQUE IN MENTE COLLABORAZIONI O ‘GUEST’ PER IL FUTURO? POTENDO FARE QUALUNQUE NOME, QUALE MUSICISTA VORRESTI CHE PARTECIPASSE A UN BRANO DI OVO?
– Avere degli ospiti è sempre divertente, permette di dare a qualche brano una sfumatura diversa, crea varietà e ‘stacca’ all’interno della scaletta di un album.  Così su due piedi ti diremmo che non ci dispiacerebbe fare un pezzo con Godflesh, o con Lingua Ignota, o con Liturgy. Ma la lista sarebbe lunghissima.

OGGI, DOPO VENT’ANNI, CITERESTE ANCORA GLI SWANS COME VOSTRA FONTE D’ISPIRAZIONE PRIMARIA? E CHI ALTRI, ANCORA?
– Gli Swans sono un grande gruppo, non sappiamo se definirli ispirazione (l’abbiamo fatto in passato?). Le fonti di ispirazione sono talmente tante… Dal crust al black allo sludge all’industrial, fino a Diamanda Galás.

IN QUESTO MOMENTO SIETE NUOVAMENTE IN TOUR, DOPO LA SEQUENZA DI FESTIVAL (ANCHE DI GRANDE RILIEVO) A CUI AVETE PRESO PARTE IN ESTATE. COSA PENSATE DELLA VITA IN TOUR, ANCHE IN TERMINI DI INCIDENZA NEL CREARE IL SOUND E L’ATTITUDINE DI OVO?
– La vita in tour è assolutamente determinante. Crediamo sia l’elemento più importante, è causa ed effetto di quello che facciamo. Suoniamo per andare in tour. Il nostro rapporto è plasmato da ventidue anni di tour insieme. La nostra musica è molto influenzata dal fatto di essere suonata molto più sul palco (con una carriera di circa milleduecento concerti…) che in studio o in sala prove. E quindi il tour da causa diventa anche effetto, perché sono le esigenze di palco a dettare legge su quello che facciamo. Se parliamo poi di attitudine, probabilmente ventidue anni in tour sono croce e delizia di ciò che siamo. Troppo umili e punk per sfondare, abbastanza umili e punk per essere ancora qui dopo ventidue anni.

SEMPRE SULLO STESSO TEMA, SUONATE TANTISSIMO ALL’ESTERO E IN SITUAZIONI MOLTO VARIEGATE: DI FRONTE A QUALE TIPO DI AUDIENCE VI SENTITE PIÙ A VOSTRO AGIO, SE È POSSIBILE TROVARE DELLE PREFERENZE?
– Vero, dallo squat al grande festival ci ritroviamo a suonare in situazioni molto diverse. E tutte hanno il loro senso. Il grande palco garantisce una qualità tecnica che magari non troveremo nel piccolo club, ma nel piccolo club magari si creerà un’atmosfera più intima o infuocata. Nell’ultimo tour, suonando di nuovo in uno squat di Lipsia, abbiamo notato come tra OvO e gli squat scatti talvolta una miccia, una magia irripetibile altrove. Qualcosa che parte dalla vicinanza politica, passa per un’umanità condivisa più orizzontale rispetto ad altri contesti, e arriva a un clima live dove ci sentiamo perfettamente a nostro agio, anche se magari le casse gracchiano e l’asta del microfono è fissata con il nastro…

SIETE UNA DELLE BAND MENO INQUADRABILI E PIÙ INTERESSANTI DELLA SCENA ESTREMA ITALIANA, MA LE VOSTRE BIOGRAFIE PARLANO DI ESPERIENZE E VITA ALL’ESTERO DA MOLTISSIMI ANNI, ORMAI. QUANTO HA CONTRIBUITO QUESTO A RENDERVI UNICI, E QUANTO RIDUCE LA PERCEZIONE, PER VOI, DI OVO COME UNA BAND ‘ITALIANA’, ANCHE IN RAPPORTO ALLA PIÙ O MENO ESISTENTE SCENA?
– Abbiamo vissuto insieme a Berlino per cinque anni, ora Bruno vive a Bruxelles. Ogni esperienza arricchisce, certo, ma non sappiamo quanto questo abbia contribuito a renderci una band unica (aggettivo che usiamo senza paura, nel nostro caso è spendibile).  Se proprio bisogna indicare un paese di provenienza (cosa per lo più superflua, a parte quando si storicizza), può essere corretto dire che siamo italiani. Ci fa sempre molto ridere vedere indicato il paese di provenienza sui poster dei concerti, talvolta persino la città… Sa di pratica antica. Ci piace meno quando diventa un ghetto, ad esempio nelle recensioni sulle riviste specializzate.

SU QUESTO TEMA: AVETE SUONATO DAVVERO IN OGNI CONTESTO, COMPRESE MUSICHE PER SPETTACOLI ARTISTICI DI VARIA FORMA, SONORIZZAZIONI DI FILM, ECC… E BRUNO È STATO ANCHE PRODUTTORE MUSICALE. PER VOI ESISTE UNA SCENA RICONOSCIBILE E VITALE, IN QUESTO PAESE (AL NETTO DELLA STRETTA CHE GIÀ CI FA PERCEPIRE QUESTO GOVERNO…)?
– Se vogliamo definire ‘scena’ qualcosa che vada al di là della musica, dove ci sia anche un’unione umana, affettiva, pure politica tra le band, allora il periodo non ci sembra florido. Dopo l’era aurea del punk-hardcore, ci sono state tante scene anche molto forti unite dallo stile e dall’estetica musicale, ma tutto lì. Ci siamo illusi che la scena noise-off potesse essere qualcosa di simile, ma un po’ gli ego e le ambizioni, un po’ le divisioni da Covid, l’hanno molto erosa. Ci sono senz’altro gruppi che hanno retto e che portano avanti discorsi ‘da scena’ (citiamo Hate & Merda, ad esempio), e tanti ottimi gruppi che stanno facendo bene anche all’estero, dagli Ufomammut ai Messa. Ma una scena paragonabile a quella punk-hardcore, che è ancora viva seppur ridimensionata, ancora non la vediamo, anche se ci sono tante band di belle speranze.

CHIUDIAMO SEMPRE SUL VOSTRO ECLETTISMO: L’ELENCO DI BAND DI CUI AVETE FATTO PARTE NELLA VOSTRA VITA POTREBBE QUASI RIEMPIRE DA SOLO QUESTA INTERVISTA. COSA CI POTETE DIRE DEI VOSTRI ATTUALI PROGETTI MUSICALI AL DI FUORI DI OVO?
Bruno: Cerco di riassumere. I Bachi Da Pietra e i Tiresia stanno ultimando i nuovi album. Sto anche finendo l’esordio di un nuovo progetto in duo con Giovanni Lami, chiamato CADE. I Sigillum S hanno da poco pubblicato il nuovo album “Coalescence Of Time”, mentre proprio in questi giorni esce il mio album da solista “Paradiso”, un disco di musica elettronica scritto per un lavoro di danza con il gruppo nanou. Sempre in questi giorni, tra un tour degli OvO e l’altro, sono in tournée teatrale con “Libia” degli ErosAntEros, tratto dalla graphic novel di Gianluca Costantini. Ronin, GDG Modern Trio e Jack Cannon sono a maggese…
Stefania: Io, oltre a suonare con OvO, da quasi venti anni ho il mio progetto da solista ?Alos, con il quale fluttuo liberamente sia in ambienti musicali che teatrali e artistici. Proprio quest’anno ho debuttato con il mio nuovo lavoro “RITUAL II”, generato e sviluppato attraverso due residenze artistiche, la prima a Stromboli e la seconda presso il teatro Lenz di Parma dove è anche avvenuto il debutto. Ora continua il percorso di sviluppo di questo lavoro che diventerà anche disco e che penso di portare in giro sia sotto forma di spettacolo teatrale che come live.

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