Assurti agli onori delle cronache con il multi-platino “Satellite”, tra i dischi manifesto del nu-metal più mainstream, i californiani P.O.D. hanno poi fatto un po’ perdere le loro tracce, almeno agli occhi del pubblico europeo, con una serie di dischi qualitativamente e stilisticamente più distanti dal sound degli esordi. Dopo il parziale ritorno alle origini di “Murdered Love”, i quattro sono definitivamente tornati ai fasti del passato con l’ultimo “The Awakening”, ambizioso concept tanto coraggioso nelle idee quanto riuscito alla prova dei fatti. A raccontarcene la genesi, un simpaticissimo Sonny Sandoval, umile e disponibile come un cantante esordiente, nonostante i milioni di dischi venduti…
LA SCELTA DEL CONCEPT HA COLTO DI SORPRESA UN PO’ TUTTI…COME E’ NATA L’IDEA ?
“Siamo in giro da 23 anni ormai, quindi era probabilmente ora di provare qualcosa di diverso. Durante il songrwiting, parlando con il nostro producer Howard Benson, ci siamo detti per scherzo ‘Perchè un giorno non registriamo un bel concept, come si usava una volta nel rock ‘n roll?’. E la sua risposta è stata ‘OK, perchè non farlo ora?’. Così abbiamo iniziato a lavorare per trovare un fil rouge che unisse i pezzi, e al tempo stesso mi sono messo a rivedere le lyrics per renderle parte di una storia; in alcuni casi ho dovuto riscrivere dei testi che avevo già finito, ma alla fine è stato decisamente divertente, molto più di scrivere il ‘solito’ lotto di canzoni”.
VI SIETE ISPIRATI AI CLASSICI DEL GENERE, COME “TOMMY” DEI THE WHO, “THE WALL” DEI PINK FLOYD O “OPERATION MINDCRIME” DEI QUEENSRYCHE?
“Assolutamente sì! Tutti i dischi che hai citato sono dei capolavori, sono album che ci hanno influenzato enormemente quando eravamo giovani, perchè facevano paura, facevano riflettere, e soprattutto avevano una storia che andava oltre la musica, e che ancora oggi tutti ricordiamo. Credo questa abitudine sia andata un po’ persa al giorno d’oggi, ma è un vero peccato, per cui abbiamo deciso di farlo noi. E’ stato sicuramente rischioso da un certo punto di vista, ma fortunatamente siamo nella posizione di poter fare quello che ci rende felici, e questo era esattamente il disco che volevamo fare. Detto questo, spero chi ci segue da tempo lo possa apprezzare, e al tempo stesso mi auguro ci aiuti a conquistare nuovi fan, che magari poi andranno a riscoprire i nostri vecchi lavori”.
EFFETTIVAMENTE UN BEL RISCHIO, SOPRATTUTTO NELL’ERA DIGITALE, IN CUI SI PRIVILEGIA L’ASCOLTO IN STREAMING DEL SINGOLO PEZZO O DELLA PLAYLIST…
“Capisco quello che vuoi dire, e effettivamente l’industria musicale in larga parte funziona così, ma noi siamo quattro ragazzi che hanno cominciato a suonare in un garage senza sapere dove sarebbero arrivati: ormai la gente crede solo nei soldi ed è disposta a scendere a compromessi per questo, ma non è il nostro caso. Abbiamo sempre privilegiato la nostra integrità come artisti e abbiamo seguito il nostro percorso musicale, ovunque ci portasse. Sicuramente c’è una componente di rischio in questo ragionamento, ma come detto scriviamo musica prima di tutto per noi stessi, e speriamo ovviamente la gente la apprezzi”.
I TESTI SONO DA SEMPRE UNA PARTE IMPORTANTE DELLA VOSTRA MUSICA…POSSIAMO DIRE CHE DA QUESTO PUNTO DI VISTA CI TROVIAMO DI FRONTE AL VOSTRO ALBUM PIU’ MATURO?
“Credo che puoi andare a fondo quanto vuoi con il messaggio, dato che alla fine stiamo parlando di un concept con una storia dietro, come se stessi leggendo un libro. Il rischio a volte, suonando in una band cristiana, è di passare come ‘quelli che parlano di Dio’. Stavolta invece il fatto di avere una storia lo rende più credibile: dal mio punto di vista ogni nostra canzone ha sempre avuto una sua piccola storia, ma in quest’occasione non penso nessuno si offenderà. Peraltro, credo che questi siano decisamente i nostri testi più maturi di sempre, dove ad ogni lettura puoi trovare qualcosa di nuovo”.
A QUESTO PUNTO, LA DIFFICOLTA’ SARA’ FARE MEGLIO LA PROSSIMA VOLTA… :)
“Hai ragione, vorrà dire che faremo un ‘Part II’ (risate, NdA)”.
DAL PUNTO DI VISTA MUSICALE, MOLTE TRACCE SONO VERAMENTE ‘DIRETTE’ A LIVELLO STRUMENTALE, AD ESEMPIO CON UNA SOLA LINEA DI CHITARRE, COME NEI VOSTRI PRIMISSIMI LAVORI…E’ STATA UNA SCELTA INTENZIONALE?
“Non abbiamo ‘provato’ nulla intenzionalmente, ma direi che ci siamo lasciati guidare dal concept. Le influenze punk e reggae sono qualcosa che ci portiamo dietro fin dai nostri esordi. Sicuramente ci sono canzoni che ci hanno permesso di esplorare il nostro lato più diretto, perchè ogni pezzo ha una sua ambientazione che si lega al resto della storia, ma è tutto frutto del concept, in modo che ad ogni ascolto ci sia qualche elemento nascosto da scoprire”.
COSA PUOI DIRCI INVECE CIRCA GLI OSPITI DEL DISCO?
“Siamo soliti avere ospiti nei nostri album, come credo ormai tutti sappiano, e in questi anni abbiamo ospitato artisti molto diversi tra loro. Per quanto riguarda Lou, i Sick Of It All sono una delle band migliori in ambito hardcore, quindi è stato un vero onore averlo come ospite, ed ha fatto veramente un grandissimo lavoro. Con gli In This Moment invece ci siamo conosciuti in tour, ed abbiamo parlato in passato circa la possibilità di lavorare con Maria: quando si è trattato di cercare l’interprete femminile, peraltro per uno dei ruoli più delicati dell’album, non abbiamo avuto dubbi”.
IN EFFETTI, PUR ESSENDO I DUETTI CON MARIA UN PO’ INFLAZIONATI DALLE RECENTI FEATURE CON 5FDP E PAPA ROACH, LA SUA INTERPRETAZIONE MI HA DAVVERO COLPITO…
“Grazie, glielo farò sapere, le farà sicuramente piacere (risate, NdA)!”.
IMMAGINO QUINDI ANCHE LA VOCE “DA GATTINA” NELL’INTERLUDIO RECITATA SIA LA SUA…
“Assolutamente sì, oltre a cantare ha anche registrato l’intermezzo…si è davvero calata nella parte!”
MENTRE PER LA VOCE DI TIM, VI SIETE AFFIDATI AD UN ATTORE?
“Sì, ma è sempre qualcuno strettamente connesso al mondo dei P.O.D., e questo come ti dicevo fa parte delle ‘sorprese nascoste’ di cui è disseminato il disco…ogni personaggio che senti parlare ha un legame presente o passato o futuro con i P.O.D., nulla è stato lasciato al caso”.
AVETE GIA’ PENSATO A COME PRESENTARLO IN SEDE LIVE?
“Ovviamente porteremo un bel po’ di tracce nei nostri show, ma la speranza è che il disco vada così bene da convincerci ad allestire uno show dedicato o un piccolo film di accompagnamento, così da accompagnare tutto il disco con delle immagini, compresi i video. Abbiamo già un po’ di idee, ma il disco è appena uscito (l’intervista si è svolta ad inizio settembre), quindi avremo modo di pensarci vedendo anche come vanno le cose”.
A QUANDO UN BEL TOUR NEL VECCHIO CONTINENTE?
“Non vediamo l’ora di tornare. Inizialmente saremmo dovuti venire a novembre/dicembre, ma c’è stato qualche ritardo quindi probabilmente sarà per l’inizio del 2016. Se fosse per noi passeremmo in Europa due volte all’anno, ma come puoi immaginare le cose non sono così semplici da organizzare”.
GUARDANDO INDIETRO, CHE RICORDI HAI DEGLI ANNI DI “SATELLITE”?
“Direi il tour, dato che con quel disco abbiamo girato veramente il mondo. Non si finisce mai di imparare viaggiando e conoscendo nuove persone, e quel disco ci ha aperto un sacco di porte che fino ad allora erano chiuse, quindi direi che questo è senza dubbio il miglior ricordo”.
SO CHE SEI STATO COMPAGNO DI CLASSE DI RAY MISTERIO…SEGUI ANCORA IL WRESTLING?
“Siamo andati a scuola insieme e poi ognuno ha fatto la sua strada, anche se siamo ancora amici: ogni volta che passa da queste parti lo andiamo a vedere con mio figlio, che è un grande appassionato di wrestling”.
A QUESTO PUNTO TI DEVO CHIEDRE CHE CANZONE SCEGLIERESTI COME ENTRY THEME…
“Mmmh direi ‘Somebody Is Trying To Kill Me’ (risate, NdA)!”.
ULTIMA DOMANDA: COSA CI PUOI DIRE INVECE DEL VOSTRO RECENTE ALBUM ACUSTICO, “SO-CAL SESSIONS”?
“E’ qualcosa che abbiamo fatto prima di tutto per divertirci, e per fare un regalo ai nostri fan più affezionati che ce lo chiedevano da un po’ di tempo”.