PAIN OF SALVATION – L’elemento perfetto

Pubblicato il 02/02/2007 da

Dopo la parentesi melodica ed orchestrale di “Be”, preceduto dall’acustico “12:5”, gli svedesi Pain Of Salvation ci stupiscono con il bellissimo “Scarsick”, un album rabbioso che riprende ed attualizza alcuni dei migliori elementi caratterizzanti le precedenti fatiche della band. Un Daniel Gildenlöw in ottima forma davanti ad un bicchiere di succo di frutta (la Coca Cola per lui è bandita) ci introduce nel fantastico mondo dei Pain Of Salvation.

“SCARSICK” RAPPRESENTA UNA SORTA DI UNIONE MUSICALE TRA IL SOUND AGGRESSIVO DI “ENTROPIA” E QUELLO PIU’ OSCURO DI “THE PERFECT ELEMENT”, MA SEMBRA IGNORARE QUANTO DA VOI FATTO NEL PENULTIMO “BE”, CHE CONTENEVA MOLTI ELEMENTI DI NOVITA’ NEL VOSTRO SOUND. COME MAI NON AVETE CONTINUATO IN QUELLA DIREZIONE?
“All’inizio della creazione di un nuovo album ci chiediamo sempre cosa vogliamo ottenere e soprattutto come affrontare il songwriting. Ogni nostro album è la reazione all’album precedente, ma per quanto riguarda ‘Be’, quello è stato fin dall’inizio un discorso a parte. E’ stato un concept che è nato ed ha vissuto con le proprie forze. Non ti nascondo che inizialmente avrei voluto fare un album sulla falsa riga di ‘Be’ e ’12:5’, ma alla fine ‘Scarsick’ è nato come la naturale reazione alla pomposità e dei due album”.
 
IL SOUND DI “BE” E’ MOLTO VICINO IN ALCUNI FRANGENTI A QUELLO DEI VOSTRI CONNAZIONALI RITUAL. LI CONOSCEVI ALL’EPOCA?
“No. La prima volta che ho sentito la loro musica è stato poco dopo la pubblicazione dell’album. Ero in tour con i The Flower Kings e loro erano il nostro gruppo di supporto. Non sapevo neanche che fossero svedesi. Una sera dal backstage ho avuto modo di ascoltare per bene la loro musica e mi è piaciuta moltissimo. Ho guardato tutto il loro concerto ed ho scoperto una grandissima band. Mi sono meravigliato del fatto che ci fosse un’altra grandissima band in Svezia senza che io lo sapessi! Dopo poco avevo tutti i loro album”.
 
COME TI SEI SENTITO NEL MOMENTO IN CUI HAI INIZIATO A COMPORRE L’ALBUM, ORA CHE IL MONDO DEL PROG E DEL METAL HA FINALMENTE PUNTATO GLI OCCHI SU DI VOI?
“E’ difficile risponderti, principalmente per il fatto che è difficile dire quando stai iniziando a comporre un album. E’ un processo continuo e indefinito. Che io ricordi sono sempre stato teso durante la realizzazione dei miei album, forse anche troppo, tanto da rendermi insopportabile”.
 
UNO DEGLI HIGHLIGHT DELL’ALBUM E’ “DISCO QUEEN”, UNO DI QUEI PEZZI CHE HA IL POTERE DI CATTURARE L’ATTENZIONE DI CHIUNQUE ASCOLTI ANCHE DISTRATTAMENTE L’ALBUM. LEGGO NELLA BIO CHE IN QUESTO PEZZO VI RIFERITE ALLA ‘PROSTITUZIONE DELL’ANIMA’. COSA INTENDI ESATTAMENTE?
“Tutta la prima metà dell’album è incentrata sugli abusi, esattamente come la prima parte di ‘The Perfect Element’; in quell’album è raccontata in un livello individuale, mentre in ‘Scarsick’ mi riferisco ad un livello sociale. L’abuso è quindi lo stesso, che si tratti di individualità che di socialità. ‘Disco Queen’ rappresenta l’unione di tre elementi: l’industria musicale, il sesso e gli abusi. Più profondamente posso dirti che analizza come noi permettiamo a noi stessi di abusare degli altri, e come lasciamo che gli altri abusino di noi. Odio quando la gente dice ‘non mi piace ciò che faccio, ma guadagno bene’. Ecco, questo è il concetto”.
 
MOLTI DEI VOSTRI FAN ATTENDONO LA SECONDA PARTE DI “THE PERFECT ELEMENT”…
“Prima o poi vi promettiamo che la seconda parte vedrà la luce”.
 
ALCUNI ELEMENTI DI “SCARSICK” LO PONGONO IN STRETTA RELAZIONE CON QUEL CONCEPT…
“Be’, in effetti questa è la seconda parte del concept di ‘The Perfect Element’. Abbiamo voluto tenerlo segreto perché doveva essere una sorpresa per i nostri fan (Daniel a questo punto si è assicurato che l’intervista venisse pubblicata dopo l’uscita dell’album)”.
 
BE’, IL FATTO CHE ABBIATE VOLUTO TENERE SEGRETA UNA COSA DEL GENERE DENOTA LA VOSTRA SERIETA’ ARTISTICA. CHIUNQUE ALTRO (CHI HA DETTO HELLOWEEN?) NON AVREBBE ESITATO AD USARE LO STESSO TITOLO, PER ATTIRARE VISIBILITA’…
“Hai perfettamente ragione. La casa discografica ha insistito molto affinché facessimo una operazione del genere, ma noi non volevamo che qualcuno comprasse l’album solo perché è la continuazione di quel concept. Noi vogliamo che la gente compri ‘Scarsick’ perché è un buon album. Nient’altro”.
 
DOPO LO SPLIT CON TUO FRATELLO KRISTOFFER (EX BASSISTA DELLA BAND), TI SEI OCCUPATO TU STESSO DELLE PARTI DI BASSO…
“Sì, è stata una bella esperienza, devo dire. Ma il problema è stato lo split. E’ stato difficile prendere la decisione di separarci da mio fratello, ma da tanto tempo la meditavamo. Lui abita in Olanda, e noi in Svezia. Era davvero difficile organizzare qualsiasi cosa, ed i costi erano diventati proibitivi. In quella situazione stavamo praticamente diventando un semplice ‘progetto’, e nessuno di noi voleva che questo accadesse. Era difficile prepararsi per un album, o per un tour. Devi avere modo di suonare in sala prove con la tua band al completo, improvvisare e anche cazzeggiare. Questo è quello che una vera band deve fare. E noi da un po’ di tempo non potevamo più permettercelo a causa della distanza. La cosa che ha reso lo split ancora più doloroso è stato il fatto che Kris è mio fratello, e capirai bene che avevo paura che la decisione avrebbe avuto ripercussioni sulla nostra famiglia. All’inizio della lavorazione di ‘Scarsick’ la situazione è diventata insostenibile, e la conclusione l’abbiamo raggiunto quando Kris si è spostato in un’altra casa, sempre in Olanda. Lì abbiamo capito che non sarebbe più tornato in Svezia”.
 
AVETE TROVATO UN BASSISTA CHE VI SEGUA NEL TOUR?
“Sì, per il tour abbiamo ingaggiato Simon Anderson, un ragazzo molto simpatico ed abile. Non è una faccia nuova per noi, perché stava per entrare nella band come secondo chitarrista. Abbiamo poi scelto Johan. Dopo il tour decideremo se farà parte definitivamente della band o no”.
 
TI SEI SEMPRE OCCUPATO DI TUTTO NELLA TUA BAND, A PARTIRE DALLA COPERTINA E DALL’ARTWORK. COS’HAI COMBINATO QUESTA VOLTA?
“Ho davvero svolto un ottimo lavoro per questo artwork. Ho lavorato insieme al fotografo che ci aveva già aiutato nell’artwork di ‘Be’, ed ho manipolato le sue foto con vari effetti. La foto di copertina è così forte che ho voluto che fosse lei la protagonista della copertina. Puoi notare come il logo della band ed il titolo dell’album siano così decentrati e sottili rispetto alla foto”.
 
CAMBIAMO ARGOMENTO E SPOSTIAMOCI VERSO LA TUA ESPERIENZA CON I TRANSATLANTIC. NEL BACKSTAGE DEL DVD SI NOTA CON DISPIACERE COME TUTTI TI CONSIDERASSERO INGIUSTAMENTE COME UN SEMPLICE MEMBRO AGGIUNTO, LASCIANDOTI QUASI IN DISPARTE IN SVARIATE SITUAZIONI…
“Certo, non ero parte della band. Neal Morse era e voleva essere al centro della situazione. Posso capire la sua situazione, ed in alcuni momenti mi dispiaceva vedere come anche Pete Trewavas fosse lasciato troppo in disparte. Pete è inglese, io e Roine siamo svedesi, Neal e Mike Portnoy sono americani. E’ davvero difficile far convivere culture così diverse, anche se può non sembrare così. Ti dirò che quell’esperienza è stata positiva per me. Ho potuto rilassarmi, perché lì non avevo responsabilità, se non quella di suonare al meglio. Sai, avendo tutte queste pressioni per i Pain Of Salvation, a volte il peso delle responsabilità è sfiancante”.
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