Gli autori del miglior disco doom metal del 2014 si sono fatti rincorrere per svariati mesi ma alla fine li abbiamo beccati in un momento di pausa del loro tour e si sono aperti a noi per rispondere ad alcuni quesiti che ci schiacciano da quando è uscito il monumentale “Foundations of Burden” l’anno scorso, un disco tremendo che ha generato tanto stupore e una marea di domande. Difficile immaginare una band che solamente al secondo disco tiri fuori un capolavoro come questo, difficile ancor di più immaginare le ripercussioni a breve termine di un fenomeno simile, e soprattutto, impossibile immaginare dove potrebbe finire questa band nel lungo periodo. Ci sono davvero moltissime variabili e moltissimi segnali di meraviglia in ballo che fanno circolare troppo facilmente la parola “geni” quando si parla dei Pallbearer, ma la band rimane defilata, inafferrabile, schiva e troppo timida per far trapelare alcunché. Ed ecco dunque che siamo dovuti andare a disturbarli di persona per capire lo strano fenomeno che abbiamo sotto mano. Abbiamo parlato con il bassista della band Joseph D. Rowland, che come possibile prevedere, ha risposto alle nostre domande facendo trapelare l’ umiltà incredibile di questi quattro ragazzi dell’Arkansas, un’umiltà forse traducibile in inconsapevolezza: è possibile che i quattro ancora non abbiano forse neanche capito quale bestia hanno partorito e quale picco di qualità abbiano raggiunto…
CIAO RAGAZZI, CI SPIEGATE LA GENESI DEI PALLBEARER E COME AVETE INIZIATO A MUOVERE I PRIMI PASSI?
“Io e Brett abbiamo formato la band nel 2008, contemporaneamente ad un altro progetto che avevamo allo stesso tempo chiamato Sports. Dopo un po’ Devin si è unito a noi e successivamente ancora si unì a noi anche Mark. Non c’erano obiettivi prefissati in principio, volevamo solo suonare musica heavy che si inserisse bene nell’underground metal dell’Arkansas”.
CHE RUOLO HA QUESTA BAND NELLE VOSTRE VITE?
“E’ decisamente il veicolo per un processo di catarsi. Copre uno spettro molto ampio di emozioni, solitamente tendenti al negativo ma non senza quell’elemento di speranza che è sempre essenziale nella nostra musica”.
“FOUNDATIONS OF BURDEN” SEMBRA VOLER CREARE UN PONTE STABILE TRA DOOM METAL E CLASSIC ROCK, COSA NE PENSI?
“Certo, è un disco che alla fine è null’altro che un amalgama delle nostre passioni primarie, tra cui c’è senza dubbio il classic rock”.
CREDETE CHE LA BAND CONTINUERA’ AD ESPLORARE ANCORA PIU’ QUESTO VOSTRO LATO MELODICO IN FUTURO?
“La band evolverà di sicuro, in che direzione non si sa, forse verso sonorità più heavy, forse nel senso opposto. Non lo so, siamo in continuo movimento ma fare predizioni è arduo.”
“FOUNDATIONS OF BURDEN” SEMRBA UN DISCO CHE ENFATIZZA MOLTO SCNEARI PROG, E C’E’ GRAN CURA RIPOSTA NEGLI ASSOLI E NELL’USO DELLE VOCI, SEI DACCORDO?
“La descrizione calza a pennello”.
QUALI CONSIDERI LE VOSTRE INFLUENZE PRIMARIE?
“Black Sabbath, Pink Floyd, Robin Trower, King Crimson, Kansas, My Dying Bride, Type O Negative, e una marea di altre che impiegheremmo secoli ad elencare tutte. Spesso mi ritrovo a pensare che sono singole canzoni ad influenzarmi di più piuttosto che band o artisti nel loro complesso”.
IL VOSTRO PROCESSO DI SCRITTURA COME AVVIENE?
“Solitamente io e Brett scriviamo in solitudine e poi portiamo il materiale al resto della band, quindi ripartiamo da là tutti insieme”.
LA FASE DI REGISTRAZIONE DI “FOUNDATIONS OF BURDEN” INVECE COME SI E’ SVOLTA?
“E’ stato un processo lungo e difficile da spiegare in due parole. Abbiamo lavorato con Billy Anderson per un mese intero, e praticamente con l’acqua alla gola per quanto riguarda tempistiche e budget. Abbiamo letteralmente usato ogni secondo rimasto. Secondo lui è stato il disco con il più grande, complesso ed estenuante layering di chitarre mai fatto nella sua carriera. È stata un’esperienza dai tratti disumani fare questo disco, e quando lo abbiamo finito eravamo tutti esausti sia fisicamente che mentalmente”.
“FOUNDATIONS OF BURDEN” – COME MAI QUESTO TITOLO?
“Non saprei perché il titolo non è stato una creazione mia. Il disco tutto alla fine è un qualcosa che è aperto ad interpretazioni personali. In generale però il lavoro parla del difficile processo di abbandono e superamento del rimorso”.
DELL’ARTWORK DECISAMENTE PARTICOLARE DEL DISCO INVECE CHE CI DICI?
“E’ stato creato come sempre dal nostro collaboratore di lunga data ANIMETALPHYSICAL, ed è un’altra manifestazione delle tematiche del disco che vanno interpretate a piacimento e non dettate dalla band”.
QUALI MAGGIORI DIFFERENZE TROVI TRA “FOUNDATIONS OF BURDEN” E “SORROW AND EXTINCTION”? DI QUALE DEI DUE SEI PIU’ FIERO?
“‘Foundations of Burden’ è un disco molto più ‘realizzato’ e focalizzato del precedente. Inoltre ci rappresenta meglio e mostra meglio tutte le nostre influenze. Lo preferisco a ‘Sorrow and Extinction’, anche se sono molto fiero di quel disco”.
NEL FRATTEMPO IL VOSTRO FORTUNATO SODALIZIO CON PROFOUND LORE CONTINUA…
“Lavorare con Chris Bruni e la sua Profound Lore sin ora è stato stupendo. Ci ha chiesto anni fa di pubblicare ‘Sorrow and Extinction’ e da allora la collaborazione è stata impeccabile. Ma non posso sapere adesso che scelte faremo in futuro”.
CI SONO COSE CHE CAMBIERESTI DI “FOUNDATIONS OF BURDEN”?
“Certamente certe piccole cose potevano essere diverse, ma credo sia naturale non sapere mai se si è contenti realmente”.
SEMBRATE DECISAMENTE INDIRIZZATI SU UNA STRADA TUTTA VOSTRA. CREDI CHE SUONERETE DOOM METAL PER SEMPRE?
“Secondo me abbiamo già abbandonato il doom. Senz’altro continueremo ad evolvere”.
PER IL GENERE ESTREMO CHE FARE SIETE DAVVERO MOLTO POPOLARI IN QUESTO MOMENTO. COME TI SPIEGHI QUESTO SUCCESSO E QULE E’ STATO IL VOSTRO APICE SECONDO TE?
“E’ stato anche per via delle tante persone che ci hanno aiutato lungo il cammino. Inoltre siamo una band che di rado si rilassa. Stiamo sempre lavorando e cercando di migliorare. Senza sudore e duro lavoro non si va lontani. Cerchiamo di non smettere mai di imparare. L’apice è stato senza dubbio suonare al Roadburn 2013, poiché è stato il nostro primo show in Europa e dinnanzi al pubblico più vasto di sempre per noi”.
CHE PIANI AVETE PER IL FUTURO?
“Faremo in tour del Nord America a breve con At the Gates, Converge e Vallenfyre”.
CHE BAND TI SONO PIACIUTE DI RECENTE?
“Sharon Van Etten, Strand of Oaks, Ben Frost, Vallenfyre, Martyrdod”