PARADISE LOST – Gothic Requiem

Pubblicato il 25/05/2007 da

I Paradise Lost, vicini al ventennale e tornati sulle scene con un disco finalmente del tutto votato al metal, sono maturi, ma hanno ancora voglia di suonare. Ci troviamo davanti una persona consumata, ingrigita sotto i capelli vistosamente tinti, saggia nelle uscite personali e serena, ma allo stesso tempo imponente, fiera, disincantata, oscura. Greg Mackintosh, chitarrista e maggiore compositore della formazione, parla lentamente e con voce profonda in una sala vuota di Rock FM, mentre fissa coi suoi occhi di ghiaccio e si perde in ricordi e riflessioni, raccontando compiaciuto della ultima uscita dei Paradise Lost. Ecco le risposte alle nostre curiosità…

 
“IN REQUIEM” E’ IL VOSTRO PRIMO LAVORO CON CENTURY MEDIA, COME AVETE VISSUTO QUESTO CAMBIO, E SIETE SODDISFATTI DEL LORO LAVORO AD OGGI?
“Questo tour promozionale è la prima vera occasione in cui incontriamo i ragazzi della Century Media. La differenza maggiore tra una major come la BMG e una label specializzata è che ovunque andiamo i discografici di Century Media conoscono la nostra musica e il nostro passato, se non addirittura si dimostrano fan della band, c’è un feeling più personale. Questo è un buon segno, ed è estremamente promettente. Sotto major in alcuni paesi si è quasi ignorati, e tutto ciò avviene a nostra insaputa. Oggi la situazione sembra diversa, è una bella sensazione”.

AI VOSTRI ESORDI AVRESTE MAI PENSATO DI ARRIVARE ALL’UNDICESIMO ALBUM IN STUDIO?
“No, no, no. Ogni disco ci chiediamo quale sarà la nostra direzione, e anche per ‘In Requiem’ il procedimento è stato lo stesso. Siamo estremamente fieri del risultato finale ma già oggi non ti so dire se ci sarà un seguito e quale sarà la direzione che decideremo di prendere. Non so nemmeno se sarò ancora vivo tra due anni…”.

IL NUOVO ALBUM SEMBRA IL SUCCESSORE NATURALE DI “PARADISE LOST”. COME AVETE DECISO DI INTEGRARE NUOVAMENTE LE “VECCHIE” SONORITA’ METAL?
“Non abbiamo mai voluto allontanarci completamente dal metal, come non abbiamo mai smesso di ascoltare questo genere di musica. E’ stata una sorta di reazione, un ricercare qualcosa di diverso. Come ‘Icon’ era una ricerca di nuove sonorità in passato, questa è una contro-reazione. Ripeterci continuamente porterebbe alla completa sterilità. Ora possiamo comporre musica più riff-oriented in maniera molto più fresca e facile”.

E’ STATA UNA DECISIONE CONSCIA QUINDI… FORSE ERAVATE STANCHI DI SCRIVERE CANZONI BASATE SULLE TASTIERE?
“E’ stata una decisione conscia, e si, forse un po’ eravamo stanchi”.

COME IN PASSATO SEI IL MAGGIOR COMPOSITORE DELLA BAND. GLI ALTRI COMPONENTI HANNO LA POSSIBILITA’ DI CONTRIBUIRE O SEI UNA SORTA DI “DITTATORE”?
“(Ride, ndR) Lavoriamo principalmente io e Nick, separatamente. Io gli sottometto qualche idea, e lui me la rimanda con il suo feedback e il suo contributo. Provammo in passato a procedere in maniera più corale, ma con quattro o cinque persone nella band si perdeva la direzione. Non abbiamo mai deciso che deve per forza essere così, è solo il processo di scrittura che negli anni si è imposto, e che ha dimostrato di funzionare meglio. Tutti mettono il loro proprio stile nel suonare, e io e Nick scriviamo le canzoni, è questa la situazione che si è venuta a creare”.

PENSI CHE I FAN CHE HANNO SMESSO DI ASCOLTARVI DOPO “ONE SECOND” POSSANO FINALMENTE RITROVARVI ORA?
“Non so davvero, sono passati così tanti anni. Se queste persone ascoltano ancora metal può accadere, ma come sai invecchiando molti cambiano ascolti e si dedicano ad altro. Scriviamo sempre nella stessa maniera, senza pensare a chi siamo rivolti o a chi potrà apprezzare le nostre scelte… vogliamo solo fare buona musica”.

RIASCOLTANDO “HOST” SIETE SODDISFATTI O PENSI CHE LE INFLUENZE DEI DEPECHE MODE SIANO TROPPO EVIDENTI?
“Personalmente lo trovo ancora un buon album. Tutti ci hanno accostato ai Depeche, e non dico che il suono sia lontano, ma quello che abbiamo cercato di creare era una suono più dark e atmosferico. Il fatto che ancora oggi la gente si interroghi su questa scelta significa che l’album ha causato una forte reazione, e nel bene o nel male siamo riusciti nel nostro intento di allora”.

AVETE SCELTO “THE ENEMY” COME PRIMO SINGOLO, PERCHE’?
“Scrivendo ‘In Requiem’ decidemmo deliberatamente di non voler produrre un album commerciale. Dopo tutti quegli anni passati sotto major a sentirci dire ‘Dovreste scrivere più canzoni che possano diventare dei singoli’ ci siamo annoiati a morte di questa cosa. Non so cosa passa su MTV, non capisco il business che ci sta dietro, come diavolo posso scrivere una canzone commerciale? Stavolta abbiamo composto un album assolutamente non-commerciale, senza alcuna canzone nata come singolo, doveva essere un album duro. Quindi abbiamo dato il master alla Century Media e abbiamo dato a loro la facoltà di scegliere: ogni canzone è buona quanto le altre, non ci interessa quale sarà estratta come singolo”.

PUOI RACCONTARCI QUALCOSA RIGUARDO ALLE RIPRESE DEL VIDEO DELLA CANZONE?
“So che lo dicono tutti, ma odio girare i video, è noiosissimo. Ma devo ammettere che per fortuna questa volta è stato molto divertente, dall’inizio alla fine. Abbiamo riso tutto il tempo perchè per la prima volta abbiamo provato a recitare. Le riprese sono state effettuate sul Mar Nero, e come vedrai il risultato finale ha un’atmosfera assolutamente miserabile, depressiva, abbiamo ricoperto il ruolo di persone shockate, che subiscono violenze… ma mentre giravamo scoppiavamo continuamente a ridere!”.

I TESTI COME AL SOLITO SONO OPERA DI NICK. COSA CI SAI DIRE A PROPOSITO?
“I temi principali sono la religione, i sentimenti avversi alla religione, la fede, il voler credere ma il non riuscirci appieno. Viene trattata in maniera estesa anche la paura della morte, tanto da portarci a decidere per il titolo ‘In Requiem’, che sintetizza a dovere le atmosfere che evocano le liriche. In ogni caso non c’è nessun concept di fondo”.

COME HAI ACCENNATO LE PAROLE SONO SEMPRE TRISTI, DEPRESSIVE. CONSIDERI NICK UNA PERSONA TRISTE?
“Assolutamente no. Come ti ho raccontato prima ridiamo spessissimo, e anche questo viaggio promozionale è stato bellissimo da passare in sua compagnia. E’ un processo catartico: amiamo la musica, l’arte e le atmosfere dark ma non siamo persone tristi. Quando Nick esce con dei testi bellissimi questi mi rendono fiero e felice, stessa cosa prova lui sentendo dei passaggi particolarmente ispirati”.

COME MAI AVETE SCELTO LONDRA COME AMBIENTAZIONE DEL VOSTRO DVD?
“Volevamo girarlo altrove, mi sarebbe piaciuto un posto coreografico, forse in Grecia. Poi ci hanno mostrato questa venue chiamata Koko, una delle location storiche di Londra, avrà più di cento anni, con tutte queste balconate… un ottimo posto per fare delle riprese, così come fanno molti canali televisivi. E’ stato un grande show, sold out, dove abbiamo suonato pezzi da tutta la nostra discografia, canzoni che non suonavamo da anni come ‘Gothic’. La scaletta è stata in parte scelta dai fans, e alcune canzoni selezionate ci hanno spiazzato a dire il vero: ‘Sweetness’ è una b-side, la già citata ‘Gothic’ è molto vecchia, e abbiamo dovuto ri-registrare le parti vocali femminili perchè con la registrazioni dei tempi non abbiamo potuto estrarre la traccia vocale. E’ di sicuro il miglior concerto che abbiamo tenuto a Londra”.

“GOTHIC” ALLA SUA USCITA HA CONTRIBUITO A CREARE UN GENERE MUSICALE. COME TI SENTI NEL RIASCOLTARLO OGGI DOPO TANTI ANNI?
“Apprezzo ancora moltissimo quell’album. La produzione suona molto datata, ma quello è inevitabile. Anche se le vocals sono più melodiche su ‘In Requiem’, penso ci sia un feeling simile tra i due album. Quando provavamo le canzoni per il concerto al Koko, giunti al momento di provare quelle di ‘Gothic’ ci siamo accorti di come, con le strumentazioni attuali, i pezzi in questione suonino come quelli di oggi: siamo rimasti a bocca aperta capisci? In alcune cose siamo progrediti moltissimo, in altre siamo esattamente come anni e anni fa”.

COSA ASCOLTAVATE AGLI ESORDI E COSA VI PIACE ASCOLTARE OGGI?
“Anni fa eravamo appassionati di Sister Of Mercy e Dead Can Dance. Oggi continuiamo ad ascoltarli. Mi piace ancora cercare gruppi attuali, anche se a memoria non posso citarne moltissimi. E’ tutto su MySpace (oddio anche lui, non ci posso credere! ndR), mi piace perdermi nella ricerca di nuove band, hardcore punk (siamo su scherzi a parte? ndR) e soprattutto black metal grezzissimo (fiuuu… ndR), che poi è quello che ritengo il vero black metal – le superproduzioni in quel campo non si possono ascoltare, suonano troppo gay. Ti posso citare i gruppi della Moonfog Records tra i miei preferiti”.

IN MOLTI ANNI DI CARRIERA AVETE FATTO TOUR OVUNQUE, PRODOTTO ALBUM, SINGOLI, DVD… QUAL’E’ IL VOSTRO PROSSIMO OBIETTIVO COME BAND?
“Non ho nessun obiettivo, e non ne ho mai avuto uno. Sono un pessimista, uno di quelli che pensa che accadrà il peggio: in questo modo se accade qualcosa di bello sei piacevolmente stupito. Sono stato in terapia qualche anno fa, e mi fu detto che il novanta percento dell’angoscia è causata dall’aspettativa, dal guardare troppo in là. Se vivi nel presente questa diminuisce o svanisce del tutto. Preoccupati quando c’è da preoccuparsi. E’ diventata la mia filosofia di vita”.

HAI QUALCHE RIMPIANTO?
“Nessun rimpianto, nulla”.

AVETE TOUR IN PROGETTO?
“Niente di definito prima che finisca la stagione dei festival. Faremo un tour da headliner a partire da settembre in europa, per poi andare in america ad ottobre, a supporto dei Nightwish”.

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