PENTAGRAM – Mai stati meglio!

Pubblicato il 14/09/2015 da

A dispetto di tutte le avversità affrontate in una vita umana ed artistica assai travagliata, Bobby Liebling è ancora tra noi coi suoi Pentagram. Gli ultimi anni hanno davvero portato alla maturità il bizzoso singer statunitense, scampato per miracolo a una pressoché infinita quantità di eccessi e oggi in grado di proporsi in splendida forma al suo pubblico. L’ultimo disco “Curious Volume” ha ribadito quanta linfa vitale scorra ancora nelle vene di questi venerandi doomster, proponendo un suono classicissimo e per nulla dedito né a improbabili tentativi di aggiornamento, né a un patetico revivalismo. Abbiamo parlato di questa nuova release con il bassista Greg Turley, ormai una colonna della formazione nonostante la sua età anagrafica sia nettamente inferiore di quella del dioscuro alla voce e del chitarrista Victor Griffin, zio dello stesso Turley!

Pentagram - foto band - 2015

COME È NATO IL NUOVO ALBUM “CURIOUS VOLUME”? QUAL È IL SIGNIFICATO DEL TITOLO CHE AVETE SCELTO?
“È un’espressione presa dalla poesia ‘The Raven’ di Edgar Allan Poe. Non ha chissà quale significato, può essere interpretata pensando all’ultima fase della nostra storia come un ‘volume’ a parte, che possiamo definire ‘curioso’ per tutto quanto ci è accaduto negli ultimi dieci anni, tra scioglimenti, i problemi di Bobby, la ripresa delle attività… Fa riferimento, se vogliamo, anche al ‘volume’ a cui si può sentire il disco, alla potenza del suono”.

L’ATMOSFERA DEL DISCO È QUELLA TIPICA DEI PENTAGRAM, CON IL CONOSCIUTO MIX DI HARD ROCK E DOOM METAL ANNI ’70. AVETE MAI PENSATO DI SUONARE QUALCOSA DI DIFFERENTE NEL NUOVO ALBUM?
“No, ci siamo concentrati sulle nostre caratteristiche consolidate, puntando sull’heavy rock che tutti associano ai Pentagram. La musica riflette ciò che siamo da sempre, abbiamo rimescolato i tipici elementi del nostro sound e abbiamo cercato di trasformarli in qualcosa che potesse suonare fresco, che non richiamasse quanto prodotto in passato. Credo si senta che il materiale contenuto in‘Curious Volume’ sia nuovo, appartenga a questa epoca e non suoni datato”.

UN PEZZO CHE SPICCA NELL’INTERA TRACKLIST È “MISUNDERSTOOD”, MOLTO ROCK’N’ROLL, CON UN FEELING QUASI SPENSIERATO, ABBASTANZA DISTANTE DAL MOOD PIUTTOSTO CUPO DELLA MAGGIOR PARTE DELL’ALBUM. DI COSA PARLA? C’È QUALCHE ASPETTO PARTICOLARE DELLA CANZONE CHE VORRESTI SOTTOLINEARE?
“Non mi stupisce che tu mi abbia citato proprio ‘Misunderstood’, è normale possa balzare all’attenzione. Si tratta di una composizione heavy rock molto diretta, influenzata dal background di Bobby risalente ai tardi Anni ’60, oltre che al punk, per questo ci puoi sentire un andamento rolleggiante e molto semplice. Pensa che questa canzone è stata scritta negli Anni ’80, la band la suonava già in quel periodo ed è stata registrata per la prima volta durante una data a New York. In ‘Misunderstood’ puoi vedere l’altro lato della medaglia dei Pentragram: non solo puro doom, ma anche musica divertente e disimpegnata come può essere quella di questo brano. Potrà piacere o non piacere, ma è al 100% una song dei Pentagram”.

PARLANDO DELLA VOCE DI BOBBY, È UN PIACERE SENTIRLA ANCORA COSÌ POTENTE E VERSATILE. CREDO CHE LA STABILITÀ E LA SERENITÀ TROVATE IN QUESTI ANNI LO AIUTINO AD ESSERE MOLTO CREATIVO. PER TE CHE LO CONOSCI BENE, QUALE PENSI SIA LA QUALITÀ MIGLIORE DELLA VOCE DI BOBBY LIEBLING?
“Bobby ha una vocalità immediatamente riconoscibile, ha il suo stile: non sarà tecnicamente il migliore cantante del mondo, ma il suo timbro è quello necessario per far suonare al meglio la musica dei Pentagram, non potremmo avere un singer diverso. Ha mantenuto negli anni le sue peculiarità e ha completato un ottimo lavoro anche in ‘Curious Volume’, come tutti possono sentire. La sua voce è emozionante, fa vibrare chi lo ascolta, questo credo sia l’aspetto più importante per un cantante”.

GLI ULTIMI CINQUE ANNI SONO STATI ESTREMAMENTE POSITIVI VOI: DUE ALBUM, MOLTE DATE DAL VIVO, STABILITÀ NELLA LINE-UP. POSSIAMO DIRE CHE VI SIA UNA CERTA SERENITÀ ALL’INTERNO DELLA BAND CHE VI CONSENTE DI ESSERE COSÌ PRODUTTIVI COME LO SIETE STATI IN QUEST’ULTIMO PERIODO DELLA VOSTRA CARRIERA? QUAL È AD OGGI L’ATMOSFERA NEL GRUPPO?
“È vero, negli ultimi anni abbiamo realizzato molte cose diverse: due album , un live (‘Live Rites’, nel 2011, ndR), un dvd (‘All Your Sins, Video Vault’, uscito pochi mesi prima di ‘Curious Volume’, ndR). Questa relativa velocità rispetto al passato è dovuta alla sinergia che abbiamo io, Victor e Bobby. Assieme si lavora molto bene, Victor è mio zio, e con lui ho quindi un rapporto che va ben al di là di quello di essere membri della stessa band, ma anche con Bobby si è creato un rapporto molto stretto. Il dialogo tra di noi, il modo di interagire, non presentano quasi mai grosse problematiche da risolvere, il fidarsi l’uno dell’altro ci permette di portare avanti l’attività del gruppo senza intoppi e senza freni sia dal punto di vista creativo, che dal punto di vista organizzativo”.

LA REGISTRAZIONE RIESCE NELL’INTENTO DI CONFERIRE UNA VESTE SONORA VINTAGE, ABBASTANA RUVIDA, A “CURIOUS VOLUME”, E ALLO STESSO TEMPO GLI CONSENTE DI SUONARE AL PASSO COI TEMPI, DI NON SEMBRARE QUALCOSA CHE ARRIVA DAL PASSATO. COME AVETE LAVORATO IN STUDIO?
“L’obiettivo era di ottenere un suono il più possibile vicino a quello di una performance live, ricorrendo il meno possibile a overdub. La registrazione di ‘Curious Volume’ è stata condotta come si faceva durante i primi album dei Pentagram, quando si lavorava in maniera più semplice di oggi e negli studi non c’erano tutte le possibilità di manipolare il suono che possiamo avere a disposizione di questi tempi. Ci siamo inoltre focalizzati sull’impatto dal vivo delle nostre precedenti composizioni, negli ultimi cinque anni siamo stati quasi sempre sui palchi, siamo diventati una vera e propria touring band e ci siamo resi conto di come reagivano le persone sulle differenti canzoni in scaletta. Ecco il motivo di un disco tanto diretto, poco ragionato e spontaneo come ‘Curious Volume’”.

COME LAVORATE ALLA SCRITTURA DI NUOVA MUSICA? QUAL È IL RUOLO DI OGNUNO DI VOI IN FASE COMPOSITIVA?
“Ognuno arriva con il suo materiale, le cose che ha registrato per conto suo, principalmente Bobby e il sottoscritto, e poi ascoltiamo tutti assieme quanto è stato fatto e vediamo cosa va meglio e cosa invece può essere estromesso. Alcune idee di Bobby arrivano da molto lontano, addirittura dagli Anni ’70, ha un grande archivio da cui attingere: ci sono almeno tre pezzi del nuovo album che sono molto datati. Cerchiamo di mediare, appunto, tra questa musica che ha già molti anni sul groppone, ma suona ancora fresca, e le idee più recenti che ho messo assieme, come ad esempio la track di apertura, “Lay Down And Die”. Capita poi, come accaduto per la titletrack, che si lavori tutti assieme per ideare e completare il pezzo, mentre in altri casi c’è già una struttura concepita da uno di noi, la quale viene quindi perfezionata fino alla sua versione definitiva”.

COME SI RELAZIONA UN ARTISTA RELATIVAMENTE GIOVANE QUALE SEI TU CON ARTISTI AFFERMATI E PIÙ ANZIANI COME VICTOR GRIFFIN E BOBBY LIEBLING? CI SONO DIFFICOLTÀ LEGATE ALL’APPARTENENZA A GENERAZIONI DIVERSE?
“Sono cresciuto con queste due persone, hanno fatto parte della mia vita già da quando ero molto giovane, sono stati gli eroi della mia giovinezza. All’inizio, suonare con personaggi così affermati mi ha messo addosso un po’ di pressione, però tieni conto che è come se fossi in famiglia quando sono con loro, lo era i primi tempi che suonavamo assieme e lo è ancora di più adesso. Victor e Bobby sono molto schietti nei rapporti umani, se la musica che gli propongo non gli piace semplicemente non la suonano, non dobbiamo confrontarci con difficoltà comunicative che renderebbero ostici i nostri rapporti personali. È sempre stato più semplice di quanto si possa immaginare lavorare con loro due”.

HO AVUTO L’OCCASIONE DI VEDERVI ALL’OPERA NEL 2012, ALL’HELLFEST: IN QUELL’OCCASIONE RIMASI STUPITO DALLA GRANDE ENERGIA DEL VOSTRO LIVE, COME SE I PENTAGRAM NON FOSSERO UNA BAND IN GIRO DAGLI ANNI ’70 MA FOSSERO SULLE SCENE SOLO DA POCO TEMPO. COME VI APPROCCIATE AI LIVE? SU COSA VI CONCENTRATE MAGGIORMENTE QUANDO SIETE SUL PALCO?
“Cerco soprattutto di divertirmi, di dare e ricevere energia dal pubblico, godendomi le reazioni di chi viene a vedere, la chitarra di Victor, la voce di Bobby, che è sempre un grande performer… Non sto a guardare troppo i dettagli tecnici, a cercare a tutti i costi la pulizia esecutiva: la cosa più importante, per me, è il divertimento. Il resto arriva dopo”.

QUEST’ANNO AVETE CAMBIATO BATTERISTA, CON L’INGRESSO DI PETE CAMPBELL DIETRO I TAMBURI. COME SIETE ARRIVATI A LUI? PERCHÉ IL PRECEDENTE BATTERISTA, SEAN SALLEY, È USCITO DALLA LINE-UP?
“Eravamo in procinto di entrare in studio per registrare il nuovo album quando Sean ci ha lasciato: ha avuto un’offerta molto vantaggiosa per entrare in un altro gruppo e ha preferito uscire dai Pentagram. Una decisione arrivata in un periodo critico, non lo nego, fortunatamente abbiamo trovato in Pete la persona che faceva al caso nostro: aveva già suonato con la band per un paio di tour, conosceva l’ambiente e sapeva come rapportarsi alla nostra musica, quindi non ha avuto problemi a integrarsi. Ci ha messo pochissimo a imparare le nuove canzoni e ad essere pronto a registrare con noi. Alla fine è stato un cambiamento indolore”.

QUALE PENSI SIA IL RUOLO DEI PENTAGRAM NELL’ATTUALE SCENA MUSICALE: SOLO UN REPERTO DEL PASSATO, O UN ELEMENTO IMPORTANTE DELLA MUSICA HEAVY METAL DI OGGI?
“Facciamo parte di un’altra era, almeno nell’immaginario collettivo: apparteniamo a quella schiera di band nate quarant’anni fa, come i Black Sabbath, non è semplice per i ragazzi che ascoltano hard rock o heavy metal oggi considerarci un gruppo che abbia ancora qualcosa da dire. Credo però che, per la potenza del nostro suono, l’energia che ci mettiamo, nonostante tutto abbiamo molto da offrire agli appassionati più giovani. Al contempo, in noi puoi rintracciare facilmente elementi retrò, che riguardano il tipo di cantato, le melodie, il modo di confezionare i pezzi”.

RECENTEMENTE, BOBBY LIEBLING È STATO PROTAGONISTA DI UN DOCUMENTARIO, “LAST DAYS HERE”. VOLEVO SAPERE QUALE FOSSE LA TUA OPINIONE SU DI ESSO E SE CREDI CHE ABBIA INFLUITO POSITIVAMENTE SULLA POPOLARITÀ DEI PENTAGRAM.
“Molte persone si sono interessate a noi e alla musica heavy metal in generale in conseguenza di quel film, non c’è dubbio. Dal punto di vista personale, non è stato semplice fare parte di questo progetto: dovevi stare per lungo tempo davanti a una telecamera in una stanza, seguire le indicazioni che ti davano, come ti dovevi muovere. Non ci ero abituato! Per alcuni versi è stato stancante, anche se alla fine è venuto fuori un buon lavoro. All’inizio, quando l’ho visto, mi ha dato una strana impressione vedere Bobby sullo schermo, protagonista del film. Poi ci ho fatto l’abitudine, ahahah”.

TORNANDO A PARLARE DELLE VOSTRE PERFORMANCE LIVE, RITIENI CI SIANO DELLE DIFFERENZE FRA L’AUDIENCE STATUNITENSE E QUELLE EUROPEE?
“Dal 2010 ad oggi, il numero di persone presenti ai nostri show è aumentato, sia in Europa che negli States. Con la differenza che da voi le cose sono sempre andate abbastanza bene, mentre negli Stati Uniti per lungo tempo abbiamo avuto una situazione piuttosto mediocre. Gli ultimi due anni, 2014 e 2015, hanno segnato un’inversione di tendenza, dovuta probabilmente proprio al film su Bobby (uscito nel 2011, ndR). Credo abbia pesato anche la nostra intensa programmazione live, ci ha permesso di renderci più conosciuti e a poco a poco la voce si è sparsa e sempre più fan sono accorsi ai nostri show”.

QUALI ASPETTATIVE SI POSSONO RIPORRE IN UN NUOVO ALBUM DA PARTE DEI MUSICISTI, QUANDO ORMAI QUASI TUTTE LE PERSONE NON SONO INTERESSATE A COMPRARE LA MUSICA, MA SOLO A SCARICARLA SENZA PAGARE NULLA? È COMUNQUE POSSIBILE ALLARGARE LA PROPRIA AUDIENCE SCRIVENDO NUOVA MUSICA E GUARDAGNARSI NUOVI FAN OLTRE A QUELLI DI VECCHIA DATA?
“Se dovessimo basare la nostra attività sui dati di vendita degli album, non sarei qui a parlarti in questo momento, ahahah! Per forza di cose dobbiamo suonare tantissimo per permetterci di mandare avanti i Pentagram. Anche se la musica più datata è sempre quella che i fan vogliono sentire, ho notato che anche le nuove canzoni sono accolte bene dal vivo, sia da chi ci segue da parecchi anni, sia da parte di chi si è avvicinato a noi solo di recente. Creiamo nuova musica prima di tutto per noi stessi, ma il fatto di uscire con nuovi full-length ci è comunque di grande aiuto nel catturare le attenzioni di chi non aveva mai prestato troppa attenzione a quanto suonavano i Pentagram. La nostra base di fan è cresciuta negli ultimi anni, l’aver realizzato qualcosa di nuovo ci ha sicuramente giovato per migliorare la nostra visibilità”.

QUALE È STATA LA SODDISFAZIONE PIÙ GRANDE CHE HAI PROVATO DA QUANDO SEI NELLA LINE-UP DEI PENTAGRAM?
“Quest’album. Ci abbiamo lavorato per circa due anni, è cresciuto dentro di noi, alla fine abbiamo realizzato quello che avevamo in mente: è all’altezza degli obiettivi che ci eravamo posti. Ottime canzoni, grande suono, ne sono orgoglioso. È da quando sono piccolo che sogno di poter incidere un disco di questo livello, esserci riuscito è per me la soddisfazione più grande”.

0 commenti
I commenti esprimono il punto di vista e le opinioni del proprio autore e non quelle dei membri dello staff di Metalitalia.com e dei moderatori eccetto i commenti inseriti dagli stessi. L'utente concorda di non inviare messaggi abusivi, osceni, diffamatori, di odio, minatori, sessuali o che possano in altro modo violare qualunque legge applicabile. Inserendo messaggi di questo tipo l'utente verrà immediatamente e permanentemente escluso. L'utente concorda che i moderatori di Metalitalia.com hanno il diritto di rimuovere, modificare, o chiudere argomenti qualora si ritenga necessario. La Redazione di Metalitalia.com invita ad un uso costruttivo dei commenti.