PHANTOM SPELL – Fiamme di brughiera

Pubblicato il 12/10/2025 da

“Heather & Hearth” dei Phantom Spell non è ‘soltanto’ uno dei più bei dischi di hard e progressive rock britannico degli ultimi anni, ma anche un album che sembra provenire da un’altra epoca che, al contempo, riesce a parlare con forza al presente.
Kyle McNeill, già voce e chitarra dei Seven Sisters, con questa sua creatura solista si è scrollato di dosso ogni etichetta riduttiva, consegnando un’opera che vive di un equilibrio raro tra il calore del folk, la tensione emotiva dell’heavy metal tradizionale e la raffinatezza narrativa del prog anni ’70.
Non è un revival, non è esercizio di stile: è il linguaggio autentico di un musicista che respira quelle sonorità e le traduce in un immaginario personale, intimo e universale al tempo stesso, scrivendo musica, testi e suonando ogni strumento presente nei suoi solchi. Ne abbiamo parlato con lui in occasione dell’uscita della seconda fatica dei Phantom Spell, per capire meglio la genesi e la visione che stanno dietro a un’opera destinata a lasciare il segno.

“HEATHER & HEARTH”, COSÌ RICCO DI SFUMATURE E INFLUENZE, È UN ALBUM CAPACE DI SOSPENDERE IL TEMPO. QUAL ERA IL TUO STATO D’ANIMO MENTRE REALIZZAVI QUESTO SECONDO CAPITOLO DEI PHANTOM SPELL? HAI AVVERTITO LA PRESSIONE DI DOVER MANTENERE LE PROMESSE DI “IMMORTAL’S REQUIEM O È STATO UN PROCESSO PIÙ ISTINTIVO?
– C’è sempre una certa pressione quando si scrive nuovo materiale, ma la maggior parte proviene da me stesso. Cerco di non pensare a ciò che ho fatto prima e di concentrarmi sul nuovo materiale come se fosse un piccolo universo a sé. Non ogni brano o album deve essere un capolavoro o un lavoro magniloquente a tutto i costi, e va bene così.
Il mio stato d’animo era lo stesso di sempre: divertirmi! Cerco di godermi il processo il più possibile, anche se il linguaggio colorito che esce dalla mia stanza tra una cattiva take e l’altra direbbe il contrario!

UNO DEGLI ELEMENTI PIÙ EVIDENTI DELL’ALBUM È IL RUOLO DEL FOLK BRITANNICO, NON COME ORNAMENTO MA COME LINGUAGGIO COMPOSITIVO CENTRALE. QUANDO QUESTO ELEMENTO È DIVENTATO PARTE ESSENZIALE DEL TUO PROCESSO CREATIVO? CI SONO ARTISTI O DISCHI SPECIFICI CHE TI HANNO GUIDATO IN QUESTO CAMBIAMENTO?
– È successo in modo naturale durante la preparazione del disco. Stavo ascoltando molto folk revival anni ’70 e questo, ovviamente è finito nel mio subconscio! Amo i lavori solisti di Sandy Denny: era un talento incredibile e i suoi arrangiamenti vocali sono splendidi. Ascolto anche Pentangle, Renaissance e Gryphon.
Io lo chiamo ‘minstrel-core‘, perché sembra la musica che potresti sentire nella sala principale di un castello. Ma non è una cosa recente: ascolto folk e generi affini da tutta la vita. Mi piace anche esplorare il folk di altri paesi: adoro quello bulgaro, con i suoi aspetti armonici e ritmici così affascinanti e complessi.

MOLTI RECENSORI – COMPRESO CHI SCRIVE – HANNO CITATO CAMEL, WISHBONE ASH, URIAH HEEP E ANCHE I PRIMI QUEEN COME RIFERIMENTI PROFONDI. QUANTO COSCIENTEMENTE LAVORI CON QUESTE INFLUENZE? SONO PUNTI DI RIFERIMENTO CONSAPEVOLI O QUALCOSA CHE EMERGE IN MODO NATURALE?
– Sono tutte grandi influenze, ma agiscono a livello subconscio. Se provi a somigliare consapevolmente a un certo artista, il risultato sarà sempre un’imitazione scadente.
Tutti abbiamo influenze, è così che troviamo la nostra voce. Ma quando crei qualcosa deve venire da un posto che ti appartiene. Spesso mi sento più come un mezzo delle idee che mi giungono, piuttosto che un creatore che tira i fili. Le idee vanno colte e fatte vivere: il segreto è tenere l’ego fuori e lasciare che la musica esca come vuole.

“DISTANT SHORE” SEMBRA UNA SORTA DI MANIFESTO: EMOTIVAMENTE INTENSA, ARMONICAMENTE RICCA E CHIARAMENTE SEGNATA DALL’AMORE PER LA COMPOSIZIONE NARRATIVA. PUOI RACCONTARCI LA NASCITA DI QUESTO BRANO – MUSICALMENTE E LIRICAMENTE?
– Musicalmente è nata in modo abbastanza tipico: avevo la melodia del verso in testa da giorni e, trovati gli accordi, il brano ha iniziato a prendere forma sezione dopo sezione. Spesso registro idee in studio e poi cerco di completarle con altri strumenti. Ascolto i pezzi in loop durante le attività quotidiane e lascio che il subconscio lavori: a volte ci vogliono mesi prima che arrivi la sezione successiva, ma così ottengo i risultati migliori.
Liricamente, invece, è un tentativo di elaborare ciò che ho visto sul mio telefono riguardo al genocidio a Gaza. Sono al tempo stesso stupito dalla resilienza del popolo palestinese e sconvolto dalla mancanza di umanità di molti. È una canzone sul lutto e la perdita, ma anche sulla resilienza della vita.

ALL’OPPOSTO, “EVIL HAND” PORTA QUEL PUGNO HEAVY-PROG CHE RICORDA I RAINBOW O I PRAYING MANTIS. È UN RICHIAMO ALLE TUE RADICI METAL CON I SEVEN SISTERS, O LO VEDI COME QUALCOSA DI DISTINTO NELL’IDENTITÀ DEI PHANTOM SPELL?
– L’heavy metal sarà sempre parte della mia identità musicale. Esiste in qualunque cosa scriva. Però i miei due gruppi vivono in compartimenti separati nel mio cervello, altrimenti le linee si confonderebbero troppo.
Alcuni pensano che suonino uguali perché c’è la mia voce, ma per me sono diversissimi. L’approccio creativo è diverso, così da ottenere esiti unici per entrambi. E sì, con “Evil Hand” stavo decisamente cercando di canalizzare i Rainbow dell’era Dio!

PARLIAMO DELLA TITLE-TRACK: “HEATHER & HEARTH” È PROBABILMENTE IL BRANO PIÙ MAESTOSO E AMBIZIOSO, IN EQUILIBRIO TRA LA SENSIBILITÀ DI ANDY LATIMER E UNA SOLENNITÀ QUASI CELTICA. COME SI È SVILUPPATO IL PEZZO E COSA VOLEVI TRASMETTERE EMOTIVAMENTE?
– Sono un grande fan di Andrew Latimer, quindi apprezzo molto il paragone!
È una canzone sulla nostalgia, una lettera d’amore alla campagna che circonda la mia città natale e, più in generale, sul desiderio di connettersi con cose reali e autentiche. Passo troppo tempo davanti a uno schermo e questo alimenta solo la voglia di scappare nei boschi e non tornare più (anche se probabilmente mi mancherebbe troppo il caffè).
L’idea della melodia contrappuntistica dell’intro ha fatto partire tutto, poi ho semplicemente continuato fino a quando ho sentito che era completa. È uno dei miei maggiori traguardi come autore e non vedo l’ora di suonarla dal vivo.

L’ALBUM EMANA UN FORTISSIMO SENSO DEL LUOGO, SIA NELLA MUSICA CHE NEI TESTI. LEGGENDE PERDUTE, PAESAGGI RURALI… CI HO VISTO ECHI DI TOLKIEN O ANCHE DE “IL RE IN GIALLO” DI ROBERT WILLIAM CHAMBERS… QUESTE IMMAGINI NASCONO DALLA MUSICA O COSTRUISCI LA MUSICA INTORNO AD ESSE?
– Quel tipo di immaginario ha un ruolo enorme nel mio songwriting. Trovo ispirazione nella natura, nella letteratura, nell’arte, nei videogiochi, nei film – specialmente quelli fantasy e di sword & sorcery.
Fin da bambino ho trovato affascinante il mondo fantasy, in particolare quando include la natura. È come scrivere la colonna sonora di questi paesaggi e scene mistiche. Da ragazzo volevo diventare illustratore per Games Workshop, ma poi la chitarra ha preso il sopravvento. Ora scrivo musica per accompagnare i disegni che non ho mai fatto.

IL FATTO DI SUONARE E ARRANGIARE TUTTO DA SOLO DÀ AI PHANTOM SPELL UN TONO INTIMO E COESO. TI SENTI MAI TENTATO DI APRIRE IL PROGETTO A COLLABORAZIONI ESTERNE, O QUELLA SOLITUDINE È ESSENZIALE ALL’INCANTESIMO?
– Volevo coinvolgere la mia live band nelle registrazioni di Heather & Hearth, ma la mancanza di tempo e denaro me l’ha impedito. In futuro ci saranno, ma la scrittura resterà sempre solo mia. Per ora è il modo che preferisco. Più avanti mi piacerebbe sperimentare qualcosa di collaborativo, ma sarebbe un altro progetto a parte.

MOLTE BAND CONTEMPORANEE CHE SI ISPIRANO AL SUONO RETRÒ RISCHIANO DI SCADERE NELLA PARODIA. “HEATHER & HEARTH” EVITA QUESTA TRRAPPOLA SUONANDO VISSUTO, SINCERO. COME RIESCI A PRESERVARE L’AUTENTICITÀ SENZA SCIVOLARE NELLA NOSTALGIA O NELLA MIMESI STILISTICA?
– È un argomento che trovo interessantissimo, soprattutto oggi con l’IA generativa. La risposta breve: do vita alla musica che sento in testa, senza cercare una tecnica o un suono specifico. Il momento in cui sforzi troppo è quello in cui perdi l’autenticità. Ho interiorizzato il suono del prog anni Settanta e generi affini, e così la mia musica tende naturalmente a uscire in quel modo. Siamo tutti prodotti del nostro ambiente. Se vuoi che qualcosa suoni sincero, fallo con sincerità.

IL TERMINE ‘UNDERGROUND’ VIENE ANCORA USATO SPESSO NEL METAL E NEL ROCK. NEL 2025, COSA SIGNIFICA PER TE? LO VEDI COME UNA COMUNITÀ, UN’ESTETICA O PIÙ COME UN’ATTITUDINE?
– Può significare tutte queste cose, dipende da chi lo vive. Per me significa comunità e amicizia. Dell’estetica mi importa poco, a parte le copertine e i miei vestiti. Essere underground è motivo d’orgoglio per molti e lo capisco: è legato alle origini controculturali del metal.
Ma non condivido quando viene usato per fare ‘gatekeeping’ e tenere lontane persone che magari non si vestono ‘nel modo giusto’ o ascoltano altra musica. Essere underground non ti rende automaticamente figo, e se ci provi troppo probabilmente sei solo ridicolo.

HO NOTATO CHE HAI RIMOSSO LA TUA MUSICA DA SPOTIFY, UNA SCELTA CHE SEMPRE PIÙ ARTISTI STANNO FACENDO. QUAL È LA TUA VISIONE DELLE PIATTAFORME DI STREAMING, E COSA TI HA PORTATO A QUELLA DECISIONE? PRINCIPI ETICI, ECONOMICI O NECESSITÀ DI CONTROLLO ARTISTICO?
– Lo streaming in sé non è il male: sono le pratiche di Spotify (rese possibili dalle major) ad aver strozzato l’industria musicale. Consiglio il libro “Mood Machine” di Liz Pelly per capire come Spotify abbia peggiorato le cose.
Ho tolto i Phantom Spell da lì perché non sopporto l’idea di far parte di una piattaforma che ridicolizza tutto ciò in cui credo. Per non parlare del CEO che usa i soldi per finanziare tecnologie belliche AI usate in Palestina. Non potevo più restarci. So che la mia scelta non cambia nulla nel grande schema, ma ho la fortuna di potermi permettere di rinunciare a quell’entrata.
Penso che oggi molti si sentano impotenti davanti all’oppressione, ma piccoli gesti contano: essere più consapevoli di come spendiamo i nostri soldi è un modo potente di protesta.

DOVE STA ANDANDO IL VIAGGIO DEI PHANTOM SPELL? C’È UNA NUOVA DESTINAZIONE ALL’ORIZZONTE O STAI ANCORA ESPLORANDO LE NEBBIE DI “HEATHER & HEARTH”?
– Ci sono certamente nuove avventure in arrivo! Per ora vogliamo portare “Heather & Hearth” il più lontano possibile. L’anno prossimo sarà impegnativo: abbiamo già vari festival confermati e un tour in programma. Vorrei tornare a scrivere entro fine anno, ma ho bisogno di un po’ di riposo dopo due album in un solo anno. Il viaggio dei Phantom Spell è appena iniziato.

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