PHIL CAMPBELL AND THE BASTARD SONS – La vita dopo i Motörhead

Pubblicato il 01/12/2016 da

Nel tranquillo backstage del Campus Industry Music di Parma incontriamo un Phil Campbell molto malinconico, la morte del suo compagno di una vita Lemmy (scomparso quasi un anno fa) è un dolore ancora lontano dall’essere metabolizzato, ma allo stesso tempo il chitarrista del Galles ci appare molto sereno ed appagato da una carriera che in trent’anni lo ha portato sui palchi di tutto il mondo insieme ai Motörhead. Oggi Phil suona insieme ai suoi tre figli, come se volesse passare la torica alle nuove generazioni, l’esperienza da trasmettere è tanta ed il suo scopo principale è prendersi cura della sua famiglia. Nel quarto d’ora a nostra disposizione abbiamo potuto sentire le parole di un grande protagonista della storia del rock, un musicista genuino che possiede ancora qualche cartuccia da sparare nel suo fucile a sei corde.

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ALLORA PHIL, DOPO OLTRE TRENT’ANNI INSIEME AI MOTÖRHEAD, TI SEI IMBARCATO IN UNA NUOVA AVVENTURA INSIEME AI TUOI FIGLI. COME TI SENTI?
“Sono molto contento perché suono con i miei figli da circa tre o quattro anni, ancora prima che Lemmy ci lasciasse. Con la morte di Lemmy e la fine dell’attività insieme ai Motörhead ho potuto dedicarmi alla band, a suonare in giro le canzoni che più mi piacciono e adesso a scrivere anche nuova musica. Ancora oggi questa per me è una situazione molto strana, non so come definirla, Lemmy mi manca tremendamente, penso a lui ogni giorno, cerco di tenermi vivo in qualche modo e occupare il mio tempo”.

INSIEME A TE, ANCHE NOI FAN SIAMO ANCORA SCOSSI PER LA SCOMPARSA IMPROVVISO DI UN PERSONAGGIO COME LEMMY, CHE PER TUTTI ERA UN’ICONA IMMORTALE DEL ROCK. GIRAVANO ANCHE VOCI CHE DOPO LA FINE DEL TOUR SI STESSE ANCHE RIPRENDENDO.
“Non so davvero cosa dire, non ho parole, penso tantissimo a lui. Alla fine il destino è questo, è capitato, nessuno ha potuto farci nulla”.

COME TI SEI TROVATO A SUONARE CON I TUOI FIGLI? CREDO CHE UNA BAND DI FAMIGLIA PER QUALCUNO SIA UN SOGNO, PER ALTRI UN INCUBO.
“Sin da quando avevano quattro o cinque anni i miei figli hanno iniziato ad interessarsi alla musica ed a suonare ed io lo facevo con loro. Oggi posso dire con orgoglio che sono tutti diventati degli ottimi musicisti, c’è un bel feeling e le nuove canzoni mi piacciono molto. Quando siamo tutti insieme ci piace jammare, sono bei momenti. Tre o quattro anni fa durante un party siamo saliti tutti insieme sul palco, ci siamo divertiti e successivamente abbiamo tenuto qualche show. Nel frattempo tutti loro si sono dedicati ai loro progetti, senza che io venissi coinvolto, loro ne hanno giovato perché sono cresciuti molto come musicisti. Dopo la morte di Lemmy ho avuto più tempo per suonare con loro, abbiamo cambiato il nome alla band e deciso di scrivere delle canzoni”.

OLTRE ALLA TUA FAMIGLIA, AVETE ASSOLDATO IL GIOVANE NEIL STARR ALLA VOCE.
“Adoro Neil, è il Robert Plant del nuovo millennio (Neil, che assiste all’intervista, ride di gusto, ndR)! Ha fatto un ottimo lavoro sui pezzi e anche dal vivo spacca sul serio!”.

LA GRAFICA CHE AVETE UTILIZZATO PER IL VOSTRO EP RICORDA MOLTO L’ICONOGRAFIA DELLE TIPICHE TOPPE SULLE GIACCHE DEI BIKER.
“Non sono propriamente un biker ed onestamente tutto il lavoro sulla parte grafica l’ho lasciata ai miei figli, sono aspetti che non mi interessano molto. Io mi sono concentrato totalmente sulla musica. Devo dire però che hanno fatto un buon lavoro, mi piace molto l’artwork del CD. Personalmente mi sono divertito molto a registrare con i miei figli e Neil, abbiamo lavorato tutti insieme proprio come facevo nei Motörhead, si discuteva, ci dicevamo in faccia le cose che ci piacevano e quelle che volevamo cambiare, l’atmosfera era ottima”.

COSA PUOI DIRCI DELLE REGISTRAZIONI DELL’EP?
“Niente di particolare, non saprei. Posso dire che si tratta di musica genuina, noi suoniamo rock’n’roll alla vecchia maniera, questo è tutto ciò che conta. In studio ho attaccato la mia chitarra all’amplificatore e mi sono limitato a suonare al meglio, nessun segreto”.

C’E’ UNA CANZONE DEL DISCO A CUI SEI PARTICOLARMENTE LEGATO?
“Sono legato a tutte, indistintamente, altrimenti non le avrei pubblicate. Non mi piace scrivere canzoni riempitive, se non sono soddisfatto di un pezzo, allora questo non finisce nel disco, è semplice”.

DAL VIVO, OLTRE AI NUOVI BRANI ED A DIVERSI PEZZI DEI MOTÖRHEAD, SO CHE SUONATE ANCHE “SILVER MACHINE” DEGLI HAWKWIND. SI TRATTA DI UN VOSTRO TRIBUTO A LEMMY?
“Esattamente, dal vivo con i Motörhead non suonavamo questa canzone. Ora mi diverto molto, la canzone mi piace ed è un modo per ricordare Lemmy ogni volta che salgo sul palco!”.

PHIL, SEI ANCORA IN CONTATTO CON MIKKEY DEE?
“Ma certo che sì, Mikkey è mio fratello da venticinque anni, ci sentiamo molto spesso. Adesso Mikkey suona con gli Scorpions, credimi loro hanno fatto un grande affare prendendolo, è il più grande batterista rock’n’roll in circolazione. Gli voglio molto bene, è uno dei miei migliori amici, non ci perderemo mai di vista”.

CON LA TUA CHITARRA HAI INFLUENZATO GIOVANI ROCKER PER OLTRE TRE DECENNI. OGGI C’È QUALCHE GIOVANE CHITARRISTA CHE TI PIACE PARTICOLARMENTE?
“No (fa una faccia quasi schifata, ndR), adesso sento solo merda in giro. I miei musicisti preferiti sono i chitarristi classici, quelli di una volta, non c’è niente di nuovo in circolazione che mi piaccia. L’unico chitarrista che ho sentito di recente e che mi è piaciuto parecchio si chiama Justin Johnson, possiede un gran gusto, utilizza chitarre a tre e quattro corde e suona lo slide divinamente, un vero bluesman. A parte lui, il nulla. La mia vita in questi anni è stata molto impegnata con la mia musica, sono certo di essermi perso un sacco di musicisti che non ho potuto ascoltare per mancanza di tempo”.

OGGI COME VIVI I GIORNI IN TOUR?
“Ultimamente non vado molto in tour, suoniamo qualche data in giro e lo faccio semplicemente per divertirmi. Come dire…mi sono praticamente ritirato, sono in pensione. Non è più come ai tempi dei Motörhead… ho scritto canzoni insieme a Lemmy per trent’anni, ho suonato con grandi amici come Philty Taylor e Wurzel, abbiamo fatto un buon lavoro. Ora suono di tanto in tanto in giro”.

OGGI QUALI SONO I RICORDI MIGLIORI CHE HAI DI LEMMY?
“Questa è una cosa che ora non posso proprio dirti, non posso davvero, non riesco a pensare, a credere a ciò che è successo a Lemmy. Sicuramente la cosa più tragica è la morte di Lemmy… anche Wurzel non c’è più ed anche Philty se ne è andato… erano tutti miei grandi amici. La cosa che mi rallegra è che la loro musica ci sarà per sempre, insieme abbiamo scritto un sacco di grande rock’n’roll”.

DAVVERO TI SENTI UN PENSIONATO?
“Guarda, non faccio tanti piani per il futuro, ora penso alla mia famiglia, mi curo dei miei figli e mi piace suonare musica con loro. Lemmy diceva sempre: ‘se fai troppi piani per il futuro, succederà sicuramente qualcosa che manderà tutto a puttane’. Io seguo questo insegnamento, vivo alla giornata come ho sempre fatto. Sarei già contento se mi svegliassi sano domani!”.

DA GIOVANE QUAL E’ STATA LA MOLLA CHE TI HA FATTO SCATTARE L’IDEA DI IMBRACCIARE LA CHITARRA?
“Mi regalarono un disco di Jimi Hendrix, rimasi letteralmente folgorato. Ricordo che andavo a scuola, mentre tutti pensavano a fare i cretini con le ragazze, io avevo in testa Jimi Hendrix ed il modo in cui suonava la chitarra. Fu lui a farmi innamorare della sei corde”.

TI PONI ANCORA QUALCHE OBIETTIVO COME MUSICISTA?
“No, credo di aver dato già il meglio di me, ora voglio che la mia famiglia e i miei figli siano felici ed io cerco di aiutarli come posso trasmettendo loro la mia esperienza. Mi sento una persona molto fortunata per aver potuto fare tutto ciò che ho fatto in oltre trent’anni”.

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