I tedeschi Philosophobia hanno debuttato con il loro primo album, un disco di prog metal che avrebbe potuto rimanere solo un demo, dato che è stato accantonato per ben tredici anni, ma che non è stato dimenticato dai suoi autori, i quali hanno saggiamente, vista la qualità delle composizioni, deciso di riprendere il progetto. Abbiamo sentito il chitarrista Andreas Ballnus, con il quale abbiamo cercato di chiarire tanti aspetti: come mai sia trascorso così tanto tempo prima realizzare questo full-length, da dove deriva un moniker così particolare, come hanno iniziato la collaborazione con Kristoffer Gildenlow dei Pain of Salvation e altro ancora. Buona lettura!
AVETE DA POCO PUBBLICATO IL VOSTRO ALBUM DI DEBUTTO: AVEVATE REGISTRATO LE PRIME VERSIONI DEMO PER LA MAGGIOR PARTE DELLE CANZONI NEL 2007, COME MAI LE AVETE MESSE DA PARTE PER TUTTI QUESTI ANNI?
– Le principali ragioni sono dovute al tempo e alla disponibilità. Alex (Landenburg, ndr) si era appena unito agli Annihilator come batterista per il tour e io ero on the road con Paul Di’Anno. Non c’è stato nessun motivo in particolare, semplicemente non è successo. Due anni fa è riemersa l’idea di finire il disco e tutti siamo stati super felici e coinvolti di nuovo.
COME HAI INCONTRATO KRISTOFFER GILDENLOW E COME AVETE INIZIATO A PARLARE DI QUESTI DEMO?
– In realtà l’ho incontrato nel 2007. Domenik, il nostro cantante era emigrato in Germania dalla Grecia proprio dopo le registrazioni ed è stato da me per un paio di mesi. Una sera stavamo navigando su internet e abbiamo visto che Kristoffer Gildenlöw stava cercando un tastierista per suonare dal vivo con la sua band DIAL. Poichè Domenik oltre ad essere un cantante suona il piano e le tastiere, si è candidato e ha avuto il lavoro. Così è cominciato il contatto con Kristoffer. Lui avrebbe dovuto anche contribuire con alcune parti di basso ai demo poi, anni dopo, quando abbiamo parlato dei Philosophobia e dell’idea di resuscitarli, Kristoffer è diventato un membro a tutti gli effetti.
COME MAI AVETE SCELTO QUESTO MONIKER? ERA LA TUA IDEA FIN DALL’INIZIO O L’HAI SCELTO QUANDO AVETE DECISO DI REGISTRARE L’ALBUM?
– Il nome Philosophobia è stato nella mia mente per un bel po’ di tempo. Se ricordo bene, era circa nello stesso periodo in cui scrivevo le prime canzoni per l’album. Mi piace davvero il suono della parola e sottolinea la musica abbastanza bene. La filosofia come una bella arte e la fobia come qualcosa di distruttivo. Proprio come gli opposti nella musica: le parti heavy seguite da parti calme e soft. Alcuni anni dopo ho scoperto che la paura della filosofia esiste davvero.
COME SI SONO SVOLTE LE REGISTRAZIONI DELL’ALBUM? AVETE AVUTO AFFRONTARE DIFFICOLTA’ LEGATE ALLA PANDEMIA?
– Oh, sì! Le registrazioni avrebbero dovuto cominciare all’inizio del 2020. Prima abbiamo avuto un lockdown totale e a nessuno era permesso di entrare in studio, perciò abbiamo dovuto rimandare l’inizio. Poi Alex è rimasto bloccato in Sicilia e abbiamo dovuto rimandare di nuovo. Domenik ha dovuto registrare le parti vocali in Grecia, perchè avrebbe dovuto fare la quarantena se fosse venuto in Germania per le registrazioni. Così, alla fine ci è voluto molto più tempo di quanto ci saremmo aspettati. Da un altro punto di vista, non abbiamo avuto pressioni di alcun tipo, perchè questo era il nostro primo lavoro e nessuno aspettava quest’album. Sarebbe stato peggio se fosse stato il nostro secondo album e la gente si fosse aspettata la sua pubblicazione.
CON RIGUARDO AI TESTI, A COSA SI ISPIRANO? SI TRATTA DI UN CONCEPT ALBUM?
– No, non è un concept album vero e proprio, ma i testi trattano lo stesso argomento. In generale, trattano dei lati oscuri della vita: può riguardare la depressione, gli abusi sugli animali, pensieri prima della morte e così via.
QUALI CANZONI SONO COMPLETAMENTE NUOVE? PENSANDO AL TITOLO, SUPPONGO POSSA ESSERCI “THIRTEEN YEARS OF SILENCE” TRA QUESTE.
– Sì, potresti pensare così, ma in realtà “Thirteen Years Of Silence” c’era proprio dall’inizio. Per anni ha avuto il titolo provvisorio di “instrumental1”. Quando è giunto il momento di dare alle canzoni dei nomi appropriati, ho pensato che erano passati esattamente tredici anni tra i demo e l’inizio delle registrazioni per l’album. Nel frattempo non era successo nulla, perciò secondo me quel nome era perfetto. Le due canzoni nuove sull’album sono invece “Between The Pines”, che ha sostituito un’altra ballata pianistica e “Voices Unheard”. Non c’era niente di sbagliato nelle due canzoni che erano state registrate per i demo, ma mi sembravano un po’ differenti e credo non fossero adatte al 100%.
A PROPOSITO DI “BETWEEN THE PINES”, E’ COMUNQUE DIVERSA DALLE ALTRE CANZONI, PIU’ ATMOSFERICA E SOFT.
– Ho avuto sempre una certa predilezione per le ballate pianistiche e come dicevo prima ce n’era una anche nei demo. Penso che il fatto di ridurre una canzone alla sua essenza con un solo strumento principale consenta di creare un’atmosfera molto intensa, perchè dà spazio alle voci e alle liriche.
ALLA FINE DI “WITHIN MY OPEN EYES” C’E’ UN’AGGIUNTA: SI PUO’ CONSIDERARE LA PROSECUZIONE O E’ PIU’ UNA TRACCIA NASCOSTA?
– No, è solo una parte della canzone. Mi piace il modo in cui si evolve alla fine. Fondamentalmente è sempre lo stesso pattern ritmico di chitarra, ma il cambio di batteria e nelle voci le conferisce un feeling davvero speciale.
ULTIMAMENTE DA CHE PERIODI MUSICALI O STILI TI SENTI ATTRATTO COME ASCOLTATORE? DA MUSICA SIMILE ALLA TUA O DIFFERENTE?
– Sono cresciuto ascoltando prog rock e questo sarà sempre una parte di me e qualcosa da cui mi sentirò sempre attratto, è una parte del mio DNA musicale. Ad essere onesto in realtà non sono però focalizzato su un solo genere. Sono un grande fan di Bruce Springsteen, ma anche di The Mighty Mighty Bosstones e The Exploited. C’è così tanta buona musica da ascoltare e come diceva Louis Armstrong: “La buona musica è buona…comunque la si chiami!”.
PENSI CHE CI SARA’ UN SEGUITO A QUEST’ALBUM? HAI GIA’ QUALCHE IDEA?
– Assolutamente! Il secondo album è già stato scritto e pre-prodotto, è di nuovo già tempo per lo studio.
STAI PIANIFICANDO DI ANDARE IN TOUR CON QUESTA LINE-UP PER PROMUOVERE L’ALBUM?
– Certamente, ci sono già in cantiere un paio di show. E’ alquanto difficile andare in tour in questi giorni o essere inseriti in festival, perchè in pratica i festival che si stanno svolgendo ora sono quelli che avrebbero dovuto svolgersi due anni fa. A causa della pandemia è stato rimandato tutto di anno in anno, così ci sono ora festival che hanno i loro bill programmati da due anni. E’ molto difficile riuscire a trovare spazio, ma ci stiamo lavorando.
HAI ALTRI PROGETTI IN CANTIERE OLTRE AI PHILOSOPHOBIA?
– Beh, per adesso sono concentrato soprattutto sui Philosophobia. Suono ancora nei Perzonal War ma sin dall’inizio della pandemia è stato tutto molto calmo su quel fronte. Perciò, no, nessun’altra priorità a parte i Philosophobia.