PHOBOPHILIC – Al servizio del Caos

Pubblicato il 30/04/2023 da

Tra i debutti più interessanti dello scorso anno, “Enveloping Absurdity” dei Phobophilic ci ha presentato una giovane death metal band che ha evidentemente studiato al meglio i classici del genere, quelli made in Finland in particolare.
I ragazzi statunitensi, originari del North Dakota, con il loro primo full-length hanno cercato di conquistare un terra di mezzo tra vigore e tecnicismo, unendo un suono ruvido e organico con un approccio al songwriting piuttosto virtuoso, in cui cambi di tempo e contrappunti sono decisamente frequenti. Musica sostanzialmente ispirata dagli insegnamenti di Demilich e Adramelech, composta con quell’euforia tipica delle formazioni agli esordi.
Al momento i Phobophilic si trovano in tour negli Stati Uniti di spalla ai The Black Dahlia Murder, ma in estate il quartetto sarà in Europa per un breve tour attorno al noto Kill-Town Death Fest di Copenhagen. Tra tutti questi impegni, il bassista Christian Alm ha trovato il tempo per rispondere a qualche nostra domanda…

SI SA RELATIVAMENTE POCO DI VOI, ALMENO IN ITALIA, E RITENIAMO CHE I NOSTRI LETTORI ABBIANO BISOGNO DI SAPERNE DI PIÙ SULLA BAND DOPO CHE SIAMO RIMASTI COLPITI DAL VOSTRO ALBUM DI DEBUTTO. COME VI SIETE INCONTRATI ORIGINARIAMENTE E COME AVETE FORMATO LA BAND?
– I Phobophilic si sono formati nel 2016 dopo che la band hardcore che io, Josh e Vinnie abbiamo fondato al liceo ha tirato i remi in barca. Abbiamo sempre avuto un forte interesse per il metal e abbiamo deciso di adottare un approccio musicalmente diverso una volta che la band precedente è stata sepolta. Abbiamo incontrato Aaron tramite amici comuni nella nostra scena musicale locale, completando così la formazione. Poi abbiamo iniziato a scrivere quello che è diventato il primo demo pubblicato nel 2017.

DESCRIVICI LE SESSIONI DI SONGWRITING PER “ENVELOPING ABSURDITY”? VENENDO DALL’EP “UNDIMENSIONED IDENTITIES”, SONO ENTRATE IN GIOCO DELLE NUOVE DINAMICHE?
– La maggior parte dell’album è stata scritta e arrangiata a distanza, durante la pandemia. Questa non era una dinamica completamente nuova per noi, ma abbiamo dovuto adattarci, non essendo in grado di lavorare insieme alle canzoni nella nostra sala prove. Quando sono scattati i lockdown avevamo pronti solo un paio di brani, “Enantiodromia” e “Those Which Stare Back”, ma il resto delle parti strumentali ha preso forma da Josh e Vinnie, che si sono scambiati demo per tutto il 2020.

AVEVATE IN MENTE UNA VISIONE CHIARA DI COME AVREBBE DOVUTO SUONARE L’ALBUM PRIMA DI INIZIARE EFFETTIVAMENTE A LAVORARCI? OPPURE AVETE LASCIATO CHE LA MUSICA SI SVILUPPASSE LIBERAMENTE?
– Sì e no. Abbiamo trovato quella che definirei una nostra formula dopo l’uscita dell’EP e dello split “Horrific Manifestations”, condiviso con i Sedimentum: entrambi i lavori ci hanno sicuramente influenzato e portato sulla direzione che puoi ascoltare sull’album. Avere queste basi ci ha permesso di approfondire determinate soluzioni e ci ha inoltre incoraggiato a correre dei rischi, incorporando elementi melodici e atmosferici che non avevamo esplorato completamente in passato. Abbiamo anche prestato attenzione alla sequenza dei pezzi durante tutto il processo di scrittura, quindi generalmente sapevamo come volevamo che le canzoni iniziassero e finissero, tuttavia abbiamo lasciato che il resto venisse naturale.

MENTRE COMPONETE NUOVE CANZONI, COME VALUTATE LA QUALITÀ DELLA VOSTRA MUSICA? QUALI SONO I VOSTRI CRITERI PER DEFINIRE ‘VALIDA’ UNA NUOVA CANZONE DEI PHOBOPHILIC?
– Va molto a sentimento. Se la traccia non ci entusiasma o non evoca un’emozione, probabilmente non vale la pena tenerla. Tutte le nostre canzoni sono scritte in sessioni dedicate, quindi di solito sappiamo sin dal principio se vogliamo davvero continuare a sviluppare un’idea. Costruiamo da lì lasciando che l’intro detti il resto della canzone. Nessuna delle nostre tracce segue una struttura tradizionale, ma al tempo stesso stiamo attenti a sottolineare e a introdurre nuovamente parti che vogliamo enfatizzare. Se l’energia è giusta una volta che la struttura base è definita, poi diventa solo questione di decorare il tutto con ulteriori dettagli.

DAL PUNTO DI VISTA DEI TESTI, DI COSA PARLA “ENVELOPING ABSURDITY”? LE CANZONI SONO COLLEGATE TEMATICAMENTE?
– I temi variano tra le canzoni, ma si può dire che il disco tratti dell’esperienza umana. Alcuni dei testi sono profondamente personali, toccando problemi di dipendenza, il suicidio e la religione, mentre altri riflettono sugli orrori della nostra esistenza attraverso la lente dell’esistenzialismo e dell’assurdismo. Questi argomenti trovano il loro culmine nella title-track dell’album.

QUALI SONO LE VOSTRE PRINCIPALI INFLUENZE MUSICALI? SENTIAMO UN PO’ DI DEMILICH NELLA MUSICA, MA C’È MOLTO ALTRO IN TUTTE LE TRACCE. COME CERCATE DI DIFFERENZIARVI DALLA MASSA?
– Il paragone con i Demilich ci sta tutto. Ovviamente siamo grandi fan, ma forse questa volta i riff dell’album sono stati ispirati più da altre band finlandesi e svedesi, come Adramelech, Demigod, Crematory e Gorement. Niente di ciò che stiamo facendo è nuovo di per sé, ma mi piace pensare che uniamo le nostre influenze in un modo unico per noi.

RICORDI I PRIMI DISCHI CHE HANNO ACCESO IL TUO AMORE PER IL LATO PIÙ PESANTE DELLA MUSICA? COME SEI PASSATO DA FAN A CREATORE?
– Sono stato esposto al metal in giovane età grazie ai miei genitori, ma il mio amore per questa musica è davvero sbocciato quando ho iniziato a scavare da solo tra i loro CD. I primi amori sono state band come Motley Crue, Metallica, Iron Maiden e Judas Priest. Da lì mi sono imbattuto nelle varianti più estreme del genere e ho iniziato a divorare tutto ciò che potevo trovare online. Ho comprato la mia prima chitarra in quel periodo e ho iniziato a suonare con un paio di amici a scuola, ma è stato solo quando ho incontrato Josh e Vinnie un paio di anni dopo che ho iniziato a prendere la musica sul serio. Per me, parte dell’essere un musicista valido è rimanere prima di tutto un fan.

“ENVELOPING ABSURDITY” ARRIVA IN UN MOMENTO IN CUI STIAMO ASSISTENDO A UNA FORTISSIMA RIVITALIZZAZIONE DI UN CERTO TIPO DI DEATH METAL, QUINDI LA CONCORRENZA È MOLTO AGGUERRITA. ‘AFFRONTARE’ CEREBRAL ROT, TOMB MOLD, BLOOD INCANTATION E SIMILI HA QUALCHE EFFETTO SULLA MUSICA CHE CERCATE DI CONFEZIONARE?
– Da parte nostra c’è sicuramente uno sforzo per raggiungere quel livello ed essere parte di quella scena. Più di ogni altra cosa, quelle band che hai citato ci spingono ad essere musicisti migliori, a scrivere canzoni migliori e, alla fine, a lavorare il più duramente possibile.

L’ALBUM STA OTTENENDO OTTIME RECENSIONI OVUNQUE ED È CONSIDERATO COME UNO DEI MIGLIORI DEBUT ALBUM DEATH METAL DELLO SCORSO ANNO. STATE GIÀ PROVANDO UN PO’ DI PRESSIONE PER IL FUTURO?
– Mentirei se dicessi di no, ma la maggior parte di quella pressione deriva dal desiderio personale di superare l’ultimo disco. Ogni nuova uscita è una progressione naturale dall’ultima, e il prossimo album non sarà diverso.

AVETE SCRITTO DEL NUOVO MATERIALE DOPO LA REGISTRAZIONE DELL’ALBUM?
– Abbiamo alcuni riff. Sin dalla registrazione e dall’uscita dell’album, ci siamo concentrati sull’affinare il più possibile le nostre esibizioni dal vivo e i tour. Ci sono temi e concetti che abbiamo in mente per il prossimo disco; il resto seguirà quando sarà il momento giusto.

PROSSIMAMENTE SARETE ANCHE IN EUROPA…
– Sì, abbiamo in programma di suonare al Kill-Town Death Fest in Danimarca questo agosto, poi seguirà anche un tour!

CONOSCI E APPREZZI QUALCHE BAND ITALIANA?
– Come fan dell’horror italiano e dei gialli, ho un profondo apprezzamento per gli incredibili compositori coinvolti nella creazione di quelle colonne sonore. In particolare Claudio Simonetti e i Goblin, ma anche Fabio Frizzi, la cui influenza può essere trovata ovunque in “Enveloping Absurdity”. Devo anche citare Cosmic Putrefaction, Sadist e naturalmente Mortuary Drape. Saluti!

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