Lo hanno descritto come arrogante, spocchioso, capriccioso ed incoerente, ma Michael Kiske, indimenticato ex frontman dei tedeschi Helloween, nella lunghissima intervista che vi prestate a leggere si è dimostrato esattamente l’opposto: cordiale, propenso al dialogo, profondo e disponibile a parlare di qualsiasi argomento, anche dei più ‘scomodi’. La release del progetto Place Vendome ci ha permesso di discutere insieme al singer del suo futuro, dei progetti a cui sta collaborando e dell’imminente disco solista, fondamentale (secondo quanto riferitoci da Kiske stesso) per decidere se andare avanti o dire addio al suo lavoro/passione di cantante a tempo pieno. Non sono nemmeno mancati commenti verso i suoi ex compagni di band e nei confronti del controverso “Keeper Of The Seven Keys: The Legacy”.
MICHAEL, COME E’ NATO E COME SEI STATO COINVOLTO IN QUESTO PROGETTO HARD ROCK/AOR DI NOME PLACE VENDOME?
“Fondamentalmente l’idea di questo progetto è nata da Serafino Perugino, il proprietario di Frontiers Records. Io sono stato contattato da lui alla fine dello scorso anno e mi è stato chiesto se fossi interessato a cantare su un disco di musica AOR. Io ho risposto in modo affermativo perché non ho mai realizzato nella mia carriera un progetto AOR e sono sempre ben propenso a lavorare con nuovi stimoli. Due settimane più tardi Serafino contattò Dennis Ward dei Pink Cream 69 per comporre materiale e produrre il disco, poco tempo dopo mi furono mandati alcuni mp3 con le canzoni su cui io ho poi aggiunto le linee vocali. Credo che la maggior parte del materiale sia stata composta da Dennis, e questa è la storia di come è nato il debutto dei Place Vendome. Mentre io studiavo le parti vocali da inserire nei brani, Dennis lavorava sulla produzione della musica e una volta terminate le vocals gliele spedivo per il mixaggio finale. A dire la verità non ci siamo mai visti per questo progetto, abbiamo lavorato ognuno a casa propria, gli unici contatti fra me e Dennis sono stati telefonici”.
IL TUO RACCONTO FAREBBE APPARIRE I PLACE VENDOME UN “SEMPLICE” STUDIO PROJECT FRA MUSICISTI DI GRANDE ESPERIENZA. NON CREDI PERO’ CHE L’OTTIMA FATTURA DEI BRANI ED I CONTINUI RISCONTRI POSITIVI RICEVUTI DALLA STAMPA MUSICALE POTREBBERO PORTARE IN FUTURO UN SECONDO CAPITOLO, SE NON ADDIRITTURA LA TRASFORMAZIONE DI QUESTO PROGETTO IN UNA VERA BAND?
“Questa è una domanda molto difficile a cui rispondere, io personalmente mi sono molto divertito a lavorare su questo progetto e la musica dei Place Vendome mi piace molto. Proprio per questo e per i motivi che citavi prima posso già dirti in anticipo che sono decisamente sicuro che questo disco avrà un successore. Detto questo, va precisato che le mia priorità è però concentrata sulla mia musica personale, quella che compongo in prima persona e che andrà a finire sul mio prossimo disco solista. Per quanto riguarda i Place Vendome non li vedo come un semplice progetto, io credo si possano definire band, perché oltre a Dennis ci sono anche altri ragazzi dei Pink Cream 69, quindi si conoscono bene e sono affiatati nel comporre e registrare musica. Io per primo non collaboro e non canto su canzoni scritte da altri se prima non le ho sentite e non mi sono piaciute, il materiale di Dennis era ottimo, tutti noi credevamo in questo progetto e questi fattori siano sufficienti per donare ai Place Vendome il feeling di una band. Io ovviamente continuo a scrivere la mia musica e fra circa due settimane inizierò i lavori sul mio prossimo disco solista. Nonostante questi impegni credo proprio che troverò il tempo per dedicarmi ad un altro disco dei Place Vendome.”
E SUL VERSANTE LIVE, CI SARA’ LA POSSIBILITA’ DI VEDERTI ON STAGE CON I PLACE VENDOME?
“Molti mi hanno fatto questa domanda, io purtroppo devo rispondere di non andare certamente pazzo per l’idea di suonare dal vivo. Il problema è che non canto dal vivo da circa tredici anni e non so se oggi sono ancora la persona giusta per calcare un palco con una tipica rock band. Credo piuttosto, se ci fosse la possibilità, che potrei cantare dal vivo la mia musica, che apparirà sul prossimo disco solista. Ogni cosa che ho fatto on stage è nata in maniera naturale e spontanea, e diversi pezzi provenivano da me! Oggi sono semplicemente una persona diversa rispetto a quindici anni fa e cantare on stage è un grande impegno, non so se oggi sarei ancora un cantante adatto. Non so, come ti dicevo l’idea non mi fa impazzire, vedremo cosa mi riserverà il futuro…”.
CHIARISSIMO, MA COME PERSONA E SOPRATTUTTO IN VESTE DI MUSICISTA, NON NUTRI PROPRIO ALCUNA NOSTALGIA PER I CONCERTI E PER IL CONTATTO LIVE CON I FAN? VUOI PROPRIO DIRE CHE MICHAEL KISKE OGGI E’ “SOLO” UN GRANDE CANTANTE DA STUDIO?
“Sarò estremamente sincero, se riuscissi ad ottenere un discreto successo con un progetto a cui tengo moltissimo, con la musica che ho scritto di mio pugno e che ho sentito mia sin dall’inizio, allora considererei seriamente l’idea di tornare a cantare dal vivo. Altrimenti le possibilità sono davvero poche. Non voglio sembrare un montato e un capriccioso, ma da sempre combatto per la mia musica e per la mia libertà di espressione contro chi da anni mi chiede ancora di fare musica uguale ai ‘Keeper Of The Seven Keys’ degli Helloween. Io non chiedo altro di poter essere libero di fare la mia musica e vorrei che i fan mi dessero una possibilità, che ascoltassero le mie canzoni! Sono proprio le mie canzoni ciò a cui più tengo come musicista e sono così importanti che non potrei cantare altro dal vivo, non mi sentirei coinvolto!”.
A QUESTO PUNTO NON POSSO ESIMERMI DAL CHIEDERTI QUALCHE ANTICIPAZIONE SUL TUO PROSSIMO DISCO SOLISTA…
“Certamente, il disco uscirà per Frontiers Records e conterrà ancora una volta musica molto personale. Il mio song-writing ed i miei gusti si sono evoluti negli ultimi tre anni, e anche se ho collaborato ad un progetto hard rock come i Place Vendome, la mia musica sarà più melodica e le chitarre meno protagoniste. Le canzoni non saranno complicate, voglio comporre un disco di rock melodico dove appunto siano le melodie a dominare a costo di avvicinarmi a soluzioni più tipicamente pop”.
RIALLACCIANDOMI A QUANTO DETTO, CREDO SAPRAI GIA’ CHE IL DISCO DEI PLACE VENDOME, INSIEME ALLA TUA RECENTE COLLABORAZIONE CON GLI EDGUY, HA DECRETATO OVUNQUE L’IDEA CHE “MICHAEL KISKE E’ TORNATO A FARE METAL”.
“Certo che lo so, sto leggendo ciò che dici sia su internet sia su certi giornali, ma forse nessuno ha chiaro il concetto che la musica dei Place Vendome non è heavy metal, ma AOR, il che vuol dire che ci sono sì delle chitarre in primo piano, ma la filosofia che regna sul disco è più orientata verso il rock. Per quanto riguarda gli Edguy, ho cantato sul pezzo ‘Judas At The Opera’ perché il brano mi piaceva, perché mi ricordava i Queen come maggiore influenza e perché ho molto apprezzato i testi di questa canzone. Moltissime persone mi chiedono di cantare sui loro dischi, io per prima cosa mi faccio spedire il materiale perché accetto di cantare solo ed esclusivamente su musica che mi piace! Premettendo che non odio l’heavy metal, i fan devono capire che oggi il mio songwriting, le mie influenze e la mia visione della musica sono diverse da quindici anni fa! Non troverete più in futuro un disco di hard rock firmato Michael Kiske perché oggi le mie influenze sono volte verso il melodic rock. Io compongo rock melodico dove non ci saranno chitarre pesanti o super assoli come in passato. Ciò non significa che odio tutto e non mi piace l’heavy metal, semplicemente è un genere che oggi non mi interessa più perché credo abbia già detto tutto, un musicista per come la vedo io deve evolvere e proporre sempre musica personale e onesta, proveniente dal cuore, senza vendersi ai trend o riciclarsi continuamente”.
OGGI SE RIASCOLTI I TUOI VECCHI LAVORI SOLISTI COME “ISTANT CLARITY” O “SUPARED”, SEI ANCORA SODDISFATTO DI LORO?
“Come ti dicevo prima, io ho sempre fatto musica che mi piacesse! Ai tempi della release dei miei dischi, essi rispecchiavano le mie concezioni musicali di allora e ne ero pienamente soddisfatto. Io sono un musicista che impara alla svelta e che ha bisogno continuamente di evolvere e di creare musica nuova, per cui oggi non comporrei mai un altro ‘Instant Clarity’, oggi lo vedo troppo metal (vedi anche la presenza di Kai Hansen ed Adrian Smith) per i miei gusti, ma allora era esattamente ciò che volevo fare. Non sono certo una persona che si siede e compone decine di dischi tutti uguali, ho sempre bisogno di nuovi stimoli, anche a rischio di non risultare ‘commerciale’. Il problema è proprio la parte commerciale perché artisticamente parlando, il produrre lavori sempre più vari e diversi è quanto di meglio possa accadere per un musicista. Sul lato prettamente business purtroppo sia le etichette sia i fan sembrano avere la necessità inquadrare una band o un musicista all’interno di un determinato genere musicale dal quale non si può uscire! Io mi chiedo, è un dramma così grave essere creativi? ‘Supared’ lo considero un buon disco anche se oggi credo che alcune canzoni ed alcuni testi fossero troppo pesanti, d’altro canto ho avuto la possibilità di lavorare con grandi amici come Sandro Gianpietro che oggi è uno dei miei migliori amici”.
MICHAEL, CREDI CHE DOPO LO SPLIT CON GLI HELLOWEEN I FAN NON ABBIANO MAI CAPITO O NON SI SIANO SEMPLICEMENTE SFORZATI DI CAPIRE TE E LA TUA MUSICA?
“Credo che questo sia un problema presente a livello generale nel mondo della musica ed in particolar modo in ambito di heavy metal, dove la creatività non è ben accetta! Questi problemi li ho vissuti sulla mia pelle in prima persona, non parlo a vanvera. Se inizi a far musica ed ottieni un certo successo, gli heavy metal fan pretendono che tu continui in eterno a fare dischi uguali a quelli che ti hanno reso famoso! Se avessi accolto questa filosofia oggi sarei qui a comporre il ‘Keeper Of The Seven Keys’ parte decima, però la musica per me non è solo business. Per me sarebbe semplicissimo fare soldi in questo modo, potrei chiamare Kai Hansen con cui sono in ottimi rapporti di amicizia (anzi proprio due settimane fa siamo usciti a cena insieme) e comporre insieme un disco sullo stile dei vecchi Helloween. In questo modo però farei un torto a me stesso ed a ciò in cui credo. Mi piacciono ancora molto i due Keeper e non ho la minima intenzione di rinnegare il mio passato, ma sono passati quasi vent’anni da allora, non avrebbe senso oggi fare le stesse cose, anche perché io stesso sono cambiato. Ai tempi degli Helloween credevo in ciò che facevamo, la band era unita e stava passando un ottimo momento di ispirazione, ma erano altri tempi. Nella scena heavy metal è difficile essere creativi, anzi l’essere onesti significa riprodurre i dischi che ti hanno dato il successo. Io definisco questa filosofia come leale al mercato ma non verso se stessi. Io come musicista mantengo ancora le influenze metal con cui sono cresciuto, non me ne vergogno, ma oggi non mi vergogno nemmeno ad affermare che ho bisogno di nuovi stimoli, voglio evolvere e non fossilizzarmi su ciò che ho fatto quindici o venti anni fa. Un musicista che non compone la musica che gli viene dal cuore, ma compone ciò che ritiene sia più facile da vendere, non ha un’anima onesta! Con queste mie parole spero di aver chiarito il perché io stia cercando un pubblico diverso, credo che per me non ci saranno possibilità di sopravvivere se punto solo ai metal fan”.
QUINDI RIESCI ANCORA A MANTENERTI DI SOLA MUSICA?
“Sì, ancora non ho un altro lavoro, ma negli ultimi tempi è sempre più difficile vivere di musica per me. Dopo lo split con gli Helloween sono sempre riuscito a vivere grazie ai miei dischi solisti, anche perché anni fa i contratti erano più generosi e le case discografiche erano disposte ad investire molti più soldi di oggi. Negli ultimi anni invece la gente ha pensato che comprare i CD non fosse più una buona idea, è venuto a mancare il supporto a molti artisti anche a causa di internet e del download di musica gratuita! Questa mentalità ha penalizzato non tanto le band che vendono decine di milioni di dischi, ma gli artisti di medio livello che si ritrovano a non coprire più i costi di produzione. Un musicista come il sottoscritto, che porta avanti la causa della creatività e dell’onesta musicale, viene penalizzato ancor di più a causa della mancanza di supporto da parte dei fan. Al giorno d’oggi una piccola/media band per vivere di musica non può più permettersi di azzardare, deve evitare qualsiasi rischio per non essere lasciata a piedi! Le case discografiche hanno meno introiti, di conseguenza investono meno soldi nella produzione di un disco. E’ importantissimo ricordare ai fan che se davvero amano una band, la devono supportare nel tempo comprando i loro CD, perché se questa perde il contratto discografico, non potrà più fare altri dischi. Io non sono disposto a pagare le tasse e l’affitto di casa con della musica composta a tavolino per vendere, tradirei me stesso. Prima ti parlavo del mio prossimo disco solista, ebbene molte cose dipenderanno da lui: se venderà abbastanza potrò continuare a fare il cantante a tempo pieno, se non venderà potrei anche uscire di scena. Preferirei trovarmi un lavoro comune e continuare a scrivere la musica che proviene dal mio cuore piuttosto che vendermi al business e fare il musicista a tempo pieno con brani che non sento miei. Certo, ho diverse proposte di cantare su svariati progetti come i Place Vendome e se mi piacciono accetto volentieri anche se non sono io ad occuparmi del song writing. In questo caso suono musica di altri, che magari è pure hard rock , ma lo faccio semplicemente perché mi piace il materiale. Per quanto concerne la mia musica invece non sono disposto a scendere a nessun compromesso, faccio solo ciò che mi sento di fare. Ciò che mi rasserena è che nelle interviste che sto tenendo molti giornalisti sembrano finalmente capire il mio punto di vista e sto ricevendo supporto morale da loro, non ti nego che la cosa mi faccia molto piacere. Pensa che paradossalmente proprio in Germania sono spesso criticato gratuitamente, venendo definito una persona arrogante e che ha sputato nel piatto dove mangiava. Recentemente ho tenuto un’intervista per il magazine tedesco Rock Hard e ho detto che sono un credente, credo in Dio e nelle forze del bene. Una delle ragioni per cui ho lasciato la scena metal era proprio il messaggio che molte band davano ai fan! Parlo di messaggi in cui si esalta il male e la morte, Satana e molte di queste tematiche negative. Prendi gli Iron Maiden, una delle mie band preferite: in molti loro dischi e canzoni ricorre la parola ‘morte’, come il ‘Live After Death’, ‘Dance Of Death’, ‘Die With Your Boots On’. Io sono contro questo tipo di messaggi perché possono plagiare i fan più giovani. Non sono certo un cattolico, ma credo in una entità superiore positiva e devota alla vita! In Germania ci sono molte metal band che parlano di Satana e molti fan che si ritrovano i questi ideali senza nemmeno esserci addentrati, lo fanno solo perché è ‘cool’. Le mie dichiarazioni in questo senso hanno scaturito critiche ferocissime nei miei confronti, sono stato offeso ed insultato solo perché ho rinnegato i messaggi negativi del metal a vantaggio di quelli positivi. Pensa che all’inizio della mia carriera, siamo stati definiti satanismi perché il nome Helloween conteneva il suffisso ‘hell’, inferno. Noi ci siamo sempre battuti per spiegare che nulla di queste illazioni erano vere, ma molti si sono sempre dimostrati restii a cambiare idea. Come posso allora rimanere nella scena metal, in cui non posso esprimermi musicalmente e parlare di ciò in cui credo? Non mentirò mai a me stesso e non dirò il falso per fare il ruffiano di presunti fan pronti a colpirti alle spalle, credo che in tutti questi anni la mia coerenza sia stata ben dimostrata, e sarò sempre felice di fare musica per quelle persone che rispettano le mie scelte”.
ANNI FA HAI SCRITTO ANCHE UN PICCOLO LIBRO SU COME SIA DIFFICLE VIVERE NEL MUSIC BUSINESS…
“Sì, parlo proprio di come la musica sia involuta negli ultimi anni e di come essa si sia trasformata da forma d’arte ad un misero prodotto di mercato. Molti giovani musicisti sono stati rovinati da produttori o discografici che pensavano soltanto a vendere! Pensa ai Beatles, con la loro musica sono riusciti a cambiare generazioni intere di ragazzi, mentre le band di oggi fanno due dischi e poi spariscono, perché in realtà sono le etichette a fare musica studiata per vendere tanto nella breve durata ed infine spegnersi subito!”.
DA DOVE PRENDI ISPIRAZIONE PER SCRIVERE LA TUA MUSICA?
“Principalmente dalla vita, da ciò che mi accade intorno. Come dicevo, sono sempre alla ricerca di nuovi stimoli, di avvenimenti eccitanti che mi diano la giusta ispirazione per scrivere un buon brano. A volte sono necessari anni perché questo accada, ma se sono ispirato posso scrivere diverse canzoni in poche settimane. Posso scrivere una bella melodia vocale su cui poi costruisco i riff di chitarra o viceversa, ma devo comunque trovare qualcosa che mi ispiri”.
C’E’ QUALCHE MUSICISTA CON CUI TI SOGNERESTI DI LAVORARE?
“A dire il vero non sono tanti i miei idoli, ma ci sono alcuni musicisti che ammiro molto. Uno di questi è Alanis Morissette, un’artista che ha saputo migliorare disco dopo disco! Nonostante ciò io non miro a nessun grande nome in particolare, sarebbe un sogno trovare dei musicisti che entrino in piena sintonia con le mie idee e la mia musica. Oggi compongo tutto da solo, la mia massima aspirazione sarebbe trovare delle persone che capiscano la mia musica e che, perché no, possano anche contribuire ad essa!”.
MICHAEL, SIAMO IN CONCLUSIONE E NON POSSO ESIMERMI DAL FARTI QUESTA DOMANDA, ANCHE A SEGUITO DELLE TUE PAROLE SUL MUSIC BUSINESS: COSA HAI PENSATO QUANDO HAI SAPUTO CHE GLI HELLOWEEN AVREBBERO PUBBLICATO UN DISCO INTITOLATO “KEEPER OF THE SEVEN KEYS: THE LEGACY”? CREDI CHE RIESUMARE IL KEEPER SIA STATA UNA MOSSA DI MARKETING ALLO SCOPO DI RAVVIVARE L’INTERESSE SULLA BAND?
“Questa è una domanda difficile alla quale rispondere, perché innanzitutto io rispetto gli altri musicisti e credo che ognuno alla fine possa fare quello che vuole (non per questo ho detto di essere d’accordo). Il problema è però un altro, Helloween non è semplicemente un nome, ma cinque persone che insieme fanno musica e le persone che oggi militano nella band non sono le stesse che hanno dato alla luce i due Keeper, i dischi di maggior successo nella nostra/loro storia. Gli Helloween di oggi sono un’altra band e la mia opinione personale è che dovrebbero mantenere la loro identità attuale, avere il sound che hanno sempre mantenuto fino ad oggi e non richiamare i best seller del passato. Se mi venisse chiesto cosa dovrebbero fare gli Helloween, io risponderei semplicemente che dovrebbero scrivere la musica che vogliono, una musica spontanea senza inseguire sogni di gloria rivivendo il passato. Chiamare un disco ‘Keeper Of The Seven Keys’ dopo sedici anni dai primi due capitoli che, ripeto, sono i dischi più venduti nella storia degli Helloween, è ovvio e palese che sia una mossa puramente commerciale per richiamare di nuovo un interesse verso la band che evidentemente in questi anni è calato. Weikath e compagni devono essere alla disperazione per aver compiuto una scelta del genere! Non voglio con le mie parole suscitare ulteriore ira dei fan o di Weikath nei miei confronti, io oggi non sono più arrabbiato né con lui, pur non potendoci certo definire amici, né con nessuno. Però è innegabile che gli Helloween siano disperati perché tre quinti della line-up che ha scritto e suonato i due Keeper oggi non ci sono più e non ha senso cercare di suonare come un’altra band se non per attirare l’attenzione dei fan che evidentemente li stanno abbandonando. Io dico che farebbero meglio a continuare per la propria strada e mantenere la propria identità”.
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