PLAKKAGGIO – Oltre la vetta del capitalismo

Pubblicato il 08/05/2022 da

“Oi! siamo ancora qui, a difesa di una fede!”: prende così avvio la traccia omonima contenuta nel nuovo album dei Plakkaggio “Verso La Vetta”, uscito lo scorso 25 marzo per la Time To Kill Records. Una dichiarazione d’intenti che riporta in azione la metal-punk band laziale, sempre alle prese con la passione viscerale per tutto ciò che contorna il mondo del metallo pesante, in aggiunta allo storico impegno sociale che ha da sempre contraddistinto i testi dei loro brani. La musica, la montagna, lo sport (quello di altura), tutto condito da una sana dose di autoironia che non deve essere comunque confusa con pressapochismo. Ne abbiamo parlato con Gabriele ‘gAbbath’, voce e chitarra del gruppo capitolino. Buona lettura!

CIAO RAGAZZI E BENVENUTI SULLE PAGINE DI METALITALIA.COM. ALLORA “VERSO LA VETTA”, QUINTO ALBUM: UN COMEBACK IMPORTANTE DOPO SETTE ANNI DI SILENZIO DALLO “ZIGGURATH” DEL 2015. COSA SI NASCONDE DIETRO QUESTA PAUSA?
– Ciao a tutti e grazie a voi! Dopo l’uscita di “Ziggurath” abbiamo inanellato tantissime date live e, contemporaneamente, creato il nostro progetto parallelo 666 (cover band in chiave metal-punk degli 883, ndr). Per cui siamo stati davvero assorbiti dai molteplici concerti e realisticamente abbiamo iniziato a metter mano al nuovo disco a inizio 2018. Per di più, Valerio, il nostro batterista, ha deciso di rispolverare dopo vent’anni il caro e vecchio doppio pedale; ci siamo presi dunque un po’ di tempo in più per assorbire questa novità. Contemporaneamente Chris si è trasferito a Milano e, per sopperire alla sua non più possibile continuità musicale in saletta, abbiamo aggiunto alla formazione anche Francesco, inaugurando questa inedita formazione a due bassi. Non solo: per riproporre fedelmente il nuovo materiale, alla seconda chitarra abbiamo reclutato anche Valerio dei 666, per completare la nuova armata. L’arrivo della pandemia ha ovviamente rallentato l’uscita del disco e per questa ragione abbiamo volutamente aspettato un miglioramento della situazione sperando di poter suonare dal vivo il più possibile!

PRENDIAMO PICCOZZA E SCARPONI E INIZIAMO CON VOI LA SCALATA “VERSO LA VETTA”: SI PARLA DI MONTAGNE DA SUPERARE, CONTRADDISTINTE DALLE INTEMPERIE DELLA VITA. QUALI SONO QUESTE MONTAGNE METAFORICHE E, SOPRATTUTTO, QUALI SONO LE INTEMPERIE DELLA VITA DA AFFRONTARE?
– Hai centrato perfettamente l’obiettivo: il disco è dedicato alla montagna perché risiede tra le nostre principali passioni, ma è un escamotage figurativo per cercare sempre di dare il massimo in ogni situazione di difficoltà, anche quando ci sembra insormontabile. Le intemperie della vita sono gli imprevisti quotidiani, sul lavoro, negli affetti e nelle certezze economiche, quelle con le quali si combatte da sempre.

A PROPOSITO DI PICCOZZE: LE DUE CHE COMPAIONO IN COPERTINA HANNO UN VAGO RIMANDO AI MARTELLI PROTAGONISTI ASSOLUTI DI “ANOTHER BRICK IN THE WALL”, SIMBOLO VOLUTAMENTE AMBIVALENTE: DA UNA PARTE L’ESPRESSIONE DELLA DITTATURA, DALL’ALTRA IL MEZZO CON CUI POTERLA ABBATTERLA. SOLO UNA MIA IMPRESSIONE DEL MOMENTO OPPURE C’E’ QUALCOSA DI VERO?
– Saremo franchi: il parallelismo con i Pink Floyd sapevamo sarebbe uscito fuori, però la risposta più sincera è quella del dare un’ammodernata ai martelli della classe operaia, trasposti in ambiente alpino. Questa questione sarà ancor più evidente sulla t-shirt del disco, che appunto riporta le due piccozze incrociate e i ramponi da ghiaccio. Detto questo sicuramente come valore simbolico è corretto accostarli alla dirompenza di un abbattimento popolare del potere, purché davvero proveniente dal basso e non sobillato da potenze esterne che piegano i movimenti ai loro tetri giochi. Su questo argomento trovate nel disco la canzone “Rivolta”, che appunto riassume il nostro punto di vista su tutto questo. A tal riguardo, un grazie a Riccardo Parenti per le grafiche e a Federica La Rude per l’impaginazione!

UNA VETTA CHE ALLA FINE, CON “OLTRE ALLA VETTA”, RIUSCITE A VARCARE O COMUNQUE PONETE LE BASI PER FARLO: DI CHI E’ LA VOCE CHE SI SENTE PROPRIO NELLE BATTUTE FINALI DELLA CANZONE?
– La voce è di Daniele Nardi! Devo dire che la mia passione per la montagna nasce insieme allo studio delle imprese del celebre alpinista di Sezze, nostro vicino di gruppo montano (i Monti Lepini), al quale dopo la sua morte sul Nanga Parbat è stata dedicata la nostra vetta di casa, il Semprevisa. Il suo progetto era folle, ma di una follia lucida e sognatrice: ci ha fatto rimanere appesi a tutte le notizie che arrivavano dal Nanga Parbat durante i tentativi di salita sullo Sperone Mummery. Tutta l’idea del disco nasce insieme a lui e continuiamo a scalare col suo ricordo nel cuore. La frase è stata inserita perché c’era un suo celebre video di un altro tentativo invernale al Nanga Parbat, e dopo una rocambolesca caduta dalle rocce Kinshofer, Daniele se la prendeva con i suoi compagni di spedizione che non l’avevano adeguatamente atteso. L’abbiamo consumato così tante volte che vogliamo ricordarcelo così, istintivo e arrabbiato.

E ANCORA: AVETE PRESO IN PRESTITO “DOCTOR DOCTOR” DEGLI UFO, TRASFORMANDOLA IN UN VOSTRO INNO “OI! SIAMO ANCORA QUI”. COME MAI PROPRIO “DOCTOR DOCTOR”?
– Storicamente abbiamo sempre realizzato cover estere ‘italianizzandole’, vedi l’esperimento di “Suoni Nelle Tasche” che è una rivisitazione di “Whiskey In The Jar” dei Thin Lizzy. Dopo la lunga parentesi di cover degli 883 rese heavy metal, ci eravamo così tanto annoiati della formula di estremizzare inni pop, che siamo tornati al nostro primo amore, gli anni ’70! Non ti nascondo che la nostra intenzione per il tour di “Verso La Vetta” sarà proprio quella di far partire “Oi! Siamo Ancora Qui” al nostro ingresso sul palco, in maniera identica ai Maiden, a meno che la gente ci costringa nel tempo a suonare anche questo pezzo! Siamo cresciuti con i concerti della Vergine Di Ferro ed era un nostro sogno nel cassetto creare una setlist che ricordasse, ovviamente con immenso spirito autoironico, i loro show spettacolari, e non c’è show degli Iron senza “Doctor Doctor”! Poi ovviamente dobbiamo metterci la firma Plakkaggio, che è questo testo originale scritto per l’occasione.

RIGUARDO INVECE IL TESTO DI “OI! SIAMO ANCORA QUI”: COSA SIGNIFICA PER VOI ‘RESISTENZA’ NEL 2022?
– La resistenza nel 2022 passa lungo due direttive: strenua resistenza sul posto di lavoro, che scandisce praticamente tutte le nostre giornate, e ancor più decisa resistenza alle follie del capitalismo, ormai completamente fuori controllo. Se la prima ci deve far trovare nuovamente unità come classe lavoratrice per non subire l’ennesimo assalto atto a destrutturarne ogni diritto base, sempre più vilipeso; la seconda, non essendo fortunatamente politicanti, passa per la difesa a spada tratta del nostro piccolo mondo ormai perduto, quando la mercificazione non aveva invaso ogni cosa. Nel nostro piccolo qualcosa possiamo fare, ovvero far prevalere le nostre passioni sul riciclo e sulla monetizzazione continua di ogni pensiero, cosa che sta portando il mondo sull’orlo del collasso.

FACCIAMO UN PASSO INDIETRO NELLA TRACKLIST E FERMIAMOCI A “PALAEOLOXODON ANTIQUUS”. C’E’ QUALCHE RIFERIMENTO EXTRA ALLA FIGURA DELL’ELEFANTE?
– “Palaeoloxodon Antiquus” segue la nostra scia di canzoni dedicate ad animali mitici. Questo tipo di elefante, detto ‘dalle zanne dritte’, dominava le valli nell’arco del Pleistocene medio e superiore, e fra le tante anche la Valle del Sacco! Proprio a Colleferro, al Museo Archeologico del Territorio Toleriense, c’è una ricostruzione a grandezza naturale del poderoso animale, oltre ovviamente ai suoi resti, trovati nella nostra zona. Non potevamo sottrarci a questo doveroso tributo, cercheremo di convincere il nostro buon Chris a travestirsi da elefante durante i concerti in maniera tale da averlo idealmente con noi sul palco: “Ave! Palaeoloxodon Antiquus!”, “Ave! Collisferri Dominus!”

TESTI DIRETTI, RABBIOSI, FASTIDIOSI SE COSI’ POSSIAMO DEFINIRLI, CON UN FONDO DI IRONIA: COME RIUSCITE A MIXARE QUESTI QUATTRO INGREDIENTI?
– L’ironia per noi è inevitabile. Chi ci conosce bene sa che siamo dei serissimi cazzoni. Tutto il progetto Plakkaggio ruota attorno alle ambivalenze, credo che la rabbia e l’odio sui quali il punk si è strutturato sin dai primi vagiti vada preservato in eterno, tanto quanto l’essere dissacratori debba passare per l’autoironia. Ma badate, che non passi mai il messaggio che il non prendersi troppo sul serio vada a confondersi con il disimpegno. Piuttosto è proprio un atteggiamento meno concentrato sul settarismo che dovrebbe creare profonda aggregazione. Il nostro è un messaggio diretto, senza ambiguità, che però vuole creare utili sinergie tra le passioni e le lotte comuni di tutti noi.

MAI COME QUESTA VOLTA SIETE RIUSCITI A CONIUGARE PIU’ GENERI: DAL POWER IN MODALITA’ GAMMA RAY DELLA TITLETRACK, ALLE SFERZATE BLACK DELLA STESSA “PALAEOLOXODON ANTIQUUS”, OLTRE OVVIAMENTE ALL’OI!. ERA IL VOSTRO OBIETTIVO OPPURE E’ STATA LA NATURALE EVOLUZIONE DEL GRUPPO A RENDERE COSI’ VARIO QUESTO QUINTO VOSTRO LAVORO?
– Per quanto la nostra naturale evoluzione sia stata questa, il creare un disco con dieci episodi completamente differenti fra loro è stata una scelta voluta. Speriamo traspaia da ogni canzone l’impegno profuso nel crearla, e che davvero ogni pezzo rispecchi un momento particolare vissuto da ognuno di noi. Chiaro che il passare da un genere all’altro viene naturale quando quotidianamente siamo degli autentici discofagi; i nostri ascolti non hanno alcun senso logico se non quello della ricerca costante del concetto di musica ‘pura’, riassumibile in pezzi che vengono direttamente dal cuore, ammantati di passione primordiale e che non appassiscono all’ombra della tetra contabilità economica che si cela dietro di essi (non per noi, ovviamente.). Solo chi apprezza album come “Total Death” dei Darkthrone, “Possessed” dei Venom, “Seven Churches” dei Possessed, “Obsessed By Cruelty” dei Sodom o “INRI” dei Sarcofago può capirci.

RIMANENDO SUL DISCORSO, NEL 2014 VI SIETE BOLLATI COME FAUTORI DELL’ITALIAN NEW WAVE OF BLACK HEAVY METAL OI!. DOPO “VERSO LA VETTA” CREDETE SIA GIUNTO IL MOMENTO DI ALLUNGARE ANCOR DI PIU’ L’ACRONIMO?
– Per quanto l’intento dichiarato del disco sia inserire più riferimenti musicali possibili direi che la sigla è già lunga così! Unisce la passione per la NWOBHM al punk, e il black messo in mezzo abbraccia i nostri rimandi più estremi: direi che possiamo ritenerci più che soddisfatti da questo mix!

IN UNA DELLE VOSTRE FOTO PROMOZIONALI, VI VEDIAMO IN BELLA MOSTRA CON TANTO DI FACEPAINTING, T-SHIRT DEI DEICIDE, NILE, DISSECTION E MGLA, IL VOSTRO SOUND E’ TAPPEZZATO DI IRON MAIDEN. UN VENTAGLIO ASSOLUTAMENTE COMPLETO.
– Il trucco è stato realizzato da Valentina Parrino e nasce durante le riprese del nostro primo video assoluto “Valhalla” (che uscirà il prossimo 13 maggio come comunicato dalla stessa band sui canali social, ndr): a tal proposito vogliamo mandare un grandissimo grazie a Martina (alla regia) e Stefano (addetto alla videocamera) di Sanda Movies e a tutto il loro splendido staff. Il nostro amico Enrico Zanza (Zanzarude) ha approfittato della giornata ‘black metal’ e ci ha immortalati in quella che per noi sarebbe una veste naturale, non so quanto lo sia per tutti i nostri amici sparsi per l’Italia! Non passi per baracconata: siamo completamente devoti al black metal, dal più classico e storico scandinavo alle nuove band più orientate verso l’Est Europa ed i nuovi innesti del gruppo hanno apportato ulteriore carico di passione per il death metal old-school. Sui Maiden davvero poco da approfondire: vi basti pensare che per ogni loro uscita discografica ci riuniamo in quello che chiamiamo Iron Maiden Day e ascoltiamo consecutivamente l’intera discografia da studio votando ogni singolo pezzo e creando ogni volta una nuova classifica…

LO SCORSO FEBBRAIO AVETE FIRMATO PER LA TIME TO KILL RECORDS. COME VEDETE QUESTA NUOVA COLLABORAZIONE?
– Ne siamo davvero entusiasti! Dalla collaborazione storica con Roberto Gagliardi ed Hellnation, abbiamo allargato la famiglia a persone da sempre a noi vicine come Enrico Giannone, figura storica nel panorama metal italiano, e possiamo per una volta contare su un’organizzazione professionale per quanto riguarda le attività del gruppo. Poi naturalmente noi rimaniamo gli stessi cazzoni di sempre, su questo puoi contarci! Per le registrazioni invece ci siamo avvalsi del Kutso Noise Home/Kick Recording Studio di Matteo Gabbianelli e Marco Cinghio Mastrobuono, che hanno contribuito tantissimo al risultato finale.

PLAKKAGGIO VUOL DIRE COLLEFERRO; COLLEFERRO VUOL DIRE RUGBY. DOMANDA: LA NAZIONALE TORNERA’ A VINCERE UNA PARTITA?
– Rispondiamo a quest’intervista subito dopo l’interruzione di sconfitte lunga sette anni al Six Nations (22-21 in terra gallese, ndr). Quindi si è goduto forte per una volta, con una meta finale leggendaria. Speriamo non serva aspettare altri sette anni! A Colleferro il rugby è pane quotidiano, i fasti del passato in Serie A1 sono ricordi indelebili, il nostro XV ci delizia ogni fine settimane allo Stadio Natali e i Plakkaggio sono e saranno sempre lì a incitare i nuovi ragazzi e, se non fossimo così vecchi, rimetteremmo su anche la nostra Lega parallela del “Thundra Rugby”; se aspettiamo ancora dovremo creare la divisione “Old Thundra”.

ORA CHE I LIVE SEMBRANO RIPARTIRE UN PO’ ALLA VOLTA, QUALI SONO I PIANI FUTURI?
– Sinceramente suonare a più non posso. Il lungo fermo ci ha straziato dal punto di vista del contatto con il nostro pubblico che per buona parte è composto da carissimi amici. Ci è mancato stare sopra e sotto i palchi, con in mano una birra calda in lattina ad imprecare tutti insieme.

ULTIMA: QUAL’E’ LA VETTA DEI PLAKKAGGIO?
– Rimanere, davvero, quello che siamo sempre stati, liberi dai condizionamenti di tutti i dogmatismi.

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