POWERWOLF – La Santa Inquisizione dei lupi

Pubblicato il 22/07/2018 da

Dopo aver parlato in molteplici occasioni del nuovo album dei Powerwolf dall’altisonante titolo di “The Sacrament Of Sin” e con in programma sul calendario la loro prima data da headliner in territorio italiano, fissata per il 7 di novembre, è giunto il momento di condividere coi lettori le informazioni e i punti di vista che ci hanno illustrato i lupi clericali teutonici. Il prescelto è il tastierista Falk Maria Schlegel, il quale rappresenta, oltre a un piacevole e divertente conversatore, anche uno dei membri più in vista della formazione per via del suo immenso contributo al comparto orchestrale della band, fondamentale per la completezza del loro sound divenuto col tempo un vero e proprio marchio di fabbrica alle orecchie di un numero incredibile di ascoltatori in tutto il mondo. Buona lettura!

CONSIDERANDO LA VOSTRA FORMULA ORMAI PIÙ CHE CONSOLIDATA, DOPO TRE ANNI QUALI DEFINIRESTI LE PRINCIPALI NOVITÀ DEL NUOVO ALBUM?
– Come penso vi sarete accorti, è la prima volta che i Powerwolf rilasciano un nuovo lavoro in studio a una distanza di un anno in più rispetto alla solita cadenza biennale, il che ci ha permesso sicuramente di radunare le idee con delle tempistiche più larghe per poi, di conseguenza, applicarle senza rischiare di commettere delle superficialità che di certo non avrebbero giovato alla totalità del prodotto. La novità sostanziale risiede nel fatto che abbiamo cambiato interamente il team dedito alla produzione, poiché abbiamo ritenuto che fosse giunto il momento di dotare il nostro sound di una potenza maggiore rispetto a quella che ha contraddistinto i nostri lavori passati. Inoltre, abbiamo voluto sfruttare alcune influenze musicali diverse in modo da dare a ogni brano una propria identità, utilizzando ad esempio alcuni tipi particolari di melodie o anche diversi modi di utilizzare i singoli strumenti, dando magari più importanza alla chitarra in alcuni frangenti o dotando la tastiera di effetti più moderni.

SAPPIAMO BENE CHE UNO SPETTACOLO DEI POWERWOLF NON SI COMPONE SOLO DI CANZONI, MA ANCHE DI NUMEROSI ELEMENTI VISIVI E/O SCENOGRAFICI. AVETE IN PROGRAMMA QUALCOSA DI NUOVO PER IL TOUR DA HEADLINER CHE SEGUIRÀ L’USCITA DEL DISCO?
– Sì, assolutamente! L’idea principale è quella di ricreare l’elaboratissimo artwork di “The Sacrament Of Sin” sul palco, cercando di ottenere un effetto più tridimensionale possibile, arricchendo il tutto con un utilizzo sapiente di effetti pirotecnici e, ovviamente, richiami agli ambienti gotici e clericali presenti nei nostri lavori con, magari, l’ausilio di molteplici oggetti esterni. Chiaramente l’intenzione è quella di poter far sentire il pubblico come una parte integrante del nostro show, permettendogli di vivere in prima persona quelle atmosfere suggestive che si trovano alla base del concept cui si deve buona parte del sound dei Powerwolf. Poi ovviamente dovremo curare tutto il comparto audio, che dovrà risultare più avvolgente e ben equalizzato possibile in modo da restituire il giusto feedback insieme a tutto ciò che accadrà on stage, soprattutto nelle occasioni speciali come i grandi festival.

QUEST’ANNO I POWERWOLF COMPIONO BEN QUINDICI ANNI, ESSENDOSI FORMATI NELL’ORMAI LONTANO 2003; CONSIDERANDO IL TREND CHE PORTA MOLTE BAND IN QUESTO PERIODO A DEDICARE UNO SHOW, SE NON UN INTERO TOUR, ALL’ESECUZIONE DI UN INTERO ALBUM COMPOSTO IN PASSATO, PENSI TERRETE ANCHE VOI IN CONSIDERAZIONE UN’IDEA COME QUESTA PER IL FUTURO?
– Al momento non abbiamo ancora pianificato nulla di anche solo paragonabile a qualcosa di simile, anche perché si tratta tendenzialmente di manovre che molte band tendono a fare quando si trovano un po’ più in là con la carriera rispetto a noi che, comunque, siamo giunti ‘solo’ al quindicesimo anniversario. Conosciamo bene le operazioni di questo tipo, come anche quelle in cui ci si riunisce a uno o più membri iconici non più attivi nella band da tempo, cosa che nel nostro caso non sarebbe possibile avendo cambiato solo il batterista rispetto alla prima incarnazione dei Powerwolf, per ora; anche per questo preferiamo continuare a guardare in avanti e non porci interrogativi sulle eventuali soluzioni che decideremo di adottare in futuro, anche perché potrebbero non essere nemmeno necessarie.

UNA DELLE PRIME APPARIZIONI DEI POWERWOLF IN ITALIA RISALE AL METALFEST DEL 2012, QUANDO VI ESIBISTE NEL PRIMO POMERIGGIO DI FRONTE A UN PUBBLICO DI APPENA UN PAIO DI CENTINAIA DI PERSONE, SE NON MENO. LE ULTIME VOLTE INSIEME A STRATOVARIUS E EPICA LE COSE SONO ANDATE DIVERSAMENTE, COSÌ COME CI RISULTA CHE LA VOSTRA POPOLARITÀ ABBIA SUBITO UN IMPENNATA NOTEVOLE UN PO’ IN TUTTO IL MONDO. COME CI SI SENTE AD AVER FATTO UN BALZO IN AVANTI SIMILE IN UN LASSO DI TEMPO NEMMENO MOLTO LUNGO?
– Partiamo dal presupposto che io personalmente, ma penso anche gli altri, siamo sempre grati a tutti i nostri estimatori che comprano i nostri dischi o ci vengono a vedere dal vivo, a prescindere dal numero che può essere più o meno corposo a seconda della situazione e del momento. A parte ciò, quando quell’anno uscì “Blood Of The Saints”, la nostra proposta stava già iniziando a ricevere un numero maggiore di consensi, ma ammetto che mai ci saremmo aspettati di riuscire a balzare in testa alle classifiche di vendita, arrivando così a esibirci in veste da headliner su alcuni dei più importanti palchi di genere rock/metal europei, e non solo. Come ho detto anche poco fa, il nostro primo ringraziamento va ai nostri fan e, in generale, a tutti coloro che hanno creduto in noi e, di conseguenza, han voluto investire nella nostra formula musicale, permettendoci di arrivare dove siamo ora e di sentirci realizzati come musicisti e come persone.

COME HAI RICONOSCIUTO TU STESSO, MOLTI ASCOLTATORI SI SONO AVVICINATI ALLA VOSTRA MUSICA PROPRIO CON L’ALBUM “BLOOD OF THE SAINTS”, CHE INCURIOSÌ MOLTI ASCOLTATORI PER VIA DI QUELLA PARTICOLARE COMBINAZIONE DI POWER METAL E MUSICA CLERICALE, IL TUTTO AMALGAMATO AGLI ELEMENTI DI MATRICE HORROR. COME SIETE GIUNTI A PROPORRE QUALCOSA DI COSÌ PECULIARE E, A TRATTI, SPIAZZANTE PER ALCUNI?
– Davvero un ottima domanda, in effetti non ritengo si possa dire che fosse un effetto voluto o programmato in partenza, per quanto comunque sin dall’inizio ci fosse la volontà di trattare di tematiche provenienti da un certo tipo di immaginario e/o mitologia, con una particolare enfasi posta sulle figure dei lupi mannari et similia; nel contempo, si era fatta sempre più forte la volontà di arricchire la proposta iniziale con i numerosi elementi di matrice religiosa, argomento conosciuto bene da alcuni di noi anche per via della provenienza, trattandosi di una zona della Germania in cui si fa un gran parlare di questioni di questo tipo, dalle crociate fino alla Sacra Inquisizione e così via; il risultato si adattava perfettamente alla nostra intenzione di proporre comunque un genere potente e melodico, anche per via dell’amore generale per la tradizione power metal tedesca. Il tutto col procedere della carriera è stato arricchito con l’ausilio di richiami ad altri tipi di situazioni, immaginarie o meno, potenzialmente suggestive, come ad esempio il concetto stesso della vita oltre la morte o dell’incontro nell’altro mondo con chi se n’è andato prima di noi.

UN DISCRETO NUMERO DI ESTIMATORI VEDREBBE BENE LA VOSTRA MUSICA COME COLONNA SONORA DI UN FILM O DI UN VIDEOGIOCO. COME VEDRESTI UNA POSSIBILITÀ SIMILE?
– Sono assolutamente d’accordo con chiunque abbia avuto quest’idea perché io per primo mi sono ritrovato più volte a pensare a quanto la nostra formula si adatterebbe perfettamente a un contesto cinematografico o, meglio ancora, videoludico; ciò favorirebbe ulteriormente la coesione tra due mondi spesso molto collegati tra di loro, più di quello che la gente crede. Non per niente un buon numero di nostri colleghi è già arrivata a proporre operazioni di questo tipo: citiamo ad esempio i Sabaton in “World of Tanks”, del quale noi potremmo curare benissimo una versione horror (ridiamo, ndr), o anche i Blind Guardian nel meno popolare “The Dwarves”.

ALLA LUCE DI TUTTO QUESTO, SE TU DOVESSI IDENTIFICARE L’ALBUM PIÙ IMPORTANTE PER LA DEFINIZIONE DELL’ATTUALE IDENTITÀ DEI POWERWOLF, QUALE SAREBBE?
– Senza ombra di dubbio, in base a ciò che abbiamo detto finora, è innegabile che “Blood Of The Saints” sia stato il disco della svolta per noi, sia a livello di ascolti, sia per quanto riguarda la definizione del nostro sound definitivo. Se invece volessi citare un album venuto prima, oltre a quelli provenienti appunto dalla tradizione teutonica più tendente alle sonorità power, per la mia personale formazione musicale citerei “Piece Of Mind” degli Iron Maiden, in particolar modo la sottovalutatissima “Still Life”.

NEL BONUS CD DELL’ALBUM PRECEDENTE “BLESSED AND POSSESSED” ERANO PRESENTI NUMEROSE COVER FATTE DA VOI DI ALTRETTANTI CLASSICI PROVENIENTI DAL PANORAMA CLASSIC METAL MONDIALE, TRA LE QUALI CI STUPÌ MOLTO LA PRESENZA DI UN BRANO SCONOSCIUTO AI PIÙ COME “POWER AND GLORY” DEI CHROMING ROSE. COME AVETE SELEZIONATO LE TRACCE IN QUESTIONE?

– In tutta sincerità sono molto stupito e compiaciuto che ci sia chi conosce i Chroming Rose al di fuori della Germania, poiché si tratta, come giustamente fatto notare, di una band tra le più sottovalutate dell’intera storia del metal a parer mio e dei miei compagni di band; per questo abbiamo quindi voluto omaggiarli proponendo una cover ri-arrangiata sul nostro stile di “Power and Glory”, loro cavallo di battaglia nonché vero e proprio inno dell’heavy/power metal vecchia scuola. Per quanto riguarda gli altri brani, penso sia abbastanza chiaro che si tratta appunto di numerosi classici che hanno giocato un ruolo fondamentale nella nostra formazione musicale, e così abbiamo pensato fosse una bella idea realizzare una breve raccolta di cover e inserirla come bonus all’interno dell’edizione digipack del disco, anche per stimolare un po’ la curiosità nel caso qualcuno non si fosse rivelato molto pratico delle band in questione.

COSA PUOI DIRCI INVECE DEL CORRISPETTIVO DI QUEL BONUS CD ABBINATO AL NUOVO LAVORO “THE SACRAMENT OF SIN”?
– Diciamo che, dopo esserci interrogati su cosa potesse essere figo proporre ai nostri ascoltatori, abbiamo deciso di fare il ragionamento inverso rispetto all’occasione precedente, chiedendo così a numerose band con cui condividiamo un rapporto di amicizia di proporre la loro personale versione di un pezzo a scelta tra quelli provenienti dal repertorio dei Powerwolf. La cosa divertente è che, ogni volta che ricevevamo il file contenente la registrazione del brano in questione, era un po’ come aprire un magnifico regalo di Natale, anche perché si tratta di un vero e proprio gesto di coesione tra musicisti attivi all’interno della stessa scena, il che dimostra quanto questa musica possa essere in grado di stimolare la condivisione tra le persone appassionate o dedite a suonarla ogni giorno della loro vita. Tra l’altro, alcune di queste ri-registrazioni sono state fatte da degli artisti dallo stile completamente diverso rispetto al nostro: vi sareste mai immaginati di sentire una cover di “Night Of The Werewolves” fatta dagli Heaven Shall Burn, o una di “Amen & Attack” ad opera di Mille Petrozza e Marc Gortz? Noi stessi non ci avremmo mai creduto, se ce lo avessero detto qualche anno fa, eppure è esattamente quello che troverete.

CAMBIANDO ARGOMENTO, ABBIAMO UNA DOMANDA CHE SICURAMENTE MOLTI VI AVRANNO FATTO NEL CORSO DEGLI ANNI: COME MOTIVI LA SCELTA DI NON INCLUDERE UN BASSISTA, SOPRATTUTTO IN SEDE LIVE?
– Credo che il motivo principale sia da ricercare nelle nostre singole esigenze di mobilità on stage, soprattutto io che comunque tendo spesso a passare da una postazione all’altra, oltre ai momenti isolati in cui mi unisco agli altri in prima linea. Inoltre, riteniamo di aver trovato la nostra combinazione perfetta come quintetto, riuscendo a coordinarci nel migliori dei modi e a fornire una presenza scenica più completa possibile, il che ci rende difficile immaginare di condividere il palco con un musicista in più. Perciò abbiamo preferito, per il momento, lasciare il basso in base durante i concerti e affidare a Charles Greywolf il compito di eseguirne le parti in studio.

QUALI SONO LE TUE ASPETTATIVE PER LA PRIMA DATA DA HEADLINER IN TERRITORIO ITALIANO, FISSATA PER NOVEMBRE?
– La fama del pubblico italiano di essere uno dei più energici dell’intero panorama vi precede, e noi stessi lo abbiamo potuto verificare con le nostre apparizioni insieme agli Stratovarius e agli Epica, in cui l’accoglienza che ci è stata riservata sarebbe sicuramente da annoverare tra le più notevoli da che i Powerwolf girano il mondo. Tra l’altro confesso che non mi ero nemmeno accorto che si trattasse della prima effettiva data da headliner, ma in effetti pensandoci bene è proprio così, quindi a maggior ragione siamo ulteriormente intenzionati a tenere una delle nostre messe più grintose, mettendo letteralmente a ferro e fuoco la location, sempre se, chiaramente, il pubblico ci darà una mano (ride, ndr).

UNA CURIOSITÀ PERSONALE: COSA SIGNIFICA ESATTAMENTE IL TITOLO DEL BRANO “STOSSGEBET”?
– Buona domanda in effetti! Fondamentalmente si tratta di un termine tedesco utilizzato per indicare una sorta di breve preghiera effettuata con una particolare enfasi e condizionata a volte da un profondo fomento, ripetuta spesso a ripetizione negli attimi precedenti la morte o…altro (in italiano la traduzione ufficiale è ‘giaculatoria’, ndr). Chiaramente potete ben intuire dalla mia spiegazione che questo termine ha assunto col tempo una connotazione pornografica (risate, ndr), che non spiego in maniera dettagliata per ovvie ragioni, il che lo rende perfetto per un brano in puro stile “Coleus Sanctus” o “Resurrection By Erection”.

PRIMA DI CHIUDERE, COME VEDRESTI UN CONCERTO DEI POWERWOLF AL VATICANO?
– Sarebbe sicuramente spettacolare, ma ho dei seri dubbi che ci verrebbe mai concesso il permesso per un evento del genere (risate, ndr), anche perché da quelle parti il senso dell’umorismo non è sempre propriamente di casa.

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