PRAYING MANTIS – Mai domi!

Pubblicato il 25/03/2022 da

E’ sempre un piacere ritrovare band di caratura storica tuttora in grado di pubblicare dischi più che validi. E’ il caso dei mai domi Praying Mantis, autentici protagonisti (seppur con un solo disco, “Time Tells No Lies”) della scena inglese degli anni Ottanta – la cosiddetta NWOBHM – che con il nuovo “Katharsis”, edito dalla label italiana Frontiers solamente qualche settimana fa, hanno dato conferma del loro continuo desiderio di creare musica di qualità. E’ questo che ci ha spinti ad alzare la cornetta del telefono per contattare Tino Troy, membro originale della band, unico rimasto assieme al fratello Chris, per una chiacchierata. Un lungo viaggio, quello del gruppo londinese, arrivato con quest’ultima fatica a tagliare il traguardo di dodici album in studio in oltre quarant’anni di onorata e a tratti travagliata carriera musicale. Buona lettura!


CIAO TINO E GRAZIE DI CONCEDERCI PARTE DEL TUO TEMPO PER RISPONDERE ALLE NOSTRE DOMANDE. DOPO QUARANT’ANNI DI CARRIERA CON I PRAYING MANTIS, QUALI SONO GLI OBIETTIVI CHE VI PONETE CON LA PUBBLICAZIONE DI NUOVO MATERIALE COME QUELLO CONTENUTO NEL VOSTRO ULTIMO DISCO, “KATHARSIS”?
– E’ un piacere per noi essere qui! Ogni album è un cambiamento perchè nelle nostre menti siamo convinti di poter fare sempre qualcosa di meglio rispetto al passato. Puntiamo a migliorarci continuamente e spero questo obiettivo sia stato raggiunto con “Katharsis”.

LA MIA IMPRESSIONE E’ CHE DOPO DUE DISCHI MELODICI E POTENTI COME “LEGACY” E “GRAVITY”, CON INFLUENZE AOR E PROGRESSIVE, NELLE NUOVE COMPOSIZIONI AFFIORINO SONORITA’ MAGGIORMENTE CLASSICHE E PIU’ VICINE ALL’HARD ROCK OTTANTIANO. “AIN’T NO ROCK’N’ROLL IN HEAVEN”, “LONG TIME COMING” E “DON’T CALL US NOW” SONO DEI CHIARI ESEMPI DI QUESTO. CHE NE PENSI?
– Onestamente mi sorprendi con questa domanda perchè sento che questo disco continui il percorso iniziato coi suoi due predecessori. Il fatto è che con la nostra attuale line-up abbiamo davvero tante influenze dalle quali pescare. Un po’ come una scatola di cioccolatini assortiti; ce ne sono alcuni di cioccolato più classico e massiccio ed altri dal ripieno più tenero (risate, ndr).

CI PUOI DIRE COME PRENDE VITA NORMALMENTE UNA CANZONE DEI PRAYING MANTIS?
– Solitamente tiro fuori un riff di chitarra dal mio database che ho nel telefono e che ho registrato durante gli anni e da li inizio a comporre. Ci sono cose da scartare, soprattutto se in quel momento ho alzato troppo il gomito (risate, ndr), mentre qualcosa è interessante e mi dà spunti sui quali lavorare. Ho migliaia di questi file nella memoria del mio cellulare, semplici idee che mi vengono fuori quando imbraccio la mia chitarra ed inizio a suonare melodie che mi passano per la mente.
Chris invece improvvisa qualcosa con la tastiera e sviluppa alcune idee nel suo stile. Mi piace lavorare su alcune di queste ma in generale tendono ad essere troppo soft, così attualmente siamo riusciti a trovare un buon compromesso, come credo si possa sentire dal risultato finale del nuovo disco.

“KATHARSIS” SIGNIFICA PURIFICAZIONE DELL’ANIMA E LIBERAZIONE DA ESPERIENZE TRAUMATICHE. C’E’ QUALCHE CONNESSIONE TRA QUESTO TITOLO E LA SITUAZIONE CHE STIAMO VIVENDO DA OLTRE DUE ANNI A CAUSA DELLA PANDEMIA?
– Per certi versi è proprio così! Avevamo chiesto all’artista Rainer Kalwitz di realizzare l’artwork per il nuovo disco. Mentre cercavamo alcune idee per dare un titolo definitivo all’album, ci è stata presentata la copertina finale, un’opera che il disegnatore aveva intitolato proprio “Katharsis”. Ci siamo guardati e abbiamo pensato: “Ehi, è perfetta! Rappresenta esattamente questi tempi incerti che stiamo vivendo”. Inoltre questa parola richiama la decimazione da parte dell’uomo di questo pianeta e tutti i disastri ambientali che ci circondano. Insomma ci è subito piaciuto come titolo del disco!

A PROPOSITO DI ARTWORK, NON VI E’ TRACCIA DEL VOSTRO SIMBOLO – LA MANTIDE RELIGIOSA – NELLA NUOVA COPERTINA (RISPETTO AD ESEMPIO AI DUE PRECEDENTI LAVORI). COME MAI QUESTA SCELTA?
– A volte c’è bisogno di cambiare e Rainer (il disegnatore, ndr) in passato aveva fatto un vero capolavoro con l’artwork di “Sanctuary”. Inoltre Rodney Matthews, che si era occupato di alcune copertine nei nostri precedenti lavori, era molto impegnato in questo periodo ed è stato felice del fatto che non lo abbiamo caricato di ulteriori impegni con una nuova opera dedicata alla mantide religiosa.

HO AVUTO LA FORTUNA DI ASSISTERE AD UN VOSTRO SHOW NEL 2018 E LA MIA IMPRESSIONE FU DI AVERE DAVANTI UNA BAND COESA E FORTE, CHE SI DIVERTE A SUONARE. QUESTO E’ GRAZIE AI NUOVI ARRIVATI JAYCEE CUIJPERS E HANS IN’T ZANDT (rispettivamente cantante e batterista, ndr). QUANTO E’ IMPORTANTE QUESTA CHIMICA CHE SI E’ INSTAURATA TRA VOI?
– E’ proprio così! E’ la line-up più stabile che abbiamo avuto dopo molto tempo e senza dubbio questo si riflette nei nostri brani e durante le nostre performance dal vivo.

SONO PIU’ DI QUARANT’ANNI CHE TU E TUO FRATELLO CHRIS SCRIVETE E SUONATE MUSICA ASSIEME. SIETE LEGATI DA UN UNIONE FORTE. AVETE MAI ATTRAVERSATO PERIODI DI CRISI O FASI NELLE QUALI AVETE PENSATO DI SCIOGLIERE LA BAND?
– Si… Non è stato sempre tutto rose e fiori ma lavoriamo assieme da tanti anni quindi sappiamo dove vogliamo arrivare, nonostante aver attraversato anche molti momenti difficili. Il nostro obiettivo comune è quello di portare i Mantis avanti il più possibile, finchè le nostre menti ed i nostri fisici ce lo permetteranno. Tutto questo sembra diventare sempre più difficile negli ultimi tempi e la pandemia non ci ha certo aiutato da questo punto di vista.

SE NON SBAGLIO E’ DAL LONTANO ANNO 2000 E DALL’ALBUM “NOWHERE TO HIDE” CHE COLLABORATE CON L’ETICHETTA ITALIANA FRONTIERS. COME PUOI DESCRIVERE IL VOSTRO RAPPORTO?
– Molto buono. Sembra che noi diamo a loro ciò che desiderano ma loro non sempre ci restituiscono quello che noi vorremmo (risate, ndr). Scherzi a parte la relazione funziona bene per entrambi.

ANDANDO INDIETRO NEL TEMPO CON UNA MACCHINA VIRTUALE, PUOI RACCONTARCI COSA E’ SUCCESSO NEGLI ANNI OTTANTA QUANDO APPENA DOPO LA PUBBLICAZIONE DEL VOSTRO GRANDE DEBUTTO, “TIME TELLS NO LIES”, LA BAND SI PRESE UNA PAUSA – DURATA DIECI ANNI – DURANTE LA QUALE VIDE LA LUCE STRATUS, UN PROGETTO PARALLELO, MAGGIORMENTE AOR-ORIENTED, CON LA PRESENZA DI CLIVE BURR E BERNIE SHAW.
– Wow, abbiamo parlato prima di capacità mentale? Ecco quegli anni sono state delle vere montagne russe per noi. Quando la band si sciolse, abbiamo deciso di unirci a Clive (Burr, ex batterista degli Iron Maiden, scomparso nel 2013, ndr) e Bernie (ex cantante di Grand Prix e Uriah Heep, ndr) per formare gli Stratus. Ancora una volta perdemmo presto la via. L’ex batterista dei Mantis, Dave Potts, divenne il nostro manager ma l’avventura si fermò molto presto. Fu un peccato perchè c’erano alcuni ottimi brani in quel disco (“Throwing Shapes” del 1984, ndr) e l’atmosfera che si era creata tra noi era ottima. Arrivò così il 1989 quando Paul Di Anno contattò mio fratello Chris e me. Ci trovammo in un pub a Londra con lui e Dennis Stratton (ex chitarrista di Iron Maiden e Lionheart, ndr) con l’obiettivo di formare un supergruppo per suonare in Giappone e festeggiare i dieci anni della NWOBHM. Era un’idea allettante, quella di imbarcarsi in questa avventura con due musicisti così famosi. Fu una bella esperienza e suonammo una setlist che comprendeva brani di Maiden e Mantis. Una di queste performance fu registrata e venne pubblicata con il titolo “Live At Last” dall’etichetta Pony Canyon. L’intero show fu un gran successo tanto che ci venne chiesto di registrare un vero e proprio album in studio. Grazie a questa esperienza la nostra relazione con il Giappone è iniziata e siamo stati sicuramente salvati dal precipitare nell’abisso.

QUALI SONO I VOSTRI PIANI PER PROMUOVERE IL NUOVO DISCO?
– Abbiamo alcuni show fissati, sperando di non doverli posticipare ulteriormente a causa del Covid-19. Consiglio a tutti di seguire i nostri canali ufficiali per avere tutti gli aggiornamenti.

“TIME TELLS NO LIES” (“Il tempo non mente”, ndr) NON E’ SOLO IL TITOLO DEL VOSTRO ALBUM PIU’ FAMOSO MA UNA VERA E PROPRIA CERTEZZA NELLE NOSTRE VITE. PENSANDO UN PO’ ALLA VOSTRA CARRIERA, MOLTE BAND SONO ANDATE PERDUTE, ALTRE COME VOI STANNO ANCORA CERCANDO UN CERTO SUCCESSO COMMERCIALE… CAMBIERESTE QUALCOSA DEL VOSTRO PASSATO? AVETE QUALCHE RIMPIANTO?
– Si. Non avremmo dovuto firmare un contratto con il management che abbiamo avuto. Erano degli incapaci ed hanno distrutto quella che per noi poteva essere una carriera stellare. Diciamo che ce la siamo presa nei denti ma siamo comunque riusciti a ricostruirci una carriera, anche se forse un po’ troppo tardi.

 

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