PRONG – Non c’è nulla di assoluto

Pubblicato il 30/01/2016 da

Una band seminale, il cui successo di pubblico non è mai stato, immeritatamente, pari a quello di critica o all’effettiva influenza su decine di band successive. Eppure, dopo quasi trent’anni sulle scene, i Prong si ripresentano in grandissima forma con questo “X (No Absolutes)”, album fresco, intensissimo, che rappresenta la perfetta occasione per fare due chiacchiere con il disponibilissimo Tommy Victor, da sempre leader indiscusso della band e personaggio fondamentale del metal “non allineato”.

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CIAO TOMMY, È UN VERO PIACERE SENTIRTI, SPECIE DOPO AVER ASCOLTATO IL VOSTRO NUOVO ALBUM: È POTENTE, HA DEI PEZZI STRAORDINARI E L’ABBBIAMO DAVVERO DIVORATO, IN QUESTI GIORNI. NEGLI ULTIMI ANNI AVETE PRESO UN RITMO SERRATO DI PUBBLICAZIONE, CON QUATTRO ALBUM IN TRE ANNI. CHE PROGRAMMI AVETE PER IL FUTURO?
“Grazie dei complimenti! Be’, ovvio, spero di andare avanti per molti altri album dopo questo, ma vediamo cosa accadrà. Voglio assolutamente continuare a pubblicare album a questo ritmo, quindi, per ora: missione compiuta!”.

TRA L’ALTRO, DA QUANDO SIETE TORNATI SULLE SCENE, OGNI ALBUM È PIÙ INTENSO DEL PRECEDENTE. I SUONI DI “X (NO ABSOLUTES)” SONO QUASI PERFETTI E ALCUNI PEZZI – PENSO A “WITH DIGNITY”, “ULTIMATE AUTHORITY” E “WITHOUT WORDS” PER CITARNE ALCUNI – SONO GIÀ DESTINATI A ESSERE DEI VOSTRI “CLASSICI”. QUAL È LA TUA IDEA A RIGUARDO, E QUALI PEZZI PREDILIGI?
“Oh, grande, che figata! Ti dico: amo veramente il suono che è venuto fuori su quest’album. Non l’ho riascoltato per almeno tre settimane, dopo averlo masterizzato, poi l’ho rimesso su e ho pensato ‘wow, questo è un killer album’. E sono andato avanti a sentirlo per due o tre giorni, con la sensazione che non c’è nulla che non funzioni. Tutto è venuto fuori perfettamente, e con l’aiuto dei ragazzi è stato anche un lavoro sereno. Per quanto riguarda le canzoni che amo di più, sicuramente ‘Ice Runs Through My Veins’ o quelle che hai citato tu, come ‘With Dignity’ o ‘Ultimate Authority’, insomma, le amo tutte. È un lavoro potente!”.

PUR DA FAN DI VECCHIA DATA, AMIAMO MOLTO IL VOSTRO “NUOVO” CORSO. DIRETTO, SPONTANEO, CON QUELLA CHE CI PARE UNA MATURA COMPONENTE HARDCORE: TI SENTI ANCORA LEGATO ALLA SCENA NYHC? VEDI INOLTRE QUALCHE INFLUENZA, IN GENERALE, DALLE BAND CHE AVETE COVERIZZATO NELL’ALBUM PRECEDENTE?
“Non particolarmente. Voglio dire, è stato tutto molto spontaneo, diverse canzoni su ‘Songs From The Black Hole’ (il loro album di cover uscito l’anno scorso, ndR) hanno ovviamente influenzato questo album, soprattutto nell’approccio vocale, essendomi immerso nel lavoro di cantanti così diversi su quell’album. Li ho come raccolti in una borsa e poi li ho portati in studio per il nuovo album, penso abbia aiutato nel processo di questo nuovo lavoro. E lavorare con Steve (Evetts, ndR) mi ha aiutato ad aprire la mente verso una nuova attitudine, specialmente nell’approccio vocale, appunto, visto che anche Steve viene dalla scena NYHC e ne è emerso come uno dei più grandi produttori di oggi: ha lavorato con chiunque, dai Limp Bizkit in giù, realizzando che puoi avere le tue radici, tipo l’hardcore, ma è necessario espanderle. E quindi, ripensando ad album come ‘Rude Awakening’ o ‘Cleansing’, ti rendi conto che al tempo avevano bisogno di un loro particolare vestito, per cui li puoi riascoltare e cogliere le loro peculiari sfumature. Insomma, continuo a parlare delle linee vocali, ma probabilmente è qui che va la mia massima attenzione, attualmente, quando registro un album dei Prong; perché penso che i testi, le melodie e le linee vocali siano fondamentali: puoi avere dei riff grandiosi, delle belle parti pompose, ma se i testi e la voce fanno schifo, semplicemente non funziona. Anzi, puoi avere delle chitarre merdose (ride, ndR) ma un bravo performer alla voce ed è quello che la maggior parte della gente sentirà e noterà: sai, non tutti sono chitarristi o batteristi, là fuori! È una combinazione, insomma: tipo ‘Ultimate Authority’, ha un approccio assolutamente hardcore, è il tipo di roba che avresti potuto trovare su ?Rude Awakening’, per dire”.

COME DESCRIVERESTI, OGGI, I PRONG? INDUSTRIAL? GROOVE? SEMPLICEMENTE PRONG?
“Be’, il nostro genere è decisamente ‘Prong’: penso che ormai abbiamo un nostro suono riconoscibile, la nostra attitudine…per dire, so che può suonare assurdo, ma come descrivi i Doors o i Rolling Stones? Non dico che i Prong siano una band ormai ‘classica’, ma ci sono tante cose che metti insieme e poi escono nel tuo suono. I Prong non sono mai stati una band con un’attitudine precisa, ed è talvolta un problema: ‘perché siamo nel cartellone di un festival metal?’, ‘cosa ci facciamo tra queste band punk?’… voglio dire, non siamo facilmente identificabili”.

ED È UN VOSTRO PUNTO DI FORZA.
“Certo! Nel nostro pubblico c’è la gente più disparata, dal professore universitario che arriva in SUV al disoccupato, chi può dirlo (ride nuovamente, ndR)? Devo solo essere sincero con me stesso e con gli altri ragazzi della band, senza guardare altrove e scrivere belle canzoni! È questo il nostro scopo principale, a prescindere che suoni thrash o hardcore o in altro modo: quello è un pensiero che viene dopo. Le chitarre, per esempio sono molto aggressive, è sempre stato un mio impegno personale che la chitarra suonasse bene, heavy, e questo sicuramente è un punto centrale nel thrash, o nell’industrial. E ci sono anche degli assoli, dei begli assoli di chitarra vecchia scuola!”.

E PERSINO PARTI MELODICHE.
“Sì, esatto. Quando ho iniziato a pensare all’album, non avevo in mente che dovesse suonare thrash, o hardcore o avere per forza canzoni ultra veloci. Volevamo bilanciare anche con questo tipo di canzoni, come del resto anche nell’album precedente, dove avevamo ‘Windows Shut’ o la title track.  Canzoni che rompevano la monotonia dei pezzi più duri. Per esempio, mi viene in mente ‘Led Zeppelin III’: tutti dicevano che gli Zeppelin erano una band hard rock, ma quell’album, al di là di ‘Out On The Tiles’ o ‘The Immigrant Song’ spazia ovunque, ci sono un sacco di tipi di canzoni, ed è ciò che lo rende interessante”.

E QUINDI, COME HAI SEMPRE FATTO, SEI ANDATO PER LA TUA STRADA.
“Proprio così”.

SONO ORMAI QUATTRO ANNI CHE SUONI CON JASON E ART: UN’OTTIMA FORMAZIONE, COME ABBIAMO POTUTO VERIFICARE ANCHE DAL VIVO, E UNA BELLA SQUADRA, NO?
“Certo, spero di averli con me ancora a lungo e continuare a lavorare con loro. Amo quei ragazzi, sono dei grandi ed è un’ottima line up!”.

ADESSO VORREMMO FARE UN PASSO INDIETRO A “SONGS FROM THE BLACK HOLE”, IL VOSTRO ALBUM DI COVER. DICIAMO CHE, TRA LE BAND CHE AVETE SCELTO, SI POTEVA ASSOLUTAMENTE RITROVARE TUTTA L’ISPIRAZIONE E IL SOUND DA CUI, EVIDENTEMENTE, I PRONG VENGONO FUORI. PER IL RISULTATO, MA NON SOLO, CI HA COLPITO IN PARTICOLARE LA COVER DI “SEEING RED” DEI KILLING JOKE, BAND A CUI VI ABBIAMO SEMPRE TROVATI MOLTO LEGATI. E, DEL RESTO, HAI ANCHE SUONATO A LUNGO CON PAUL (RAVEN, NDR) QUANDO NE USCÌ. VUOI DIRCI LA TUA IMPRESSIONE?
“Guarda, penso fosse il 1982 quando ho visto i Killing Joke per la prima volta a New York, e per me è stata una svolta nella vita. Avevo i loro primi due album e finalmente li vedevo dal vivo. Jaz Coleman, per me, era la cosa più grandiosa che avessi mai visto: pensavo fossero fantastici, e ancora la vedo così. Voglio dire, sono grandi musicisti, insieme hanno fatto canzoni grandiose… sono aggressivi, impegnati politicamente, melodici, duri, insomma erano quasi programmatici per i Prong: volevamo fare quello che facevano loro. Volevamo groove, far muovere la gente. Certo, senza ricalcarli completamente, ma l’estetica complessiva dei Kiling Joke è assolutamente preminente nei Prong. Sono stati assolutamente un’ispirazione enorme! Guarda le chitarre, per esempio: non erano nulla di follemente complicato, ma interessanti, coinvolgenti, con riff assolutamente memorabili. O le parti ritmiche così pulsanti, che sicuramente puoi ritrovare nelle nostre canzoni. Ecco, non so se i fan dei KJ siano anche nostri fan, anzi penso di no (ti garantiamo di sì, ndR), ma persino i Metallica hanno riconosciuto in loro una grande ispirazione musicale negli ultimi trent’anni, Dave Grohl ha tributato lor onore, e continuano a scrivere grande musica, guarda l’ultimo album: quando l’ho comprato l’ho messo nello stereo ininterrottamente. Non deludono mai, ogni loro album è grande. Sono semplicemente straordinari, penso a loro, al loro lavoro e non posso fare a meno di sentirli parte della mia vita”.

UN’ALTRA BAND LEGATA AI PRONG A DOPPIO FILO SONO I MINISTRY, DI CUI PERÒ NON FAI PIÙ PARTE UFFICIALMENTE, GIUSTO?
“Non sono più nei Ministry da un po’, ormai; anzi volevo proprio sentire Al, che sta passando un periodo bello incasinato negli ultimi due anni, e ho perso un po’ i contatti. Ma mi sono veramente divertito a registrare gli album che abbiamo fatto assieme. Ho un enorme rispetto per Al, penso sia un innovatore e un talento raro, o forse no, ma sicuramente ha una grande visione, anzi è proprio un visionario e un uomo estremamente intelligente e sicuramente i Ministry sono un’altra band che, negli anni, ha avuto un impatto enorme sulla musica”.

E, COMUNQUE, I PRONG SONO A LORO VOLTA UNA BAND DALL’ENORME INFLUENZA E DALLA LUNGA STORIA. COME VEDI, NEL QUADRO COMPLESSIVO, QUESTO NUOVO ALBUM?
“Ritengo che quest’album descriva perfettamente ciò che penso oggi della musica, inquadra la mia visione. Hai una carriera alle spalle, non disconosci ciò che hai fatto, guardi al futuro, pensi alle tecnologie che hai a disposizione di volta in volta ma resti coerente con te stesso, evitando di diventare però una band ripetitiva, che fa sempre la stessa cosa. I Prong, certo, hanno dei fan che sono invecchiati con loro, ma penso sia importante questo approccio coerente. E poi scrivere belle canzoni, per esempio, ma senza voler impressionare, che so, con le parti di chitarra. I tecnicismi servono solo a migliorare il sound senza tante sovraincisioni che rendono solo noioso il lavoro. Io sono la somma dei miei ultimi trent’anni, e credo che quest’album mostri perfettamente dove e chi sono: i Prong non sono mai stati una qualche sorta di progetto secondario, ma esattamente la musica che ho sempre voluto fare. Ho la benedizione di non suonare in una pop band per la quale dovrei scrivere canzoni per impressionare il pubblico: faccio, semplicemente, quello che voglio”.

E A PARTE “X (NO ABSOLUTES)” QUAL È IL TUO ALBUM PREFERITO? CHI SCRIVE CONFESSA DI INCLUDERE TUTT’ORA “CLEANSING” TRA I DIECI ALBUM METAL IRRINUNCIABILI…
“‘Cleansing’ è decisamente bello, ma per esempio anche ‘Ruining Lives’ è stato un grande risultato, per me, anche per le tempistiche: è nato dal nulla, tutto il materiale è venuto fuori spontaneamente. Ovviamente il mio preferito al momento è ‘X (No Absolutes)’, ma guardando indietro direi sicuramente anch’io ‘Cleansing’: abbiamo corso dei rischi, ed ha funzionato. Abbiamo puntato tutto e fatto un salto nel buio in nuovi territori, con quell’album; eravamo sotto una major, che non capiva nemmeno cosa stessimo registrando, ma ce l’abbiamo fatta!”.

E PER IL RESTO, COME VEDI LA SCENA METAL – SE DI SCENA SI PUÒ PARLARE – ATTUALMENTE? HAI QUALCHE BAND CHE VORRESTI ASSOLUTAMENTE CONSIGLIARE AI NOSTRI LETTORI?
“Non sono così addentro alle novità, ci sono talmente tante band che vengono fuori, sembra una gara folle tra le varie etichette metal: mi risulta difficile quasi seguire le dinamiche. Penso che i Gojira siano fantastici, fanno tutto quello che vogliono, offrono il pacchetto completo, come dire, dalle parti heavy in giù, sono decisamente potenti e mi piacciono parecchio”.

MA SICURAMENTE BEN POCHE BAND CON ALTA VISIBILITÀ, SE COSÌ SI PUÒ DIRE, DANNO SEGNI DI ORIGINALITÀ.
“Sì, è vero, sembra una tendenza generale: alcuni non hanno timore di mischiare le carte, guardare avanti. Ma la maggior parte delle band ha paura, fanno dischi che provano a piacere allo stesso pubblico sempre. Non vorrei sembrare cinico, ma il music business spinge in questa direzione e parecchie band seguono questa via. A volte è una sfida, ci provi, non funziona, provi a tornare indietro, non funziona, e via così…ci sono probabilmente centinaia di band che fanno grandi cose e non abbiamo nemmeno idea di chi siano”.

E FORSE, TUTTO SOMMATO, SI EVITA L’ESPOSIZIONE A TANTA PESSIMA ROBA, NO?
“Sì, in effetti se vali qualcosa emergi. Le label sono sempre più piccole, il music business non sta vivendo un gran periodo, tutti temono solo di fallire il colpo!”.

POSSIAMO CHIEDERTI LE TUE IMPRESSIONI DOPO L’ATTENTATO DI PARIGI? MOLTE BAND AMERICANE HANNO IMMEDIATAMENTE SOSPESO I LORO TOUR DA QUESTA PARTE DELL’OCEANO.
“Non ho intenzione di farmi spaventare… cosa ti posso dire? Suonare in una band è come avere un piccolissimo esercito, o una squadra, e devi fare ciò che ti dicono di fare, per certi versi. Molte band hanno paura anche solo di suonare, ma devi superare questi timori: si parla tanto di terrorismo, ma in California per esempio, 50-60.000 persone hanno incidenti alla guida ogni anno, quindi perché preoccuparsi? Si può morire anche solo attraversando la strada! Io penso che, ora che noi partiremo in tour tra tre mesi, tutti se ne saranno dimenticati, o quasi. Le notizie vanno e vengono, e ce ne sono sempre di nuove che catalizzano l’attenzione; ecco, anche il nostro titolo, ‘No Absolutes’, riflette questa condizione in cui tutti viviamo, ovvero l’insicurezza, ma al tempo stesso la necessità di essere contenti e coerenti, cercando di capire come va il mondo”.

COSA CI PUOI DIRE DEI TESTI DELL’ALBUM? DOPO DIVERSI ASCOLTI, CI PARE DI CAPIRE CHE PERMANE QUELLA VISIONE CINICA E IRONICA VERSO LA VITA CHE VI HA SEMPRE CARATTERIZZATO.
“Ci sono un sacco di cose di cui parlo, ogni canzone ha la sua identità, non c’è un concept. In alcune lyrics metto in dubbio le persone che vivono di certezze, che hanno questa assoluta certezza nel governo, per esempio; poi, quando succede loro qualcosa, scoprono la delusione, o di aver vissuto da illusi. E’ il problema di quando credi che qualcuno ti dia la verità; e ciò è sempre stato centrale nei Prong: un certo cinismo, per certi versi. Ma c’è anche un risvolto positivo, nell’album, qualche volta devi credere a qualcosa, e in ‘Believe System’ parlo della necessità di questa ‘fede’: se vuoi perseguire un sogno, o registrare un album, per esempio, serve della fiducia, della fede. A prescindere da cosa sia. Possiamo razionalizzare quanto vogliamo, ma le persone sono come computer, dobbiamo programmarci in qualche modo, per poter funzionare! Se parti con negatività, o ti fai guidare dalla paura, vivrai nella paura; ma se ti svegli con gratitudine, vivrai molto meglio. Non siamo così complicati come crediamo di essere. Prova a sorridere, ogni tanto: è sempre la miglior medicina”.

ABBIAMO VISTO CHE AVETE GIÀ PROGRAMMATO UN TOUR EUROPEO, MA NON È PREVISTA L’ITALIA, A PROPOSITO DI SPERANZE!
“No, tranquillo: in autunno faremo un tour più lungo e verremo sicuramente anche in Italia, a settembre o giù di lì”.

E’ PARECCHIO TEMPO, ORMAI, CHE VIVI A LOS ANGELES. C’È QUALCOSA CHE TI MANCA DI NEW YORK? PENSIAMO ALL’ALBERO DI TIMES SQUARE, PER ESEMPIO. (L’INTERVISTA È STATA RACCOLTA POCO PRIMA DI NATALE, NDR)
“(Ride di gusto, ndR) Guarda, ogni tanto torno a New York, ma sono ben abituato all’ottimo clima di Los Angeles, ormai! Certo, ci sono cose a New York che non trovi da nessun’altra parte: hai tutto a disposizione, passeggi per strada, entri in una caffetteria, cose così. Ma è una città veramente cara, non potrei più permettermi di vivere lì: è un parco giochi per ricchi. A Los Angeles posso vivere serenamente, fare le mie cose…è una città più confortevole”.

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