Nel nostro Paese sono pochissime le band che possono permettersi di fare un po’ quello che gli pare una pubblicazione dopo l’altra. Tra questi sicuramente vi sono i piemontesi Psychofagist che – sebbene forti di un background grind ed hardcore che non viene mai meno – anche con il nuovo “Songs Of Faint And Distortion” sono riusciti a stupire e ad andare oltre i propri limiti. La linfa vitale dalla quale scaturisce il sound del platter è il noise, presente in dosi massicce e suonato da dei veri professionisti del rumorismo, ovvero i cechi Napalmed, che con i Nostri dividono onori ed oneri. Avvolti da una costante patina di follia, gli Psychofagist sono capaci di mettere in musica qualunque cosa passi loro per la testa, grazie innanzitutto ad una tecnica esecutiva sopraffina e ad una capacità di sintesi notevolissima, fondamentale per rendere leggermente più fruibili le cattedrali soniche futuristiche innalzate dal trio. Abbiamo scambiato quattro chiacchiere con Marcello Sarino, bassista e leader della band, nonché personaggio schietto e diretto, che ammanta tutte le risposte di una sottile ironia giocata sul nonsense. Lasciamo volentieri a lui la parola.
CIAO RAGAZZI, ANCORA UNA VOLTA CI AVETE FATTO ASPETTARE UN BEL PO’ MA NE E’ VALSA LA PENA. COME SIETE ARRIVATI AL SOUND DI “SONGS OF FAINT AND DISTORTION” AVENDO COME PUNTO DI PARTENZA “IL SECONDO TRAGICO”?
“Buongiorno! Di acqua sotto i ponti ne è passata senza dubbio: andirivieni di musicanti e collaboratori, tanta esperienza live, tanti nuovi input a scombussolare le nostre già non troppo rette menti. In mezzo c’è stata una release importante come lo split con gli Antigama e un ‘antipasto’ come l’EP ‘Unique.Negligible.Forms’, nel quale si è avviato il gemellaggio con il clan rumoristico ceco Napalmed. Non credo che durante la fase compositiva di ‘Songs Of Faint And Distortion’ ci siamo mai girati indietro. Consideriamo ‘Il Secondo Tragico’ una pratica chiusa: fondamentale, azzeccata, ma non il punto da cui si dovesse ripartire. Siamo apolidi, senza imbarchi, senza mete”.
L’ALBUM E’ STATO PUBBLICATO COME PSYCHOFAGIST W/ NAPALMED. COME SIETE ENTRATI IN CONTATTO CON IL TRIO CECO?
“Li ho personalmente incrociati un paio di volte in festival e occasioni varie, li conoscevo già da anni ed ebbi precedente modo di scambiare e-mail e release. Sono tra le persone più fricchettone, disponibili e alla mano che la nostra nicchia underground potesse offrirci”.
I NAPALMED HANNO CONTRIBUITO ANCHE AL SONGWRITING DEI VARI BRANI O SI SONO OCCUPATI “SOLO” DELLE LORO PARTI RUMORISTE?
“Qui il discorso è un po’ complicato: l’interazione è stata biunivoca, anche se si percepisce la netta impronta psicofaga nel sound e nelle composizioni finali. Certamente non si è trattato di un mero posizionamento di sample in post-produzione: nel corso degli ultimi dodici mesi continuavamo a ricevere take e spunti dai Nostri e queste venivano provate, elaborate e discusse proprio in fase compositiva. Loro hanno fatto altrettanto con alcuni nostre take. Poi ok, la follia ha sempre il sopravvento e ci si lascia prendere la mano dalla mescolanza del rumore al rumore: per noi, questo è puro songwriting”.
DA DOVE NASCE QUESTA VOSTRA PASSIONE PER IL NOISE E COME AVETE AVUTO L’IDEA DI IMMETTERE QUESTE SONORITA’ NELLA VOSTRA MUSICA?
“Ci sembrava una buona opportunità per elevare la nostra molestia e per inserire sonorità che per antonomasia detengono il massimo grado di libertà audiologica e audiotecnica. Il rumore è vita, la musica noise vive e sopravvive da più del doppio dell’età del rock e di qualsiasi suo derivato. Non pensate sia il caso di omaggiarla più di quanto si faccia per gli AC/DC o i Rolling Stones?”.
CI PARE DI POTER DIRE CHE IL NUOVO ALBUM SIA IL PIÙ VARIO MAI COMPOSTO DA VOI. AD ESEMPIO IN “SONG OF FAINT” VI SONO TRACCE DI DOOM E DI DRONE CHE POSSONO RICORDARE GLI ESOTERIC. C’E’ QUALCUNO DI VOI APPASSIONATO DI QUESTE SONORITÀ?
“Ti ringrazio del giudizio e sono onorato del paragone che già facesti nella recensione track-by-track. Se tra le righe ci chiedi se adoriamo il doom, la psichedelia, il drone-apocalittico, lo space-rock e l’industrial, la risposta è scontata. Ti dirò un aneddoto: assistetti anni fa a uno show in Inghilterra, Esoteric in apertura, poi loro stessi insieme a due percussionisti come musicisti di supporto allo show di Jarboe. Vedi che nulla si manifesta per caso?”.
DI COSA TRATTANO I TESTI QUESTA VOLTA?
“Mah, vari temi che non si discostano da quanto già espresso in passato. ‘Movement’ è ispirata da ‘Lost Highway’ di Lynch, ‘Mechanoabsurdity’ dal sistema tritacarne della giustizia capitale morte statunitense, ’22nd Century’ e ‘Inhuman 3.0’ sui classici freak-show post-apocalisse, ‘Song Of Faint’ e ‘Neuronopatia’ percorrono quel tipico nostro non-sense psicopatologico. C’è di tutto, per chi avesse davvero la malsana idea di approfondire”.
COME VI REGOLERETE PER I LIVE? VI ACCOMPAGNERA’ QUALCUNO CHE SI OCCUPERA’ DEL RUMORISMO OPPURE FARETE USO DI EFFETTISTICA CAMPIONATA?
“Ahimé, effettistica campionata: abbiamo gravi problemi di spazio nel nostro van, ma siamo in procinto di stupivi con effetti speciali. Forse”.
PENSATE DI RIUSCIRE A POTER SUONARE IN UN MINI TOUR PROPRIO INSIEME AI NAPALMED?
“Sarebbe fantastico ma loro sono tutti padri di famiglia della working class che sta proiettando la Repubblica Ceca tra le prime realtà manifatturiere del globo. Spero ci sarà occasione prima o poi, ma un tour vero e proprio lo vedo ostico”.
CI PARE CHE IN ITALIA CI SIANO UN MANIPOLO DI BAND CHE STA CERCANDO DI SPINGERSI OLTRE I CONFINI DEL METAL: OLTRE A VOI CI VENGONO IN MENTE GLI EPHEL DUATH, I MORKOBOT E BOLOGNA VIOLENTA, TRA GLI ALTRI. PENSI CHE POSSA NASCERE UNA SORTA DI PICCOLA SCENA IN TAL SENSO?
“Non sono ferrato in tema di ‘scene’. Credo che il fattore predominante delle scene sia il pubblico prima ancora della band e, sinceramente, non vedo questo boom di esaltazione e fanatismo. Generi che, con beneficio di inventario, vengono chiamati avanguardie, experimental, abstract, crossover, ‘altro’, nient’altro sono che calderoni ai confini di tutte le altre etichette, un po’ come il bidone del non riciclabile che trovi all’isola ecologica”.
RITENETE CHE IL METAL ESTREMO SIA UNA SCENA CHE PERMETTA ANCORA DELLE VASTE SPERIMENTAZIONI O ORAMAI SI E’ SATURATA?
“Credo tutto abbia un evolversi ciclico e, da quello che vedo, il metal estremo oggi vive un’ondata di revival, di old-school. Noi ci barcameniamo fregandocene dei trend, ma ovviamente quest’ultimi incidono su ogni tuo proporti, specialmente in sede live. Chissà che tra qualche anno non saremo noi il trend (non ci crede nessuno)”.
DA DOVE NASCE LA VOGLIA DI SPARIGLIARE CONTINUAMENTE LE CARTE IN TAVOLA? VOGLIA DI SPERIMENTARE? CURIOSITA’ INTELLETTUALE? INSODDISFAZIONE PER CIO’ CHE SI E’ FATTO IN PRECEDENZA?
“Hai presente quando cucini per gli amici e cerchi di stupirli con il mix più insperabile di ingredienti, spezie orientali, frutti tropicali, aromi naturali e in-naturali? E poi arriva il Gordon Ramsay di turno e ti dice ‘guarda che in realtà il bravo cuoco si riconosce da come prepara la pasta al pomodoro’”.
LO SCORSO ANNO AVETE PUBBLICATO ANCHE UNO SPLIT CON GLI ANTIGAMA. COME E’ NATA QUELLA COLLABORAZIONE?
“Eravamo compagni di scuderia alla Doomstar Booking e negli anni passati ci eravamo già ‘annusati’ via mail. Per loro si trattava della prima release dopo un lungo silenzio per gravi motivi familiari e l’ultima prima della dipartita del funambolico e bizzarro drummer Krysztof; per noi, la necessità di un’uscita discografica di pregio per nomea e distribuzione dopo il ritorno al power-trio. Personalmente, sono sempre stato un grandissimo fan degli Antigama e idem Gianpaolo della Subordinate, etichetta che ne produsse l’uscita. Ancora oggi la trovo una release appropriata, non so perché sono sempre stato un patito degli split”.
DOPO QUALCHE SMOTTAMENTO INIZIALE LA FORMAZIONE PARE FINALMENTE ESSERSI STABILIZZATA. QUANTO CONTA QUESTA COSA NELL’ECONOMIA DELLA BAND?
“E’ fondamentale, soprattutto perché impari a conoscere le sensibilità, i tasti dolenti, le fobie e le apatie di ciascuno. Così riesci anche a sopportarti, sebbene con difficoltà. A cospetto degli estranei sembriamo anche paciosi e gioviali”.
SE DOVESTE GIA’ COMPORRE UN NUOVO ALBUM ADESSO, COSA CI SAREBBE DI DIVERSO RISPETTO A “SONGS OF FAINT AND DISTORTION”?
“Sarebbe più veloce, con una dose di elettronica più tamarra e più marcate venature voivodiane. Vorremmo pubblicare qualcosa che si avvicini a ‘Kronik’ (quello con brani remixati di ‘Negatron’) dei nostri idoli canadesi, ma come se fosse riprodotto a 45 rpm”.
DOMANDA CLASSICA: COSA STA GIRANDO NEL VOSTRO STEREO IN QUESTI GIORNI?
“Proprio mentre ti rispondo siamo tutti assieme in auto e c’è in diffusione l’ultimo Cynic. Scelta da cui mi discosto abbondantemente, ma la maggioranza delibera. Io ho comprato giusto ieri a scatola chiusa alcuni dischi degli Hawks, noise-rock jesuslizardiano della grande tradizione USA. Chissà se riuscirò ad ascoltarli con costanza”.
ABBIAMO FINITO, VOLETE AGGIUNGERE QUALCOSA?
“Siamo in procinto di pubblicare un videoclip dal nuovo album e di offrire qualche traccia di ascolto promozionale in rete. Chi avesse altre necessità o interessi sugli Psychofagist, sa già come trovarci. Grazie mille per l’intervista e per il supporto che Metalitalia.com ci sta fornendo da tempo. Parafrasando il grande Giuseppe Binetti: ‘Sentirete ancora parlare di noi’”.