Q5 – Guerrieri indomiti

Pubblicato il 12/10/2016 da

Il passionale batterista Jeffrey McCormack risponde con malcelato entusiasmo, condito da un pizzico di orgoglio, ai nostri numerosi quesiti dedicati al passato e al presente dei Q5, una delle band più originali e sottovalutate nell’intera storia dell’heavy metal. Sebbene un disco come ‘New World Order’ non raggiunga i vertici creativi toccati lustri or sono con i primi due studio album, è comunque meritevole di fungere da trampolino di lancio per le ambizioni di un gruppo, che possiede ancora parecchie valide cartucce da sparare…

Q5 - band - 2016

SONO PASSATI TRENT’ANNI DALLA PUBBLICAZIONE DEL MERAVIGLIOSO “WHEN THE MIRROR CRACKS”, COME MAI AVETE IMPIEGATO TUTTO QUESTO TEMPO PER COMPORRE UN NUOVO DISCO?
“La formazione originale si è sciolta poco tempo dopo la pubblicazione di quell’album, a causa di un brutto incidente occorso ad un membro del gruppo. Quell’episodio ha impedito alla band di imbarcarsi nel relativo tour di supporto e, una volta ripresa l’attività, i ragazzi si sono rimessi al lavoro componendo una mole impressionante di materiale inedito. La Music For Nations non era però soddisfatta del risultato finale e tale decisione ha decretato la fine dei giochi per i Q5. Jonathan K e Rick Pierce (rispettivamente cantante e chitarrista, ndR) hanno formato una nuova band, i Nightshade, con i quali ho avuto il privilegio di incidere “Dead Of Night” nel 1991. Dopo aver realizzato altri due lavori con Frankie Rongo alla batteria, si è concretizzata l’idea di suonare nel 2009 all’Headbangers Open Air Festival, in Germania. Uno dei promoter dell’evento ci ha suggerito di includere alcuni brani dei Q5, dato che nel gruppo militano tre quinti della storica line-up. Il responso del pubblico è stato a dir poco entusiasta, scintilla che ha permesso al gruppo di rimettersi in moto, per poi esibirsi nel 2014 al prestigioso Sweden Rock Festival, con Rick Van Zandt dei Metal Church alla chitarra. Tornati a Seattle, lo stesso Frankie mi ha contattato chiedendomi di diventare il batterista dei Q5 e ovviamente ho accettato senza esitazione alcuna. Con il chitarrista dei Fifth Angel, Kendall Bechtel, siamo poi volati ad Atene per una serie di concerti e, a seguito di quella fantastica esperienza, Kendall ha deciso di orientarsi su altri progetti. La ricerca di nuovo chitarrista era iniziata di nuovo (ride, ndR), ma dopo una breve ricerca abbiamo trovato Dennis Turner, un musicista straordinario meritevole di occupare quel ruolo. Il contatto improvviso della Frontiers Music, ci ha permesso di realizzare ‘New World Order’, siamo proprio felici di essere tornati!”.

COME SI E’SVOLTO IL PROCESSO DI COMPOSIZIONE DOPO UNA PAUSA COSI’ LUNGA?
“Ogni membro ha partecipato in maniera fattiva al processo di scrittura, apportando un quantitativo industriale di idee e dettagli, che hanno permesso ai brani di prendere una forma definita. Alla fine dei lavori abbiamo realizzato di avere ben quattordici brani da sottoporre all’etichetta discografica e siamo rimasti molto sorpresi quando ci hanno comunicato che li avrebbero inclusi tutti nel disco. Abbiamo realizzato di avere un feeling collettivo pazzesco, associato ad una capacità di scrittura rapida e fluente. Sono convinto che il nostro prossimo album sarà ancora migliore sotto ogni aspetto”.

IN QUALE STUDIO AVETE INCISO I BRANI?
“Abbiamo deciso di registrare ‘New World Order’ ai Plum Tree Studios a Stanwood, una piccola cittadina nello Stato di Washington. Si tratta di un piccolo studio gestito in maniera estremamente professionale dal proprietario, nonché ingegnere del suono Richard Williams, il quale è un nostro amico di vecchia data. Lui ha una profonda conoscenza della nostra carriera, dimostrando sin dai primi momenti di avere una visione chiara di come avrebbe dovuto suonare quest’opera. La nostra intenzione principale era quella di realizzare un disco vero, senza l’ausilio di autotune, sequencer ed altre diavolerie alle quali siamo allergici (ride, ndR). Direi che ci siamo riusciti”.

AVETE REALIZZATO IL VIDEO PROMOZIONALE DI “THE RIGHT WAY”. COME E’ NATO IN PARTICOLARE QUESTO BRANO E PER QUALE MOTIVO AVETE DECISO DI UTILIZZARLO PER PROMUOVERE “NEW WORLD ORDER”?
“E’ stata una decisione della Frontiers e devo ammettere che hanno compiuto la scelta giusta! Devo ammettere che amiamo ogni singola traccia del disco e di conseguenza avrebbero potuto scegliere qualsiasi episodio, non avremmo avuto nulla da obiettare (ride, ndR). ‘The Right Way’ è un brano molto immediato, che potrebbe piacere ai nostri vecchi fan ma al tempo stesso ha il giusto appeal per conquistare chiunque ami il sano e vecchio rock”.

QUALE EVENTO SI CELA DIETRO IL TESTO DI “ONE NIGHT IN HELLAS”?
“Poco dopo la nostra reunion siamo stati invitati a suonare al Rock You To Hell Festival, in Grecia. Abbiamo fatto tappa anche nel piccolo Stato di Cipro, a Nicosia, luogo in cui ci siamo esibiti in un singola data. Soprattutto in Grecia eravamo particolarmente nervosi, perché quell’occasione si è rivelata una tappa fondamentale per dimostrare che non eravamo affatto sulla via del tramonto, tutt’altro! Durante il concerto siamo rimasti piacevolmente sconvolti dall’entusiasmo del pubblico, costantemente impegnato a cantare ogni singola canzone presente in scaletta. Non dimenticheremo mai un’esperienza del genere e ‘One Night In Hellas’ è una viva testimonianza di quel magnifico periodo della nostra vita. Qualsiasi gruppo heavy metal americano che ha suonato in Europa, ti potrà confermare che voi non ascoltate la musica, la vivete nella maniera più intensa possibile! Abbiamo avuto il piacere di incontrare i nostri fan e siamo rimasti impressionati dall’affetto e dalla dedizione dimostrata nei nostri confronti”.

DA BATTERISTA, QUALI SONO I TUOI BRANI PREFERITI DI “NEW WORLD ORDER”?
“Adoro suonare ‘Fear Is The Killer’ e “Tear Up The Night”. A livello strumentale, la prima traccia è un piccolo tributo a Ken Mary, uno dei miei batteristi preferiti in assoluto che ha suonato Alice Cooper, Fifth Angel e House Of Lords. Anche la title track ha un groove pazzesco, mentre ‘We Came Here To Rock’ è il brano che mi ha visto come protagonista durante le sessioni di scrittura. Dimenticavo… anche “Unrequited” è un brano favoloso da interpretare dal vivo, spero tu possa avere l’opportunità di vederci in azione. Non rimarrai deluso”.

CHI HA REALIZZATO LA COPERTINA E QUALE SIGNIFICATO ESSA NASCONDE?
“In un modo o nell’altro tutti noi abbiamo contribuito a idearla, essendo pienamente consapevoli che dal punto di vista artistico, il nome dei Q5 è da sempre legato alle tematiche di fantascienza. Il compito è stato affidato a Christopher Doll, un brillante artista di Seattle che dalle nostre parti è famoso per aver realizzato parecchie pubblicazioni legate a questo tipo di arte. Siamo rimasti davvero soddisfatti, quando ci ha inviato il risultato finale del suo lavoro. Il booklet è stato invece realizzato da Kelly Young, Rick Tillman di Strange Aeons Magazine, i quali si sono proprio ispirati alle idee abbozzate da Cristopher”.

EMERGE UNA SORTA DI RELAZIONE TRA LA COPERTINA, I TESTI E LA MUSICA?
“La copertina è strettamente legata al significato della title track. Il logo dei Q5 è posto al centro di una città nuovamente distrutta, la quale rappresenta una metafora della nostra rinascita”.

C’E’ UNA CONCRETA POSSIBILITA’ DI REALIZZARE UN DISCO DAL VIVO?
“Mai dire mai, ma onestamente non ne abbiamo ancora parlato e non penso lo faremo a breve. Ritengo sia più costruttivo e appagante comporre nuova musica, piuttosto che celebrare il passato con un live album, non credi?”.

QUALE PENSI CHE SIANO LE DIFFERENZE PRINCIPALI TRA GLI ATTUALI Q5 E LE REMOTE INCARNAZIONI DELLA BAND?
“In particolar modo, Io e Dennis siamo i nuovi elementi che hanno il compito di mantenere invariato il marchio di fabbrica dei Q5. Al tempo stesso, il nostro approccio compositivo ed esecutivo risulta essere parecchio differente da quanto inciso dai nostri predecessori. Ritengo inoltre che la nostra personalità emerga in maniera eterogenea nei riff e nei vari groove, donando così un pizzico di freschezza al classico sound forgiato dal gruppo”.

QUANDO SEI ENTRATO IN PIANTA STABILE NELLA BAND, COME TI SEI SENTITO NELL’INTERPRETARE DEL MATERIALE DATATO AD UNA PLATEA COMPOSTA DA NUOVI FAN DELL’HEAVY METAL?
“Ho seguito le gesta dei Q5, sin dalla realizzazione del debutto ‘Steel The Light’ nel lontano 1984. Suonare quei brani per me, è un sogno pazzesco diventato realtà ed è un onore collaborare con delle persone così genuine ed alla mano. Durante i nostri concerti, ho visto parecchie persone piangere come bambini e ti assicuro che quei momenti sono stati estremamente emozionanti per me”.

AVETE PIANIFICATO NEL FUTURO PROSSIMO LA RISTAMPA DEI VOSTRI PRIMI DUE ALBUM?
“Stiamo valutando tutte le opzioni per ristampare nella maniera più accurata possibile ‘Steel The Light’ e ‘When The Mirror Cracks’. Attualmente però siamo impegnati nella realizzazione della versione in vinile di ‘New World Order’, la quale dovrebbe uscire mediante la No Remorse in collaborazione con la Frontiers. Staremo a vedere”.

SEMBRA CHE LA MUSICA DEGLI ANNI OTTANTA SIA TORNATA IN AUGE, TRA GLI APPASSIONATI DEL GENERE. SECONDO TE, JEFFREY, QUALI SONO I FATTORI PRINCIPALI CHE HANNO RIDATO VITA A QUESTA CORRENTE ARTISTICA?
“Negli anni Ottanta c’era tanto divertimento sotto svariati punti di vista. E’stato un periodo molto intenso caratterizzato da eccessi di ogni tipo e libertà, proiettati attraverso i dischi di quell’epoca. Negli anni Novanta invece le cose sono cambiate, la musica era diventata molto più introspettiva e oscura. In quel periodo anche realtà hip-hop come Public Enemy e N.W.A hanno contribuito a definire quel cambiamento con i loro testi politicamente impegnati. Ora, viviamo un presente incerto e tutt’altro che roseo, dominato dalle vicende personali di Kim Kardashian, nonché dalla caccia agli immaginari Pokémon sulle autostrade. Dunque, quale migliore occasione per rivisitare un periodo dominato dagli spandex e dai capelli cotonati? (ride,ndR). Non sono contro il progresso, anzi, grazie a social media come Facebook e YouTube abbiamo avuto la possibilità di spargere il nostro verbo per conquistare l’interesse di nuovi fan”.

HAI UN DIVERTENTE ANEDDOTO DA RACCONTARCI SULLA VITA ‘ON THE ROAD’?
“Direi di sì. Quando abbiamo suonato a Nicosia, eravamo l’attrazione principale della serata in un club ubicato nel cuore della città. In quel caso, non ho avuto la possibilità di portare la mia batteria dagli Stati Uniti, pertanto mi sono ritrovato a suonare su un set di fortuna. Dopo una manciata di brani, il pedale della doppia cassa è esploso in mille pezzi e qualche istante dopo ho pure distrutto un piatto (ride, ndR). Mancavano poche canzoni alla fine, quando ho accidentalmente urtato la base del charleston, creando così una sorta di effetto domino che ha scaraventato l’intero set di piatti sul lato del palco. Mi sono ritrovato a ridere come un pazzo isterico, quando mi sono reso conto che, in quel preciso istante lo spirito di Keith Moon si era impossessato di me (ride, ndR)”.

ORA CHE SIETE TORNATI IN PISTA, QUAL E’ LA VOSTRA PIU’ GRANDE AMBIZIONE?
“Quella di interpretare la musica che amiamo e di suonare dal vivo il più possibile. La mia filosofia è quella di esibirmi ogni sera, come se fosse l’ultimo show della mia carriera da professionista. Solo con questa attitudine, posso ripagare pienamente i nostri fan che hanno acquistato il biglietto”.

 

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