La situazione in casa Queensrÿche è un po’ incerta, il batterista Scott Rockenfield è latitante ormai da quasi due anni e le notizie sul suo rientro sono poche ed incerte. Senza perdersi d’animo la formazione americana ha dato alle stampe il nuovo “The Verdict” e il cantante Todd LaTorre, forte dei suoi trascorsi di martellatore di pelli, si è occupato di tutte le parti di batteria. Proprio con lui parliamo dell’ultimo nato di una delle heavy metal band più originali e amate in assoluto. LaTorre si è dimostrato sin dall’inizio molto entusiasta di questo disco perché possiede un sound al 100% Queensrÿche, heavy metal allo stato puro per la gioia dei fan più agguerriti. Solo nel momento di parlare del suo compagno di band Rockenfield, il cantante si è incupito.
“THE VERDICT” SI PRESENTA COME UN DISCO DIFFERENTE RISPETTO ALLE DUE PRECEDENTI RELEASE DEI QUEENSRŸCHE CON TE ALLA VOCE. SI PUO’ DIRE CHE AVETE CERCATO DI TORNARE ALLE RADICI DELLA BAND?
– Partirei dicendo che “The Verdict” nasce in modo un po’ diverso rispetto al passato. Questa volta abbiamo speso molto più tempo nella pre-produzione dei brani, poi siamo tornati a casa per circa un mese a pensare alle canzoni, a riordinare le idee ed a perfezionare il tutto. Possiamo dire che siamo arrivati con diversi pezzi già pronti e completi già nel momento di dedicarci alla pre-produzione, questo ci ha dato la possibilità di poter cambiare alcuni dettagli, di inserire nuove idee e lavorare ad ogni dettaglio. Personalmente mi è piaciuto molto il periodo che abbiamo trascorso a realizzare “The Verdict”, perché i lavori sono stati portati avanti tutti insieme, ci siamo chiusi in una stanza ed abbiamo lavorato come una vera band, confrontandoci, provando e suonando.
SUL NUOVO DISCO TU TI SEI OCCUPATO ANCHE DI TUTTE LE PARTI DI BATTERIA. RIMPIAZZARE UN BATTERISTA COME SCOTT ROCKENFIELD NON E’ CERTO UNA PASSEGGIATA, HAI INCONTRATO QUALCHE DIFFICOLTA’?
– Non credo che alla fine sia stata una sfida così difficile per me, perché in fondo io suono la batteria da trent’anni, addirittura nasco come batterista ancor prima di essere un cantante. Per me suonare la batteria è sempre stata una passione e non ho mai smesso nemmeno quando sono diventato il cantante dei Queensrÿche. Io ero un fan dei Queensrÿche prima di farne parte, conoscevo bene il loro stile e da quando sono entrato nella band ho potuto approfondire ancora di più questa mia conoscenza. Per questo motivo sapevo esattamente cosa e come suonare. Alla fine non era in programma che suonassi io, ma Scott non si è reso disponibile, quindi la scelta più naturale era che io mi occupassi delle parti di batteria in studio. Mi ero già occupato di tutte le tracce in versione demo, di conseguenza si è deciso che sarei stato io a registrare anche in studio.
TODD, PUOI FARE CHIAREZZA SU SCOTT ROCKENFIELD? ORMAI IL SUO PERIODO DI PAUSA SI STA PROTRAENDO DA CIRCA DUE ANNI, QUINDI E’ ANCORA NELLA BAND, TORNERA’ O HA DECISO DI MOLLARE?
– Purtroppo non so davvero cosa stia succedendo a Scott, ha voluto prendersi un periodo di pausa perché è nato suo figlio e voleva stare vicino alla sua famiglia, scelta più che comprensibile a cui noi abbiamo dato tutto il nostro supporto in modo incondizionato. Dopo circa sei mesi abbiamo iniziato a domandarci quando sarebbe tornato, ma non abbiamo più avuto alcuna risposta. Sei mesi si sono poi tramutati in tutto il 2017, poi è arrivato il 2018 e gli abbiamo chiesto se avesse intenzione di tornare della band. Scott non ci ha mai detto ‘sì’, per cui abbiamo dovuto farci dare una mano da Casey Grillo dei Kamelot, che suonerà con noi anche le date del prossimo tour. Non sapevamo cosa fare semplicemente perché Scott non ci diceva e non ci dice nulla tutt’ora. Io personalmente non parlo con lui da circa un anno e mezzo, non saprei davvero cosa rispondere, non so cosa voglia fare né le sue intenzioni. Tornerà con noi? Francamente non ho risposte, dovresti chiedere a lui.
SE PARAGONATO AL PRECEDENTE “CONDITION HUMAN”, IL NUOVO DISCO CONTIENE CANZONI PIU’ VELOCI CHE, COME DICEVAMO, SEMBRANO VOLER RICHIAMARE I QUEENSRŸCHE PIU’ CLASSICI.
– Sono d’accordo! Quando abbiamo iniziato a lavorare alla nuova musica, nulla era pianificato, non è stato fatto alcun studio a tavolino sul sound del disco, ma abbiamo preferito che le canzoni venissero fuori in modo molto naturale e spontaneo. L’unico punto fermo era aver presente quanto fatto su “Condition Human”, un disco pieno di midtempo, fatta eccezione di un paio di brani più spinti. Questa volta volevamo un disco un po’ più veloce ed infatti al suo interno troviamo più up-tempo. Lo definirei un disco più heavy nel senso classico del termine rispetto al precedente. Certo, ci sono pezzi come “Inside Out”, “Dark Reverie” o “Portrait” che suonano in modo un po’ diverso e particolare. I Queensrÿche sono una band che non ha mai avuto problemi ad osare, anche rischiando di andare contro alle aspettative dei fan. Anche prima che entrassi nella band sono stati fatti dischi sperimentali, di cui magari io stesso non ero un grande fan. Nell’ultimo periodo della formazione originale il sound della band era diventato più ‘contemporaneo’, passami il termine, meno metal e hard rock, anche perché in alcune occasioni erano stati chiamati dei compositori esterni. Oggi invece a scrivere musica ci sono Eddie Jackson e Michael Wilton, due membri fondatori del gruppo, e non a caso gli ultimi dischi suonano veramente come i Queensrÿche classici. Parker Lundgren ha fatto un grande lavoro in questi anni, io ho portato un po’ del mio stile nella band, credo proprio che non scriveremo più qualcosa di strano. I nostri fan non dovranno più chiedersi: “cosa diavolo è questo?”, capisci cosa intendo? Io non suono il sassofono…non è una cosa che vorrei ascoltare. Oggi chi acquista “The Verdict” troverà solo della pura musica firmata Queensrÿche.
COSA SI NASCONDE DIETRO UN TITOLO COME “THE VERDICT”?
– Il titolo è nato dopo aver visto l’artwork del disco completato. Prima avevamo in mente un altro titolo, ma una volta ritrovati con la copertina tra le mani, vedendo l’essere che sovrasta il nostro simbolo usato come telaio di una bilancia sotto cui si staglia un vulcano, abbiamo pensato al concetto di giustizia. La bilancia rappresenta la giustizia appunto e la figura potrebbe ergersi a giudice. Nel descrivere la nostra idea al nostro manager abbiamo appunto usato la parola ‘verdict’ e lui ci ha risposto che sarebbe stata perfetta come titolo. Inoltre trovo ci sia un’assonanza con i vecchi lavori della band, ad esempio penso ad dischi come “The Warning” o “Empire”, quindi altri titoli composti da una sola parola che a livello concettuale potrebbero essere collegato a “The Verdict”. E’ un titolo semplice, potente, misterioso e che rimane ben impresso nella mente.
I QUEENSRŸCHE DA SEMPRE SCRIVONO CANZONI SULLA CONDIZIONE UMANA E SULLA SOCIETA’, CON UN’OTTICA ANCHE POLITICA IN UN CERTO SENSO.
– Ti sei risposto da solo, il nuovo disco parla tratta esattamente questi argomenti (ride, ndr). Corruzione, politica, ingiustizia, relazioni, sono tutti argomenti che troverete nelle canzoni di ‘The Verdict’. Questi argomenti purtroppo non sono mai fuori moda, ogni era della nostra società ha dovuto fare i conti con la corruzione, la politica scellerata e cose del genere. Purtroppo o per fortuna la situazione della nostra società offre sempre molti spunti per parlare di certe tematiche. Non siamo una band che pretende di dire agli altri cosa e come pensare, ma vogliamo parlare di tematiche che le persone vivono sulla propria pelle. Parlare di sesso, droga e rock’n’roll non fa al caso nostro, lo troviamo noioso.
“THE VERDICT” E’ IL SECONDO DISCO IN CUI COLLABORATE CON IL PRODUTTORE ZEUS. UNA CONFERMA?
– Una conferma che Zeus ha capito esattamente ciò che la band vuole. E’ entrato perfettamente nel suo ruolo, sa cosa vuol dire tirar fuori un sound al cento per cento Queensrÿche. Ci siamo trovati davvero molto bene a lavorare con lui, ha fatto un lavoro egregio con le chitarre, con le mie parti vocali e con tutti gli altri aspetti della produzione.
SE NON SBAGLIO LA BAND STA ANCHE LAVORANDO AD UN’EDIZIONE DELUXE PER I TRENT’ANNI DI “EMPIRE”. PUOI DARCI QUALCHE ANTICIPAZIONE?
– Devo deluderti, perché da quanto ne so la band Queensrÿche non è stata coinvolta in questo progetto. La vecchia casa discografica ha contattato Geoff Tate per lavorare all’edizione deluxe di “Empire”, ma non la band. Non so se Michael Wilton ed Eddie Jackson verranno coinvolti nei prossimi mesi, ma ad oggi io so che nessuno li ha ancora chiamati. Questo progetto quindi è unicamente opera della vecchia casa discografica che detiene i diritti sul disco.
TODD, DA TEMPO SEI AL LAVORO SUL TUO DISCO SOLISTA. QUANDO SARA’ PRONTO?
– Ormai sono anni che lavoro al mio disco, ma i Queensrÿche sono una band dall’agenda molto fitta di impegni, siamo in tour gran parte dell’anno e mi rimane davvero poco tempo libero per dedicarmi alle mie canzoni. Ora che “The Verdict” è finalmente completato spero di potermici dedicare in modo adeguato insieme al mio caro amico Craig Blackwell. Con lui ho suonato nella mia prima band come batterista. È un musicista molto talentuoso con cui sto dividendo i lavori di songwriting. Se tutto va bene, spero di terminare le registrazioni entro la fine dell’anno e di pubblicarlo nel 2020. Il disco sarà molto potente, ci sono canzoni thrash metal, ma che non rinunciano alle melodie… una sorta di mix tra Pantera e Black Label Society.
DOPO SETTE ANNI CON LA BAND, QUAL E’ IL TUO BILANCIO PERSONALE DI QUESTA ESPERIENZA?
– Sono stati sette anni fantastici, un’esperienza unica. Insieme abbiamo ricostruito la band ed il brand Queensrÿche dopo tutti gli eventi successi. Dal punto di vista personale la mia vita è cambiata, in termini lavorativi c’è tanto da fare, ma ne è valsa la pena, non potrei davvero chiedere di meglio. Tutto sta andando bene, non vediamo l’ora di sapere come il pubblico accoglierà il nostro nuovo disco.