La notizia dello split della più longeva line-up dei Rage ha preso tutti un po’ alla sprovvista. A dirla tutta, si è trattato di un vero e proprio terremoto più che di uno split, un evento ancora una volta che ha lasciato il fondatore Peter ‘Peavy’ Wagner completamente solo, come già successe nel 1999. Considerata la confusione generata dalle varie notizie circolanti da qualche tempo intorno ai misteriosi Refuge, progetto formato da Peavy con gli ex Manni Schmidt e Cristos Ephthimiadis, alla Lingua Mortis Orchestra e al futuro dei Rage stessi; Metalitalia.com ha deciso di raggiungere telefonicamente il carismatico esule, chiedendogli chiarimenti su quanto ci aspetta nei prossimi tempi…
NATURALMENTE SIAMO QUI PER PARLARE DEL RECENTE SPLIT CON VICTOR SMOLSKI E ANDRÈ HILGERS… COMINCERESTI A DARCI LA TUA VISIONE DELLA FACCENDA?
“Per quanto mi riguarda, questo split poteva anche non essere necessario, perchè sul livello personale le cose si potevano anche sistemare, ma per garantire un futuro ai Rage si doveva per forza proseguire il cammino con altri musicisti. Era l’unica possibilità per riuscire a mantenere in vita questa band per me così importante”.
E QUALI PENSI SARANNO LE REAZIONI DEI FAN ALLA NOTIZIA?
“(ride, ndR) Sinceramente non lo so! Ognuno reagirà in modo diverso… Però, a costo di sembrare egoista, ma non lo sono, le loro reazioni non faranno differenza su di me e sulla mia decisione. Come ho detto prima era l’unica via percorribile, ed è per quello che l’ho imboccata. I Rage non sono morti e penso che questo sarebbe dispiaciuto di più. Semplicemente continueremo con nuovo personale, abbiamo già un album in preparazione per l’anno prossimo e le cose si muoveranno presto. Quest’anno voglio invece concentrarmi sui Refuge, l’altra mia band attuale. Naturalmente per ritornare alla tua domanda, più che aspettarmi delle reazioni da parte dei fan ho la speranza che capiscano e che mi diano la possibilità di dimostrare che ho preso la decisione giusta. Posso però garantirvi che se siete veri fan della band… gradirete di sicuro il lavoro che sarà pronto l’anno prossimo!”.
CI CONFERMI QUINDI CHE LA FUTURA LINE-UP DEI RAGE NON HA NIENTE A CHE VEDERE CON I TUOI NUOVI COMPAGNI NEI REFUGE, VERO?
“Si, assolutamente. Le due band sono due entità completamente separate. Anche musicalmente. I Refuge si occuperanno della parte più old-school del mio sound in passato. Inizialmente l’incontro con Manni (Schmidt, chitarrista storico dei Rage, ndR) e Chris (Efthimiadis, batterista storico dei Rage, ndR) era volto a suonare appunto brani del vecchio repertorio anni ’80 e inventarci magari solo qualche assolo o passaggio nuovo, ma poi le reazioni dei fan sono state così buone che ci siamo convinti che si poteva dare un seguito anche diverso alla sola attività concertistica della band. Però, nonostante appunto ti abbia detto che quest’anno mi occuperò prevalentemente dei Refuge, voglio specificare che rimane una band piuttosto estemporanea nata dal nostro amore per certe sonorità. La mia band ed occupazione principale, come è sempre stato, rimarranno i Rage”.
CONCENTRIAMOCI SUI RAGE ALLORA… ANCHE SE SIAMO QUI A PARLARE DI QUESTO RECENTE SPLIT, IL VOSTRO PASSATO NON È PROPRIO DIGIUNO DI EVENTI SIMILI… PENSI CHE QUANTO SUCCESSO ADESSO SIA IN QUALCHE MODO DIVERSO?
“Nel passato i vari split che sono successi… sono semplicemente ‘successi’. Non c’era niente di pianificato. Ci sono stati dei problemi e della gente se ne è andata sbattendo la porta. Quello che è successo adesso è stato invece ragionato nel bene della band. Come ho detto prima, questo split è il risultato di ragionamenti volti a dare un futuro ai Rage, perché la visione attuale della musica delle persone coinvolte non avrebbe permesso alla band di continuare. Non mi sarebbe stato possibile lavorare con loro, per motivi che rimarranno personali, e quindi ho preso la decisione. Non posso dire molto di più, per quello che appunto spero nella comprensione dei fan che si è trattata di una decisione nel bene della band. Però, voglio ripetermi… appena ascolterete le canzoni cui sto lavorando ora… beh, verrete spazzati via. Solo questo. Aspettate e ascoltate”.
AL DI LA DELLE CONSIDERAZIONI PERSONALI, CONTINUI A RITENERE “CARVED IN STONE”, “STRINGS TO A WEB” E GLI ALTRI ALBUM DELL’ULTIMA FORMAZIONE COME BUONI ALBUM?
“Certo! Sono album splendidi. Non tolgo un grammo del valore musicale agli album composti dai Rage negli ultimi quindici anni, non lo farei mai. Questi album saranno sempre presenti nei concerti del futuro e anche musicalmente le loro tracce saranno rintracciabili nella musica che produrremo nel futuro”.
TORNANDO A MANNI E CHRIS… COME È AVVENUTA QUESTA SPECIE DI REUNION?
“Una storia davvero particolare e piena di coincidenze! Con Manni c’erano contatti già da tempo, ma non avevo più alcun contatto con Christos per via della rabbia per i vecchi dissapori che avevo ancora nel cuore. Nel 1999, quando se ne andarono tutti lasciandomi solo, mi sentii veramente tradito. Da Chris poi, che era mio amico dalle elementari… Sono ovviamente cose che lasciano il segno. Ho sempre pensato che si fosse trattato di un tradimento, un colpo di stato, qualcosa di diretto contro me personalmente. Ora ho cinquanta anni, e mi sono chiesto quanto tempo ancora dovevo passare a odiare le persone. Chiedendomelo, ho scoperto che si possono dirigere le energie in qualcosa di più costruttivo che il rancore. Ho contattato Chris direttamente con lo scopo di fare qualcosa assieme musicalmente. Ha rifiutato, però ha accettato di parlare ancora con me. Dopo un po’, l’ascia è stata seppellita. A quel punto, fatta pace con lui, ho pensato che si poteva chiedere a Manni, che già sentivo, di salire sulla barca e fare qualcosa assieme. Ha funzionato e Manni ha accettato subito. Poi una volta viste le fantastiche reazioni a questo gruppo di amici che si ritrova per suonare qualcosa… beh, eccoci a parlare di un futuro per la band. Il tutto si è mosso sulla base di eventi che sono successi, senza pianificare nulla… e adesso per la prima volta nella mia lunga carriera, ho due band!”.
MA ALLA FINE QUAL È L’ALBUM DEI RAGE CHE TROVI SUPERIORE AGLI ALTRI? O IL TUO PREFERITO, SE VUOI…
“Eheh, le fate sempre queste domande… sono un po’ tutti come i miei bambini. Devo dirti che ora che ho riscoperto appunto il sound di un tempo con i miei vecchi amici, ‘Trapped’ e ‘The Missing Link’ li ritengo dischi di grande spessore, che mi piacciono tantissimo. Tutte le canzoni che coverizziamo con i Refuge vengono principalmente da quei due album, quindi ora mi stanno molto a cuore. E’ stato veramente un piacere suonare e cantare delle canzoni che magari non toccavo da più di vent’anni…”.
PENSO CHE UNO DEI PREFERITI DEI FAN ‘DELLA VECCHIA GUARDIA’, SE VOGLIAMO CHIAMARLI COSÌ, SIA “BLACK IN MIND”… CON I REFUGE SUONERETE QUALCOSA ANCHE DA QUEST’ALBUM?
“Come dicevamo, non avendo materiale nuovo da cui attingere, pescheremo tanto dal passato per i concerti che ci aspettano, ma pensiamo di limitarci a pescare dai cinque album della formazione dei Refuge (sono ‘Perfect Man’, ‘Secrets In The Weird World’, ‘Reflections Of A Shadow’, ‘Trapped’ e ‘The Missing Link’, ndR). Per quanto riguarda ‘Black In Mind’, questi fan saranno allora felici di sapere che il nuovo materiale che sto scrivendo per i Rage si rifà direttamente a quell’era. E’ materiale veloce e duro, ma con quei tratti che contraddistinguevano appunto quell’album o ‘End Of All Days’”.
TRA L’ALTRO, LA VELOCITÀ E LA PESANTEZZA DI CUI PARLI, I RAGE NEGLI ANNI L’HANNO FORSE UN PO’ PERSA… IL RITORNO A VECCHIE SONORITÀ E’ UN MODO DI RECUPERARE UNA FRESCHEZZA CHE FORSE TI MANCAVA?
“Più o meno. Non credo che il discorso si possa limitare solo a concetti come velocità e pesantezza, ma la freschezza è un punto chiave. Infatti mi sento di promettere che con il nuovo lavoro, questa freschezza dei lavori di un tempo tornerà. A conti fatti non è che ci fosse stata una vera e propria perdita, è che forse il progetto Lingua Mortis Orchestra era penetrato troppo nel sound dei Rage. Mi continuerò ad occupare della Lingua Mortis Orchestra in futuro, ma il futuro dei Rage penso risiederà su coordinate più metal”.
PERFETTO! ABBIAMO PARLATO TANTO DI METAL VECCHIA SCUOLA, ANNI ’80 E ANNI ’90… MA TI CHIEDO: C’È ANCORA SPAZIO PER QUEL TIPO DI METAL NEL 2015? O IN QUALCHE MODO SENTI CHE DOVRAI RINNOVARE LA PROPOSTA…
“Non lo penso affatto. Di dovermi rinnovare, intendo. Ci sono un sacco di band giovani che raggiungono la scena metal con nuovi input e che portano nuovi elementi, quindi non penso che concentrarsi sul passato per noi sia un male. Alla fine, l’heavy metal è sempre quello, musica con un alto livello di energia, suonata pesante. Lo era negli Anni ’80 e lo è ora, con tutto quello che ha raccolto in trent’anni. Per questo che penso che non passerà mai di moda, e per questo che penso che ci sarà sempre posto per chi propone invece sonorità ancorate al passato. Perché la natura del metal alla fine è sempre la stessa. La cosa che mi hai chiesto non mi preoccupa affatto, davvero!”.