RAGE – Una nuova stagione (in nero)

Pubblicato il 30/07/2017 da

Un paio di mesi fa abbiamo avuto il piacere di partecipare allo studio report per il nuovo album dei Rage. Apparentemente instancabili, al termine del pre-ascolto, i tre membri della band concedono a ciascuno dei presenti mezz’ora di chiacchiere informali e non prive di risate, che nello specifico si concluderanno alle undici di sera… e gli unici stanchi sembriamo noi della stampa, che nell’attesa del nostro turno ci siamo limitati a chiacchierare, mangiare e bere. A conferma di quanto riportato a suo tempo sulla sensazione di una seconda giovinezza per la band tedesca, il clima durante l’intervista è appunto disteso, tutti i membri parlano con piacere e con molta sintonia di intenti e di carattere. Ecco quanto ci hanno raccontato del nuovo corso della band e le impressioni che ci siamo scambiati sul nuovo album.

N.B. Come detto, l’intervista si è svolta a metà maggio; su richiesta della band viene pubblicata in contemporanea all’uscita dell’album. Ecco spiegati alcuni riferimenti temporali ‘anomali’ nel seguito.

CIAO RAGAZZI E GRAZIE PER IL VOSTRO TEMPO. LA PRIMA DOMANDA È SCONTATA: È IL SECONDO ALBUM CON QUESTA LINE-UP, QUALI SONO LE VOSTRE SENSAZIONI, AL RIGUARDO?
Marcos Rodriguez: “Ci sentiamo alla grande! Ci siamo davvero goduti la preparazione dell’album, siamo felici delle canzoni che abbiamo scritto e di come suonano; e sembra che il responso della stampa sia positivo, almeno a giudicare dalle vostre facce durante l’ascolto, e anche questo ci rende felici!”.
Peter “Peavy” Wagner: “Quello che ho amato io durante l’ascolto è stato come Marcos ha descritto le canzoni!”.

IN EFFETTI SEI ORMAI IL PORTAVOCE DELLA BAND, ANCHE NEI CLIP PROMOZIONALI CHE AVETE DIFFUSO SEI MOLTO PRESENTE, MARCOS.

Peavy: “Ah, sì: parla in continuazione”.
Marcos: “Sì, Peavy parla poco, Lucky si occupa di affari…”
Vassilios ‘Lucky’ Maniatopoulos: “E lui è il clown della band”.
Marcos: Sì, sono quello che parla con la stampa &co.”.

CERTO È EVIDENTE CHE AVETE UNA GRAN BELLA EMPATIA NELLA BAND, ANCHE MUSICALMENTE. IL PRECEDENTE ALBUM ERA GIÀ UN GRANDE RITORNO, MA PUR IN CONTINUITÀ QUESTO È POTENTE, EPICO, HA UN BEL SOUND OLD SCHOOL, SIETE D’ACCORDO?
Marcos: “Totalmente, l’hai descritto alla perfezione”.
Lucky: “Sì, è molto sfaccettato. Chiaramente siamo nel 2017, quindi suona più consapevole che in passato, ha un tocco old school che rimanda ai vecchi tempi dei Rage, e riteniamo che la band sia davvero tornata potente, già col precedente album, come abbiamo detto chiaramente in ‘Back On Track’, non a caso”.
Peavy:Penso che ci sia molta varietà, in questo lavoro. Alcune cose rimandano al nostro passato, ma rispecchia assolutamente ciò che siamo oggi”.

POSSIAMO DIRE CHE È UNA PERFETTA SINTESI DELLE DIVERSE ANIME PRESENTI NELLA STORIA DEI RAGE? ABBIAMO NOTATO CHE LE PRIME TRE/QUATTRO CANZONI SUONANO ASSOLUTAMENTE SPEED METAL IN UNA MANIERA MODERNA, POI VI SPOSTATE VERSO LIDI UN PO’ PIÙ VARI, FINO AL GRAN FINALE: LE QUATTRO PARTI DI “THE TRAGEDY OF MAN SONO DAVVERO GRANDIOSE ED EPICHE.
Lucky: “Wow, che analisi!”
Marcos: “Perfetto! (in italiano, ndR) Ed è esattamente come suona a noi l’album”.
Peavy: “Quindi vuol dire che riusciamo a esprimerci ancora bene, visto che era proprio quello che volevamo raggiungere, ci fa piacere che sia stato colto con un solo ascolto”.
Marcos: “Davvero. Vuoi venire a lavorare per noi?”

SÌ, DAI: PORTATEMI VIA DALL’ITALIA!
Marcos: “Ma come, avete il miglior cibo del mondo!”.
Lucky: “Il secondo, permettimi. Prima viene quello greco”.

MMH, È UNA BELLA LOTTA! (RIDIAMO TUTTI, ndR) TORNANDO AL DISCO, È CAMBIATO QUALCOSA NEL VOSTRO APPROCCIO AL LAVORO IN STUDIO?
Peavey: “Diciamo che la macchina era già ben oliata, ci siamo affiatati già col primo album assieme e le cose sono venute molto naturali, compresa la comunicazione tra noi, senza distrazioni o perdite di tempo”.
Marcos: “Sì, anche se la volta precedente era stato un po’ più stressante, anche perché eravamo in tour, quindi c’erano ritardi, interruzioni… ma questa volta tutto è andato liscio”.
Lucky: “E poi avevamo la stessa identica squadra al lavoro, dall’engineering al mixing, quindi tutte le persone coinvolte sono le stesse dal primo minuto di questa nuova line-up – diciamo la line-up finale, mmh? – e chiaramente ripetere un processo risulta più facile”.

CI PARE DI AVER CAPITO CHE HAI SCELTO TU QUESTO STUDIO DI REGISTRAZIONE, LUCKY, È CORRETTO?
Lucky: “Per la batteria sì, perché conoscevo bene lo studio e ci avevo già suonato con le mie precedenti band, avevo un’idea di chiara di cosa aspettarmi. Ma chiaramente non sono un tecnico del suono, quindi Peavy, Marcos e il resto del team è venuto qui, ha vagliato il suono e la strumentazione e sono stati tutti d’accordo”.

ED È LO STESSO STUDIO DEL PRECEDENTE ALBUM, GIUSTO?
Lucky: “Sì, a parte per alcune canzoni registrate nello studio di Marcos, che è molto addentro alla resa sonora e alle tecniche di registrazione”.

DIRESTE CHE QUESTA È UNA SECONDA GIOVINEZZA, PER I RAGE? CI RIFERIAMO ANCHE ALLA SCELTA DI RI-REGISTRARE I BRANI DEGLI AVENGER, DA CUI EMERGE PERFETTAMENTE IL DISCORSO SULLA ‘GIUSTA PRODUZIONE’: SONO PEZZI CHE HANNO QUASI TRENTACINQUE ANNI, EPPURE SUONANO FRESCHISSIMI.
Lucky: “Assolutamente. Per i pezzi degli Avenger, poi, avevamo la sensazione che non fossero invecchiati male, ma chiaramente prima di riprenderli in mano non sapevamo bene cosa aspettarci. Ma quando abbiamo iniziato a lavorarci, con il nostro sound e l’approccio attuale, sono venuti fuori anche meglio di quanto ci aspettassimo”.
Peavey: “Sono pezzi che finalmente vengono eseguiti a dovere (risate, ndR). Voglio dire, risalgono alle mie prime volte in uno studio, e avevamo tutti ben poca esperienza, al tempo, mentre ora siamo tutti musicisti migliori e finalmente suonano esattamente come avrebbero dovuto già allora: abbiamo superato i limiti del tempo, diciamo”.

E LI AVETE REGISTRATI IN UNA SOLA VOLTA COME DICEVA MARCOS, DURANTE IL PRE-ASCOLTO?
Peavey: “Sì, una sola seduta, confermo”.
Marcos: “Sembra incredibile, ma è andata così! Li abbiamo provati un po’, quando si è trattato di registrarli tutto è andato alla perfezione e in tre ore avevamo finito, incredibile! E lo stesso è stato quando Peavey ha registrato la voce, c’è un punto in ‘Adoration’, quando lui fa gli acuti, in cui nel master mi si poteva sentire in sottofondo dire ‘Wow!’. Un solo take anche per la voce, straordinario!”.

NON ESAGERARE CON L’ENTUSIASMO SOLO PERCHÉ PEAVEY È QUI, DAI!
Marcos: “No, giuro!”.
Peavey: “Beh, sai, non toccavo certe note da… allora, praticamente dagli esordi. Ho provato a cercare l’interruttore giusto dentro di me e ‘click’, ce l’ho fatta, era ancora tutto lì”.

QUINDI TORNERAI A USARE GLI ACUTI, IN FUTURO?
Peavey: “Mi capita ancora per certi brani in sede live, ma certo scoprire che riesco ancora senza troppi sforzi è un’opportunità. Certo, non da usare continuamente, ma potrà essere una ciliegina sulla torta, diciamo”.

PASSIAMO AL TITOLO DELL’ALBUM. C’ERA UNA CERTA ATTITUDINE OSCURA GIÀ NELL’ALBUM PRECEDENTE E – IN PARTE – ANCHE IN “21”. IN QUESTO CASO A COSA VI RIFERITE CON “SEASONS OF THE BLACK”? ALL’ATTITUDINE MUSICALE O TEMATICA?
Peavey: “Una certa attitudine dark mi ha sempre contraddistinto, anche nei temi trattati. È quello che voglio e riesco a far emergere meglio con la mia musica. Parlo di quella zona oscura tra la vita e la morte, perché questo è il mood con cui affronto la vita e l’esistenza corporea… e del resto è l’unico modo che conosco! Non riesco a scrivere testi super allegri su feste o simile, perché questi sono i temi che so trattare, e di fondo anche la composizione dei brani rispecchia le mie sensazioni; e penso anche, tutto sommato, i tempi folli che stiamo vivendo”.
Marcos: “Ecco perché il titolo ‘Seasons Of The Black’. La prima canzone lo riprende al singolare, ma anche tutte le altre – eccezion fatta per una – hanno questa attitudine oscura, se non propriamente nera. L’unica che si discosta è ‘Septic Bite’, o la canzone del T-Rex, come la chiamiamo noi”.

…E IN EFFETTI, ASCOLTANDOLA, ABBIAMO INIZIATO A BATTERE IL PIEDE PENSANDO ‘QUESTA SUONA QUASI HAPPY METAL’, SE COSÌ SI PUÒ DIRE. CI HA RICORDATO QUALCOSA DEI PRIMI HELLOWEEN.
Marcos: “Non penso che suoniamo come gli Helloween, ma sicuramente ha una cadenza particolare, e anche prima di aggiungere il testo – quando ho proposto il riff a Peavey – ci dava l’impressione di questo mostro che si aggirava intorno distruggendo tutto. A me ricorda il periodo di ‘Black In Mind’, con il suo stomp e questo suono diretto… molto più, per dire, di ‘Eagle Fly Free’ (risate, ndR)… con qualcosa di misterioso come ai tempi di ‘The Missing Link’. La adoro, comunque!”.

QUESTO STOMP DI CUI PARLI È DECISAMENTE PRESENTE IN TUTTO L’ALBUM, E IN QUESTO IL MIXING È PERFETTO; IL LAVORO ALLA BATTERIA È VERAMENTE DIRETTO, POTENTE EPPURE DECISAMENTE VARIO, MA SI SENTE MOLTO ANCHE IL BASSO.
Marcos: “Esatto, volevamo assolutamente che il basso si sentisse!”.
Peavey: “Non avrebbe senso essere un trio se il basso fosse coperto dal resto degli strumenti, e in questo Dan (Swäno, produttore del disco, ndR) ha capito perfettamente cosa cercavamo. Mentre per esempio quando realizzammo ‘Carved In Stone’ ai VPS Studios, nulla da dire sulla registrazione, il basso c’è ma non emerge, ha un suono troppo anni ’80. Mentre adesso emergono anche le note riempitive; e, ripeto, oltre a una chitarra solida in un trio serve un basso potente e presente”.
Lucky: “Ed è per questo che non abbiamo scelto soluzioni troppo complesse. Se il basso e la batteria viaggiano bene all’unisono, la complessità emerge solo quando serve, non c’è nessun bisogno di mettersi in mostra: lo scopo principale è avere pezzi solidi, anche se Marcos, per dire, potrebbe fare un album di puro shredding, e invece inserisce le giuste note al punto giusto e quando servono”.
Peavey: “Sì, il nostro approccio è che la chitarra tracci la melodia principale, ma la segua anche quando la voce diventa primaria, e non ricompaia spezzando il suono con puri esercizi di stile”.
Lucky: “Diciamo che con questa line-up stiamo provando a riproporre lo spirito e l’attitudine originale dei Rage, componendo canzoni”.

E DALL’ESTERNO IL RISULTATO PARE DECISAMENTE RAGGIUNTO. PER QUANTO RIGUARDA LE CHITARRE GLI ASSOLI SUONANO DECISAMENTE FUNZIONALI, E MOLTO DIVERSI TRA LORO, QUANDO FANNO BREVEMENTE CAPOLINO.
Marcos: “Assolutamente, e anzi, ecco l’idea perfetta per il prossimo album: farò solo lead guitar. Nessun assolo, solo la chitarra che crea melodie!”.

VISTO CHE AVETE MENZIONATO DAN SWÄNO, VI CHIEDO COM’È STATO LAVORARE CON LUI: È UNA VERA AUTORITÀ, SI SA, MA DI SOLITO LAVORA SOPRATTUTTO SU METAL ESTREMO.
Peavey: “Diciamo che è un’autorità musicale in assoluto, oltre che uno straordinario compositore, quindi capisce veramente tutto quello che una band desidera. In aggiunta è aggiornatissimo sotto ogni punto di vista, curioso, pieno di idee; non riesco davvero a immaginare una persona migliore con cui lavorare”.
Marcos: “Già. Avevamo lavorato con lui anche sul precedente album, e capisce sempre perfettamente cosa vuoi ottenere e come fare a ottenerlo, quindi ci fidiamo di lui ciecamente”.

QUINDI HA FUNZIONATO ALLA GRANDE, SENZA L’EFFETTO ‘OK, ECCO UN ALTRO ALBUM MIXATO DA DAN SWÄNO’, SE ABBIAMO CAPITO BENE.
Marcos: “Esattamente. Non senti il mixing finale ‘di Dan’, ma ciò che gli abbiamo chiesto di tirare fuori al meglio”.
Peavey: “Non c’è il suo stampino, appunto, come fanno molti produttori, ma un disco dei Rage mixato al meglio, col risultato che volevamo”.

ULTIMA DOMANDA. IERI SERA AVETE SUONATO IN ITALIA E OGGI SIETE QUI IN GERMANIA IN STUDIO: CHE PROGRAMMI AVETE PER IL FUTURO PROSSIMO?
Peavey: “Questa è una domanda per il nostro businessman, che ci porta anche in giro (indicando Lucky, ndR)!”.
Lucky: “Da giugno parteciperemo a diversi festival, dove suoneremo anche la nuova ‘Blackened Karma’, e così arriveremo fino a settembre – e siamo molto felici, per esempio, di tornare in posti come Wacken. Dopo la stagione dei festival sarà già uscito l’album, prenderemo una breve pausa, ci ricaricheremo e da gennaio ad aprile 2018 porteremo il nuovo album in circa 25 paesi diversi e… sarà una figata!”
Marcos: “Questa è l’espressione giusta: una figata (“It will be a blast”, nell’originale, ndR)!”.

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