REVOCATION – La forma del Caos

Pubblicato il 16/10/2013 da

Forti di un seguito non enorme ma fedelissimo, tornano alla carica i Revocation e lo fanno con un album che alla resa dei conti è forse l’episodio più diretto e conciso della loro carriera. Non temano i fan, in quanto gli svolazzi tecnici e le partiture jazzy sono comunque presenti in dosi massicce all’interno di “Revocation”. Stavolta però i Nostri hanno preferito concentrarsi maggiormente su di un thrash tecnico e quadrato, sacrificando in parte i funambolismi che li hanno resi famosi. Abbiamo avuto modo di parlare della cosa con il cantante e chitarrista Dan Gargiulo, che ci ha spiegato le metodologie di lavoro della band e i piccoli retroscena dietro all’album. Forti di un contratto con la Relapse, i Revocation si stanno facendo notare anche in sede live, suonando all’interno di festival prestigiosi o di spalla a band storiche: naturalmente tutto ciò non potrà che influire positivamente sulle già enormi capacità del quartetto, che album dopo album sta conquistando uno spazio di tutto rispetto nella scena.

Revocation - band - 2013

DOPO MOLTI ANNI VI SONO STATI DEI CAMBIAMENTI IN LINE UP: DAPPRIMA CON IL TUO ARRIVO ED ORA CON L’USCITA DAI RANGHI DELLA BAND DI ANTHONY BUDA. COSA E’ ACCADUTO CON ANTHONY?

“Nulla di strano, Anthony ha sentito la necessità di cambiare aria. I suoi interessi musicali andavano in direzione diversa dai nostri ed ha quindi sentito la necessità di muoversi anch’egli in un’altra direzione. Siamo felici per lui, non ci sono state acredini di alcun tipo”.

POTRESTI PRESENTARE IL NUOVO BASSISTA BRETT BAMBERGER?

“Abbiamo incontrato Brett durante il nostro primo tour negli Stati Uniti. Suonava il basso in una band del New Jersey, i Binary Code, che faceva parte del tour. Siamo diventati molto amici, ammiravo molto il suo modo di suonare, la sua presenza sul palco ed anche l’attitudine positiva. Quando Anthony ci ha comunicato di voler uscire dalla band, Brett è stata la nostra prima scelta. Siamo contenti che tutto sia filato liscio e crediamo di avere trovato la persona giusta per ricoprire il ruolo”.

NEI PRIMISSIMI ALBUM ERAVATE ATTIVI COME TRIO. CHE IMPORTANZA HA RICOPERTO L’AGGIUNTA DI UN SECONDO CHITARRISTA PER IL VOSTRO SOUND?

“Nei primi due album c’erano comunque due tracce di chitarra. I riff erano armonizzati, gli assoli avevano sotto un tappeto ritmico e via dicendo. I Revocation erano un trio solo in versione live. Quando mi sono unito alla band siamo stati in grado di riproporre dal vivo i brani esattamente come su album. Il nostro approccio al songwriting non è cambiato in quanto Dave ha sempre scritto materiale per due chitarre, ed è così anche adesso”.

PRIMA DELL’ULTIMO ANNO AVETE PUBBLICATO L’EP “TERATOGENESIS” VIA SCION A/V: CHE TIPO DI ESPERIENZA E’ STATA?

“Un’esperienza molto positiva. Siamo grati alla Scion A/V di averci dato questa opportunità. Non volevamo dare loro solo un pugno di b-side o di brani scartati dalle precedenti sessioni. I brani di ‘Teratogenesis’ sono tra i migliori che abbiamo mai scritto. Il responso del pubblico è stato ottimo e ciò ci ha dato una grande iniezione di fiducia che abbiamo riversato nel nuovo album”.

ANCORA UNA VOLTA AVETE SCELTO DI LAVORARE CON PETE RUTCHO, CHE HA FATTO UN GRAN LAVORO: COME SONO ANDATE LE SESSIONI DI REGISTRAZIONE DEL NUOVO ALBUM?

“Tutto è andato bene. Pete è un caro amico e lavorare con lui è una cosa estremamente divertente. Anche se il suo lavoro è sempre stato di ottima qualità, ci pare di poter dire che stavolta si è addirittura superato. ‘Empire Of The Obscene’ è l’album che ha permesso ai Revocation di ottenere un contratto con la Relapse e crediamo che la produzione di Pete abbia influito molto sulla scelta della label”.

IN ALCUNE TRACCE DI “REVOCATION”, COME “SCATTERING THE FLOCK” O “FRACKED” C’E’ UN GROOVE CHE IN PASSATO NON ERA COSI’ MARCATO: CI VUOI PARLARE DI QUESTO ASPETTO DEL SOUND?
“Non sono d’accordo, nel senso che anche in passato avevamo molto groove nei brani. Comunque è stata una scelta studiata. In ‘Scattering The Flock’ abbiamo usato dei riffono thrash molto groovy, mentre in ‘Fracked’ tutti gli strumenti contribuiscono a generare groove. Riteniamo sia importante utilizzare dei riff che anche dei non metallari possano capire ed apprezzare, ed avere un groove catchy è un modo per arrivare a questa gente”.

CI PARE CHE “REVOCATION” SIA PIU’ FOCALIZZATO SUL METAL RISPETTO A “CHAOS OF FORMS”: LE PARTITURE JAZZATE SONO MENO PRESENTI, NON CREDI?
“Sì, sono meno presenti rispetto a ‘Chaos Of Forms’ ma comunque ci sono. Gli assoli ad esempio sono molto più jazzati che non in passato. E il fatto che abbiamo insistito meno su questo tasto non significa che vogliamo riformare il nostro sound. Abbiamo ancora i nostri assi nella manica”.

MENTRE COMPONETE, COME VI PONETE RISPETTO ALLA MUSICA FATTA DA ALTRE BAND? LA ASCOLTATE E NE SIETE INFLUENZATI, PENSATE POSSA DARVI SPUNTI UTILI AL SONGWRITING? OPPURE NON VI INTERESSA E CERCATE ISPIRAZIONE SOLO IN VOI STESSI?

“Ascoltiamo sempre nuova musica. Ognuno di noi in modo differente. Io procedo con lentezza, ascolto una band fino all’ossessione prima di passare ad un’altra. Ultimamente sono preso da Abigor, Blut Aus Nord, Deathspell Omega e roba del genere. Dave ascolta band più classicamente metal; Phil un sacco di materiale R&B e funk degli anni Settanta, mentre Brett ama la roba strana e dissonante”.

PER LA SPECIAL EDITION DI “REVOCATION” AVETE INCISO UNA COVER DI “DYERS EVE” DEI METALLICA. QUANDO COVERIZZATE UN BRANO CERCATE DI MANTENERE IL FEELING ORIGINALE O VI PIACE STRAVOLGERE LA TRACCIA?
“Vogliamo rendere giustizia al brano, ma ovviamente non siamo interessati a suonarla pari pari all’originale. Dave ha mantenuto la propria timbrica, senza scimmiottare Hetfield, anche perché non sarebbe stato possibile. Amiamo quel brano e ci divertiamo a jammare su di esso, quindi abbiamo pensato di dare ai nostri fan la possibilità di ascoltarlo”.

SUONATE TUTTI I GIORNI? SIETE SEMPRE AL LAVORO SU NUOVI BRANI O NUOVE IDEE?
“A casa sì. Scrivo quotidianamente e così anche Dave. Che poi non tutto ciò che scrivo sia buono è un’altra storia. Anzi, ho bisogno di scrivere una quantità enorme di brutti riff per arrivare a qualcosa di accettabile. In tour è molto difficile lavorare sui nuovi brani. Ho bisogno di essere solo ed in pace quando scrivo e non sul tour bus, o nelle pause tra setting, show, merchandising e via dicendo. Essere da soli è condizione necessaria per il mio processo creativo. Ognuno ha il proprio approccio al songwriting e la vita da tour non si adatta a questa parte del mio lavoro”.

AVETE DA POCO FINITO IL SUMMER SLAUGHTER TOUR IN COMPAGNIA DI THE DILLINGER ESCAPE PLAN, CATTLE DECAPITATION ED ALTRI. CHE REAZIONE HA AVUTO IL PUBBLICO DI FRONTE AI NUOVI BRANI?
“La folla è stata eccezionale, anche per ciò che concerne le nuove tracce, ancora largamente sconosciute. Siamo stati orgogliosi di far parte del Summer Slaughter e di avere stretto nuove amicizie. Tutte le band sono state eccezionali e non c’era nemmeno una testa di cazzo in giro”.

SUONERETE DI SPALLA AI DEATH ANGEL, UNA VERA LEGGENDA DEL THRASH: COME VI SENTITE? SIETE AGITATI ALL’IDEA?
“Suoneremo con i grandissimi Death Angel insieme ai nostri cari amici 3 Inches Of Blood. Posso solo dire che non vediamo l’ora di essere on the road con queste due grandissime band”.

RIUSCIRETE A SUONARE ANCHE IN EUROPA?

“Sì, saremo in Europa per tre settimane insieme ai The Black Dahlia Murder ed agli Aborted. Non vediamo l’ora di attraversare l’oceano, non solo per suonare, ma anche per poter di nuovo visitare l’Europa”.

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