Eccoci qui alla fine! La saga dell’Emerald Sword è giunta a termine e fortunatamente il capitolo finale che risponde al nome di “Power Of The Dragonflame” è un disco con i fiocchi. Le composizioni complesse ed ispirate fanno sì che i Rhapsody, dopo un paio di episodi meno felici, tornino in alto sulla vetta dell’epic metal di classe. Conoscendo la disponibilità della band, in particolare anche in situazioni difficili, non mi sono trattenuto dal proporre alcune domande dirette o disarmanti. La cortesia e la calma di Alex Staropoli e delle sue risposte mettono in chiaro molte cosa, in particolar modo l’intenzione di andare avanti a tutti i costi con la propria musica senza che nessun ostacolo o compromesso possa intralciare il cammino dei Rhapsody. In questa intervista inoltre, sono arrivate una novità dopo l’altra…dal progetto Rhapsody In Black al disco sul Signore Degli Anelli! Ora bando alle ciance, la parola ad Alex Staropoli.
ALEX, PARLANDO DEL MINI “RAIN OF A THOUSAND FLAMES”, HO SAPUTO CHE E’ STATO ACCOLTO CALDAMENTE DAI FANS…
“Sì, questo mini ci ha dato grandi risultati di riscontro visto il fatto che nasceva come un’idea particolare, infatti io e Luca lo abbiamo concepito come regalo per i fans. ‘Rain Of A Thousand Flames’ è un mini album che dura ben quarantadue minuti per cui commercialmente parlando vuole dire remare contro corrente, noi però abbiamo voluto realizzarlo in ogni modo proprio per regalare qualcosa di speciale ed unico ai nostri fans. Le vendite sono state incredibili perché noi speravamo che il disco vendesse qualcosa in più di un normale singolo, invece ha avuto un successo quasi pari ad un vero full length! Siamo soddisfattissimi, tieni conto che in quel mini abbiamo realizzato due cover, cosa insolita per noi, quindi siamo riusciti ad offrire anche un sound diverso dai nostri soliti standard.”
BENISSIMO! ARRIVIAMO ORA ALLA NASCITA DI “POWER OF THE DRAGONFLAME”
“Come tu sai ‘Power Of The Dragonflame’ rappresenta l’ultima parte della Emerald Sword Saga, in generale posso dirti che si tratta di un disco molto più violento rispetto ai nostri precedenti lavori. Il sound si è incattivito pur mantenendo grandi sonorità sinfoniche e di questo dobbiamo ringraziare il ‘mago’ Sascha Paeth, capace di creare un suono in grado di supportare il lato artistico e le caratteristiche musicali della band. Come al solito io e Luca Turilli siamo i soli compositori e ci dividiamo il lavoro in fase di song writing. I pezzi li componiamo entrambi, Luca poi in separata sede pensa ai testi, mentre io mi occupo degli arrangiamenti. Pensa che alcune volte ci siamo trovati insieme in hotel a comporre dei brani, cosa mai successa prima! Abbiamo cercato il più possibile di soppesare la qualità di questo disco perché era nostra intenzione realizzare un qualcosa degno di chiudere in grandezza la Emeral Sword Saga, difatti su ‘Power Of The Dragonflame’ si trova una grande drammaticità, molta ispirazione e un sacco di nuove e varie idee nonostante sia stato mantenuto il tipico Rhapsody sound. Oltre al nostro sangue abbiamo dato molto del nostro denaro personale: ovviamente per tutti i nostri album viene fissato un budget di circa 100 milioni e noi sistematicamente lo andiamo a sforare. Ti dico questo per farti capire che io e Luca non badiamo a spese per poter realizzare tutto ciò che abbiamo in mente, qualcuno potrà sicuramente accusarci di aver fatto praticamente due album in poco tempo solo per vendere, ma in realtà questi poveretti ignorano che oltre alle nostre energie abbiamo dovuto spendere di nostra tasca i soldi dell’over budget. Anche questa volta, per ‘Power OF The Dragonflame’, abbiamo sforato di circa 100 milioni e questa somma l’abbiamo pagata direttamente io e Luca! Questi soldi sono detratti dai nostri compensi per le vendite, ci tengo a ripeterlo per far capire a tutti i fans quanto noi teniamo ai Rhapsody. La prima volta che ci è capitata una situazione del genere è stata per ‘Symphony Of The Enchanted Land’: volevamo fare una cosa così speciale che abbiamo pesantemente superato il budget a nostra disposizione. Il nostro manager ci ha semplicemente detto: ‘Fate quello che volete, sappiate solo che se superate il badget è solo perché siete voi a voler fare qualcosa di straordinario’. Questi sacrifici, fisici, mentali ed anche economici li vogliamo dedicare a tutti i fans che ci supportano da sempre.”
QUINDI, TANTO PER TOGLIERMI UNA CURIOSITA’ E PER FAR CAPIRE LE CIFRE CHE GIRANO NEL MUSIC BUSINESS, UN ALBUM DEI RHAPSODY COSTA CIRCA 200 MILIONI IN TERMINI DI PRODUZIONE?
“Guarda, i costi dipendono da una diversa serie di fattori. Fare un nostro disco non costa poi molto rispetto a certi altri gruppi del settore di cui non voglio far nomi! Noi riusciamo a salvare abbastanza denaro grazie al fatto che Sascha Paeth è un amico e per noi ha sempre mantenuto gli stessi prezzi che aveva adottato per il nostro esordio. Tieni conto però che il nostro successo ha portato un sacco di bands negli studi di Sascha, quindi si può dire tranquillamente che il guadagno è stato reciproco. Già gli Angra con lui avevano ottenuto ottimi risultati, ora con lui lavoreranno anche gli Shaman (il nuovo gruppo di Andre Matos)…capisci cosa intendo? Parlando dei costi di un nostro disco, tra il precedente mini e ‘Power Of The Dragonflame’ avevo fatto un calcolo approssimativo, la cifra comunque si aggira sui 200 milioni. Non spaventarti, questa è una cifra non incredibile per un disco, tieni conto che certi studi, ad esempio quelli dove lavorano i Blind Guardian o quelli di Charlie Bauerfeind (il produttore dei Blind Guardian, ndJR), costano molto di più rispetto ai nostri. Ho notato che la maggior parte degli studi europei che conosciamo, è molto più cara dei nostri, per cui una produzione veramente ottima di una grossa band, sempre senza fare nomi (comunque è chiaro che si riferisce ad Hansi Kursch e soci, ndJR), si aggira attorno ai 400-500 milioni. Non ci vuole molto a fare i conti, basta calcolare i tempi di produzione e rapportarli ad uno studio che ti costa 3 milioni e mezzo di lire al giorno! Se noi paghiamo invece 1 milione al giorno, ecco che la differenza si fa sentire eccome! Uno studio con colonne in marmo, grandi pianoforti e saloni immensi sicuramente ci va pesante con i prezzi, noi fortunatamente lavoriamo in uno studio che in realtà sono tre: i Gate Studios, recentemente rimodernati, lo studio a casa di Sascha Paeth e quello di Miro. In questo modo possiamo lavorare in contemporanea a diverse parti del disco con una spesa relativamente bassa. Per concludere voglio dire che le tecnologie sono molto più importanti dei grandi saloni, delle maniglie dorate e dei grandi ingressi! Gli studi di Sascha sono tecnologicamente all’avanguardia, certamente non sono di dimensioni faraoniche, ma hanno tutta la tecnologia necessaria a creare un prodotto di grande qualità.”
COME ACCENNAVI PRIMA, IL SOUND DI “POWER OF THE DRAGONFLAME” SI E’ SENSIBILMENTE “ESTREMIZZATO”, INCATTIVITO…TANTO CHE NEL PEZZO “WHEN DEMONS AWAKE” FABIO SFODERA UN CANTATO MOLTO VICINO AL BLACK.
“Sì, all’inizio questo sound per noi era una specie di esperimento, pensa che mentre registravamo il demo volevamo fare qualcosa di trasgressivo per noi e il risultato mi ha così colpito che ho subito chiamato Luca al telefono per fargli sentire come era venuto il pezzo. Alla fine il lato simpatico della cosa è che per ‘When Demons Awake’ abbiamo lasciato le voci registrate nel demo proprio perché racchiudevano una grande aggressività. Per collegarmi a questo ti annuncio che abbiamo in mente un progetto che uscirà fra un anno e si chiamerà Rhapsody In Black. Quest’opera vedrà al suo interno una decina di brani nella stessa direzione di ‘When Demons Awake’ e vi parteciperanno una lunga lista di ospiti e collaborazioni famose. Il disco avrà un sound gotico dalle influenze black-horror e dark, il tutto però orchestrato in stile Rhapsody.”
OLTRE A “LAMENTO EROICO”, SONG INTERAMENTE CANTATA IN ITALIANO, HO NOTATO CHE IN DIVERSI PEZZI CI SONO PICCOLI PASSAGGI CANTATI NELLA NOSTRA LINGUA MADRE. COME MAI QUESTA SCELTA?
“Diciamo che questa scelta è stata dettata sia dal nostro desiderio, ma anche dal fatto che volevano introdurre qualche elemento di novità nelle nostre canzoni. Per quanto riguarda ‘Lamento Eroico’, il cantato in italiano era una necessità, poiché si lega perfettamente alla poeticità e al lato operistico del brano. Per quanto riguarda gli altri pezzi, potrei dirti che l’italiano è molto simile al latino, almeno dal punto di vista degli stranieri, per cui l’ascoltatore non percepirà un tocco di antico e solenne nelle canzoni. Principalmente abbiamo usato l’italiano proprio per un fattore di suono.”
CREDI CHE PER BRANI OPERISTICI TIPO “LAMENTO EROICO” E PER QUELLI ESTREMI E TIRATI ALLA “WHEN DEMONS AWAKE” AVRETE DELLE DIFFICOLTA’ A PROPORLI IN SEDE LIVE?
“Posso già dirti che ‘When Demons Awake’ non sarà eseguita dal vivo, proprio perché c’è un piccolo problema vocale da risolvere. Fabio è abilissimo nel cimentarsi in diversi stili, però cantare dal vivo ‘When Demons Awake’ potrebbe compromettere davvero il concerto. Ovviamente Fabio non è un cantante di black metal, lui da anima e corpo quando canta e per dare il meglio rischierebbe di non usare una giusta tecnica che gli permetterebbe di portare a termine la performance. Quando l’abbiamo registrata, Fabio l’ha cantata d’istinto, usando petto, gola e diaframma tutti insieme, faticando inizialmente ad eseguirla. Fortunatamente è riuscito a trovare una tecnica, una scorciatoia, che gli ha permesso di gestire la sua voce in questo stile senza danneggiarla troppo, ma è una cosa su cui dovrà ancora lavorare molto anche in vista del progetto Rhapsody In Black, in cui dovrà cantare ben dieci pezzi estremi. Fammi comunque dire che Fabio ha dato prova di grande versatilità e sensibilità per quanto riguarda le vocals di quest’album, sono molto soddisfatto della sua prestazione.”
A PROPOSITO DI SEDE LIVE, ANCHE I MORTI HANNO NOTATO CHE FABIO LIONE PERDE COLPI A RIPROPORRE I BRANI DEI VOSTRI PRIMI DUE DISCHI, TANTO CHE, SE IL MIO ORECCHIO NON MI INGANNA, A PARTIRE DA “DAWN OF VICTORY” AVETE PARECCHIO DIMINUITO LE VOCALS PER QUANTO RIGUARDA L’ESTENSIONE…
“Mmmh…(pensa un attimo, ndJR) diciamo che Fabio non è il tipico cantante che arriva a picchi elevatissimi…non è il Michael Kiske della situazione insomma. Una delle poche carenze vocali di Fabio sta proprio nell’uso del falsetto: ad esempio, sempre parlando di Kiske, lui riesce a cantare di gola e a passare al falsetto senza che nessuno se ne accorga! Fabio ha una voce molto più maschile e profonda, quindi, nel momento di passare al falsetto, questo cambio si sente abbastanza. In sintesi gli manca quel ponte che gli permetterebbe di amalgamare cantato di petto/diaframma e falsetto. Questo è forse l’unico e principale limite di Fabio che in certi range vocali è più in difficoltà. All’inizio avevamo composto i vecchi brani mentre ancora non conoscevamo Fabio ed il nostro vecchio singer cantava praticamente tutto in falsetto senza avere quindi nessun problema di sorta. Fabio si si è dovuto adattare e ha dato il meglio di sé per interpretare i nostri primi brani. Devo aggiungere che da ‘Dawn OF Victory’ abbiamo abbassato i range delle vocals anche per proporre una cosa umanamente fattibile: sono pochi infatti i cantanti che possono permettersi di arrivare a tali picchi e di riuscire ad essere fedeli anche in sede live. Il fatto che Fabio debba anche interpretare a suo modo pezzi che non ha composto e che magari ha sentito solo all’ultimo momento dai demo fatti da me e Luca lo mettono in una situazione non molto felice e deve impegnarsi dieci volte di più nel suo ruolo! Sì possono dire molte cose di Fabio, che ha un carattere difficile, ma è altrettanto simpatico e mette davvero il cuore nell’interpretare i brani dei Rhapsody. Personalmente non sento molto la mancanza di un cantato da ‘castrati’ e, ripeto, dal vivo sono veramente pochissimi i cantanti che riescono ad essere fedeli al proprio disco. Io ho visto solamente Joey Tempest, Midnight (addirittura migliore dal vivo) e Geoff Tate riuscire in tale impresa, e questi sai bene non essere esattamente gli ultimi arrivati.”
MI RIALLACCIO ANCORA A PARTE DELLA SUA RISPOSTA: NON CREDI SIA POCO GRATIFICANTE PER GLI ALTRI MEMBRI DEI RHAPSODY LIMITARSI A SUONARE LE CANZONI CHE TU E LUCA SCRIVETE, SENZA AVERE LA MINIMA POSSIBILITA’ DI INSERIRE QUALCHE LORO IDEA?
“Per comporre la musica dei Rhapsody sono necessarie varie influenze o ‘visioni’ che abbiamo solo io e Luca. Oltretutto per noi sarebbe molto difficile accettare idee da una terza o quarta parte perché siamo sempre stati abituati a comporre in due la nostra musica. Fortunatamente abbiamo avuto quasi sempre il privilegio di lavorare con persone che senza creare problemi accettano questa situazione, che ammetto io stesso non essere facile. Il Rhapsody sound, se non fosse composto da me e Luca, non sarebbe lo stesso, e sin dagli inizi abbiamo subito messo in chiaro con gli altri la nostra volontà di essere gli unici compositori della band, questo per evitare tensioni o insoddisfazioni che sarebbero potute sorgere con il passare del tempo. Ai nostri musicisti abbiamo sempre dato grande libertà, non li teniamo legati a noi, se loro vogliono partecipare in qualche progetto in cui sfogare la loro vena compositiva, ben venga…tanto per citare un esempio Fabio ha suonato con Athena ed è tuttora in piante stabile nei Vision Divine!”
LA DIPARTITA DI ALESSANDRO LOTTA E’ DOVUTA FORSE A QUESTO FATTORE?
“In un certo senso sì, probabilmente per lui non era più così facile accettare la nostra ‘supremazia’, in particolare i problemi erano sorti a livello personale. Alessandro Lotta è un bravo bassista, ma forse come mentalità non era la persona che io e Luca pensavamo di trovare, specie dopo un rapporto durato tre anni. L’abbiamo scelto perché ai tempi volevamo a tutti i costi una persona di Trieste e lui era uno dei migliori bassisti in circolazione. A livello personale, devo dire che a carattere Alessandro non era il massimo della vita, pur essendo simpatico non era la persona giusta con cui vivere 24 ore su 24 per due mesi filati di tour. Non si tratta di passare una sera in compagnia, ma di fare certe scelte di vita per le quali serve una persona abbastanza matura.”
IL NUOVO BASSISTA E’ FRANCESE. GIA’ DAI TEMPI IN CUI AVETE SOSTITUITO DANIELE CARBONERA ALLA BATTERIA AVETE SEMPRE OPTATO PER MUSICISTI STRANIERI. NON CREDETE CHE, IN QUESTO MODO, SI SNATURI “L’ITALIANITA’” DEI RHAPSODY? E’ COSI’ DIFFICILE TROVARE MUSICISTI VALIDI DA NOI?
“Vedi, già dai tempi in cui progettammo di affiancare Luca con un secondo chitarrista, ci siamo mossi nel ricercare musicisti unicamente in Italia. Questa ricerca è durata parecchio tempo e avevamo una lista numerosa di candidati…alla fine però, su una decina di chitarristi, non siamo riusciti a trovare le persone giuste proprio per la mentalità e per l’approccio con cui si proponevano! Noi cercavamo in Italia una persona speciale e destino ha voluto che questa fosse francese! Il bassista invece è da 15 anni amico di Dominique (il chitarrista che aiuta i Rhapsody dal vivo, ndJR) e pensa che abita di fronte a lui eheheh! E’ un musicista molto bravo, inoltre suona con persone del calibro di Patrick Rondat, uno dei più famosi chitarristi francesi.”
CAMBIANDO DISCORSO, PROPRIO L’ALTRA SERA HO VISTO PASSARE SU MTV IL VIDEO DI “RAIN OF THE THOUSAND FLAMES”…BEH, PER ESSERE UN VIDEO LOW BUDGET DIREI CHE E’ STATO FATTO UN PICCOLO PASSO AVANTI RISPETTO A “HOLY THUNDERFORCE”.
“Oooooh meno male che l’hai notato, sei uno dei primi che mi dice questo! Il miglioramento c’è, pur ovviamente rimanendo in fasce di basso budget. Il video è stato curato da due ragazzi australiani che si fanno chiamare Metal Warriors, e che si sono occupati anche del video di ‘Power Of The Dragonflame’ (la cui uscita è imminente). I Metal Warriors hanno anche lavorato per i Manowar, quindi hanno una certa esperienza nel mestiere.”
LA SAGA DI ALGALORD E’ FINITA, ORA ARRIVERA’ RHAPSODY IN BLACK…ED IN FUTURO COSA CI PROPORRANNO I RHAPSODY?
“Il nostro progetto è molto ambizioso e nasce dalla visione del film ‘Il Signore Degli Anelli’. Io e Luca non abbiamo letto praticamente nessun libro fantasy in vita nostra, quindi è stato un primo approccio verso la saga di Tolkien. Abbiamo quindi deciso di raccogliere la sfida e di musicare le gesta del Signore degli Anelli. Sarà un cd importante perché oltre ai pezzi in stile Rhapsody si farà pesante uso di una grande orchestra, i brani, diversi dei quali strumentali, saranno sicuramente cinematografici. Dobbiamo ancora decidere la lunghezza di quest’opera…sicuramente non saranno tre cd, forse due oppure un doppio accompagnato da un altro cd (…ma allora sono tre o no? ndJR).”
TU E LUCA SIETE L’ANIMA DEI RHAPSODY: MI DIRESTI UN PREGIO E UN DIFETTO DI LUCA TURILLI?
“Beh…di pregi e difetti ce ne sono tanti ehehe! Come pregio ti direi la grande energia e positività che riesce ad emanare, come difetto direi che a volta Luca è un po’ troppo pesante nell’impostare la sua persona. Sì, a volte è un pochino egocentrico. Ecco, Luca è un simpatico ‘egocentrista’ eheheh!”
AVETE MAI LITIGATO PESANTEMENTE PER DIFFERENZA DI VEDUTE?
“Più che altro agli inizi! Ai tempi succedevano alcune storiacce, ma erano dovute ad altri problemi personali, allo stress causato dai manager che per un tal giorno volevano tot pezzi pronti, eccetera eccetera. Il fatto più estremo accadde un giorno in cui ci siamo praticamente messi le mani addosso e abbiamo danneggiato il vetro di una porta a forza di spingerci.”
CAVOLI, DUE MONTAGNE DI MUSCOLI COME VOI CHE SI MENANO DEV’ESSERE QUALCOSA DI MOLTO DOLOROSO…
“Eheheh allora eravamo giovani e molto più sottili (ride di gusto, ndJR)!”
COME VEDI LA SCENA ITALIANA? MOLTI DICONO CHE SIA IN FERMENTO, MENTRE PERSONAGGI ILLUSTRI COME OLAF THORSEN DICONO CHE NULLA SI MUOVE…
“Ahahah, questo è tipico di Olaf! Lui ha ragione in parte, la situazione in Italia si è schiarita molto rispetto al temporale di cinque anni fa. Ci sono più possibilità per le bands e le tecnologie sono meno costose, per cui praticamente chiunque si può registrare un buon cd. Per quanto riguarda inventiva e credibilità, probabilmente quello che dice Olaf risponde al vero: le bands italiane soffrono ancora del fatto di vedere l’estero come qualcosa di inarrivabile. Se io e Luca dieci anni fa avessimo ragionato così, oggi saremmo ancora a incidere dei demo, noi abbiamo voluto compararci subito alle grandi bands, anche se questo può sembrare ridicolo. Ci siamo rapportati a bands come Blind Guardian, Malmsteen e Manowar, e abbiamo voluto a tutti i costi arrivare a quel livello!”
VOI SIETE CREDO I PIU’ AMATI E I PIU’ ODIATI IN ITALIA…SPESSO SI SENTE GENTE SPARARE A ZERO SU DI VOI…
“Queste cose non succedono solo in Italia, ma ultimamente anche all’estero accade che qualche grossa band, di cui ancora una volta non faccio nome, spari a zero su di noi. Pensa che io questa gente non l’ho mai vista e non ci ho mai mangiato insieme un piatto di spaghetti…quello che mi fa incazzare è che queste sparate, non costruttive ma solamente offensive, non vengono da amici, ma da perfetti sconosciuti.”