Era il 2013 quando, dopo poco più di due anni dalla separazione dal chitarrista, compositore e cofondatore Luca Turilli, i Rhapsody Of Fire, a quel punto capitanati dal solo Alex Staropoli, pubblicavano “Dark Wings Of Steel”. Fu il primo lavoro del nuovo corso di una delle principali band italiane e di tutta la scena power. Forse la nuova formazione con Roberto De Micheli, chiamato a sostituire Turilli, non era ancora ben rodata o forse una passeggera mancanza di ispirazione si tradussero in un disco a nostro avviso non all’altezza delle aspettative. Oggi, dopo altri anni passati tra tour, composizione, registrazioni e un cambio di line-up con l’ingresso del bassista Alessandro Sala, i Rhapsody of Fire sono finalmente tornati a buoni livelli con “Into The Legend”. Un disco che contiene un discreto numero di brani ben riusciti e rappresenta dunque la vera ripartenza per un gruppo di nuovo in grado di imporsi sulla scena internazionale. Il merito di tutto questo va in buona parte al leader Alex Staropoli, con il quale abbiamo avuto il piacere di parlare del nuovo “Into The Legend” e degli attuali Rhapsody Of Fire.
BENE ALEX, COME PRIMA COSA VORREI CHE CI PARLASSI DI COME E’ STATO COMPOSTO IL NUOVO ALBUM “INTO THE LEGEND”.
“Abbiamo iniziato a lavorare alle prime idee praticamente due anni fa. Per alcuni brani ho collaborato ancora una volta con mio fratello Manuel e invece per le chitarre ho chiesto a Roby di inviarmi i riff e le varie parti. A quel punto ho messo assieme tutte le idee e ho iniziato a lavorarci sopra, per creare una serie di nuovi brani che suonassero più epici e cinematografici che mai. E’ stato un processo lavorativo emozionante, un percorso stimolante e creativo nel quale non ho sentito fatica. Fino all’ultimo giorno del mix ho avuto idee”.
RISPETTO AI VECCHI RHAPSODY, QUANDO ANCORA COMPONEVATE IN DUE, TU E LUCA TURILLI, COME E’ CAMBIATO IL SONGWRITING? RICORDO CHE ALL’EPOCA VI TROVAVATE E COMPONEVATE TUTTO A TAVOLINO…
“Prima era tutto legato alla saga su cui era basato il concept. Per questo ci trovavamo e componevamo in base a quello. Da ‘Dark Wings Of Steel’ non è che il mio modo di comporre sia cambiato moltissimo, nel senso che scrivo sempre con l’idea di dare un’immagine visiva all’ascoltatore, ma non avendo però una storyboard da seguire ho avuto più libertà e scrivere musica è stato più facile”.
HO NOTATO CHE SU “INTO THE LEGEND” NON AVETE MESSO PARTI IN GROWL E QUESTA VOLTA MANCA IL BRANO TOTALMENTE IN ITALIANO. COME MAI QUESTE SCELTE?
“Ho deciso di non includere il brano in italiano sull’album in edizione standard ma sull’edizione digipack c’è il pezzo ‘Shining Star’ cantato in spagnolo (‘Volar Sin Dolor’) e sull’edizione giapponese sempre quel pezzo ma in italiano (‘Speranze e Amor’)”.
NON PUBBLICHERETE LA VERSIONE IN ITALIANO IN QUALCHE ALTRO MODO, COME AD ESEMPIO UN LYRIC VIDEO?
“Può darsi! Considera che abbiamo appena completato booklet e tutto, quindi potremmo anche decidere di farlo. E’ anche possibile che si decida di proporre la versione italiana quando suoneremo in Italia”.
LE PARTI DI FLAUTO CHE POSSIAMO SENTIRE SULL’ALBUM SONO STATE INVECE SUONATE DA TUO FRATELLO MANUEL?
“Sì, come su tutti gli album. Ho affidato a lui la responsabilità di trovare dei bravi musicisti per creare un cosiddetto ‘Baroque Celtic Ensemble’ e finalmente abbiamo potuto contare su un sound puro, creato da strumenti veri e originali. E’ quello che avevo in mente da parecchio tempo. Sul disco ci sono anche una uillean pipe e un cromorno e il sound che creano questi strumenti è molto particolare”.
DAL VIVO RIPRODURRAI TU IL TUTTO CON LA TASTIERA O POTRETE CONTARE SULLA PRESENZA DI QUALCHE OSPITE PER QUESTE PARTI DI STRUMENTI TRADIZIONALI?
“Per le cose importanti come cori e orchestra abbiamo sempre delle basi, poi a seconda delle occasioni e degli impegni, sarebbe bello portare anche il Baroque Ensemble dal vivo. Certe cose quindi le faccio io, certe sono basi e altre può farle mio fratello magari assieme a qualche ospite”.
PER QUANTO RIGUARDA LE DATE DAL VIVO, AVETE IN PROGRAMMA QUALCOSA QUI IN ITALIA?
“Abbiamo già fissato la crociera americana 70.000 Tons Of Metal a Febbraio con partenza da Miami, poi una data a Città Del Messico e altre date in Giappone a Marzo. Stiamo lavorando al tour europeo ora e lo annunceremo successivamente”.
PRIMA HAI DETTO CHE DA “DARK WINGS OF STEEL” NON VI BASATE PIU’ SU UNA SAGA. COSA TRATTANO QUINDI I NUOVI TESTI?
“Da ‘Dark Wings Of Steel’ in poi ho affidato a Fabio (Lione, voce, ndr) il compito di scrivere i testi e credo abbiamo guadagnato parecchio sia in quanto ad accessibilità che come cantato. Fabio è migliorato tantissimo infatti, in quanto può scriversi le parole e adattarle ai vari passaggi del cantato. Per me è importante che la musica dia emozioni e immagini. Anche i testi, pur essendo fantasy, devono dare una certa immagine. Non siamo più in presenza di una saga ma c’è sempre un filo conduttore classico e fantasy che lega il tutto”.
HO NOTATO CHE LA COPERTINA, PUR ESSENDO SEMPRE FANTASY COME IDEA, HA UN TAGLIO PIU’ MODERNO…
“La cosa è voluta. Io stesso ho lavorato con il grafico Felipe Machado Franco, dandogli le mie idee. Anche se lui è colombiano e quindi con orari differenti non è stato semplicissimo comunicare, il risultato è ottimo. L’idea in realtà è partita da Ale Holzwarth (batteria, ndr), il quale aveva proposto di fare qualcosa di futuristico con metallo che scintilla e cose del genere (era appena uscito ‘Terminator Genesys’). Quando mi sono arrivate le prime bozze dal grafico, ho capito che mancava qualcosa e mi sono messo io stesso a fare il grafico… una cosa mai fatta prima in vita mia. Ho aggiunto un po di elementi come neve e scintille e ho dato un po’ di dinamicità al tutto: il risultato mi ha convinto e sono contento di come è uscito il tutto. Curare non solo le musiche ma anche l’aspetto grafico devo dire che mi ha dato una grossa soddisfazione”.
DEL MIXAGGIO E DEL MASTERING INVECE SI É OCCUPATO MAOR APPELBAUM, NOTO PER AVER LAVORATO CON ARTISTI DEL CALIBRO DI FAITH NO MORE, HALFORD, YES O DOKKEN. COME VI SIETE TROVATI A LAVORARE CON LUI?
“Ho seguito il processo di persona. Ha lavorato al disco per piú di una settimana, cosa che non fa mai. Questo album peró aveva bisogno di un lavoro particolare per rispettare le dinamiche e altri aspetti di quel tipo. É stato veramente gentile e mi ha spiegato parecchie cose anche a livello tecnico. Ha fatto un ottimo lavoro e si sente nel risultato finale”.
É PASSATO DIVERSO TEMPO DA CHE TU E LUCA VI SIETE SEPARATI E AVETE DECISO DI PORTARE AVANTI OGNUNO LA PROPRIA INCARNAZIONE DEI RHAPSODY. VUOI TIRARE UN BILANCIO ORA DOPO LA DIVISIONE?
“Diciamo che non credo sia calata. Luca aveva giá i suoi album solisti, quindi aveva giá dimostrato di avere valore come compositore anche da solo e aveva alcuni ex Rhapsody con lui. Inoltre rimaneva con la stessa etichetta, la Nuclear Blast. Insomma aveva una propria realtá ben costruita. Io ho tenuto il nome Rhapsody Of Fire e con me sono rimasti Fabio e Alex, poi ora, da quattro anni, si é aggiunto Roby. Abbiamo due realtá diverse, entrambe con molta voglia di fare. Per quanto riguarda noi, ora siamo una band pronta e preparata sia in sede live che in studio. Dal vivo abbiamo una sicurezza ora che non avevamo mai avuto prima. Questa formazione può salire su un palco anche senza aver fatto prove”.
ESCLUDI IN FUTURO EVENTUALI NUOVE COLLABORAZIONI CON LUCA?
“Lo escludo, perché ci siamo separati. Sarebbe stupido creare ancora confusione… forse c’é ancora qualcuno che confonde le due band e mi sembra assurdo. Difatti, sebbene ci sia il nome Rhapsody in entrambi i nomi dei due gruppi, siamo due realtá ben distinte, con due cantanti differenti, due approcci di scrittura totalmente differenti e che dal vivo suoniamo anche materiale proprio differente. Siamo due band diverse e l’unica cosa che ci accomuna é che suoniamo metal. Una collaborazione tra me e Luca quindi non avrebbe senso, anche se non ci odiamo, anzi, siamo amici”.
VI SCAMBIATE GLI ALBUM OGNI VOLTA CHE UNA DELLE DUE BAND NE FA UNO?
“Sí, sí certo, quello sí! A Natale ci scambiamo i dischi… (risate, ndr) No, scherzi a parte ce li scambiamo. Ogni volta, perché siamo fieri di quello che facciamo. Il suo ultimo non me l’ha ancora mandato…”
NON TI CHIEDERÓ COSA NE PENSI DEI SUOI LAVORI, TANTO SO GIÁ CHE NON MI RISPONDERESTI…
“No, dai…” (risate, ndr)
COME MAI INVECE VI SIETE SEPARATI DAL BASSISTA OLIVER HOLZWARTH?
“Mi é dispiaciuto, perché era bello avere due fratelli alla sezione ritmica. Inoltre lui suonava con i Blind Guardian, una band grossa, ed era fratello di Alex, quindi si andava sul sicuro. Assieme avevano un tiro fantastico. Poi le cose a livello personale peró sono cambiate e ci sono stati dei momenti insopportabili. Alla fine ha sbottato e ha detto ‘me ne vado’. Avevo giá intenzione di sostituirlo ma l’ho lasciato comunque fare e lui se n’é andato da solo. Ha anche chiesto scusa successivamente e voleva stringere di nuovo i rapporti ma per me nulla da fare. Ora siamo contenti di Sala, il nuovo bassista. É un ragazzo tranquillo, ci capiamo meglio ed é amico di Roby da una vita, quindi si é formato questo nucleo molto piú stretto”.
DA QUALCHE ANNO DAL VIVO AVETE SOLO UNA CHITARRA…
“Dal punto di vista del sound avere due chitarre é bello ma cosí siamo noi cinque e basta sul palco e io lo preferisco. Inoltre Roby fa tutti i suoi giochi da chitarrista e non fa per nulla mancare la seconda chitarra. Mi sono anche consultato col nostro fonico, per rassicurarmi che a livello sonoro e tecnico non ci fosse qualche mancanza. Ho quindi mantenuto la formazione a cinque che é anche piú facile da gestire”.
VOI COME RHAPSODY, SOPRATTUTTO NELLA PRIMA PARTE, CON I PRIMI TRE ALBUM, AVETE ISPIRATO UN SACCO DI GIOVANI BAND SYMPHONIC POWER METAL. NE HAI SENTITA QUALCUNA CHE TI HA COLPITO?
“No, in realtá no. Non conosco perché non seguo, dico la veritá. Da ‘Dark Wings Of Steel’ in poi non ho ascoltato praticamente nulla di metal, forse solo un paio di cose ma solo per curiositá. Ho voluto proprio rimanere isolato da qualsiasi cosa di questo tipo. Ho sentito altro come musica classica e colonne sonore ma nulla di metal. Mi ero promesso di ascoltare un po’ di cose uscite nell’ultimo anno ma non ci sono mai riuscito”.
OLTRE A FARE MUSICA SE NON SBAGLIO SEI ANCHE ATTIVO NELL’AMBITO DEL FITNESS.
“Sí ma non a livello professionale. L’idea di farlo come seconda attivitá c’era ma poi non é mai partita per mancanza di tempo, quindi se scendo in palestra, é perché devo allenarmi io. Inoltre viaggio molto, quindi mi é impossibile. Peccato, perché mi é sempre piaciuto avere a che fare col fitness, l’allenamento e la fisioterapia. Mi piace aiutare le persone quando vedo che fanno movimenti sbagliati in allenamento e rischiano di farsi male”.