I Rhapsody Of Fire sono tornati in pista solamente un paio di settimane fa con “Glory For Salvation”, disco che ha confermato lo stato di forma che sta attraversando il gruppo giuliano, da sempre maestro indiscusso del power metal sinfonico. Merito di una formazione sempre più coesa spinta dal talento dei propri interpreti, tra i quali spicca ovviamente il cantante Giacomo Voli, e dall’ispirazione compositiva del tastierista e mastermind Alex Staropoli. Abbiamo raggiunto proprio quest’ultimo per trattare alcuni temi che riguardano lui e la band, partendo dal momento storico che stiamo vivendo fino ad analizzare, ovviamente, questa ultima fatica discografica che segue il ritorno alle origini iniziato col precedente “The Eighth Mountain” con brani possenti, vivaci e ricchi di orchestrazioni. Una pubblicazione che potrà rilanciare nuovamente il nome della band italiana a livello internazionale già a partire dai prossimi mesi con il lungo tour che toccherà anche il nostro paese.
ALEX, CI RITROVIAMO DOPO UN PAIO D’ANNI DURANTE I QUALI E’ SUCCESSO DAVVERO DI TUTTO. PARTIREI PARLANDO DEL VOSTRO ALBUM PRECEDENTE; “THE EIGHTH MOUNTAIN” IL QUALE HA SEGNATO UN RITORNO IN GRAN STILE PER LA TUA BAND, RITROVANDO UN’ISPIRAZIONE CHE NEI DISCHI PRECEDENTI, DOPO LA SEPARAZIONE CON LUCA TURILLI, NON AVEVAMO PIÙ TROVATO. QUANTO HA CONTATO L’INGRESSO DEL VOSTRO NUOVO CANTANTE GIACOMO VOLI E QUANTO E’ INVECE MERITO TUO E DI UNA RITROVATA SERENITA’ DURANTE LA STESURA DEI BRANI? QUESTE DUE COSE SONO CORRELATE?
– Personalmente trovo che sia “Dark Wings Of Steel” che “Into The Legend” siano due dischi molto validi. Forse il primo inaspettato a livello compositivo e sonoro ed il secondo, musicalmente, estremamente ricco e soprattutto molto epico. Il fatto che non fosse legato necessariamente ad una storia vera e propria o ad una saga potrebbe averlo reso meno avvincente per chi cerca anche quell’aspetto. Da “The Eighth Mountan” in poi invece abbiamo voluto lavorare sia sull’aspetto musicale che su un concept. Il cambio avvenuto con l’ingresso di Giacomo Voli ha portato un cambiamento molto positivo, una ventata di aria fresca, potremmo quasi definirla una bora di Trieste (Risate, ndr)! Un vento di quelli che spazza via le nuvole rendendo il cielo nitido e l’aria più fresca!
IN SEGUITO ALLA PUBBLICAZIONE DI “EIGHTH MOUNTAIN” VI SIETE IMBARCATI IN LUNGHI TOUR, RIUSCENDO A SUONARE MOLTE DATE DAL VIVO. LA PANDEMIA DOVUTA AL COVID-19 E TUTTE LE LIMITAZIONI CHE NE SONO DERIVATE HANNO INFLUITO SUI VOSTRI PIANI? E QUANTO HA INCISO NELLA REALIZZAZIONE DEL NUOVO “GLORY FOR SALVATION”?
– Fortunatamente la pandemia non ha avuto nessun impatto sul processo compositivo, che tra l’altro era già iniziato nel 2019. Avevo già programmato che dopo il tour del 2020 mi sarei dedicato al completamento del lavoro sul nuovo disco. Vivendo in Inghilterra ho potuto sempre uscire, andare a correre, stare all’aria aperta e fare pesi quasi normalmente, e quindi mantenere un certo equilibrio fisico e mentale. In molti si sono lasciati opprimere dalle chiusure e dal fatto di essere stati costretti a non poter uscire di casa: avere l’occasione di dedicare tempo a se stessi, in lockdown a me ha dato moltissimi spunti su cui lavorare, non solo sulla musica ma anche a livello personale. Bisogna trarre il meglio da qualsiasi situazione. Trovo incomprensibile che molti artisti si siano sentiti bloccati a livello creativo, per me è stato l’opposto, ho lavorato tanto e con tante idee ed entusiasmo.
A MIO PARERE “GLORY FOR SALVATION” SEGUE LA STRADA TRACCIATA DAL SUO PREDECESSORE RIPERCORRENDO LE SONORITA’ PIU’ CLASSICHE DEI RHAPSODY CON CORI DAL FORTE IMPATTO, ORCHESTRAZIONI IMPONENTI ED ATMOSFERE ARIOSE, MA TROVIAMO ALCUNI BRANI PIU’ RAGIONATI E QUALCHE NUOVO SPUNTO. QUALI SONO A TUO PARERE LE DIFFERENZE PRINCIPALI RISPETTO AL SUO PREDECESSORE?
– Lascio ai fan il lavoro di analizzare le differenze tra i vari nostri dischi: lo trovo più sensato, se me lo permetti. Posso dirti che con una line-up come questa, con le capacità stilistiche e tecniche di ognuno, comporre è un piacere immenso. Ho tantissime idee e tanto entusiasmo che mi spingono ad essere creativo come non lo sono mai stato prima. Spesso creo delle idee ed analizzo delle parti musicali, transizioni, cambi di tonalità a livello mentale, cosa che fino ad alcuni anni fa era per me impensabile, in quanto ho sempre preferito avere dei tasti sotto mano per tali scopi. Alle volte sono in giardino che faccio qualche lavoretto e le idee arrivano e mi diverto a metterle assieme mentalmente. Poi ovviamente preferisco fissarle sullo strumento, non si sa mai!
NEL RECENTE PASSATO FABIO LIONE E’ STATO PARTE INTEGRANTE DURANTE LA FASE DI COMPOSIZIONE. COME SONO CAMBIATI GLI EQUILIBRI ALL’INTERNO DEI RHAPSODY OF FIRE DURANTE LA CREAZIONE DEI BRANI, CHE SONO TUTTI FIRMATI DA TE? CREDI CHE IN FUTURO GIACOMO E GLI ALTRI MEMBRI DELLA BAND POSSANO ESSERE MAGGIORMENTE COINVOLTI IN FASE DI SCRITTURA?
– Permettimi di chiarire alcune cose importanti. Da “Legendary Tales” a “From Chaos To Eternity”, l’accoppiata Turilli-Staropoli ha composto praticamente ogni nota di ogni singolo strumento della band e dei vari ospiti, melodie vocali e testi compresi. Fabio non è mai stato, per nostra scelta lavorativa, parte integrante della composizione. Nessun cantante lo sarebbe mai stato. Era semplicemente il nostro modus operandi, tutto qui. Turilli ed io siamo sempre stati onesti e sinceri con tutti sull’argomento, abbiamo sempre apertamente dichiarato di essere estremamente possessivi e territoriali riguardo le nostre idee e sul nostro approccio compositivo. Avevamo già una certa difficoltà nel condividere questi ruoli lavorativi tra noi due, figuriamoci assieme ad una terza persona, chicchessia. E’ comunque evidente che Fabio ha sempre rappresentato un ruolo importante nella band, su questo non ci piove. Giustamente c’è da precisare che Fabio ha scritto il brano “Il Canto Del Vento” e nei due dischi successivi allo split con Turilli, in “Dark Wings Of Steel” ed “Into The Legend” si è occupato della scrittura di tutti i testi. Durante le fasi di registrazione delle voci, in tutte le produzioni, Fabio ha proposto ogni tanto qualche idea e melodia e ritengo che ciò sia piuttosto normale quando ci si trova in studio. Trovo normale che si vadano a modificare alcune note, alcuni ritmi vocali qua e là, soprattutto quando le parole del testo devono avere il giusto suono e la corretta metrica. Per alcuni brani abbiamo anche lasciato certi passaggi esenti da linee vocali per creare volutamente qualcosa di improvvisato assieme a lui in studio. Registrare in due settimane, cantando melodie vocali e testi scritti da altre persone è un compito non facile per qualsiasi cantante, soprattutto considerando la velocità dei nostri brani ed il nostro modo di scrivere complesso e molto ispirato alla musica classica. Ho sempre rispettato e celebrato positivamente il lavoro che Fabio ha svolto in tutte le nostre produzioni, risultando sempre spontaneo e musicalmente perfettamente integrato. Per entrambi gli ultimi due dischi cantati da Fabio (“Dark Wings Of Steel” ed “Into The Legend”) gli proposi di scrivere dei pezzi o di proporre delle idee per dei brani che poi avremmo sviluppato assieme e diviso equamente a livello economico ovviamente, ma sfortunatamente, con mia grande sorpresa e disappunto non mi propose mai nulla. Peccato perchè all’epoca ero davvero molto curioso di sentire qualche suo spunto musicale creato apposta per la band e volevo renderlo ancora più partecipe. Fabio ha una gran voce, un bel timbro e gli ho sempre augurato il meglio, nonostante tutto.
Fatto questo dovuto chiarimento, sono responsabile dei Rhapsody Of Fire ormai da un decennio e mi occupo praticamente di tutti gli aspetti legati al gruppo. Comporre, arrangiare, produrre e registrare. Il bravissimo e talentuoso Giacomo Voli ha scritto tutti i testi, con grande entusiasmo e capacità, sviluppando la storia che Roby De Micheli (chitarrista della band, ndr) ha creato. Anche la stesura dei brani è diventato un processo entusiasmante e ricco di positività ed energia. Oltre che a creare composizioni per conto mio, lavoro molto assieme a Roby. Ascoltiamo e selezioniamo tanti suoi riff e varie parti di chitarra per poi sviluppare tutte le varie idee. Anche la sezione ritmica ha la sua importanza ovviamente. Alessandro Sala e Paolo Marchesich sono due macchine da guerra. In fase di registrazione hanno parecchia liberà di abbellire le loro parti e darci dentro. C’è tantissimo lavoro in una nostra produzione ed il fatto che sia io a registrare in prima persona tutte le voci, i cori ed gli strumenti solisti per esempio, mi rende partecipe e mi permette di stringere un legame diretto con chi sta dietro il microfono, in particolare con Giacomo. Ci divertiamo e ci impegniamo parecchio, entrambi vogliamo dare il massimo, ed è davvero una grande soddisfazione!
Trovo interessante per tutti noi poterci sempre confrontare all’interno della band. A me non interessa avere il controllo tanto per averlo, è principalmente un fattore di responsabilità. Il mio obiettivo è che il risultato finale di ogni disco e di ogni live sia di qualità ed incontri, ed eventualmente superi, le nostre aspettative personali e quelle dei nostri fans.
QUESTO E’ IL PRIMO DISCO ALL’INTERNO DELLA VOSTRA CARRIERA CHE NON CONTIENE UNA VERA E PROPRIA INTRODUZIONE. UN’INASPETTATA SORPRESA VISTO CHE PROBABILMENTE SIETE STATI IN PASSATO LA BAND CHE PIU’ DI TUTTE HA CREATO LA ‘TENDENZA’, ALL’INTERNO DELLA SCENA POWER METAL, DI INSERIRE UN BREVE BRANO PER AUMENTARE IL PATHOS INIZIALE. DA COSA E’ DIPESA QUESTA SCELTA?
– E’ vero. Diciamo che ho creato “Abyss Of Pain” nel disco precedente come intro per questa nuova saga. Non ho sentito la necessità di crearne un’altra. Ho preferito usare il brano “Son Of Vengeance” in apertura in quanto ha una partenza molto orchestrale, simile ad una breve intro ed è pure un midtempo solido, epico ed avvincente, ideale come primo titolo.
A MIO PARERE LA CANZONE CARDINE DI TUTTO IL LAVORO E’ LA LUNGA SUITE, CHE RISPONDE AL NOME DI “ABYSS OF PAIN II”. UN BRANO EPICO, INTENSO E COMPLESSO MA CHE SCORRE VIA CON PIACERE TRA PASSAGGI ORCHESTRALI, CAMBI DI ATMOSFERE E CORI RICCHI DI INTENSITA’. COSA CI PUOI RACCONTARE DI QUESTA COMPOSIZIONE?
– Un brano lungo e complesso come una suite necessita di un lavoro diverso in fase di composizione e nel mio caso si protrae nel tempo e si sviluppa man mano, giorno dopo giorno. Non prendo la decisione a priori di creare un brano più lungo, di solito è il brano stesso che ‘chiama’ un maggiore sviluppo. In questo caso ho voluto valorizzare parti strumentali e cinematografiche usando strumenti solisti di ogni tipo: ad arco, a fiato, tutti aspetti che rendono le varie parti vive e vibranti. Ho creato anche varie parti corali polifoniche. Insomma mi sono divertito a dipingere svariate atmosfere per coinvolgere l’ascoltatore al massimo.
AVETE RAGGIUNTO NEGLI ANNI UNO STATUS COME BAND CHE GENERA OGNI VOLTA MOLTE ASPETTATIVE DA PARTE DEI FAN. QUANDO TI APPROCCI ALLA STESURA DEI BRANI, SENTI LA PRESSIONE DI DOVER SEMPRE TENERE ALTO IL NOME DEI RHAPSODY OF FIRE E DI NON DELUDERE I TANTI ASCOLTATORI CHE VI SEGUONO?
– Aprire un nuovo capitolo, affrontare nuove composizioni ed una nuova produzione sono il mio lavoro e quello che amo fare nella vita. Ho tantissime idee da sviluppare. Il mio atteggiamento è quello di chi sta per partire per una nuova avventura o esplorazione, quindi inizio il percorso sempre con entusiasmo e idee.
CREDI CHE IN FUTURO POTRANNO ESSERCI DEGLI ELEMENTI SONORI DA SVILUPPARE SUI QUALI POTRESTE LAVORARE PER INSERIRE NUOVE SFACCETTATURE ALL’INTERNO DEL VOSTRO SOUND – COME POTREBBE ESSERE LA PRESENZA DI UNA VOCE FEMMINILE ED UN RITORNO ALLE SONORITA’ FOLK CHE IN PASSATO AVEVATE ABBRACCIATO IN QUALCHE BRANO COME “VILLAGE OF DWARVES”?
– La musica che creiamo, il genere musicale che esploriamo è davvero ricco e ricche sono le scelte e le possibilità sonore. Sicuramente in futuro ci saranno nuove idee da sviluppare e nuovi elementi musicali. Le influenze folk e celtiche sono sicuramente tra queste.
CHE MI DICI DEI SOCIAL NETWORK, CHE ORMAI ACCOMPAGNANO QUOTIDIANAMENTE LE NOSTRE VITE? CHE RAPPORTO HAI CON ESSI? E, PER QUANTO RIGUARDA LA TUA BAND, SEI CUORIOSO DI LEGGERE I VARI COMMENTI CHE RICEVETE, SAPENDO CHE ESISTONO ANCHE TANTI HATER CHE SI SENTONO LIBERI DI COMMENTARE INDISTURBATI? QUANTO PESO DAI A CIO’ CHE LEGGI NEL WEB?
– I social sono importanti e sono un mezzo per far sentire la propria voce e la propria musica. Ogni tanto leggo qualche commento e rispondo a qualche fan, lo faccio volentieri ma non cosi spesso come vorrei. Ormai si può commentare e scrivere qualsiasi cosa su chiunque, preferisco scrivere musica che stare in rete in costante analisi, allenarmi o stare immerso nella natura. Ognuno ha un suo parere e ci sono milioni di pareri diversi, va bene così.
IL VOSTRO PROSSIMO TOUR DA HEADLINER PARTE DA GENNAIO E SI SVILUPPA PER MOLTE DATE, CONCENTRANDOSI MOLTO IN SPAGNA E FRANCIA, DUE PAESI CHE DA SEMPRE VI SEGUONO CON AFFETTO. SI CONCLUDERA’ CON DUE APPUNTAMENTI IN ITALIA, A SAN DONA’ DI PIAVE E MILANO. COME VIENE SCHEDULATO UN TOUR DEL GENERE E COSA DOBBIAMO ATTENDERCI VISTA LA GRANDE VOGLIA DI MUSICA DAL VIVO CHE CI SARA’ DOPO QUESTO LUNGO STOP?
– Ha tutto in mano Nine Lives Entertainment. Chiara Pellegrini, la nostra booking agent e tour manager ci segue da parecchi anni e si dedica con passione sia a noi che ad altre band dell’agenzia. Lei sa che desideriamo suonare ovunque e si dà da fare affinchè ciò si realizzi. Abbiamo trenta date e non vediamo l’ora di iniziare! Man mano che passano gli anni abbiamo sempre più brani che possiamo suonare dal vivo, sicuramente proporremo alcuni pezzi nuovi. Vi avverto, la scaletta sarà incredibile!
SIETE ARRIVATI AL TRAGUARDO DI TREDICI ALBUM IN STUDIO NELLA VOSTRA CARRIERA. DANDO UNO SGUARDO AL PASSATO E FINO AI NOSTRI GIORNI, QUALI SONO I BRANI DI CUI VAI MAGGIORMENTE FIERO DAL PUNTO DELLA RIUSCITA SONORA E DEL LATO PIU’ PRETTAMENTE COMPOSITIVO?
– Sicuramente tutto quello che ha ruotato attorno a Christopher Lee e ai vari narratori, le parti cinematografiche, ambientali e di sound design; è stato meraviglioso. Eravamo davvero presi, erano gli anni della trilogia de “Il Signore Degli Anelli”, c’era davvero una bella energia nella musica. Riguardo al songwriting mi viene spontaneo dire che gli ultimi dischi sono ricchi e pieni di brani a cui sono particolarmente legato, non solo a livello compositivo ma anche a livello di produzione. Bisogna dire anche che un buon mix gioca un ruolo decisamente importante e Sebastian ‘Seeb’ Levermann (produttore che segue la band da alcuni anni, ndr) per “Glory For Salvation” ha fatto un lavoro pazzesco donando ai brani potenza, qualità, chiarezza e definizione. Aveva già alzato l’asticella con il mix di “The Eighth Mountain” ma con il nuovo disco si è davvero superato!