…e dal letame nascono i fiori. C’è anche un po’ di De Andrè, almeno nel titolo, in “The Seed And The Sewage”, efficace come back per una delle band più americane del Bel Paese, ovvero i Rhyme. Rodati da tour al di là e al di qua dell’oceano, i quattro lombardi entrano a far parte del roster della Bakerteam e compiono un ulteriore salto di qualità rispetto al più che discreto “Fi(r)st”. A raccontarci la genesi del nuovo album e altre curiosità, ecco il bassista Riccardo Canato…
COMINCIAMO CON UN BREVE RIASSUNTO DI QUANTO SUCCESSO NEI DUE ANNI INTERCORSI TRA LA PUBBLICAZIONE DI “FIR(S)T” E L’USCITA DEL NUOVO DISCO, A PARTIRE DALL’AVVICENDAMENTO DIETRO AL DRUMKIT…
“Alla batteria siede ormai da un anno il nostro Vinny Brando. Era l’elemento mancante. Dopo Steve dei Planethard, che si è prestato alle registrazioni del debut “FI(R)ST”, e Guido Montanarini di DeCrew e Goran D. Sanchez, abbiamo finalmente trovato il quarto perfetto. Con lui alla batteria abbiamo arrangiato il nuovo disco. Nel mezzo: sessanta date in Italia, il Rocklahoma negli States, un mini tour in Russia, Ucraina, Polonia con i Papa Roach, il comeback a Varsavia coi Misfits ed il recentissimo tour russo da headliner”.
CHE SIGNIFICATO SI CELA DIETRO UN TITOLO COME “THE SEED AND THE SEWAGE”? QUALCOSA A CHE VEDERE CON IL FATTO CHE ANCHE DAL LETAME I SEMI POSSONO GERMOGLIARE?
“Decisamente sì. Volevamo un titolo con una congiunzione, per giocare sui contrasti di senso. Ci siamo accorti della similitudine con il fiore di loto nella cultura orientale grazie al nostro grafico. Io ho tirato fuori queste due parole accostandole per significato, solo poi ci siamo collegati al concept buddista ed alla celebre frase di De Andrè di Via del Campo ‘Dai diamanti non nasce niente, dal letame nascono i fiori‘, che abbiamo inserito nel booklet. Il senso è che anche in un periodo maledetto come questo esiste chi tiene duro, chi fa del sangue, del seme, della passione, la propria ragione di vita per andare avanti. Esiste purtroppo anche chi fa solo del male, distrugge, uccide. La metafora è questa”.
NONOSTANTE LA VOSTRA GIOVANE ETA’ DISCOGRAFICA, POTETE GiA’ VANTARE TOUR DI SPALLA A GRANDI NOMI DELLA SCENA ALTERNATIVE, COMPRESO IL ROCKLAHOMA FESTIVAL NEGLI U.S.A…. QUAL E’ IL VOSTRO SEGRETO E QUALE INVECE LA LEZIONE PIU’ GRANDE IMPARATA IN QUESTE OCCASIONI?
“Il nostro segreto è andare a muso duro contro le cose, con un certo menefreghismo. Non ci siamo agitati di fronte ai seimila di Mosca, non ci agiteremmo ad un Rock in Rio. Non è presunzione, ma consapevolezza. Alle volte il nostro atteggiamento può dare fastidio, pazienza; noi le tenteremo tutte per arrivare il più in là possibile, senza guardarci indietro. La lezione più grande imparata è che bisogna sempre e costantemente essere dei professionisti, stare attenti a tutto, parlare con i fan e mantenere i contatti con tutte le persone interessate al progetto. E mettersi sempre in discussione. Leggiamo tutte le recensioni, ascoltiamo tutti i pareri, quando costruttivi e fatti da persone competenti”.
VISTO CHE, A PARTE QUALCHE ECCEZIONE, L’ITALIA NON E’ NOTA DALL’ALTRA PARTE DELL’OCEANO PER LA SUA SCENA ROCK-METAL, CHE REAZIONE AVETE AVUTO DA PARTE DEL PUBBLICO AMERICANO E DEGLI ADDETTI AI LAVORI?
“Ottima, abbiamo esaurito il merchandise! Che è il segno migliore. Abbiamo venduto materiale prima ancora di esibirci, significa che qualcuno è andato a cercarci, che è stata fatta promozione o che avevamo delle belle grafiche! Il fatto di essere italiani ci ha aiutato comunque, strano ma vero”.
IL NUOVO DISCO SEGNA IL PASSAGGIO DALLA BAGANA ALLA BAKERTEAM RECORDS, UN’ETICHETTA ANCORA GIOVANE MA GIA’ MOLTO ATTIVA E CON OTTIME BAND NEL ROSTER: COME SIETE ARRIVATI A LORO E COME VI STATE TROVANDO?
“Come saprete, dietro Bakerteam ci sono i ragazzi di Scarlet Records, persone in cui crediamo moltissimo e che altrettanto credono in noi. Bagana resta la nostra agenzia di booking con cui ci troviamo alla grande e con cui ci troveremo sempre meglio, perchè sta crescendo. Sul fronte discografico ci serviva invece approdare negli USA ed avere una distro mondiale. Il gancio è stato Fabrizio Grossi, la persona che ci ha mixato il debut album. La label era ad L.A. in quel periodo, ha ascoltato un paio di tracce ed eccoci qui”.
DA DOVE NASCE LA SCELTA DI COVERIZZARE “WRONG” DEI DEPECHE MODE, UN BRANO ALL’APPARENZA MOLTO DISTANTE DAL CLASSICO RHYME STYLE?
“La suoniamo praticamente da quando è uscita, nel 2009. Ce ne siamo innamorati subito, musicalmente, come liriche e come videoclip. E’ un gran pezzo, in versione rock diventa assolutamente devastante. Poi non ti nego che ci piace molto fare le cose ‘al contrario’. Per me le cover migliori sono quelle dei Nevermore, ‘The Sound Of Silence’ per intenderci”.
NELL’OTTICA DI PROMUOVERE IL NUOVO DISCO, MEGLIO SHOW DA HEADLINER IN LOCALI PIU’ PICCOLI O SUONARE DI SPALLA A QUALCHE GRUPPO GROSSO PER RAGGIUNGERE UN’AUDIENCE MAGGIORE, ANCHE SE PIU’ DISTRATTA?
“Entrambi. Gli show da headliner ti permettono di suonare più tempo e fornire uno show ‘tranquillo’ senza dover montare e smontare un palco in venti secondi, suonando solo con un line-check (che per me comunque va fin troppo bene) e passando per l’entità meno importante di tutto l’evento! Tuttavia gli show a supporto sono vitali, perchè ti misuri con i grandi e perchè impari a sopravvivere. Alle volte non contare nulla ed essere quasi ‘scomodi’ tira fuori il lato migliore di te. Il seme ed il liquame appunto. Non conosco nessuno nato nella bambagia ed arrivato a grandi livelli. Sudarsela aiuta a godersela”.
CONSIDERATO IL GENERE MOLTO AMERICANO CHE SUONATE, PER AVERE SUCCESSO ANCHE A QUESTE LATITUDINI SERVE PRENDERE PRIMA LA CARTA VERDE (O QUALCHE DISCO D’ORO) NEGLI STATI UNITI, COME I LACUNA COIL INSEGNANO, OPPURE NON C’E’ SPERANZA?
“I Lacuna sono l’esempio a cui mi rifaccio da quando sono nati i Rhyme. Il loro cammino è stato giusto, difficile ma finalmente appagante, perchè ora sono una realtà affermata. So di risultare purtroppo impopolare, in Italia, ma io sono un loro fan. Si stanno gestendo benissimo ed in Cristina Scabbia hanno non solo una cantante e frontman pazzesca, ma anche una intelligentissima comunicatrice del web”.
VISTO IL SUCCESSO DI PROGRAMMI COME X-FACTOR, SE UN DOMANI CI FOSSE SPAZIO ANCHE PER BAND E VI CHIAMASSERO, COSA RISPONDERESTE?
“Dipende dal trattamento, ma dubito. Abbiamo aperto il primo disco con ‘TV Liars’, il nostro ‘vaffanculo’ a programmi simili. Ho avuto modo di conoscere queste realtà da vicino e no, mi spiace, ma non c’è niente di buono. Forse un giorno troveranno il modo di far passare la musica per arte anche in TV e non per semplice intrattenimento. Ho ancora negli occhi Nevruz che violenta ‘Lithium’ sbagliando testo e struttura, prima di schiantarsi al suolo in un maldestro stage diving. Quel momento è il migliore esempio di quanto il rock’n’roll in Italia sia un fallimento. Noi non abbiamo i Letterman, i Jools Holland, ecc.. Quella è vera musica in tv!”.
LA SODDISFAZIONE PIU’ GRANDE CHE VI SIETE TOLTI FINORA E QUELLA CHE INVECE DEVE ANCORA REALIZZARSI?
“Questa è difficile: la mia soddisfazione più grande finora è avere trovato tutti i componenti giusti. Finalmente siamo i Rhyme ed abbiamo appena cominciato ad esserlo. Ogni volta che una nostra canzone o concerto fa stare bene una persona, abbiamo la nostra soddisfazione più grande come band. Quella più grande da realizzarsi , invece, è vivere di questo, essere riconosciuti artisticamente. Il mio tarlo è invece suonare con gli Alice In Chains”.
ARCHIVIATI GLI ECCESSI DEGLI ANNI ’80 E LA DEPRESSIONE DEI ’90, ESSERE UNA ROCKSTAR NEL XXI SECOLO VUOL DIRE…
“La depressione dei ’90 me la tengo stretta perchè è stata l’ultima vera forza creativa nella storia del rock. Essere una rockstar oggi vuol dire abbassare le orecchie e pedalare, dimenticandosi tutto quello che è successo anni fa. I tempi sono cambiati, il rock non è più il genere dominante. Ammettiamolo. Bisogna tenere duro, dare l’anima e superare ogni giorno la domanda ‘ma chi cazzo me lo fa fare?’, andando ai concerti, supportando la propria scena. Senza egoismi”.
SE POTESSI SCEGLIERE UNA CANZONE DEI RHYME COME COLONNA SONORA DI QUALCOSA (FILM, VIDEOGIOCO, LIBRO, FUMETTO…), QUALE SAREBBE LA CANZONE E QUALE IL PRODOTTO?
“‘Blind Dog’, di sottofondo ad un qualsiasi libro di Bukowski”.
POTENDO SCEGLIERE UN OSPITE PER IL NUOVO DISCO, MEGLIO COREY TAYLOR, DAVE GROHL, MYLES KENNEDY O CHRIS CORNELL?
“Dave Grohl, senza ombra di dubbio”.
CURIOSITA’ FINALE: DA DOVE NASCE LA SCELTA DEL VOSTRO MONICKER, ALL’APPARENZA MOLTO ‘RAP’?
“Cercavamo qualcosa che unisse precisione, attenzione e forza. Una rima è ricercata, ma anche indistruttibile. Rhyme è saltato fuori aprendo il dizionario per scrivere un testo. Mi è caduto l’occhio su questa parola e mi è sembrata quella giusta”.
OK, RAGAZZI, E’ TUTTO PER OGGI: GRAZIE PER ESSERE STATI CON NOI E A VOI LE ULTIME BATTUTE PER I SALUTI DI RITO…
“www.rhymeband.com: ci trovate qui e dal vivo il 2 marzo al Circolone di Legnano. Siamo italiani, ma non è colpa nostra nè vostra. Facciamolo diventare un merito per entrambi e diamoci dentro, ok?”.