Ha senso, oggi come oggi, impegnarsi in lodi sperticate per descrivere le qualità di questo musicista? Chitarrista, cantante, compositore a 360 gradi, padroneggia tutti gli stili musicali con una disinvoltura sorprendente, lasciando al recensore di turno il semplice compito di informare gli utenti di cotanta grazia. Dopo gli inzi da shredder sotto l’ala protettrice del talent scout Mike Varney, Richie ha saputo costruirsi una carriera solista di alto profilo, spaziando dal blues alla fusion, ed inaugurando collaborazioni di grido (su tutte quelle con Greg Howe e Stanley Clarke). Ma è la sua militanza nei Poison prima, e successivamente nei Mr. Big a sugellarne la fama. Ora, fresco di un deal con la nostrana Frontiers, presenta il nuovo album “Change”, elegante sintesi di hard rock e pop d’alta scuola.
“CHANGE” E’ DA POCHE SETTIMANE NEI NEGOZI. QUALI SONO STATI I PRIMI RESPONSI DELLA STAMPA E DEI FANS?
“Direi eccellenti. Sono veramente soddisfatto del fatto che “Change” sia piaciuto così tanto. Era mia intenzione registrare un album in grado di mostrare le mie influenze musicali, dal jazz al funky, passando ovviamente per il rock.. Contemporaneamente volevo inserire nel disco dei brani realmente validi, evitando i classici riempitivi”.
DI COSA PARLANO I TESTI DELL’ALBUM?
“Ovviamente ogni singolo brano racchiude in se’ una piccola storia, ogni canzone tratta tematiche differenti, ma è comunque possibile individuare fra di esse un tratto comune, che è quello dell’onestà. Amo il tono colloquiale dei miei testi, il loro parlare di esperienze legate al reale, ed è la stessa cosa che molte persone mi hanno fatto notare, complimentandosi per la profonda sincerità che emerge dalle parole da me usate”.
“CHANGE” CONTIENE UNA RIVISITAZIONE IN CHIAVE ACUSTICA DEL CLASSICO DEI MR BIG “SHINE”. PUOI SPIEGARCI IL MOTIVO DI QUESTA INCLUSIONE?
“Devi sapere che “Shine” è una mia composizione e volevo da molto tempo reinterpretarla usando la mia voce. Questo brano è stato molto importante per il sottoscritto e per i Mr Big, rivelandosi in Giappone un grande successo. Molti fans inoltre continuavano a chiedermi una versione acustica del pezzo, ed eccoli accontentati”.
UNO DEI TUOI ALBUM PIU’ BELLI E’ “THE CALL”, REALIZZATO CON IL SUPERGRUPPO VERTU. CI SONO POSSIBILITA’ DI VEDERTI NUOVAMENTE INCIDERE CON QUESTA BAND?
“Al momento non c’è nulla di definito in tal senso, ma sto comunque discutendo con Lenny White della possibilità di un nuovo cd fusion con Lenny stesso, Stanley Clarke ed il sottoscritto. Credo che non appena ne avremo la possibilità, inizieremo a concentrarci seriamente su questa cosa”.
QUINDI CI SARA’ UN TUO RITORNO ALLA MUSICA STRUMENTALE
“Si, dovrebbe concretizzarsi il prossimo anno nel progetto fusion cui ti accennavo. E’ mia intenzione separare nettamente i miei lavori strumentali dai dischi nei quali uso la mia voce. Un album come “Slow” ha sofferto di questa mia indecisione, mentre l’ultimo “Change” è un equilibrio perfetto di tecnica e composizioni tradizionali”.
SUL VERSANTE MR BIG: ERO CURIOSO DI SAPERE SE TI SEI MAI SENTITO SOTTO PRESSIONE NEL SOSTITUIRE PAUL GILBERT NEL GRUPPO.
“No, assolutamente. Piuttosto ero eccitato e molto felice della situazione, e ne devo dare atto ai miei ex colleghi, che mi accolsero alla grande e mi coinvolsero da subito nel processo compositivo e nella produzione degli album. Non ho mai avuto complessi di inferiorità verso Paul”.
COME HAI VISSUTO LO SCIOGLIMENTO DEI MR BIG, PERALTRO DOPO LA PUBBLICAZIONE DI UN DISCO BELLISSIMO QUALE “ACTUAL SIZE”?
“Penso anch’io che “Actual Size” sia stato un gran disco. Ricordo che lo incidemmo servendoci del mio studio personale e vi lavorai come produttore ed ingegnere del suono. In Giappone il disco vendette bene, ma sfortunatamente in Europa e negli Stati Uniti non è mai stato pubblicato. Sulla fine dei Mr Big posso dirti che è stata una decisione inevitabile. Il rapporto fra di noi, ed in particolare quello fra i componenti storici del gruppo, era molto teso ed erano assenti le condizioni per poter fare ancora musica insieme”.
QUALI BAND SEGUI ATTUALMENTE CON INTERESSE?
“I Red Hot Chili Peppers. Li vidi anni fa dal vivo al Budokan di Tokyo, e mi impressionarono moltissimo, soprattutto per la loro capacità di improvvisare e di tirar fuori numeri inaspettati. In genere odio quei gruppi che ogni sera propongono sempre lo stesso show, senza variazioni di sorta”.
QUANDO POTREMO RIVEDERTI DI NUOVO IN ITALIA?
“L’ultima volta che venni in Italia fu tre anni fa per il tour con Stanley Clarke. Mi piacerebbe molto esibirmi di nuovo lì da voi, anche perchè mia madre è italiana, e sono sicuro che mi accompagnerebbe lei stessa (risate nda)”.
E DELLA TUA ESPERIENZA IN SENO AI POISON COSA PUOI DIRCI?
“Ho dei bellissimi ricordi legati all’incisione di “Native Tongue”. Fu di grande insegnamento per me lavorare con una band multiplatinata, e poi devi considerare due fattori importantissimi: all’epoca avevo appena 21 anni e si trattava del mio primo disco che usciva per una major”.
A TE LA PAROLA PER CONCLUDERE COME MEGLIO CREDI
“Grazie a tutti voi per il supporto datomi e spero di essere presto in tour lì da voi”.