RIOT – Superata la tempesta!

Pubblicato il 06/10/2002 da

La curiosità per una band come i Riot che, da moltisismi anni, calca la scena rock & heavy internazionale è sempre tanta. Figuriamoci all’indomani della nuova release del gruppo capitanato, come al solito, da Mark Reale… “Through The Storm” è un capitolo importante nella storia della band americana e probabilmente segna l’uscita forse definitiva dalla ‘tempesta’ di eventi negativi che ha sempre gravato sui Riot. Un passato difficile, l’ennesimo cambio di line up, ma non solo… Mark Reale ci racconta in modo schietto e genuino molti retroscena della sua carriera. Una persona affabile, simpatica e spontanea, agli antipodi dagli atteggiamenti che contraddistinguono tante rock-star. I Riot sono tornati, più forti di prima, temprati dalla forza della tempesta: preparatevi a questo gradevolissimo tornado sonoro destinato a far riposizionare l’ago della bilancia sul lato del piatto di Reale e soci.
ALLORA MARK, SONO PASSATI TRE ANNI DAL VOSTRO ULTIMO ALBUM. QUESTO SILENZIO E’ DOVUTO ALL’ENNESIMO CAMBIO DI LINE UP O COSA?
“Be’, hai ragione, è passato parecchio tempo, ma abbiamo voluto fare le cose con calma e nel miglior modo possibile. C’è anche da registrare che ora abbiamo un nuovo batterista, Bobby Rondinelli, che ha suonato in passato con Black Sabbath e Blue Oyster Cult; come puoi immaginare si perde sempre del tempo nel cambio di qualche elemento interno alla band”.

QUAL E’ LA DIFFERENZA PRINCIPALE TRA “THROUGH THE STORM” E IL SUO PREDECESSORE?
“Credo che la differenza maggiore tra i due album la si possa trovare nella varietà di stili presenti nel nostro ultimo lavoro. Ad ogni modo, quando dobbiamo scrivere una canzone non pensiamo se questa debba essere fatta in un modo piuttosto che in un altro, ma lasciamo che le note scorrano da sole e, se ci piace il risultato finale, allora teniamo la song così com’è”.

MI SEMBRA CHE IN QUESTA VOSTRA ULTIMA RELEASE CI SIA UN USO MAGGIORE DI BACKING VOCALS, COME MAI QUESTA SCELTA?
“Attualmente io non partecipo alle backing vocals, se ne occupano gli altri ragazzi del gruppo, comunque in questo album c’è un largo uso di cori che appoggiano l’operato di Mike Dimeo”.

LA VOSTRA UNIONE CON LA METAL BLADE DURA DA MOLTI ANNI. QUAL E’ LA COSA CHE APPREZZI MAGGIORMENTE DELLA LABEL TEDESCA?
“Oltre a saper lavorare bene, la cosa più importante che la Metal Blade ci offre, e che per me è importantissima, è l’ottima distribuzione di cui godiamo negli U.S.A.”.

LA TITLETRACK SUONA COME UNA DELLE CANZONI PIU’ CALME DELL’INTERO ALBUM E DIFFERISCE PER CERTI ASPETTI DAL RESTO DEL LAVORO. AVETE CERCATO DI RIPROPORRE LA FORMULA PRESENTE NEL PRECEDENTE “SONS OF SOCIETY” CON UNA CANZONE PIU’ TRANQUILLA RISPETTO ALLE ALTRE? UN TITOLO D’IMPATTO COME “THROUGH THE STORM” MESSO A RAPPRESENTARE UN CANZONE DALLE ATMOSFERE QUIETE… ANCHE QUESTA E’ UNA SCELTA BEN DEFINITA?
“Una canzone di tale genere è il terreno ideale, per Mike, per esprimere al meglio le sue doti di cantante versatile e di dar forma alle sue emozioni nel modo migliore possibile. Per quanto riguarda la scelta di una canzone lenta inserita nell’album, essa ha la funzione di fare da spartiacque; credo che ci possa sempre stare una canzone così perchè diventa una chiave di volta dell’intero album, è un cambiar pagina all’interno dell’album stesso”.

IL TITOLO DELL’ALBUM A COSA SI RIFERISCE ESATTAMENTE? COSA IDENTIFICHI NELLA TEMPESTA?
“La scelta di questo titolo si deve ai vari problemi che abbiamo dovuto affrontare in tutti questi anni: problemi con le case discografiche, Jarzombek che ha lasciato la band, l’11 settembre e tante altre dure situazioni”.

COME NASCE UNA TUA CANZONE? QUAL E’ LO STATO D’ANIMO IDEALE PER COMPORRE MUSICA?
“Eh… allora, di certo devo sentirmi malinconico, le canzoni migliori le ho composte quando mi sentivo realmente malinconico, ma anche quando sono depresso… anche la depressione è uno stato d’animo capace di ispirarmi per scrivere musica, a volte lo faccio anche quando sono contento, altre volte mi ci vuole qualcosa di strano a livello di feeling per creare della buona musica”.

ALLA BASE ALLORA, SECONDO TE, L’IMPORTANTE E’ PROVARE UN FEELING INTENSO INDIPENDENTEMENTE DALLA SUA NATURA?
“Esattamente, sì… credo sia così”.

ALL’INTERNO DELL’ALBUM AVETE INSERITO UNA COVER DEGLI U.F.O. E UNA VERSIONE STRUMENTALE DI “HERE COMES THE SUN” DEI BEATLES. CI SPIEGHI IL PERCHE’ DI QUESTE SCELTE?
“L’idea di fare una cover degli U.F.O. mi venne mentre stavamo registrando l’album in studio. Io sono sempre stato un loro grande fan e in quel periodo stavo ascoltando un loro album live, così ho deciso di fare questa cover: ho scelto qualcosa di diverso per noi, di solito a me piace fare cover di Deep Purple e Rainbow, questa è una sorta di ‘canzone esperimento’. La registrazione di “Here Comes The Sun”, invece, è stata fatta in un secondo momento, siamo dovuti ritornare in studio una seconda volta e ti dirò di più: questa canzone avrebbe dovuto essere presente sul nostro futuro album. Quando appresi la morte di George Harrison ero solo e ho voluto fare un tributo alla sua memoria”.

PUOI RACCONTARMI I PERIODI DIFFICILI PER VOI IN QUESTA LUNGA CARRIERA?
“Nel 1996 esasperato ormai per come si stavano mettendo le cose, iniziai la pratica legale contro la nostra vecchia casa discografica, quella con cui avevamo iniziato. Eravamo in una sorta di gabbia, la casa aveva paura che qualche grossa industria della musica gli soffiasse la nostra band da sotto il naso. In quell’anno feci una scelta: decisi di continuare, ma bisognava fare dei cambiamenti. Dopo tutti quegli anni persi con avvocati e altri problemi, uscimmo finalmente da quella situazione di stallo che per noi stava tramutandosi in un lento declino. Ripreso coraggio e voglia di fare (voglia che tra l’altro non mi è mai mancata completamente) iniziai a registrare alcuni demo”.

VUOI RICORDARE CHI TI FU VICINO IN QUEL PERIODO E QUALE FU LA MOLLA CHE TI PERMISE DI NON MOLLARE IN QUEL MOMENTO DELICATO?
“I fan mi sono sempre stati vicini e li ringrazio vivamente (finalmente qualcuno che si ricorda dei fan! nda)… poi, se devo nominare una persona in particolare, ti dico Tony Moore: mi ricordo che ancora nel ’94 io e lui scrivevamo canzoni assieme, poi egli se ne andò, l’ho rivisto un anno e mezzo fa circa. Ad ogni modo mi fa sempre piacere incontrare nuovamente i ragazzi con cui ho condiviso le esperienze del gruppo”.

INVIDI ALCUNI GRUPPI, COME AD ESEMPIO GLI IRON MAIDEN, IN CUI LE STESSE PERSONE SUONANO INSIEME DA PIU’ DI VENT’ANNI? PERCHE’ LA STESSA COSA NON E’ SUCCESSA AI RIOT?
“Eh… sicuramente li invidio moltissimo (qui Mark assume un tono sconsolato nda), evidentemente loro hanno trovato le persone giuste. Noi iniziammo tutti da giovanissimi ma quando, nel 1998, il gruppo è diventato famoso, i ragazzi della band non hanno fatto le cose giuste. Avevamo un giro di contatti importanti e c’era da firmare dei contratti, fare delle scelte e avevamo tutti molta paura di rimanere in qualche modo fregati; i ragazzi in quella occasione non trovarono il modo giusto di prendere una decisione corretta. Da una parte le clausole del nostro contratto non venivano rispettate, dall’altro lato le case discografiche importanti premevano… la nostra casa ci ‘proteggeva’, cioè ci teneva in silenzio, ci nascondeva perchè non voleva che noi andassimo via. Io all’epoca non avevo la personalità giusta per affrontare una situazione così intricata”.

RIMPIANGI QUALCHE EX MEMBRO DELLA BAND, SIA COME MUSICISTA CHE COME UOMO?
“Come ti ho detto prima, ero molto legato a Tony Moore”.

RONDINELLI E’ IL VOSTRO NUOVO BATTERISTA E NON HA DI CERTO BISOGNO DI PRESENTAZIONI. SECONDO IL MIO MODO DI VEDERE, LUI HA UNO STILE MOLTO PIU’ LINEARE RISPETTO A JARZOMBEK, CHE RIMARCAVA COSTANTEMENTE I PASSAGGI DI CHITARRA CON LA SUA BATTERIA. QUALE PENSI SIA LO STILE DI PERCUSSIONI PIU’ ADATTO AL SONGWRITING DEI RIOT?
“Non ce n’è uno che sia migliore di un altro; io ero abituato a suonare con Jarzombek, Bobby invece, come dici tu, ha un modo di suonare più lineare, ma mi piace lo stile di entrambi. Tutti e due sanno suonare parti molto complicate con il loro strumento, come per esempio le parti dell’album “Thundersteel” (ho iniziato ad ascoltare i Riot da quell’album, eheh! nda). Jarzombek è molto coerente come persona, e in più è un musicista incredibile, Rondinelli invece suona in modo più energico ed è uno che suona per il gruppo”.

C’E’ QUALCHE ARTISTA CON IL QUALE TI PIACEREBBE SUONARE QUALCOSA, MAGARI IN UN PROGETTO PARALLELO?
“Ah, vediamo… con i Beatles… ma ce ne sono davvero tanti: Gary Moore, MSG, David Coverdale e altri che ora non mi vengono in mente”.

BENE MARK, ORA UNA DOMANDA CHE ESULA DAL CONTESTO MUSICALE: I TUOI FILM E LIBRI PREFERITI.
“I libri sono strani… (!?!? nda), leggo solo libri di musica, come ad esempio quello di George Harrison; mi piace molto un libro degli anni ’70 sugli indiani d’America. Mi interessa la storia e trovo interessante viaggiare per vedere siti storici (grande Mark, io sono uno storico! nda)”.

COSA TI PIACE MAGGIORMENTE QUANDO GIRI IL MONDO IN TOUR: CONOSCERE NUOVA GENTE, LA CONTINUA RICERCA DI TE STESSO ATTRAVERSO NUOVE ESPERIENZE, O COSA?
“La cosa che mi piace fare più di tutte è suonare. Quando sono in tour mi piace guardare qualche commedia alla televisione. Mi sento ringiovanito quando vedo posti nuovi, mi piace scoprire luoghi in cui non sono mai stato”.

CI SONO ALCUNE BAND CHE CONTINUANO A SEGUIRE NEGLI ANNI IL PROPRIO TRADEMARK SENZA CAMBIARE STILE, ALTRI GRUPPI INVECE INTERESSATI SEMPRE ALLE NOVITA’ E CAMBIANO COSTANTEMENTE STILE. HAI MAI PENSATO A QUALCHE EVOLUZIONE VERSO NUOVI ORIZZONTI PER I RIOT?
“Evoluzione? In che senso?”.

VOGLIO DIRE, HAI MAI VOLUTO SPERIMENTARE L’INSERIMENTO DI NUOVI ELEMENTI NELLA TUA MUSICA? UN CAMBIAMENTO DI INDIRIZZO INSOMMA, INSERENDO LE TASTIERE IN MODO MASSICCIO AD ESEMPIO.
“Ah… ok, ora è chiaro. I Riot si muovono entro i confini dell’hard rock e dell’heavy metal, per me gli esperimenti sono trendy (eheh grande! nda). L’evoluzione è indispensabile, ma deve avvenire nel medesimo contesto musicale (mitico! concordo pienamente! nda)”.

IL PIU’ BEL COMPLIMENTO RICEVUTO CHE RICORDI E LA CRITICA PIU’ FEROCE…
“Non abbiamo mai ricevuto critiche. L’unico album che è stato criticato, specie per i contenuti musicali della sua seconda parte, è stato “Sons Of Society” (ma va’?! non ci credo, è un capolavoro! nda), e durante le interviste promozionali di quella release mi sono piovute addosso parecchie critiche”.

QUAL E’ IL RUOLO CHE I RIOT HANNO NELLA TUA VITA?
“I Riot SONO la mia vita (ecco quel genere di risposte che uno vorrebbe sempre ricevere! nda), rappresentano una svolta nella mia vita e nella mia carriera”.

BENE MARK, STIAMO PER CONCLUDERE QUESTA PIACEVOLISSIMA CHIACCHIERATA, TI RINGRAZIO PER LA TUA DISPONIBILITA’! HAI UN MESSAGGIO IN PARTICOLARE AI TUOI NUMEROSISSIMI FAN ITALIANI? TI VEDREMO PRESTO SUONARE QUI DA NOI?
“Lo spero proprio! In passato venire nel vostro paese è stata una piacevolissima esperienza, gli italiani sono grandi fan, sono sempre desiderosi di mostrare le loro emozioni (oddio… il solito luogo comune… nda). Spero di incontrarti in tour, non vedo l’ora di venire in Italia. Grazie per l’interivsta! Bye Bye!”.

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