RIOT V – L’armatura della positività

Pubblicato il 30/04/2018 da

Con “Armor Of Light”, uscito proprio la scorsa settimana, i Riot V sono prepotentemente ritornati sulle scene del metal più classico e spedito. Un album fresco, potente, moderno ma che farà comunque la felicità di tutti coloro che, trent’anni or sono, vennero colpiti in pieno volto dai tuoni d’acciaio firmati dal tellurico “Thundersteel”. Un full-length significativo per diversi motivi. E’ ufficialmente il primo realizzato con il nuovo monicker in piena ‘autonomia’ , visto che il precedente “Unleash The Fire” era (giustamente) una sorta di tributo per il mai dimenticato Mark Reale. E’ l’album che segna il definitivo passaggio della band americana sotto l’onnipotente Nuclear Blast la quale, a differenza di alcuni recenti lavori contraddistinti da una produzione ‘anonima’, è riuscita a trattenere l’animo eighties all’interno dei vari brani. Ma, soprattutto, “Armor Of Light” ci presenta un gruppo che si conferma come una delle realtà  più genuine e passionali all’interno del panorama heavy a stelle e strisce; una band che, a causa delle numerose sfortune-sventure avvenute nel corso della sua ultra trentennale carriera, ha ottenuto molto meno di quanto avrebbe meritato. Di questo ed altro abbiamo parlato con un cordialissimo Don Von Stavern, presente nel 1988 in “Thundersteel”, presente oggi in “Armor Of Light”. Buona lettura!

CIAO DONNIE, BENVENUTO SULLE PAGINE DI METALITALIA.COM! INNANZITUTTO COMPLIMENTI PER IL NUOVO ALBUM: “ARMOR OF LIGHT” E’ DAVVERO CONVINCENTE, SOTTO TUTTI I PUNTI DI VISTA. MA ANDIAMO CON ORDINE: COME STA LA BAND?
– La band sta molto bene, grazie. Nonostante tutto, nonostante le vicende che si sono susseguite lungo la nostra storia siamo ancora qui, ben contenti e pronti per far bene, cercando di dare il meglio per i nostri fan che hanno sempre creduto in noi. Il 2018 del resto non poteva iniziare nel migliore dei modi: dopo l’unione avvenuta alla fine dello scorso anno con la Nuclear Blast, a gennaio abbiamo avuto l’onore di entrare a far parte della Heavy Metal History Hall Of Fame ma, soprattutto, abbiamo realizzato un nuovo album per il quale siamo prontissimi a tornare on the road.

ECCO, A PROPOSITO DELL’IMPORTANTE MENZIONE RICEVUTA: QUANDO INIZIASTI A SUONARE IL BASSO, E QUINDI NEI RIOT, AVRESTI MAI PENSATO DI RAGGIUNGERE UN TRAGUARDO, O RICONOSCIMENTO, COSI’ IMPORTANTE?
– Assolutamente no, anche se devo ammettere che tutta la mia storia, la mia carriera è già un traguardo e un riconoscimento ricevuto da questa musica. Sono cresciuto ascoltando gruppi storici come Deep Purple, Black Sabbath e gli stessi Riot. E quando hai poi la fortuna di poter suonare in una delle in una della band che amavi, potendo quindi girare il mondo con quei musicisti che fino a qualche anno prima vedevi solamente in tv o sulle riviste, beh, questo è semplicemente incredibile. Grazie al metal ho potuto conoscere moltissime persone, alcune delle quali sono diventate cari amici, una fra tutte Mark Reale. Una lunga strada quindi, culminata con questo premio che mi rende orgoglioso di poter far parte di un gruppo veramente speciale come i Riot V.

VENIAMO ALL’ALBUM: SE DOVESSI DARE UN TRADEMARK AD “ARMOR OF LIGHT” COME LO DEFINIRESTI?
– Beh, “Armor Of Light” è stato la diretta conseguenza di ciò che avvenuto quattro anni fa. Dopo la morte di Mark, avvenuta nel 2012, l’idea di proseguire era stata fortemente messa in dubbio. Poi però, supportati dallo stesso padre di Mark, Tony Reale, abbiamo deciso di andare avanti realizzando nel 2014 “Unleash The Fire”. Un album tributo, dedicato interamente a Mark, in cui abbiamo cercato di racchiudere nei vari pezzi l’intera storia dei Riot, inserendo anche due album per omaggiare definitivamente il nostro amico. Volevamo inoltre capire se avevamo ancora la forze e la giusta coesione per poter suonare nel tempo. L’album alla fine è piaciuto molto e anche i vari live tenuti in seguito hanno avuto parecchio successo. Da qui l’idea di realizzare un nuovo album, il quinto, per me, insieme ai Riot, o Riot V. Sono molto fiero di quanto realizzato, sperando che lo stesso possa avvenire tra i fan quando lo ascolteranno.

COME SUONA “ARMOR OF LIGHT”?
– In effetti, in concomitanza con il passaggio sotto la nuova etichetta, anche il suono dei Riot V si è differenziato rispetto al passato, diventando molto più aggressivo. E a capo di questo nuovo assetto sonoro c’è Chris Collier, già produttore di band quali Metal Church, Prong e Flotsam And Jetsam. Gli ultimi due album, infatti, prodotti da Bruno Ravel, avevano un suono maggiormente rock; Chris, da parte sua, è stato in grado di creare un qualcosa di molto più aggressivo e potente, che si discosta da quanto realizzato dalla band negli anni precedenti. Un’aggressività che si nota in linea generale in tutta la parte di mixaggio e che si è rivelata in brani molto tirati e rocciosi come l’opener “Victory”,  “Messiah” o la stessa titletrack. Un ottimo lavoro da parte di Chris che ha dato ancor più importanza all’ottima prestazione di ognuno dei componenti della band, in particolar modo di Frank il quale, dietro alla batteria, ha fatto un qualcosa di veramente buono.

UN ALBUM AGGRESSIVO MA SOSTANZIALMENTE VARIO. CITATI I BRANI SPEDITI COME “VICTORY” O LA CONCLUSIVA “RAINING FREE”, “ARMOR OF LIGHT” CONTIENE ANCHE BRANI PIU’ HARD-ROCK COME “SAN ANTONIO” O “BURN THE DAYLIGHT”?
– Già, riprendendo quanto detto poco fa, Chris Collier è stato in grado di combinare pezzi più tirati, scritti dal sottoscritto, nei quali ho voluto riprendere le radici sonore trasmesse in “Thundersteel”, con passaggi più ‘classici’ composti da Mike (Flyntz, l’altro veterano del gruppo, ndr) come appunto “Burn The Daylight” o “Set The World Alight”. Un album ben equilibrato e ottimamente prodotto.

ORA DONNIE, SE DOVESSI SCEGLIERE UN BRANO CHE RAPPRESENTA PIU’ DI ALTRI I RIOT V DI OGGI, QUALE SCEGLIERESTI?
– Ma sicuramente “Heart Of Lion”: un brano molto old-school che richiama la vecchia “Flight Of The Warrior” e in generale i miei primi passi con la band; un pezzo sicuramente molto aggressivo. Direi poi “Victory” e “End Of The Wolrd”. Queste tre credo che siano la giusta rappresentazione dei Riot V del 2018.

TRENTANNI FA ERI PRESENTE IN “THUNDERSTEEL”. OGGI HAI SUONATO NUOVAMENTE IL BASSO IN “ARMOR OF LIGHT”. COSA E’ CAMBIATO IN QUESTI ANNI?
– E’ cambiato praticamente tutto, pur essendo l’heavy metal un genere di musica che, nonostante le dicerie, non è passato mai di moda e in un certo senso, grazie soprattutto ai fan, è sempre stato molto tradizionalista. Detto questo, oggi le cose sono leggermente diverse rispetto a trent’anni fa. Basta pensare ai social media per rendersi conto di come un brano, o addirittura un album, oltre ad essere disponibile a tutti ancor prima dell’uscita fisica del disco, in certi casi può addirittura essere registrato online.

A RIGUARDO, MOLTI FAN DI OGGI RIMPIANGONO QUEI TEMPI DOVE TUTTO ERA PIU’ SEMPLICE MA NELLO STESSO DIRETTO, ACCUSANDO PROPRIO I SOCIAL MEDIA DI AVER RIDOTTO IL TUTTO AD UNA SORTA DI CONSUMISMO MEDIATICO. COSA NE PENSI? 
– Beh, in effetti i social media sono nello stesso tempo la miglior e peggior cosa che potesse nascere in questi ultimi anni, anche in ambito musicale, e quindi nell’heavy metal. Se da una parte infatti, ognuno può avere tra le mani un album, raccogliere più informazioni possibile a riguardo, è anche vero che spesso questo si traduce in un vero e proprio commercio irrefrenabile di free-music che ostacola la vendita di un disco. E se questo fattore può non incidere sui grandi nomi del metal, purtroppo per i giovani gruppi è un pericolo in quanto la scarsa vendita di un album e quindi la poca diffusione dello stesso può aumentare le difficoltà nell’organizzazione di un eventuale tour promozionale.

TORNANDO ALL’ALBUM, COS’E’ ‘L’ARMOR OF LIGHT’ DEL 2018?
– Beh, ‘Armor Of Light’ è un concetto prettamente biblico: è un invito, uno sprono a credere in se stessi, a combattere per un qualcosa di positivo, come ben rappresentato dal Johhny di copertina, rivestito appunto, con tanto di scudo, di un’armatura luminosa. Un messaggio ripreso anche in altri brani dell’album ed in particolar modo dalla stessa “Victory”.

DONNIE, MI HAI RUBATO LA PAROLE DI BOCCA: “ARMOR OF LIGHT” E’ PER DEFINIZIONE UN ALBUM POSITIVO. UNA POSITIVITA’ FONDAMENTALE IN UN PERIODO, IL NOSTRO, CONTRADDISTINTO DA UN MONDO A DIR POCO ‘PAZZO’. COSA NE PENSI?
– Si, da questo punto di vista posso dire che i Riot, insieme a qualche altra band, ha sempre cercato di trasmettere positività anche perché è proprio questo che molte persone cercano nella musica. Viviamo veramente in un mondo pazzo, governato da leader altrettanto pazzi ed allora ecco che la musica diventa uno dei mezzi con i quali una persona può ritrovare un qualcosa di positivo, anche di speranzoso. Ed è ciò che noi vogliamo trasmettere ai nostri fan: nessun messaggio politico, solo la semplice voglia di divertirsi e stare bene perché sappiamo che parecchi ragazzi si rifugiano proprio nella musica per cercare la giusta forza e grinta per affrontare i diversi problemi che ognuno di loro può avere nella vita di tutti i giorni.

DONNIE, QUANDO VI RIVEDREMO IN ITALIA?
– Spero il prima possibile. Al momento (l’intervista è stata realizzata ai primi di marzo, ndR) abbiamo in programma alcune date nel Regno Unito oltre ad alcuni show nei festival estivi, tra cui il Wacken (sappiamo in realtà che arriveranno ad ottobre nel nostro paese insieme ai Primal Fear, ndR).

OK DONNIE, GRAZIE DI TUTTO. ED ORA, SPAZIO LIBERO: UN MESSAGGIO AI FAN ITALIANI?
– Cosa dire, se non ringraziarli per il supporto che hanno trasmesso e che trasmettono ancor oggi nei confronti della band. Suonare heavy metal per noi è una passione ma senza i fan, senza le persone che nutrono questa stessa nostra passione, la musica perderebbe di significato. Sembrano parole scontate ma non lo sono affatto. Non potremmo far nulla senza di loro, come non potremmo far nulla senza la stampa che ci aiuta, per forza di cose, a diffondere la nostra musica a tutti i fan. Grazie di nuovo e ci si vede presto!

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