IL VOSTRO NUOVO ALBUM SI INTITOLA “OUR CIRCLE IS VICIOUS”. QUAL È IL SIGNIFICATO DI QUESTO TITOLO? DI QUALE CIRCOLO VIZIOSO STATE PARLANDO?
“Il titolo lo ha suggerito Vince, il nostro bassista. Mi è piaciuto subito, soprattutto perchè riflette in pieno l’atmosfera dei pezzi e dei testi che ho scritto questa volta. Ci conosciamo da parecchio tempo e la nostra mentalità è ormai davvero simile. Questo titolo mi piace anche perchè può essere interpretato in vari modi. Per quanto mi riguarda, si riferisce alla nostra vita, che trovo spesso essere un circolo vizioso. Ad esempio, noi facciamo parte di questa band… una hardcore band. Ci suoniamo per cercare di fuggire dalla società e dai suoi consueti obblighi. Cerchiamo di fare qualcosa di creativo e di sfuggire alla realtà. Lo facciamo al massimo delle nostre possibilità, cercando di andare in tour il più possibile e di costruire le nostre vite attorno a essa. Ma, alla fine, questa band cesserà di esistere e dovremo trovarci un lavoro normale per andare avanti. Puoi scappare, ma alla fine tornerai sempre al punto di partenza. È appunto un circolo vizioso. Questo è quindi il significato che io dò al titolo, ma ognuno può interpretarlo alla sua maniera”.
COME VI SIETE AVVICINATI ALLA STESURA DI QUESTO NUOVO LAVORO? CI È VOLUTO UN PO’ DI TEMPO PER RIVEDERVI SULLE SCENE…
“Sì, devo dire che abbiamo affrontato un periodo buio dopo la pubblicazione di ‘Into Oblivion’. I tour sono andati bene, ma non riuscivamo a comporre nuovo materiale e questo non ha fatto altro che creare tensioni all’interno della band. Poi siamo riusciti a portare a termine due canzoni – che, in tutta sincerità, erano orribili – ma questo ci ha comunque messo sulla buona strada e dopo poco la creatività è tornata. Abbiamo lavorato molto duramente su questo nuovo album… volevamo tornare con un lavoro che mostrasse una certa evoluzione e che ovviamente avesse dalla sua anche del materiale di qualità. Personalmente lo trovo un disco molto completo. È stato importante lavorarci con calma… ho potuto studiare vari tipi di linee vocali e realizzare numerosi demo per studiare meglio ogni passaggio. I nuovi brani sono più complessi e variegati rispetto al vecchio repertorio, non avrebbe avuto molto senso limitarsi a urlare dall’inizio alla fine”.
QUESTA VOLTA SIETE ANCHE ANDATI A REGISTRARE NEGLI STATI UNITI, DA KURT BALLOU DEI CONVERGE…
“Sì, è stata un’esperienza dispendiosa, ma molto costruttiva. Prima eravamo soliti registrare in Belgio, con un ingegnere del suono che ci conosce come le sue tasche e che era sempre solito lasciarci fare quello che ci pareva, senza darci molti input. Kurt invece è un vero produttore, ci ha spronato sin da subito a dare il meglio e non ha mai smesso di suggerirci nuove soluzioni per i pezzi. Sono state due settimane davvero intense”.
CHE COSA HA INFLUENZATO IL NUOVO MATERIALE? QUALCHE BAND O ESPERIENZA IN PARTICOLARE?
“Direi la vita… siamo quattro anni più vecchi, i nostri gusti sono un po’ cambiati. Insomma, se il disco suona diverso dai precedenti credo sia normale. Non abbiamo smesso di ascoltare gli Integrity e tutte quelle band che ascoltavamo agli inizi, ma oggi c’è molto di più nel nostro bagaglio musicale. Anche i testi si sono evoluti… prima ero sempre arrabbiato, le mie parole erano un continuo scagliarsi verso ciò che odiavo o non mi piaceva in questo mondo. Oggi invece presto attenzione anche ad altro, a me stesso in primis. Sono testi davvero personali”.
“OUR CIRCLE IS VICIOUS” È SICURAMENTE PIÙ VARIO ED EMOZIONALE DI “INTO OBLIVION”. PENSI CHE I VECCHI FAN LO APPREZZERANNO?
“Lo spero… per quanto ci riguarda, abbiamo fatto un bel lavoro, ora vedremo come verrà accolto. La cosa più importante, comunque, è che noi stessi ne siamo orgogliosi. Sicuramente è più vario, ma non direi che è meno aggressivo. A tratti siamo anche più pesanti del solito… senza però essere diventati più metal. Personalmente faccio fatica a descrivere il nuovo materiale, il che credo sia una cosa buona. Abbiamo sempre provato ad allargare i nostri orizzonti musicali, cercando di inserire qualche traccia più particolare in ogni album, ma questa volta lo abbiamo senz’altro fatto con maggior costanza”.
UN TEMPO VI DEFINIVATE “PUNKMETAL”… SPIEGACI QUESTA DEFINIZIONE…
“‘Punkmetal’ è sempre stato il nostro ‘vaffanculo’ a tutta quella robaccia annacquata che oggi cercano di spacciare per hardcore. Significa indipendenza, integrità e attitudine. Musicalmente, riflette bene ciò che siamo soliti suonare… combiniamo l’energia, la rabbia e l’attitudine dell’hardcore e del punk con la pesantezza e l’oscurità del buon metal”.
PROVENITE DAL BELGIO, DA SEMPRE UNO DEI TERRENI PIÙ FERTILI PER L’HARDCORE IN EUROPA. COME SPIEGHI CHE DALLE VOSTRE PARTI QUESTO GENERE MUSICALE SIA SEMPRE STATO MOLTO POPOLARE?
“Noi siamo generalmente persone molto curiose, ci è sempre piaciuto scoprire cose nuove… e ovviamente sto parlando anche di musica. Quando l’hardcore è esploso negli anni ’80 il Belgio lo ha abbracciato subito e dalle nostre parti sono nate decine di band. Poi il fatto di trovarci più o meno in mezzo all’Europa ci ha messo nelle condizioni di assorbire vari tipi di influenze… non ultima quella metal. Penso a vecchie nostre band come Liar o Arkangel, che mescolavano l’hardcore con il thrash tedesco dei Kreator, ad esempio. Questa è la mia teoria a riguardo! Sono da sempre orgoglioso di far parte della scena hardcore belga… abbiamo una grande tradizione e continuiamo a sfornare gruppi di qualità”.
TU COME SEI ENTRATO IN CONTATTO CON L’HARDCORE?
“Da ragazzino ascoltavo solo metal… soprattutto i classici come Iron Maiden, Judas Priest, Metallica, Slayer, Exodus… Poi ricordo che un giorno lessi un’ottima recensione di un disco dei Sick Of It All e corsi a comprarlo. Non sapevo esattamente che cosa aspettarmi, ma me ne innamorai subito. Mi piaceva soprattutto il fatto che i testi trattassero di vita quotidiana… potevo identificarmici. Questo è ancora oggi uno degli aspetti che preferisco dell’hardcore. Comunque, dai Sick Of It All sono passato a tutti gli altri nomi storici e poi sono entrato in contatto con la scena underground, locale e non. Da lì è stato semplice approfondire la mia cultura e la mia passione per queste sonorità”.
ORA CHE IL DISCO È USCITO, IMMAGINO CHE NON FARETE ALTRO CHE ANDARE IN TOUR…
“Sì, quello è il piano. Una volta terminato questo tour con gli Iron Age, ne partirà uno assieme ai Trapped Under Ice. Poi torneremo negli Stati Uniti per circa un mese. Dopodichè, ancora Europa, Stati Uniti e così via. Per due anni circa, se tutto va bene. Poi si vedrà…”.
PASSERETE ANCHE IN ITALIA?
“Sì, abbiamo già suonato alcune volte da voi. Le date non sono sempre andate benissimo, però… pare che in Italia non ci sia un grosso interesse per gruppi più underground come il nostro. Mi dicono sempre che la gente si fa viva solo per i nomi davvero grossi, per tutti gli altri la situazione è difficile. Comunque, torneremo a suonarvi… ci piacerebbe anche scendere al sud, non ci siamo mai stati”.
“RISE AND FALL”: CHE COSA RAPPRESENTANO PER TE QUESTE PAROLE?
“Una delle poche cose della mia vita alla quale tengo veramente. Ed è anche il titolo di un ottimo pezzo dei Leeway, dal quale, non a caso, abbiamo tratto il nostro nome!”.
GRAZIE PER L’INTERVISTA, BJORN…
“Grazie a voi per il grande supporto, ci si vede in tour. Peace!”.