Negli ultimi tre anni i Rivals Sons hanno bruciato le tappe, imponendosi come una delle nuove realtà della scena rock più interessanti e concrete. Merito della loro musica diretta, piena di energia, melodie e di tutta la passione tipica di una vera ed onesta rock band. Ma non solo, perché indubbiamente parte del successo che gli americani stanno ottenendo è dovuta alla voce straordinaria di Jay Buchanan, paragonato spesso e volentieri alle più grandi voci della storia della musica. Ed è proprio il cantante dei Rival Sons a chiamarci da casa sua, dimostrandosi una persona molto sincera ed onesta, che pensa solo alla musica e non ad avere i riflettori puntati contro. Un esempio di modestia e credibilità che molti dovrebbero seguire.
JAY, IL NUOVO “HEAD DOWN” HA OTTENUTO OTTIMI RESPONSI ED AVETE INIZIATO UN LUNGO TOUR, ATTUALMENTE ANCORA IN CORSO. SIETE SODDISFATTI FINO AD ORA?
“Dipende cosa intendi per soddisfazione, se parli di riscontri in termine di vendite, non me ne curo molto. La soddisfazione è aver dato vita ad un disco che ci convince, aver scritto buona musica e vedere che i fan la apprezzano. Siamo contenti, ma non soddisfatti, non ci vogliamo riposare sugli allori, preferiamo continuare a lavorare sodo. Al momento abbiamo appena finito un tour di cinque settimane che ci ha portato in lungo e in largo tra Stati Uniti e Canada, mentre in questo momento ci godiamo a casa qualche giorno di riposo. Adoro stare a casa, bere il mio caffè e lavorare ad alcuni microfoni, questo è ciò che sto facendo proprio ora. Il tour è andato molto bene, siamo entusiasti”.
A BREVE TORNERETE IN ITALIA PER UNA DATA A BOLOGNA. GIA’ DIVERSE VOLTE AVETE SUONATO NEL NOSTRO PAESE, CHE RICORDI HAI DELL’ITALIA?
“Non vorrei sembrare scontato nel dire cose già dette da un sacco di persone. Posso solo spendere belle parole per l’Italia, le vostre donne sono bellissime ed il vostro cibo è probabilmente il più buono che abbia mai assaggiato. Stesso discorso vale per il vino, nel vostro paese ho assaggiato il vino migliore del mondo, almeno per quanto mi riguarda. Devo dire che ho amato particolarmente il vostro Chianti che, insieme a cibo e donne, è il ricordo più bello che porto dell’Italia (ride, ndR)”.
“PRESSURE & TIME” E “HEAD DOWN” HANNO PERMESSO AI RIVAL SONS DI CREARSI UNA SOLIDA REPUTAZIONE E DI PORTARE UNA VENTATA D’ARIA FRESCA NELLA SCENA ROCK. QUALE CREDI SIA IL SEGRETO DI QUESTO SUCCESSO?
“Mi hai fatto una domanda davvero difficile, me lo sono chiesto più volte anch’io, ma la verità è che non ho idea di quale sia il nostro segreto. Noi suoniamo la nostra musica e diamo sempre il massimo on stage per divertire chi paga per venirci a vedere. Ogni sera cerchiamo di suonare il nostro miglior show di sempre. Quando entriamo in studio per lavorare ai nuovi brani, diamo sempre il cento per cento di noi, ogni membro della band è concentrato e focalizzato per rendere al massimo. In studio, spesso arriviamo a troncare qualsiasi relazione esterna con famiglia e amici, ogni secondo del nostro tempo, ogni goccia di energia la spendiamo per realizzare la musica migliore. Questo credo sia il nostro segreto”.
COSA SIGNIFICA PER I RIVAL SONS SUONARE ROCK’N’ROLL?
“Sarò onesto, attorno a noi vedo tanta gente che si spaccia per seguace del rock’n’roll, invece si tratta solo di merda. Tutto viene ricondotto all’immagine, persone che si spacciano come musicisti in realtà sono solo attori che si atteggiano per esaltare il personaggio che si sono costruiti addosso. Fortunatamente, dall’altro lato della medaglia, ci sono band che suonano davvero rock’n’roll di grandissimo livello. In fondo è sempre stato così, spesso chi ha i riflettori puntati addosso tutto il giorno fa l’attore e campa sull’immagine da personaggio, mentre dovrebbe essere solo la musica a parlare. Il rock è onestà, coerenza…il rock’n’roll è musica”.
LA FAMOSA RIVISTA CLASSIC ROCK VI HA FATTO SCEGLIERE ALCUNE FRA LE MIGLIORI CANZONI DEL ROCK ANNI SESSANTA DA PROPORRE AI LETTORI. PER TE QUEL PERIODO E’ UNO DEI MIGLIORI A LIVELLO DI ISPIRAZIONE?
“Non proprio, a me e agli altri ragazzi della band piace la musica onesta. Ogni periodo ha avuto formazioni brave ed oneste ed altre meno, Si può trovare grande rock negli Anni Sessanta, Settanta, Ottanta e Novanta. Il bello di questa musica è che si evolve, ma rimane fedele a certi principi, inoltre non scomparirà mai. Come dicevo prima, io cerco l’onestà della musica e personalmente non sono un fan di quell’ ‘arena-rock’ che riempie gli stadi. Negli Anni Sessanta c’era molta ispirazione, nella decade successiva purtroppo si è sviluppato quel concetto di rock star assoluta che a me non piace per niente e che ha fatto soffrire in primis la musica stessa. Molti musicisti, non tutti sia chiaro, pensavano troppo a loro stessi, invece che a scrivere grandi cose. I Rival Sons non cadranno mai in questa trappola”.
SIETE RIUSCITI A FAR BRECCIA ANCHE NEL CUORE DEI FAN DELL’HEAVY METAL ED AVETE SUONATO CON GRANDI NOMI DELLA MUSICA COME AC/DC, JUDAS PRIEST, QUEENSRYCHE.
“Ti racconto una cosa interessante, la mia esperienza personale con l’heavy metal è sempre stata molto limitata. Io sono cresciuto ascoltando musica blues e soul, il metal è sempre stato un genere lontano dalle mie corde. Quando abbiamo fatto il nostro primo tour insieme ai Judas Priest non sapevo cosa aspettarmi, si tratta di un genere musicale molto più brutale, oscuro e violento rispetto a quanto proponiamo noi. Mi chiedevo cosa ci facevamo li, come ci avrebbero accolto i fan dei Judas Priest. Ed invece sai una cosa? Quando abbiamo iniziato a suonare, ho capito che i metal fan sono le persone più dolci e aperte di questo mondo! Non mi sarei mai aspettato di trovarmi di fronte a persone a cui piace ascoltare così tanto la musica, a persone aperte di vedute, leali. Ci hanno accettato sin da subito, capisci? Band e fan sono stati davvero molto accoglienti nei nostri confronti, la loro educazione dovrebbe essere d’esempio per tutti. Personalmente sono molto orgoglioso di aver potuto fare amicizia con musicisti ed estimatori di heavy metal”.
COSA RICORDI DELLA VOSTRA ESPERIENZA INSIEME AGLI AC/DC?
“Come potrei mai dimenticare una giornata come quella? Tra tutte le grandi band a cui abbiamo aperto i concerti, gli Ac/Dc sono stati per me il più grande onore! Gli Ac/Dc sono una band magica, loro suonano in modo molto diretto, basilare, semplice, ognuno potrebbe suonare quei riff, ma nessuno ci riesce come loro. Non potrei immaginare cosa poter desiderare di più, forse aprire un concerto ai Rolling Stones? Porterò con me il ricordo di quello show per tutta la vita”.
JAY, LA TUA VOCE E’ STATA DEFINITA UN MIX TRA ROBERT PLANT E PAUL RODGERS. TU CONCORDI?
“Penso che sia la stessa cosa che suonare in un bar e trovare un gruppo di donne che ti dicono di essere bellissimo e di somigliare a Steve McQueen. Cosa potrei dire? Ringraziare ed offrire un drink. Fa sempre piacere essere paragonati a voci grandiose, d’altro canto so chi sono e so quel che faccio. Io non cerco di emulare nessuno, canto secondo il mio stile e nel modo più naturale che posso. Plant e Rodgers sono giganti del rock, io sono soltanto Jay Buchanan, questo è quanto! Dò sempre il meglio e cerco di far rendere al massimo la mia voce, la voce di Jay Buchanan. Sono però onorato di essere paragonato a nomi come quelli che citavi prima”.
DAL VIVO QUANDO CANTI, SEMBRA CHE TI ESTRANEI IN UN MONDO TUTTO TUO, QUASI COME SE FOSSI IN ESTASI…
“E’ come se trascendessi, vivo il momento, lascio parlare le note, libero la mia voce e sgombro la mente da ogni pensiero. Cerco di comunicare il messaggio delle nostre canzoni, in fondo considero la musica una cosa molto spirituale”.
QUANDO HAI REALIZZATO PER LA PRIMA VOLTA CHE AVRESTI VOLUTO DIVENTARE UN CANTANTE?
“Non lo so proprio (ride, ndR). Non ricordo un giorno della mia vita in cui non ho cantato, sin da molto piccolo sono cresciuto cantando, a casa mia si ascoltava musica tutto il giorno. Mia madre cantava per me, mio padre suonava la chitarra, anche mia nonna cantava. Credo di aver ereditato questo vizio! Ricordo che quando avevo tre o quattro anni, i miei genitori tenevano spesso delle feste e la sera inevitabilmente partivano delle lunghe jam di musica soul e blues”.
CHI E’ STATO IL PRIMO ARTISTA AD IMPRESSIONARTI?
“Vuoi la verità? Mia madre. Come dicevo prima, sin da piccolissimo l’ho sentita cantare, è stata lei a trasmettermi la passione per la musica ed a pensare alla musica in termini di onestà. Il suono della sua voce mi trasmetteva tutto il suo amore, ricordo che quando l’ascoltavo mi si scaldava il cuore”.
COSA ASCOLTI NEL TEMPO LIBERO?
“Suono così tanto rock’n’roll con i Rival Sons, che quando siamo in pausa da tour cerco di ascoltare tutt’altro (ride, ndR)! Ascolto molto blues, soul e jazz, inoltre mi piace molto il folk”.
E’ VERO CHE, LA PRIMA VOLTA CHE IL CHITARRISTA SCOTT HOLIDAY TI CHIAMO’ PER ENTRARE NEI RIVAL SONS, TU RIFIUTASTI?
“Sì, è vero. Non ero mai stato in una rock band prima e non volevo nemmeno cantare rock’n’roll perché, come ti dicevo prima, il novanta per cento di chi suona rock sono solo persone false, attori. Non volevo avere nulla a che fare con quell’ambiente. Comunque alla fine ci siamo incontrati, abbiamo fatto qualche jam insieme e mi sono sentito molto bene, mi sono proprio ricreduto su di Scott. Sentivo che prima di tutto c’era la musica… ed eccoci qui”.