RIVERSIDE – Gli schiavi del presente

Pubblicato il 22/03/2013 da

Essere innovativi, originali o all’avanguardia in ambito musicale oggi sembra una vera e propria impresa: non c’è genere, riff o linea melodica che non sia già stata scritta, si dice, e forse siamo veramente vicini al vero. Tuttavia ci sono ancora band come i polacchi Riverside che, pur non inventando nulla di nuovo, riescono ogni volta ed imprimere la propria personalità nelle composizioni. Il nuovo “Shrine Of A New Generation Slaves” è un piccolo gioiello che, in ambito progressive, verrà ricordato quanto meno come una delle perle dell’anno in corso, un disco dall’approccio più diretto e rockeggiante rispetto al pur positivo “Anno Domini HD”, e che non mancherà di affascinare la platea tra struggenti melodie melanconiche e aperture ’70 intorno alle quali ruota la tematica dell’infelicità nella società moderna. Abbiamo sentito per l’occasione il chitarrista della band, Piotr Grudziński.

 

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ASCOLTANDO IL NUOVO ALBUM HO NOTATO CHE SONO PRESENTI TUTTI I VOSTRI MARCHI DI FABBRICA IN TERMINI DI ATMOSFERA ED EMOZIONI, MA QUESTA VOLTA AVETE AGGIUNTO DELLE SONORITA’ ROCK ’70. SEI D’ACCORDO? E’ QUALCOSA VENUTO SPONTANEAMENTE DURANTE IL SONGWRITING?
“Prima di tutto non volevamo fare un ‘Anno Domini High Definition’ parte seconda e di conseguenza abbiamo deciso di togliere tutti quegli elementi tipicamente metal presenti su quel disco; in secondo luogo penso che quando tu inserisci nel sound l’Hammond, in qualche modo tutto sembra rimandare agli anni Settanta”.

AVETE ANCHE FATTO DEI CAMBIAMENTI STILISTICI A LIVELLO DI PRODUZIONE SE NON SBAGLIO, PUOI DIRCI QUALCOSA IN PIU’ A RIGUARDO?
“Per la prima volta abbiamo frammentato le sessioni di registrazione del disco in piccole parti, mentre nei dischi precedenti utilizzavamo un’unica grande sessione per registrare e mixare l’intero lavoro. L’atmosfera in quelle circostanze diventava piuttosto nervosa sul finale, non esattamente il massimo per un buon risultato complessivo. Questa volta invece abbiamo avuto molto più tempo e tranquillità, in questo modo ci siamo concentrati maggiormente sulle singole canzoni e potuto provare varie soluzioni fino ad ottenere la migliore”.

FORSE UNA DELLE DIFFERENZE PIU’ LAMPANTI TRA “SHRINE OF A GENERATION SLAVES” E “ANNO DOMINI HD” STA NEL DIFFERENTE APPROCCIO DELLE TASTIERE; COSA NE PENSI?
“In realtà non la penso come te, credo che la maggior differenza tra i due dischi sia la musica in genere. Le composizioni sono totalmente differenti: su ‘Anno Domini High Definition’ molto più complesse e ricche di parti strumentali, mentre in ‘Shrine Of A Generation Slaves’ ci siamo focalizzati sulle canzoni, costruendo l’atmosfera attorno alle grandi storie che Mariusz ha scritto”.

RIGUARDO ALLE TEMATICHE AFFRONTATE NEI TESTI, PER L’APPUNTO, SAPPIAMO CHE VI SIETE SOFFERMATI SULL’INFELICITA’. POTRESTI APPROFONDIRE MAGGIORMENTE IL DISCORSO? DOVE AVETE TRATTO ISPIRAZIONE PER LE VARIE STORIE?
“Penso che l’ispirazione arrivi proprio dal mondo intorno a noi. Molte persone sembrano felici, ma in realtà non lo sono; sostengono di essere libere quando in realtà non sono altro che una nuova generazione di schiavi, solo che non lo vedono o non vogliono vederlo. L’altra faccia della medaglia sono le persone che a volte non hanno possibilità di scelta”.

HO APPREZZATO MOLTO LE BELLISSIME ATMOSFERE E IL GRANDE REFRAIN DELLA CANZONE “THE DEPTH OF SELF-DELUSION”. PUOI DIRCI QUALCOSA IN PIU’ SU QUESTO BRANO?
“E’ uno dei pezzi che Mariusz ha scritto per primo per il nuovo album, ha veramente una splendida melodia e a volte non ti accorgi nemmeno che, alla fine del pezzo, sono passati otto minuti. Penso che sia sul serio una delle migliori canzoni dell’intera opera”.

ASCOLTANDO CANZONI COME LA TITLETRACK, LA STESSA “CELEBRITY TOUCH” O LA PRIMA PARTE DI “ESCALATOR SHRINE”, LE INFLUENZE ’70 MI RICORDANO I SENTIERI BATTUTI RECENTEMENTE DAGLI OPETH E DAI PAIN OF SALVATION NEI LORO ULTIMI LAVORI. COSA PENSI DI QUESTO PREPOTENTE RITORNO DELLE SONORITA’ SUCCITATE?
“Non volevamo registrare un intero disco con sonorità ’70, ma volevamo semplicemente riportare il nostro lato heavy dalla sfera metal a quella rock: siamo una rock band, non una metal band. Non ci vedo nulla di male nel prendere le cose buone dal passato, band come i Led Zeppelin o i Deep Purple resteranno delle leggende e dei pionieri per molti anni e coinvolgeranno molte altre nuove generazioni senz’altro”.

UN ALTRO BELLISSIMO PEZZO E’ “DEPRIVED”, SEMBRA COSI’ OSCURA E INTROSPETTIVA…E POI AMO IL SOLO DI SAX NEL FINALE! POTRESTI AGGIUNGERE DEI DETTAGLI SU QUESTA CANZONE?
“E’ stata una delle ultime canzoni scritte per il disco: noi ci sentiamo lo spirito dei Dead Can Dance per via della struttura semplice e per il modo di cantare di Mariusz. Avevamo più di un’idea per questo pezzo, ad esempio abbiamo pensato a delle vocals femminili nel finale, tuttavia alla fine abbiamo optato per il solo di sax che hai sottolineato. Qualcosa di nuovo e sorprendente per i Riverside!”.

NELL’EDIZIONE SPECIALE DI “SHRINE OF A NEW GENERATION SLAVES” CI SONO DUE BONUS TRACK. PROVENGONO DALLE MEDESIME SESSIONI DI SONGWRITING E REGISTRAZIONE DEGLI ALTRI PEZZI?
“Solo dopo aver completato le sessioni di registrazione del disco ci hanno domandato se avessimo voluto includere un CD bonus per l’edizione limitata. L’idea ovviamente ci allettava ma ci siamo resi ben presto conto di non avere nulla fra le mani, così abbiamo sfruttato la sessione inizialmente prenotata da Mariusz nei Serakos Studio per la sua band solista (i Lunatic Soul) per registrare queste due canzoni. Come detto, non avevamo pianificato nulla per queste nuove tracce, dunque abbiamo semplicemente sfruttato alcuni samples dalle sessioni di ‘Deprived’. Sono uscite due canzoni molto ambient che ci siamo divertiti un sacco a registrare”.

I RIVERSIDE VENGONO DEFINITI COME UNA DELLE PIU’ IMPORTANTI BAND DELLA NUOVA GENERAZIONE PROGRESSIVE, COSA NE PENSI?
“Noi non diciamo questo, dovresti chiedere a chi lo dice. Scherzi a parte, è bello se qualcuno lo pensa veramente. Facciamo del nostro meglio per registrare buoni album e siamo felici se c’è gente che li apprezza. La musica progressive oggi è una materia selvaggia e difficile, è dura arrivare dopo Pink Floyd, Genesis o Yes e dire siamo prog. No, loro erano progressivi e noi ci ispiriamo a loro, mischiamo gli stili, cerchiamo di essere originali…ma è veramente difficile”.

QUALI SONO I TUOI TRE DISCHI CLASSICI PROGRESSIVE PREFERITI? E I TRE PREFERITI DELLA SFERA PROGRESSIVE PIU’ MODERNA?
“Difficile dire dove finisce il classico e dove inizia il moderno, dunque mischio tutto e dico: ‘Wish You Were Here’ dei Pink Floyd, ‘Fugazi’ dei Marillion, ‘Talk’ degli Yes e ‘Signify’ dei Porcupine Tree”.

SCORRENDO LE DATE DEL VOSTRO IMMINENTE TOUR EUROPEO SONO RIMASTO IMPRESSIONATO DALLE TANTE DATE IN PROGRAMMA NEL VOSTRO PAESE NATALE, LA POLONIA. PUOI DIRCI QUALCOSA IN PIU’ SUL RAPPORTO CHE AVETE CON LA VOSTRA NAZIONE E I FAN DEL VOSTRO PAESE? SIETE CONSIDERATI UNA SORTA DI ROCK STAR DALLE VOSTRE PARTI?
“C’è una situazione piuttosto strana in Polonia nei nostri confronti, siamo veramente molto conosciuti pur non rientrando nel circuito mainstream. Facciamo sicuramente parte della sfera underground, ma questo ci piace molto perché il lato commerciale in Polonia è basato esclusivamente sulla popolarità a prescindere. Comunque abbiamo veramente moltissimi fan in Polonia e con loro c’è un rapporto speciale, ci hanno portato addirittura in prima posizione nella classifica vendite nazionale, un grande traguardo! Siamo felici ci siano nel nostro paese persone appassionate e attaccate alla musica”.

PER CHIUDERE, QUALI SONO LE ASPETTATIVE CHE AVETE PER QUESTO 2013?
“Vogliamo passare tutto il 2013 a promuovere le nostre canzoni ovunque sia possibile, spero ci sia l’occasione di venire anche in Italia, ma non sarà facile; sfortunatamente non abbiamo una grande fanbase nel vostro paese. Forse le nuove canzoni cambieranno le cose?”.

 

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