RIVERSIDE – In fuga dalla tristezza

Pubblicato il 10/03/2023 da

Attenzione a non snaturarsi, mantenere un’identità inconfondibile e reinventarsi a ogni uscita, sono tre concetti molto cari ai Riverside. La band polacca in oltre vent’anni di attività ha saputo plasmare un’idea di progressive metal personale, che partendo dalla tradizione non ha avuto paura ad andare oltre, incamerare misurati influssi elettronici, accarezzare l’acustico e un raccontarsi intimo e malinconico, per poi ritornare, nelle intenzioni, a un progressive metallico e dalla marcata impronta live.
“ID.Entity” dovrebbe rappresentare quindi un parziale ritorno alle sonorità più dirette frequentate fino ad “Anno Domini High Definition”, anche se è evidente che quell’impronta delicata e riflessiva dei dischi più recenti ancora permane nell’ultimo lavoro. Michał Łapaj, il tastierista della formazione polacca, ci immerge nei pensieri e nelle gesta della sua band, facendoci vivere tutto l’entusiasmo di un gruppo ancora ben lontano dal far spegnere la sua fiamma creativa.

PRESENTANDO IL NUOVO ALBUM, AVETE DICHIARATO CHE QUEST’ULTIMO POSSIEDE LE CARATTERISTICHE DI UN VOSTRO CONCERTO, PIÙ DEGLI ULTIMI DISCHI. COME AVETE LAVORATO SU TALE ASPETTO E PERCHÉ PENSATE CHE “ID.ENTITY” ABBIA UN FEELING LIVE SUPERIORE A “WASTELAND” OPPURE “LOVE, FEAR AND THE TIME MACHINE”?
– Quando stavamo registrando “ID.Entity” avevamo appena finito un tour. Avevamo ancora addosso l’energia dei concerti, che ci spingeva a suonare con un umore più ottimista, legato proprio al contesto live, invece che alla malinconia degli ultimi album. Lo puoi percepire chiaramente nel corso di “ID.Entity”. Già le prime note ti fanno pensare a una band sul palcoscenico, con le luci che si accendono al ritmo dei primi accordi. Per “Wasteland” e “Love, Fear And The Time Machine”, è andata diversamente. Inoltre, “ID.Entity” è stato composto in sala prove. Questo significa che tutto quanto è stato suonato e discusso man mano che la musica si evolveva. Sapevamo cosa avrebbe funzionato sul lungo periodo, e cosa invece sarebbe risultato debole o avrebbe stancato. Sentiamo una grossa soddisfazione nel suonare queste canzoni dal vivo, è un buon segno, specialmente adesso che ci stiamo preparando a un nuovo tour. Ritengo che avremo una serie di ottimi concerti a breve.

“ID.ENTITY” È DA VOI CONSIDERATO COME PIÙ METALLICO DEI SUOI IMMEDIATI PREDECESSORI, MENTRE DEVO AMMETTERE CHE IO L’HO TROVATO MOLTO INTROSPETTIVO, MALINCONICO E RILASSATO IN MOLTE SUE PARTI. INTENDEVATE CREARE PROPRIO QUALCOSA DEL GENERE QUANDO AVETE INIZIATO A SCRIVERE IL DISCO, OPPURE LA MUSICA HA PRESO NEL TEMPO UNA DIREZIONE INASPETTATA?
– “ID.Entity” è stato pensato per essere più energico e dallo spirito live rispetto agli ultimi che abbiamo scritto. L’ultimo nostro album che aveva un’impronta simile, prima di questo, era “Anno Domini High Definition”. Stavolta volevamo andare proprio in quella direzione. Desideravamo avere un po’ di respiro dalla tristezza e dalla malinconia. L’aspetto interessante è che l’album è strutturato in modo che, nonostante accadano molte cose al suo interno, non vi è mancanza di spazio, le soluzioni al suo interno si possono sviluppare con calma. Non volevamo che l’essere un album ‘metallico’, come l’hai definito, portasse a un suono sovrastante, troppo aggressivo. Volevamo bilanciamento e penso che “ID.Entity” sia colorato, potente e facile da ascoltare.

NEL NUOVO ALBUM PENSO PONIATE PARTICOLARE ATTENZIONE ALLE TASTIERE, ALL’HAMMOND, AL RHODES PIANO, CON ALCUNE SCELTE DI SUONO CHE POSSONO TALVOLTA RICORDARE UNO STILE PROG-ROCK VINTAGE, IN ALTRE OCCASIONI LA SYNTHWAVE DEGLI ANNI ’80. AVEVATE PENSATO DI UTILIZZARE QUESTI STRUMENTI IN MODO DIVERSO DAL PASSATO, OPPURE CIÒ È ACCADUTO SENZA CHE VI FOSSE GRANDE CALCOLO DIETRO?
– Per quanto posso ricordare, nutro da sempre un forte amore per i vecchi strumenti analogici, come possono essere hammond, rhodes piano e sintetizzatori. Ho sempre scelto un suono naturale per i Riverside e ho cercato di inserire gli strumenti citati in tutte le mie pubblicazioni. Per me, la differenza è come quella che intercorre tra suonare le tastiere con un suono chitarristico o suonare al contrario una vera chitarra. Lo stesso accade per i sintetizzatori. Durante le conversazioni all’interno della band su come sarebbe dovuto suonare il nuovo disco, nessuno ha cercato di dare loro una speciale rilevanza rispetto al passato. Per come la interpreto io, la struttura delle composizioni ha fatto sì che hammond, rhodes piano e sintetizzarori si spingessero un po’ più in là del solito, nel delineare il carattere di un brano. Per esempio, poteva capitare più di frequente che un determinato passaggio richiedesse un accordo di hammond, invece che suoni di tastiera dall’atmosfera spaziale, come magari sarebbe più facile che fosse capitato in altri nostri dischi.

QUESTO È IL PRIMO ALBUM CHE MACIEJ MELLER COME MEMBRO UFFICIALE DELLA BAND. QUANTO HA CONTRIBUITO AL SONGWRITING E COSA PENSI CHE AGGIUNGA AL SUONO DEI RIVERSIDE?
– Maciej non è stato direttamente coinvolto nella scrittura del disco. Al fine di amalgamarsi al meglio con il gruppo e di non avere modifiche al suono, non ha composto nulla, ha solo osservato il processo creativo. Su questo disco, ha potuto conoscere le nostre metodiche di lavoro, il modo in cui assembliamo la nostra musica. Dal prossimo album, è possibile che possa avere maggior voce in capitolo. In questa occasione si è concentrato nel suonare le sue parti, gli assoli e qualche riff.

RITIENI VI POSSANO ESSERE DEI COLLEGAMENTI TRA “ID.ENTITY” E ALTRI ALBUM DELLA VOSTRA CARRIERA?
– Certamente. Musicalmente, ad esempio, l’opener “Friend or Foe”, con i suoi sintetizzatori e il suono generale, riflette l’atmosfera di “Love, Fear And The Time Machine”, che ha addosso una forte atmosfera anni ’80. La canzone “The Place Where I Belong” è una suite che si riallaccia a composizioni come “Second Life Syndrome”: è la traccia più lunga e progressiva dell’album, con un lungo assolo alla fine. Penso che i fan del prog rock e specialmente quelli di “Second Life Syndrome” apprezzeranno e posizioneranno questo brano come il loro preferito. “ID.Entity” parla della ricerca di una propria identità, abbiamo al suo interno una grande quantità di colori e associazioni con i nostri dischi precedenti, ma non voglio rivelarli tutti (risate, ndR).

IL RITORNO AI LIVE E AI TOUR NEL 2022 COSA HA RAPPRESENTATO PER VOI? QUANTO VI SONO MANCATI I CONCERTI?
– Per quanto mi riguarda, ogni concerti è una grande pillola di energia che introduco nel mio corpo. È una delle rare possibilità di incontrare faccia a faccia chi ci ascolta. I concerti sono il culmine del nostro processo creativo, per questo condividere la nostra musica con altre persone durante un concerto mi dà sempre una forte soddisfazione. Quando fai uscire un disco, è come se tu lo diffondessi nell’etere. Ci sono le recensioni, le persone scrivono i loro pensieri dopo uno o pochi ascolti, ma le loro vere emozioni non sono così chiare ed evidenti. Mentre è impossibile nasconderle durante un concerto. Puoi capire la soddisfazione, la sorpresa e qualche volta i processi mentali che compiono le persone mentre ti ascoltano e osservano. Cose come “bene, questa è proprio una scelta interessante”, “la chitarra poteva essere più alta in questo punto”, oppure “quel tastierista potrebbe smetterla di agitarsi in quel modo” (risate, ndR). Queste situazioni non possono essere paragonate a nient’altro e anche se i lunghi tour possono diventare molto stressanti e faticosi, spesso mi mancano, quando siamo fuori da questo tipo di routine.

RECENTEMENTE HAI PUBBLICATO UN ALBUM SOLISTA, “ARE YOU THERE”. CHE COSA HA RAPPRESENTATO PER TE? COME TI HA AIUTATO NEL TROVARE ISPIRAZIONE PER LA MUSICA DEI RIVERSIDE?
– Registrare le tue composizioni da solista ti aiuta in molti aspetti dell’attività musicale. Per me, con l’uscita di “Are You There” certi scenari si sono aperti nella mia mente. Ho registrato praticamente tutto quanto di persona nel disco e per non renderlo un disco interamente tastieristico, ho cercato di sperimentare un po’. Ho utilizzato questa esperienza con queste soluzioni inusuali per aggiungere qualcosa di diverso e inaspettato anche nel nuovo album dei Riverside. Nonostante si tratti sempre degli stessi strumenti che uso di solito, cambiare qualche dettaglio durante le registrazioni mi ha permesso di alterare lievemente le caratteristiche dei nostri suoni di tastiera. Ciò, ovviamente, ha avuto un certo impatto sul suono complessivo di “ID.Entity”.

 

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