“Ok, noi siamo i Riverside e veniamo dalla Polonia. Come hai detto tu,questo non è il nostro primo album, anzi, è il nostro terzo lavoro.Infatti prima di ‘Second Life Syndrome’ abbiamo pubblicato già unalbum, ‘Out Of Myself’, e un EP, ‘Voices In My Head’, che contiene deibrani inediti più qualche estratto live. In questo periodo siamo moltosoddisfatti, perché il nuovo album sta ricevendo degli ottimi consensidappertutto. Abbiamo iniziato a suonare assieme nel 2001 e tutti quantiprovenivamo da realtà molto diverse: Piotr Grudzinski, il nostrochitarrista, suonava un in una band metal, gli Unnamed, mentre il miobackground, invece, affonda nel progressive rock più classico e suonavoin una gruppo chiamato Xanadu. Infine il nostro batterista, Mittloff(il soprannome di Piotr Kozieradzki, ndR), faceva parte dei Hate e deiDomain e con loro suonava death metal. Adesso abbiamo anche un nuovotastierista, Michal Lapaj, che sta facendo un ottimo lavoro. Ci siamoincontrati e abbiamo deciso di dare vita a questo progetto”.
COSA NON HA FUNZIONATO CON IL VOSTRO VECCHIO TASTIERISTA?
“Mah, semplicemente era poco interessato alla musica. Quando c’era daprovare era sempre assente, non partecipava in maniera attiva allacomposizione e non era nemmeno molto convinto nell’andare in tour.Insomma, sai come funzionano queste cose, non è andata ma è statomeglio così, perché in Michal abbiamo trovato una persona moltoprofessionale e siamo pienamente soddisfatti del suo lavoro”.
IMMAGINO CHE IL PROVENIRE DA MONDI COSÌ DISTANTI SIA STATO UN VANTAGGIO, UN MODO PER INCANALARE STILI E INFLUENZE DIVERSI…
“Sì, è proprio così. Abbiamo avuto la fortuna di provenire da mondidiversi ma, allo stesso tempo, ci siamo trovati subito in sintonia. Peresempio, quando abbiamo incontrato il nostro batterista, abbiamoiniziato a parlare di musica ed è venuto fuori che, sebbene luisuonasse death metal, era anche un grande fan del progressive rock edei Marillion. Il risultato è stato quindi quello crearsi uno stile disuonare la batteria molto personale e particolare. Quindi sì,sicuramente le nostre influenze ci permettono di dare vita ad un soundche sia il più possibile nostro”.
QUALI SONO LE PRINCIPALI DIFFERENZE TRA “OUT OF MYSELF” E “SECOND LIFE SYNDROME”?
“Il nuovo album è sicuramente più heavy e più cupo del precedente.Avrai notato che non ci sono brani acustici o più ‘solari’, proprioperché questo voleva essere un capitolo più opprimente. Credo che sipercepisca questa differenza rispetto ad ‘Out Of Myself’, perché citeniamo a creare sempre qualcosa di nuovo. Allo stesso modo posso giàanticiparti che il prossimo album sarà ancora qualcosa di diverso”.
E SAPETE GIÀ COME SARÀ IL PROSSIMO ALBUM?
“Più sì che no. Avevamo in mente fin da subito l’idea di scrivere unastoria strutturata in più parti ma, comunque, unitaria. Però nonsappiamo ancora bene dove ci porterà la composizione dei brani. Come tidicevo, vogliamo che sia ancora qualcosa di diverso: ci piace l’idea distupire gli ascoltatori, ma posso già dirti che sarà un episodio piùottimistico rispetto a ‘Second Life Syndrome’. Confidiamo di riuscire apubblicarlo verso la metà del 2006”.
ECCO, VISTO CHE SI PARLAVA DI UNA STORIA: SO CHE “SECOND LIFESYNDROME” È IL SECONDO CAPITOLO DI UNA TRILOGIA/CONCEPT. PUOIRACCONTARCI LA STORIA NARRATA?
“Abbiamo voluto scrivere la storia della ricerca interiore di un uomo.Nella prima parte, il protagonista aveva cercato delle risposte nellavita di tutti i giorni ma, purtroppo, non era riuscito nel suo intento.In questa seconda parte, invece, quest’uomo decide di affrontare tuttii suoi demoni interiori, i suoi ricordi più cupi, in modo da riuscire atrovare il suo vero essere. Alla fine riesce a vincere i suoi ricordi,a tagliare con il passato e ad estraniarsi. A questo punto, nelprossimo album, vedremo dove questo percorso terminerà”.
E INVECE DA DOVE NASCE IL TITOLO?
“È una specie di gioco di parole. Dopo i consensi ottenuti con ‘Out OfMyself’, sentivamo quella che viene chiamata la ‘sindrome da secondoalbum’. Sai, le pressioni che sentivamo per dare vita ad un albumall’altezza del precedente. Così abbiamo fatto un parallelo con ilnostro protagonista e di come lui potesse, allo stesso modo, sentire un‘sindrome da seconda vita’, proprio per la sua decisione diricominciare da capo. E poi c’era la parola ‘second’, che richiama ilfatto che questo è il nostro secondo album”.
QUALI SONO LE TUE INFLUENZE MUSICALI?
“Devo ammettere che le nostre influenze principali non vengono dallamusica: ci lasciamo ispirare da tutto quello che ci circonda, dallevicende quotidiana, dalle relazioni, dai libri che leggiamo, dai film.Insomma, è la vita stessa ad ispirarci”.
SO CHE SEI UN GRANDE FAN DEI GENESIS. HAI SAPUTO DELLA POSSIBILE REUNION CON PETER GABRIEL?
“Ah, sarebbe meraviglioso! Però non so quanto sarà possibile: tuttiloro sono molto impegnati, non se davvero riusciranno a concretizzarequesta cosa. E poi Phil Collins non aveva seri problemi di udito e nonavrebbe potuto più fare tour?”.
SÌ, L’HO SENTITO DIRE, EPPURE LA COSA SEMBRA ESSERE PARTITA PROPRIO DA LUI.
“Be’, vedremo come andrà a finire. Certo che sarebbe l’avverarsi di un sogno!”.
LA VOSTRA MUSICA È ESTREMAMENTE EMOZIONALE MA, ALLO STESSO TEMPO,CEREBRALE, E IN ESSA NON MANCANO STUTTURE COMPLESSE. RIUSCITE A FARCONVIVERE BRANI COME “CONCEIVING YOU” E LA TITLE-TRACK SENZA PROBLEMI.
“Sì, è vero, non vogliamo essere una band che si limita ad esprimeresolo un tipo di stati d’animo. Noi vogliamo cercare di descrivere ognitipo di sensazione: i nostri sogni e i nostri incubi, luci ed ombre,urla e sussurri. Vogliamo cercare di creare qualcosa di vario e semprenuovo, dei prodotti validi sotto ogni aspetto. Lo pretendiamo da noistessi come se fossimo gli ascoltatori: vedi, è da un po’ ormai che nonvengo attratto dalle uscite discografiche. Componendo la nostra musica,cerchiamo di creare innanzitutto qualcosa che possiamo riascoltare conpiacere, senza annoiarci”.
PASSIAMO INVECE AL NOSTRO NUOVO CONTRATTO CON LA INSIDE OUT RECORDS. È UNA BELLA OCCASIONE PER VOI…
“Sì, siamo molto soddisfatti di questa grande opportunità. La InsideOut è una grande etichetta, specializzata nell’ambito progressive.Siamo convinti che questa etichetta sia la più adatta per noi. Anzi, tidirò che fin da quando ci ritrovavamo a fantasticare su un contrattodiscografico, abbiamo sempre pensato che sarebbe stato fantasticofirmare per loro, e alla fine è stato così. Hanno ascoltato il nostroprimo album, a loro è piaciuto, ed eccoci qua”.
E INVECE COSA PUOI DIRMI SUI VOSTRI PROGETTI FUTURI?
“Adesso ci concentreremo sul tour, che dovrebbe partire adaprile/maggio: spero davvero che riusciremo a passare anche in Italia.Abbiamo intenzione di suonare parecchio dal vivo e credo cheparteciperemo a qualche festival estivo. Chiaramente, nel mentre, ciimpegneremo nella composizione dei brani del nuovo album”.
VI TROVATE A VOSTO AGIO ANCHE NELLA DIMENSIONE LIVE O PREFERITE REGISTRARE IN STUDIO?
“Amiamo entrambe le dimensioni. Come ti dicevo, vogliamo essere unaband molto varia, che sappia esprimere diverse sensazioni. Questo è iltipico esempio che mostra le nostre due facce: da una parte il nostrolato più intimista e cerebrale, più attento alle sfumature, in studio;e dall’altra il nostro lato più energetico, più vitale ed aggressivo,nella dimensione live”.
BENE, MARIUSZ, ABBIAMO FINITO! LASCIO A TE LA CONCLUSIONE.
“Vi ringrazio per questa intervista! Spero che potremo incontrarci di persona quando verremo in Italia! Ciao!”.