ROOM WITH A VIEW – Alla scoperta di una grande band

Pubblicato il 10/11/2002 da

E’ con grande piacere che mi accingo ad introdurre questa intervista: i Room With A View sono per il sottoscritto una delle più grandi sorprese di questa annata musicale. La loro proposta è davvero qualcosa di speciale ed invito tutti a dare un ascolto al loro debut album “First Year Departure”, un lavoro splendido, degno di essere menzionato tra i migliori album mai partoriti dalla nostra patria. Abbiamo parlato di questo bel lavoro, dei suoi retroscena e dei piani futuri dei Room With A View con il chitarrista/cantante Francesco Grasso e con il chitarrista Alessandro Mita, ovvero i leader della band!
VI ANDREBBE DI RIASSUMERE LA STORIA DELLA BAND?
Francesco: “Siamo nati come duo nel ’99, a nome Black Thorns Lodge. Agli inizi il nostro sound era profondamente debitore nei confronti dei Katatonia di Brave Murder Day, tant’è vero che il Promo che registrammo nel 2000, oltre a ricevere consensi più o meno dappertutto (ricordo con piacere un piazzamento al terzo posto nella categoria ‘Un nome per il futuro della scena Italiana’ nel referendum di fine anno su Psycho!, subito dopo nomi come Extrema e Linea77), allo stesso tempo ci affibbiò la nomea di clone-band. Spinti quindi dalla volontà di rinnovarci, di dimostrare, soprattuto a noi stessi, di aver raggiunto una maturità ed una personalità artistica che fino ad allora aveva forse latitato un po’ troppo, al momento di firmare il contratto discografico per la neonata MY KINGDOM MUSIC abbiamo deciso di cambiare nome in un meno scontato ROOM WITH A VIEW (commettendo quello che alcuni hanno definito un ‘suicidio commerciale’…)”.

PER QUALE MOTIVO AVETE DECISO DI CAMBIARE IL MONICKER DELLA BAND?
Alessandro: “Semplicemente perché ciò che in questo momento sentiamo più intimo e personale non poteva più essere rappresentato da una creatura che di intimo e personale aveva ormai ben poco. Far morire i vecchi Black Thorns Lodge, personalmente, ha significato dare libero sfogo alle emozioni: migliaia di sfumature in bianco e nero che pian piano hanno preso colore e si sono mostrate a me come mai prima d’ora”.
Francesco: “Laddove Black Thorns Lodge significava chiusura, ortodossia, monoliticità, ROOM WITH A VIEW simboleggia il nostro desiderio di apertura verso l’esterno”.

QUALI RITENETE CHE SIANO LE VOSTRE MAGGIORI INFLUENZE A LIVELLO LIRICO E MUSICALE?
Francesco: “Le influenze musicali sono molteplici e spesso al di là di ogni sospetto. Adoro le costruzioni melodiche del pop-wave degli anni ’80, la freschezza e la nervosa irruenza delle band emo e noisecore americane, l’eleganza maledetta dei chansonnier francesi e di certa vecchia musica da cabaret, le glaciali dissonanze di band fondamentali come Katatonia e Beyond Dawn, il calore ed il potere suggestivo del folk europeo. Suggestioni… le principali derivano dalla fascinazione nei confronti dell’Europa fin-de-siècle, decadentemente aristocratica, sofisticata, sottilmente ambigua come l’immagine distorta del mondo riflessa in una coppa di champagne…”.
Alessandro: “Abbandonare completamente l’influenza dei Katatonia, che da sempre ha contraddistinto il nostro sound, sarebbe stato un passaggio tanto drastico quanto innaturale. Per questo motivo non abbiamo fatto altro che mantenere un certo stile, arricchendolo poi di nuove sfumature. Tutto ciò è avvenuto nella maniera più naturale possibile: probabilmente l’ascolto di gruppi come Radiohead e Beyond Dawn ci ha aiutati in questo senso”.

COME E’ NATO “FIRST YEAR DEPARTURE”? POTETE PARLARMI DELLA FASE DI SONGWRITING, DELLE REGISTRAZIONI, ETC.?
Francesco: “Non credo di esagerare quando sostengo che la composizione e la registrazione di “First Year Departure” sono state tra le più travagliate della storia recente della musica…
Fino ad un mese prima di entrare in studio eravamo ancora senza batterista, ed il ragazzo che si è occupato delle parti di basso l’abbiamo conosciuto quando il tempo a nostra disposizione per registrare era quasi terminato…
Le registrazioni sono state all’insegna della disorganizzazione e del caos più totale: per motivi non dipendenti dalla nostra volontà abbiamo ‘subìto’ anche un avvicendamento nel ruolo del fonico (abbiamo cominciato con Christian Ice, il quale però, a lavoro in corso, ha avuto dei problemi personali e si è fatto sostituire dal – pur bravissimo – Mirko Ravaglia), cosa che ha contribuito ulteriormente a renderci molto poco sereni durante la session. Aggiungo un’altra curiosità per far comprendere meglio il clima e le condizioni in cui abbiamo registrato: una traccia del disco, ‘Budapest Song’, è stata scritta esattamente il giorno prima (!) di entrare ai Temple of Noise… in studio abbiamo improvvisato moltissimo (diciamo che siamo stati costretti a farlo), ed io personalmente ho avuto il mio primo approccio col microfono: mai avevo avuto modo di provare a cantare i pezzi in sala prove, proprio perché eravamo troppo affaccendati a spiegare in fretta e furia le parti di batteria al drummer. Avevamo preso un impegno con l’etichetta, avevamo una data da rispettare e non potevamo permetterci ritardi sulla registrazione, altrimenti avremmo sicuramente posticipato un po’ il tutto! Siamo stati molto temerari, ed abbiamo corso anche qualche rischio, lo ammetto. Di sicuro il prossimo disco sarà molto più ragionato, ed avremo la possibilità di riflettere con calma su tutte le scelte da fare, sia in fase di composizione che di registrazione. Spero solo che tutto ciò non ci faccia perdere in spontaneità”.
Alessandro: “FYD nasce in casa da una fervida e costante collaborazione che da sempre c’è tra me e Francesco. Ogni song ha un suo particolare significato perché composta in situazioni differenti ed in tempi diversi, ma il procedimento di songwriting è rimasto sempre invariato: due chitarre, una voce e… tante emozioni da buttar fuori. Emozioni condivise allo stesso modo da Fabio e Francesco L., rispettivamente batterista e bassista, abili attori di un teatrino senza comparse…”.

COME DESCRIVERESTE LA MUSICA IN ESSO CONTENUTA? PERCHE’ AVETE SCELTO DI SUONARE QUESTO TIPO DI MUSICA?
Francesco: “Be’, è evidente che non suoniamo più così depressi e disperati come ai tempi dei Black Thorns Lodge. Quello che facciamo con i ROOM WITH A VIEW è molto più up-beat, addirittura ‘catchy’ a volte… di sicuro non è SOLO metal. Ma se dovessi darti una definizione della nostra musica mi troveresti veramente in difficoltà. Nelle recensioni che ci stanno arrivando continuano a definirci Gothic/Dark/Metal. Etichettare la musica è così limitante… Ovviamente aiuta, oltre che a vendere, a descrivere un gruppo a chi non ha mai avuto modo di ascoltarlo. Ma, per come la vedo io, più è facile descrivere un gruppo ricorrendo a dei generi predefiniti, maggiori saranno le possibilità che la musica di questo gruppo sia assolutamente poco interessante. Una delle cose più patetiche che mi capita di osservare è la gente che si identifica totalmente in un certo genere musicale (spesso limitando la cosa unicamente ad avere una certa immagine da rispettare), e praticamente adora qualsiasi gruppo che possa essere associato a quello specifico genere. Tutto ciò ha veramente poco a che fare con l’essere intellettualmente/emotivamente coinvolto dalla musica. Mi chiedi perchè abbiamo scelto di suonare questo tipo di musica… be’, di sicuro non è stata una scelta fatta a tavolino, e su questo credo ci siano pochi dubbi (se proprio avessimo voluto, avremmo fatto meglio a sceglierci qualcosa di più immediato, facilmente inquadrabile e vendibile!). La realtà è che non riesco ad immaginare un singolo giorno della mia vita senza la presenza della musica. Un singolo giorno di rinuncia a quel vizio che non riuscirò mai a togliermi, quella prassi quotidiana ormai consolidata di abbracciare la mia vecchia chitarra acustica e buttar giù qualche nota in sequenza: tutto qua, nessun’altra spiegazione. Coi ROOM WITH A VIEW suoniamo la musica che ci piacerebbe ascoltare, ma che nessuno in giro sembra aver intenzione di suonare”.

SIETE SODDISFATTI DI COME E’ VENUTO IL DISCO? CAMBIERESTE QUALCOSA?
Francesco: “Come ti ho detto, ‘First Year Departure’ è nato ed è stato registrato in condizioni non proprio ottimali, per usare un eufemismo. Tutto ciò ha inevitabilmente influito negativamente sulla riuscita finale del disco, in particolare per quanto riguarda certi arrangiamenti e certe esecuzioni strumentali e vocali. Ma è inutile stare a recriminare: il disco è un’istantanea, ci rappresenta così com’è nell’esatto momento in cui l’abbiamo registrato… in ogni caso posso dirmi soddisfatto del risultato, perché so di aver dato il massimo e di avercela messa tutta: piuttosto che riregistrare ‘First Year Departure’ preferirei fare un nuovo album.
Alessandro: “Personalmente sono molto soddisfatto. Penso che FYD sia un buon prodotto e spero che la gente lo apprezzi soprattutto per la sua spontaneità”.

DA DOVE SONO TRATTI I SAMPLER/DIALOGHI CHE SI SENTONO IN ALCUNI BRANI (SCUSATE L’IGNORANZA!)?
Francesco: “E’ una curiosita legittima, dal momento che in pochi sembrano conoscere Ettore Petrolini, una delle maschere più importanti del teatro italiano del 900, da noi amatissimo e al quale abbiamo voluto tributare un omaggio su ‘First Year Departure’. Personaggio di grande intelligenza artistica, un ‘fine dicitore’, interprete fuori dagli schemi comuni per quella borghesia pseudo-colta e filo-aristocratica distratta dallo champagne e non ancora avvinta dal rollio infiammabile del cinema né dalle fanfare del futuro…
Su ‘L’Enfant Italie’ Petrolini si lancia in una delle sue più spassose e macchiettistiche parodie del ‘popolo straccione’: attraverso la sua voce e i suoi non-sense parla la macchietta romanesca, politicamente qualunquista e disfattista di tutto.
Su ‘End of Season’ puoi udirlo chiaramente recitare, con tono parodisticamente enfatico e declamatorio, un passaggio del suo famoso monologo ‘Amleto’. Ovviamente non era affatto nostro interesse citare il celebre dramma shakesperiano. L’intento, piuttosto, era quello di servirci della satira pungente di Petrolini per ‘denunciare’ la nostra volontà di distaccarci dalle ‘tragedie all’antica’… là dove per queste ultime possiamo intendere un certo modo ‘manieristico’ di concepire la malinconia in musica…”.

HO MOLTO APPREZZATO LA VESTE GRAFICA DEL CD: COSA POTETE DIRMI A RIGUARDO?
Francesco: “Le arti grafiche ricoprono un ruolo importante nel progetto ROOM WITH A VIEW. Il potere evocativo delle immagini è troppo forte per poter essere trascurato. Nel realizzare un album, così come è ovviamente importante curare musiche e testi, ritengo sia fondamentale prestare grande attenzione nella scelta delle immagini che vanno a comporre l’artwork.
Proprio per questo motivo il lavoro di selezione (che ho curato personalmente) ed ‘assemblaggio’ (ad opera del bravissimo Alessio Oriani) del materiale fotografico che costituisce il booklet di ‘First Year Departure’ è stato impegnativo e gratificante almeno quanto il lavoro di registrazione in studio”.
Alessandro: “La parte grafica è stata curata nei minimi particolari, in quanto componente essenziale nell’economia dell’intero album. Nulla è stato lasciato al caso, e si è cercato di ricreare visivamente tutto un mondo che fosse uno specchio più fedele possibile delle atmosfere evocate dai singoli brani”.

DI COSA PARLANO I TESTI? SI TRATTA DI UN CONCEPT? PERCHE’ AVETE DECISO DI RIPORTARE SOLO PARTE DEI TESTI ALL’INTERNO DEL BOOKLET?
Francesco: “L’unica fonte d’ispirazione temo sia la mia piccola ed insignificante esistenza. Chi, dai testi di un gruppo, si aspetta prese di posizione politico-ideologiche, storie immaginarie di cappa e spada o deliri fantastici su teorie di cospirazione aliena ho paura che potrebbe restare deluso dalle lyrics dei ROOM WITH A VIEW. Nel booklet abbiamo deciso di riportare solo degli stralci dei testi per una pura scelta grafica, altrimenti avremmo rubato troppo spazio alle immagini. In ogni caso i testi completi sono disponibili sul nostro sito ufficiale www.clubepoque.cjb.net.
Per ‘First Year Departure’ credo si possa parlare di concept, se con questo intendiamo rivolgerci al tema della partenza, del viaggio, dello spostamento che dilata date e latitudini. Viaggi per lenire il dolore, per conoscere l’ignoto, per conoscere se stessi… ed il bello è che tutto può accadere, indipendentemente dai chilometri percorsi: luoghi e personaggi possono darti tanto anche senza spostarti per niente. Io infatti sono uno che non viaggia poi moltissimo. Fisicamente, s’intende”.

AVETE IN PROGRAMMA DELLE DATE DAL VIVO O UN TOUR?
Francesco: “Non sarà facile portare sul palco i pezzi del disco… non c’è un singolo passaggio in cui la musica sia stata composta nell’ottica di una eventuale resa live, e questo credo sia evidente. Sicuramente riarrangeremo molto i pezzi, e qualcosa dovremo necessariamente semplificarla… In ogni caso faremo del nostro meglio”.

STATE GIA’ PENSANDO AL SUCCESSORE DI “FIRST YEAR DEPARTURE”? COME PENSATE CHE SI SVILUPPERA’ IL VOSTRO SOUND IN FUTURO?
Alessandro: “Di nuovo per ora c’è solo qualche bozza di pezzo (che speriamo comunque di sviluppare e proporre dal vivo), ma posso dirti che stiamo cercando di rendere il nostro sound ancora più particolare, personale e riconoscibile. In questo senso FYD rappresenta ancora un album di transizione”.
Francesco: “Personalmente non mi pronuncio sul futuro, in quanto mi conosco e so che quello che dico oggi potrei benissimo smentirlo già a partire da domani. La musica si evolve, i meccanismi ed i processi che regolano la composizione sono dinamici e mutano nel tempo… quello che è sicuro è che per mia indole non mi fossilizzerò mai su di una formula prestabilita più o meno ‘vincente’. La coerenza è la virtù degli stolti”.

QUALI SONO LE BAND/MUSICISTI CHE RITENETE PIU’ MERITEVOLI ALL’INTERNO DEL PANORAMA MUSICALE ATTUALE? COSA ASCOLTATE IN QUESTO PERIODO?
Francesco: “Mi piacciono cose diversissime, e nei miei ascolti vado molto ‘a periodi’. Ultimamente, tra le cose che sto ascoltando, di gruppi europei potrei citarti Kings of Convenience, Notwist, Mogwai, Radiohead, Beyond Dawn, Trans Am, Cousteau… mentre dall’altra parte dell’oceano trovo molto interessanti gruppi come Cave In, Thursday, Sunny Day Real Estate, Pedro the Lion, Glassjaw, Elliot, Bedroom Heroes, Godspeed You Black Emperor…
In realtà non sono poi così attento a quello che esce ogni giorno. Sono un gran divoratore di vecchi dischi. Il problema di oggi è che c’è tantissima musica in giro, e spesso quella brutta nasconde quella buona. Per fortuna, se si ha la pazienza di cercare, c’è ancora modo di trovare musica che merita, quella fatta da chi ha qualcosa da trasmettere”.

QUAL E’ IL VOSTRO CONCETTO DI ARTE?
Francesco: “Smottamento, attività tellurica, irruzione dell’immaginario soggettivo nell’equilibrio tettonico dei linguaggi: introduzione della rottura. Non credo nella possibilità di creare dal nulla. L’Arte non è creazione né distruzione. E’ espressione che prende immagine di sé attraverso una folgorazione: trasformare ciò che già esiste in ciò che esiste ma non è ancora conosciuto”.
Alessandro: “Arte è qualsiasi cosa un individuo faccia per soddisfare in primis se stesso, e solo eventualmente e non necessariamente gli altri”.

QUALI SONO GLI OBIETTIVI DEI ROOM WITH A VIEW?
Francesco: “Sono troppo realista per dirti che il nostro obiettivo è di campare con la musica. Né credo che mi piacerebbe: diverrebbe un lavoro come un altro, con il grosso rischio di perdere in spontaneità ed in creatività”.

AVETE QUALCOS’ALTRO DA AGGIUNGERE?
Francesco: “Ringrazio Metalitalia per la splendida recensione di ‘First Year Departure’ e per il supporto dimostrato nei confronti dei ROOM WITH A VIEW”.

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